IMMERSIONE SUL TRALICCIO DI CAPRI
Punta Carena - Capri - 24 giugno 2017
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Un ringraziamento particolare per le bellissime foto subacquee va agli amici Francesco Santini e Valter Carrus, miei compagni d'immersione.
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Ci sono alcune immersioni circondate da un alone di fascino che le rende dei veri e propri miti per il popolo dei subacquei. Una di queste è quella sul relitto del traliccio di Punta Carena, all’estremità Sud-Ovest dell’isola di Capri protesa verso il mare aperto.
Da troppo tempo, per un
motivo o per l’altro, dopo aver programmato questa mitica immersione
veniva annullata a causa delle avverse condizioni meteomarine, e
io restavo con il desiderio di poter visitare quello che viene
considerato uno dei punti più spettacolari del Mediterraneo.
Questa volta però il mare mi è stato amico e un sabato mattina in
una bella giornata di sole estiva sono partito con il grande gommone del
Bikini Diving dell’amico Pasquale da Marina di Stabia a Castellammare
e ho raggiunto l’isola di Capri. Finalmente ce l’ho fatta!
L'immersione è programmata per le 11, dopo circa un’ora di navigazione, ma io e Angela arriviamo al diving di buon ora per preparare l'attrezzatura e pianificare il nostro tuffo con calma. Scenderemo in trimix, e questo richiede maggiore attenzione nella pianificazione.
Io mi sono documentato ampiamente su questa immersione, guardando foto e disegni e leggendo i racconti di chi ci è già stato. Sono pronto e bello carico!
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Il gommone è piuttosto carico di attrezzatura... |
Lasciati i Faraglioni alle spalle ci dirigiamo veloci verso Punta Carena |
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Il faro che sovrasta Punta Carena |
In questo punto sotto la falesia si trova il traliccio |
Ma
che cos’è questo traliccio? La sua storia è piuttosto semplice.
Nell’estate del 1962 una forte tromba d’aria si abbatté sul Golfo di
Napoli e investì l’isola di Capri. La forza del vento fu tale che riuscì
a sradicare un grosso traliccio che sosteneva l’antenna del radiofaro
installato in prossimità del faro di Punta Carena, facendolo precipitare
in mare dalla sommità della falesia a picco sul mare.
Una volta precipitato in mare, la forza della burrasca trascinò il
traliccio, piegatosi a causa del suo stesso peso, lungo la ripida parete
rocciosa sommersa sino alla profondità di circa sessanta metri,
nel punto in cui termina la falesia e inizia un ampio pianoro di
finissima sabbia bianca che declina dolcemente verso le profondità
abissali del mare caprese.
La particolare forma e struttura del traliccio, la sua esposizione alle
costanti e frequenti correnti litoranee, la ricchezza biologica tipica
di queste acque e la favorevole esposizione di questo tratto di costa ai
raggi solari hanno trasformato una brutta e anonima struttura
metallica in una magnifica esplosione di vita. Nel corso degli anni
le traverse e i montanti del traliccio sono diventate il substrato
ideale per numerose forme di vita sottomarina, un vero e proprio reef
artificiale.
Le cavità invece sono l’habitat ideale per aragoste, cicale di mare, murene, cernie e altre innumerevoli specie.
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Nuvole di delicati anthias rosa circondano i rami delle gorgonie |
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I fondali di Capri sono caratterizzati da una fitta copertura biologica del substrato duro e gli organismi spesso si vanno a sovrapporre gli uni sugli altri in un continuo tentativo di sopravvivenza. Qui alghe rosse, incrostanti e arborescenti, fanno da base all’insediamento di una moltitudine di piccoli organismi come briozoi, madreporari, molluschi, spugne, tunicati e policheti.
Le condizioni idrodinamiche di questa zona favoriscono l’insediamento di questi organismi, sia per la costante corrente portatrice di plancton e sostanze nutritive indispensabili alla loro sopravvivenza, sia per la limpidezza dell’acqua, fondamentale per molti degli organismi filtratori che si sono insediati sulle strutture del traliccio, come le gorgonie e le spugne.
Non vedo l’ora di poter
guardare con i miei occhi questo spettacolo!
L’immersione sul traliccio è abbastanza impegnativa, perchè la
profondità massima arriva a 62 metri e si è in mare aperto.
Il gommone non può ancorare, perché intorno alla punta dell’isola c’è un traffico infernale di natanti carichi di turisti che vanno dai Faraglioni alla Grotta Azzurra, e il gommone si deve disporre tra noi e la parete per proteggerci la testa.
Pasquale oggi non scenderà in acqua con noi. Governare il gommone in questo traffico indiavolato è piuttosto complicato, perciò lui resterà a bordo con il motore accesso, pronto per qualsiasi evenienza.
Io e la mia compagna
Angela scenderemo con Monica e Guglielmo, che ci farà da guida, ma
insieme a noi ci saranno anche Valter, Antonella e Francesco (tutti
muniti di macchine fotografiche!!) e altri subacquei che non conosco.
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Man mano che siamo pronti ci tuffiamo nell’acqua color blu intenso e ci raduniamo in superficie per aspettare i compagni, protetti dal gommone di Pasquale che fa buona guardia. Al segnale scendiamo in caduta libera lungo la parete verticale sotto il faro di Punta Carena. E’ una discesa infinita, che mi da il tempo di riordinare i mille pensieri che mi passano per la mente.
Sono felice. Provo un senso di infinita libertà… mi sento leggero mentre scendo lentamente nel blu accompagnato dal rumore delle mie bolle. L’acqua è cristallina e dapprima lascia intravedere solo un fondale uniforme e indistinto, poi comincio a vedere la distesa di sabbia bianca e improvvisamente, al di là di uno scalino largo appena qualche metro, mi appare la sagoma inconfondibile del traliccio disteso sul fondo e proteso verso il mare aperto.
Dapprima è solo una sagoma scura e lineare poi, man mano che mi avvicino e la illumino con la mia torcia, la struttura diventa un affascinante caleidoscopio di colori e una sorprendente esplosione di vita.
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Raggiungiamo il traliccio intorno ai 48 metri di profondità e cominciamo a nuotargli accanto tenendolo sulla nostra sinistra. Sulla struttura ci sono spugne giganti, coralli, claveline, ma soprattutto colpiscono gli occhi le mille sfumature delle gorgonie in tutte le varietà cromatiche, da quelle bianche a quelle rosse e gialle, e tutt’intorno nuotano banchi fittissimi di anthias che formano delle delicate nuvole rosa. Uno scenario da favola!
La visibilità è incredibile pur essendo molto profondi, e io uso la torcia soltanto per mettere a fuoco i particolari che voglio vedere meglio o per fare dei segnali alla mia compagna.
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Il bellissimo arco di roccia ricoperto di margherite di mare |
In poco tempo arriviamo fino sulla punta estrema del traliccio e vi
giriamo attorno. Il mio computer segna la bella quota di 62.4 metri, ma
grazie al trimix leggero che ho nel mio bibombola non sento alcun
sintomo di narcosi e posso godermi l’immersione completamente. Il tempo a nostra disposizione per la scorta di gas è finito. Cominciamo a malincuore la lunga risalita tenendo la struttura del traliccio alla nostra sinistra. Sul fondale ci sono i resti di vecchie nasse da pesca incrostate dal coralligeno; più avanti quello che credo sia il telaio di un rimorchio con due ruote ancora attaccate. Proseguiamo la risalita nuotando in mezzo a nuvole di anthias e di castagnole che si disperdono e si ricompattano al nostro passaggio.
Iniziamo
le nostre soste di decompressione in libera: la prima a 45
metri, nel blu. Poi raggiungiamo la parete e proseguiamo le
nostre tappe: 27,24, 21,18…. una deco lunghissima, durante la
quale scherziamo con i nostri amici muniti di macchina
fotografica e ci prestiamo a fare da modelli per i loro scatti. Poi mi soffermo sotto un arco di roccia interamente ricoperto di margherite di mare arancione e faccio le mie ultime tappe deco più lunghe. Non uscirei più dall’acqua... sto troppo bene qui sotto!
Esco
dall’acqua dopo 71 minuti e mi sento felice e appagato. Tutto è
andato alla perfezione e il mare mi ha regalato una delle più
belle immersioni della mia vita, sicuramente una di quelle
che resterà impressa indelebilmente nella memoria e nel cuore. |
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La quantità di bombole da risciacquare al rientro in porto è proporzionale alla nostra felicità... |