Finalmente a Sharm!

 

Una settimana in “famiglia” tra coralli e ottimo cibo

 

Sharm el-Sheikh 28 ottobre - 4 novembre 2012

 

Qual è il subacqueo che non è mai stato a Sharm el-Sheikh? Nessuno! Eppure io, che m’immergo dal 1995 non c’ero mai stato prima d’ora. Avevo fatto diverse crociere nel Mar Rosso egiziano, imbarcandomi ad Hurgada o a Marsa Alam e trascorrendo l’intera settimana a bordo di una barca, ma prima d’ora non ero mai stato in quella che per molti anni è stata considerata la “Mecca dei subacquei”, fino alla scoperta di altre località più esotiche ben più lontane e ancora incontaminate.

L’occasione di “scoprire” Sharm el-Sheikh mi è capitata con il viaggio organizzato dallo “Smile Diving”, il mio circolo subacqueo di Porto Recanati, dato che per il secondo anno consecutivo i miei amici di questo circolo hanno deciso di partecipare all’Umby Memorial, che si tiene a Sharm ormai da sei anni ed è organizzato dall'SNSI, anzi... dalla "SNSI Family”.

Ogni anno, infatti, dal 2007 la grande famiglia dell’SNSI si riunisce per due settimane presso l’Holiday Service College di Naama Bay per ricordare Umberto Pepoli, fondatore nel 1995 dell’SNSI e scomparso proprio nel 2007. Per me, che ho partecipato alla seconda delle due settimane del Memorial di quest’anno, è stata l’occasione per stare assieme ai compagni del mio circolo subacqueo e per fare nuove amicizie, scoprendo una parte del Mar Rosso del Nord che conoscevo molto poco.

  

 

Cronaca delle immersioni

Domenica 28 ottobre

Partiti da Roma Fiumicino nel pomeriggio, arriviamo all’Holiday Service College nella tarda serata, giusto in tempo per la cena. Già il primo impatto con questo piccolo resort mi stupisce. Non si tratta, infatti, di un albergo tradizionale, ma di una piccola struttura con appena 14 camere che sorge all’interno del vastissimo comprensorio dell’Hilton Sharm Dreams Resort di Naama Bay, un complesso alberghiero formato da tante piccole palazzine disseminate in un parco pieno di verde con tantissime piscine. La cosa che mi colpisce di più del "College" è che la hall davanti al banco della reception non si trova all’interno del fabbricato dell’albergo, ma… all’aperto, sotto un patio di legno, dove ci sono comode poltrone e tavolini. Appena arrivati, infatti, vediamo subito gli ospiti che sono qui già dalla settimana precedente che ci stanno aspettando per andare a cena, seduti tranquillamente nelle poltrone della “hall”, sorseggiando una Stella o una Sakara (le due birre locali).

 

Dopo aver salutato Fulvia Lami e Alessio Dallai (rispettivamente CEO e Instructor Trainer dell’SNSI) e aver conosciuto Giorgio Pini, l’istruttore che dirige l'Holiday Diving, sbrighiamo le formalità di registrazione e prepariamo subito le ceste con la nostra attrezzatura subacquea che all’indomani troveremo già a bordo della nostra barca. Dopodichè ci accomodiamo al ristorante dell’albergo dove ho la seconda bella sorpresa della giornata: praticamente la cucina è italiana, con qualche contaminazione egiziana che aggiunge un po’ di sapori e di profumi particolari a delle pietanze già di per sé ottime. Convinto di dover rinunciare alla mia amata pastasciutta per un’intera settimana, questa per me è davvero una piacevole sorpresa: addirittura c'è sempre la scelta tra tre primi e tre secondi, oltre ad un ricco buffet di antipasti e di verdure e, per finire, mi informano che ci sarà il dolce tutte le sere. Mi rendo subito conto che se non ci do dentro parecchio con le immersioni in una sola settimana potrei prendere anche due chili di peso... 

Finito di cenare ci fermiamo ancora per un po’  a chiacchierare nell’inconsueto salotto all’aperto, sorseggiando una birra ghiacciata, appena rinfrescati dalle pale dei ventilatori che girano vorticosamente sopra le nostre teste. La temperatura è sui 32 gradi, ma in fondo siamo venuti qui anche per questo. Dopo aver fatto quattro chiacchiere con i nuovi compagni di questa vacanza io  e mia moglie Angela ce ne andiamo a letto presto. Siamo piuttosto stanchi, dato che la nostra giornata di viaggio è cominciata alle 5 del mattino a Porto Recanati...

L'atmosfera all'Holiday Service College è decisamente molto allegra e scanzonata...

 

 Immersione al "TEMPLE"

 

 

Immersione a RAS UM SID

 

 

Sopra Angela ed Eva. Sotto Marcello, Eva ed Angela

 

 

Marcello lungo la parete del reef

 

Lunedì 29 ottobre

La mattina del lunedì inizia ufficialmente la nostra settimana al College, scandita da ritmi ben precisi e da tappe “importanti” come… la ricca colazione del mattino, il pranzo in barca, la pizza delle 18 al nostro ritorno in albergo e, naturalmente, l’abbondantissima e varia cena.  Insomma... qui si mangia a tutte le ore!
Dopo la presentazione da parte del biologo Andrea del Progetto STE per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente della barriera corallina, e una volta fatte le rituali foto di gruppo (per l'occasione Giacomo ha distribuito a tutti i partecipanti una maglietta e.... una parrucca multicolore), finalmente si parte tutti assieme per andare in acqua. In fondo siamo venuti qui per questo…
Alcuni pulmini ci portano al porto Travco di Sharm el Sheikh, dove, dopo aver sbrigato la formalità del controllo dei passaporti e dei nostri zainetti (un'operazione che purtroppo dovremo ripetere ogni giorno...) c’imbarchiamo su due barche perchè siamo davvero molto numerosi. Ha così inizio la nostra bella avventura autunnale lungo le coste del Sinai.

Il caos al porto di Sharm è indescrivibile, con decine di barche attraccate alla banchina e moltissime altre in attesa in rada, pronte a caricare a bordo gruppi di 25-30 subacquei ciascuna. Non riesco ad immaginare come il Mar Rosso possa contenere tutti questi subacquei… Seguendo la nostra guida lungo la banchina saliamo su una barca (senza la guida non l’avremmo mai trovata, dato che a me sembrano tutte uguali!) e con piacere vediamo che le ceste della nostra attrezzatura sono già state caricate a bordo. Ci togliamo le scarpe e, mentre la barca lascia l’ormeggio, ci sistemiamo sui divani del ponte superiore per sentire l’illustrazione da parte di Giorgio delle “regole di bordo” (regole ben note a chi è già stato più volte in crociera ) e per l’ennesimo controllo dei passaporti. Ma di che cosa hanno paura questi egiziani?

Dopo aver doppiato il promontorio di Sharm, la nostra barca dirige verso Nord-Est e in breve tempo raggiunge il punto in cui avverrà la nostra prima immersione: siamo al cosiddetto “Temple”, dove faremo la consueta check dive, che sarà utile a noi per poter controllare bene la nostra pesata (che è sempre un bel problema con le leggere bombole di alluminio utilizzate in Egitto e con la maggiore salinità di queste acque…) e alle nostre guide per poterci osservare in acqua in modo da comporre i diversi gruppi di sub nella maniera più omogenea possibile.

Il “Tempio” è un sito d'immersione molto frequentato che si trova al centro della grande baia contornata da un’alta falesia di madrepore fossili sovrastata da grandi villaggi turistici che si estende tra Ras Umm Sid e Ras Katy. Si tratta di un’immersione molto semplice, che si svolge su un pianoro di sabbia bianca che va dai 6 ai 30 metri di profondità, dal quale s’innalzano tre torrioni madreporici che richiamano alla mente le colonne di un antico tempio.

Mentre la barca si ormeggia a una shamandura fissata sul torrione principale, Giorgio sul ponte superiore forma i tre gruppi di subacquei e ci fa un divertente briefing dell’immersione (i briefing di Giorgio Pini meriterebbero di essere raccolti in un libro!!), dopodiché tutti in acqua. Il mio gruppo è guidato da Mohamed detto “Freddy” e assieme a me e a mia moglie Angela ci sono altri 6 subacquei.

Appena sceso in acqua mi accorgo che con la bombola da 12 litri in alluminio i miei 9 kg non bastano. Pazienza! Sgonfio completamente il gav, vuoto i polmoni e scendo giù lo stesso. Aggiusterò la pesata alla prossima immersione. Facciamo un giretto sotto la barca, girando attorno ai pinnacoli, mantenendoci intorno ai 15-20 metri. L’acqua è davvero caldissima (29 gradi!) ed estremamente limpida, e questo tuffetto di assaggio ci regala comunque l’incontro con due grossi Napoleone e con un bel polpo grigio (ne ho visti raramente qui in Mar Rosso). Attorno a me c’è una miriade di pesci farfalla, ma vedo anche qualche pesce pappagallo e alcuni pesci pipistrello. Mi fermo per qualche istante a giocare con due pesci pagliaccio che difendono l’anemone che fa da loro casa e poi gironzolo per un po’ tra i torrioni ricoperti di coralli che spuntano dal fondale sabbioso.

Sulla via del ritorno incontriamo un grosso banco di pesci ago. Bello! Non ne ho mai visti così tanti tutti assieme. La nostra immersione dura poco più di 50 minuti, ma non è particolarmente entusiasmante; inoltre verso la fine, con la bombola semivuota, io divento veramente positivo e debbo chiedere un chilo a Freddy per evitare di riemergere. Accidenti! Non ho nessuna voglia di mettermi 10 kg in cintura! Penso che d’ora in poi passerò alla bombola di acciaio da 15 litri.

Terminata l’immersione pranziamo in barca e ci spostiamo al vicinissimo sito di Ras Umm Sid, il promontorio dal quale inizia lo Stretto di Tiran. Giorgio ci informa che la seconda immersione della giornata sarà in drift: nuotremo lungo la parete trasportati dalla corrente. Bene! Non mi piace faticare dopo pranzo…

Saltiamo in acqua dalla barca alle 15 in punto e scendiamo a 26 metri, mentre una discreta corrente ci porta verso Est lungo una parete molto ricca di coralli e alcionari colorati, tra i quali nuota una miriade di pesci di barriera. Arriviamo in breve fino alla punta del promontorio, dove incontriamo una fitta foresta di gorgonie. Appena superata la punta però, la corrente diventa davvero molto forte ed è inutile proseguire, con il rischio di riemergere chissà dove, perciò Freddy ci fa fare dietrofront e nuotando per un tratto contro corrente ritorniamo alla nostra barca. Ovviamente il consumo di aria è… proporzionale alla corrente e in breve con il mio 12 litri mi trovo in “riserva”. Dopo appena 40 minuti debbo risalire. Peccato, perché questa parete è davvero molto bella e meriterebbe un’immersione più lunga, magari al mattino con una luce migliore.

Al ritorno al College ci attendono dei bei tranci di pizza margherita appena sfornata, che divoriamo seduti nel patio sorseggiando una Stella ghiacciata e commentando allegramente le immersioni della nostra prima giornata. L’atmosfera è molto familiare e ci rilassiamo completamente. Prima di cena c’è chi va a fare due passi a Naama Bay. Io e Angela preferiamo farci con calma la doccia e rimanere ancora un pò in relax prima di riunirci a tutto il gruppo per l’ora di cena.

La nostra prima giornata è scivolata via velocemente, ma per fortuna siamo solo all’inizio. L’atmosfera del College è veramente serena, allegra e familiare e sono sicuro che trascorrerò una bella settimana. Il fatto di potersi ritrovare tutti nel patio dell’albergo al termine della giornata trascorsa in mare crea un bel momento di aggregazione tra gli ospiti dell’albergo che, essendo pochi, già alla fine della prima giornata si conoscono tutti e ridono e scherzano allegramente tra loro. Mi piace proprio questo spirito della “Family SNSI”!

Martedì 30 ottobre

Dopo aver fatto colazione verso le 8,30 prendiamo i pulmini che ci portano al porto Jetty di Naama Bay dove ci aspetta la barca che ci porterà nello Stretto di Tiran. Dopo circa un’ora di navigazione raggiungiamo Jackson Reef, che è il più settentrionale di una serie di quattro grandi torrioni madreporici che suddividono lo stretto in due canali navigabili. Questo reef è facilmente riconoscibile anche da lontano per la presenza del relitto emerso del “Lara”, un mercantile cipriota naufragato qui negli anni Ottanta e ormai parzialmente demolito.

Ci fermiamo con la barca lungo la parete Sud del reef che è riparata dalle onde e dal vento e saltiamo in acqua facendoci portare verso Nord-Est dalla corrente piuttosto forte. Questa volta io  e Angela siamo nel gruppo guidato da Giorgio. La parete orientale del reef scende fino ad un plateau sabbioso che si trova a 15 metri di profondità, poi sprofonda nel blu verso nord. Nuotiamo sorvolando distese di corallo nero e di gorgonie e alcionacei rossi, attorniati da un’infinità di pesce: ci sono molti lion fish, cernie maculate, grossi carangidi e vedo anche un bel Napoleone. Poi, verso la fine dell’immersione, dopo aver invertito la direzione, l’immagine che più mi rimarrà impressa: una grande aquila di mare solitaria che nuota leggiadra nel blu, che solamente io e coloro che sono alla testa del mio gruppo riusciamo a vedere bene. L’immersione però mi regala ancora una piccola inusuale sorpresa, infatti, semicoperti dalla sabbia trovo due biglietti da 1$... Che culo!!

Terminata la prima immersione la barca torna verso Sharm e  raggiungiamo Thomas Reef dove facciamo il secondo tuffo della giornata. Questo piccolo reef è uno dei posti più suggestivi e spettacolari del Mar Rosso settentrionale. Anche questa è un’immersione in drift ed anche questa volta la mia guida è Giorgio, che, se la corrente e la scorta di gas ce lo consentiranno ha intenzione di farci circumnavigare completamente il reef. Saltiamo in acqua dalla poppa della barca sull’estremità meridionale del reef e ci facciamo trasportare verso Est da una discreta corrente per raggiungere la punta Nord. Sorvoliamo un pianoro sabbioso in leggera pendenza che comincia a 25 metri di profondità e ammiriamo le grandi gorgonie e gli alcionacei che adornano la parete. Qui e la ci sono rami di corallo a frusta e delle belle colonie di corallo nero. Scendiamo sul plateau e arriviamo ad un grande canyon che inizia a circa 35 metri di profondità e si sviluppa con andamento parallelo al reef. Questo canyon è abbastanza stretto e molto profondo ed è attraversato da tre grandi arcate di roccia. Nonostante le raccomandazioni fatte da Giorgio durante il briefing, mi sento attratto dall’oscurità magnetica di questo canalone e scendo per un attimo a dare un’occhiata dentro… Arrivato a 43 metri mi fermo, pensando a quanto potrebbe essere bello se fossi qui con l’attrezzatura adeguata. Risalgo a malincuore accodandomi al gruppo e in breve arriviamo alla punta settentrionale del reef. La scorta di gas è sufficiente per farci completare il giro completo del reef e dopo poco più di un’ora d’immersione ci ritroviamo vicini alla nostra barca davanti alla punta Sud di Thomas Reef, ma non prima di aver seguito per un po’ una bella tartaruga verde che nuota lentamente sopra le nostre teste.

Mentre pranziamo la barca si avvicina ancora di più al porto di Naama Bay e alle 15,30 siamo nuovamente in acqua per la terza immersione della giornata al “Near Garden”, un giardino di coralli che dista appena una decina di minuti di navigazione dal porto Jetty. Questa volta, dato che alcuni hanno rinunciato alla terza immersione consecutiva, formiamo un unico grande gruppo di sub e Angela ed io ci accodiamo a Freddy. Gironzoliamo per una quarantina di minuti nel giardino di coralli, nuotando tra i pinnacoli madreporici che emergono dal fondale. Dapprima nuotiamo verso Nord-Est mantenendoci sopra il plateau sabbioso che si trova a una ventina di metri di profondità, arrivando fino al limite del drop-off. Non superiamo la quota di 26 metri e possiamo ammirare le gorgonie, le acropore, e gli anemoni che formano un vero e proprio coloratissimo giardino sommerso. Vedo bellissime le distese di madrepora lattuga (Turbinaria) dal colore verde brillante e parecchio pesce. Oltre al comune pesce di barriera vedo una bella murena bianca, un grosso pesce coccodrillo disteso immobile sulla sabbia, diversi lion fish e, per finire, un bel delfino che nuota solitario. Niente male per un’immersione a poche centinaia di metri dall’affollatissimo porto!

Più tardi il rientro al College è come il ritorno a casa, con tutte le piccole cose che ormai sono diventate abitudini: i tranci di pizza nel patio con gli amici, mangiati sorseggiando una birra e scambiandosi le impressioni della giornata, poi una bella doccia, due passi per il centro di Naama Bay, la cena tutti assieme nel piccolo ristorante dell’albergo e poi, dopo altre due chiacchiere nel patio, tutti a dormire, pronti per un’altra bella giornata di mare e di immersioni.

 

Immersione a JACKSON REEF

 

 Lo Stretto di Tiran a nod-est di Sharm el-Sheikh

Immersione a THOMAS REEF

 

Immersione a SHARK REEF E YOLANDA REEF

Sopra una cernia e un carangide

Sopra i carri armati di Sharm

Sopra la ballerina spagnola si alza in volo durante la notturna e sotto una tartaruga che dorme al riparo

Mercoledì 31 ottobre

Oggi ci immergeremo nel Parco di Ras Mohammed. I pulmini che ci vengono a prendere al College dopo colazione ci portano all’affollatissimo porto Travco di Sharm el-Sheikh. Qui, dopo il consueto controllo di passaporti e zainetti, c’imbarchiamo verso le 9,30 e durante la navigazione verso Sud-Ovest prepariamo con calma la nostra attrezzatura. Briefing di Giorgio, formazione dei gruppi e alle 10,30 siamo in acqua davanti allo “Shark Observatory”, un sito d’immersione situato proprio sotto la piazzola di osservazione che si trova sulla sommità del promontorio di Ras Mohammed. Oggi la nostra guida è MaK Mud che ci accompagna lungo il “Ras Mohammed Wall” la parete della falesia che sprofonda sotto il promontorio arrivando fino a profondità abissali.

Per oltre un quarto d’ora nuotiamo lungo la parete che cade verticalmente rimanendo sospesi a circa 20 metri di profondità, ma il paesaggio è nudo e spoglio e la scarsità di luce contribuisce a rendere questa prima parte dell’immersione piuttosto deludente. Poi, finalmente, dopo 25 minuti d’immersione si comincia a vedere un po’ di vita e di colori lungo la parete. Superata la punta del promontorio giriamo decisamente verso Ovest e finalmente arriviamo nella zona illuminata dal sole, ed ecco che la parete si accende di colori e gli alcionacei e i coralli prendono il sopravvento sulla roccia. Vedo due grandissimi ventagli di gorgonie, con attaccate diverse ostriche alate, poi sospinti dalla corrente arriviamo in una baietta dove la flora è ancora più ricca e colorata, ma non si vede altro pesce se non banchi di pesciolini di barriera. Esco dall’acqua dopo un’ora, ma sono alquanto deluso.

Appena tornati a bordo la nostra barca si sposta ancora un po’ più a Sud e in breve raggiungiamo il punto d’immersione più famoso e frequentato del Mar Rosso: Shark Reef e Yolanda Reef, un posto nel quale ero già stato durante la mia crociera del 2008.

Scendiamo in acqua sotto la punta settentrionale di Shark Reef e spinti dalla corrente piuttosto forte che va verso Sud-Ovest nuotiamo lungo la parete del reef e raggiungiamo Yolanda Reef fino ad arrivare ai resti del carico del mercantile cipriota “Yolanda” che fece naufragio qui nel 1980. Ci manteniamo dapprima sui 27-28 metri di profondità tenendo la parete del reef sulla nostra destra, ma sotto di noi si apre un baratro profondo 700 metri. Superata la sella che divide i due reef nuotiamo sopra il giardino di coralli che sorge sul plateau a una ventina di metri di profondità e infine raggiungiamo i resti del carico trasportato dallo “Yolanda”. Sotto al bigo di carico della nave che si trova disteso a 17metri di profondità vedo una murena gigante grigio scura che fa capolino minacciosa. Poi risalendo sul plateau sabbioso vedo ciò che resta di una grossa anfora di coccio e un bel pesce scatola. Poco più avanti due grossi pesci coccodrillo e arrivati ai resti del relitto vedo due grandi pesci Napoleone. Evito di fermarmi per la solita foto seduto sui water in ceramica trasportati dallo “Yolanda” e seguo Mak Mud che nuota deciso verso il Satellite Reef. Qui la corrente proviene da Nord e a causa dell’effetto Venturi causato dal basso fondale della sella che si trova tra i due reef diventa molto forte, perciò ci addossiamo alla parete per stare più riparati e riemergiamo poco distanti dalla nostra barca che nel frattempo si è spostata verso Sud-Ovest. In tutto un’ora d’immersione, con molto pesce e bei colori. Davvero molto bello!

Dopo pranzo la barca si dirige verso Sharm, ma prima di rientrare in porto c’è ancora il tempo per chi vuole per fare un terzo tuffo un po’ particolare: quello sui “Carri armati”, ovvero sugli autoblindo che si trovano accatastati gli uni sugli altri sulla scarpata sottomarina che si trova sotto la punta meridionale della baia che racchiude il porto Travco. Si tratta di un tuffo nella storia. Infatti, quando nel 1973 gli israeliani sconfissero gli egiziani nella famosa Guerra dei Sei Giorni si sbarazzarono di tutte le armi catturate agli sconfitti e tra l’altro distrussero una gran quantità di mezzi militari egiziani precipitandoli in mare.

Ovviamente io non mi tiro indietro e scendo dalla barca proprio sotto la punta rocciosa che chiude a Sud-Ovest la baia di Sharm el-Sheikh. Sono molto curioso di andare a visitare assieme a Mak Mud i resti della ventina di autoblindo e cingolati affondati dagli israeliani. I mezzi militari ora si trovano disseminati tra i 15 e i 40 metri di profondità e sono abbastanza ben conservati. Si distinguono perfettamente i cingoli di acciaio, le ruote di gomma, i volanti e i sedili. Lo scenario è quasi surreale e anche la luce del pomeriggio contribuisce a renderlo ancora più misterioso, con questa catasta di mezzi corazzati in parte arrugginiti e in parte ricoperti di coralli che si staglia contro la prosecuzione sommersa della falesia. Per ammirare questi inusuali relitti arrivo sino ad una quarantina di metri di profondità e debbo farmi luce con la torcia per cogliere nella scarsa luce i molti particolari che offrono questi mezzi militari. I lion fish hanno eletto la loro dimora tra le lamiere contorte e mi attaccano decisi quando vado a disturbarli con il mio potente fascio di luce. Tra i resti trovo anche un paio di proiettili inesplosi di fucile con il bossolo ancora pieno di polvere da sparo. Davvero interessante. Dopo quaranta minuti e molte fotografie io e Angela torniamo soddisfatti sulla nostra barca.

Sono le quattro del pomeriggio, ma la nostra giornata d’immersioni non è ancora terminata. E’ infatti prevista una notturna per la quale ci eravamo prenotati fin dal mattino. Ed ecco che la barca attraversa la baia di Sharm el-Sheikh e si posiziona all’estremità della punta che separa Sharm da Naama Bay. Siamo di nuovo al “Temple” dove siamo stati lunedì per il nostro primo tuffo ed è qui che faremo la nostra notturna.

Alle 18 scendo in acqua con Angela e un’altra decina di sub, accompagnati da Giorgio. Gironzoliamo per un’oretta tra i pinnacoli corallini e lo scenario che si para davanti ai nostri occhi è assolutamente diverso da quello del primo giorno. Vediamo un’infinità di pesce, sia a caccia di prede si addormentato. I pinnacoli del Tempio di notte si popolano di vita e i grossi crinoidi con i loro tentacoli completamente espansi per catturare il cibo danno alle colonne un aspetto vivo. Protetta all’interno di una cavità vedo una grossa tartaruga verde semiaddormentata. Lo scenario di luci ed ombre è davvero magico è in ogni rientranza si cela ogni specie di pesce. Mi diverto a giocare un po’ con i lion fish che sono attratti dalla mia luce e ne approfittano per acciuffare piccoli pesciolini che inavvertitamente si trovano a nuotare nel suo fascio, divenendo facile preda. Fermo immobile sul fondo e perfettamente mimetizzato con l’ambiente circostante vedo un grosso pesce pietra di colore rosso. All’inizio lo scambio per una roccia e solo un movimento quasi impercettibile degli occhi mi fa capire di che cosa si tratti. All’improvviso appare la sorpresa più gradita: una bellissima ballerina spagnola, che accarezzata delicatamente sul dorso spicca il volo e comincia la sua magica danza. Poi, per finire, quando dopo quasi un’ora d’immersione stiamo facendo ritorno alla barca, ecco apparire sopra di noi una grande tartaruga verde che nuota nel blu e che si lascia sfiorare mentre le nuotiamo accanto. Una notturna stupenda… forse la più bella che io abbia mai fatto. E pensare che non ne volevo quasi sapere di fare “la solita notturna”!!

Al rientro in albergo ho giusto il tempo per una bella doccia e la cena assieme agli amici che ci hanno aspettato pazientemente, poi filo subito a letto per il meritato riposo dopo 4 immersioni consecutive, dato che domattina si parte all’alba per la gita al “Thistlegorm” il relitto più famoso del Mar Rosso, che ogni ano richiama migliaia di turisti subacquei.

 

Giovedì 1 Novembre

La mattina la sveglia suona molto presto, perché alle 5,30 i pulmini ci aspettano per portarci al porto Travco.  Nonostante sia molto presto, il porto alle 6 del mattino è già in piena attività e molte sono le barche che poco dopo mollano gli ormeggi assieme a noi dirette al relitto del Thistlegorm. Durante la lunga navigazione a bordo dell’Holiday One (la barca dell’Holiday Diving, piccola, ma molto confortevole ) c’è chi ne approfitta per continuare il sonno interrotto molto presto. Io, invece, mi rilasso disteso sul ponte aspettando il primo sole che a breve mi scalderà.

Dopo aver doppiato la punta di Ras Mohammed proseguiamo la nostra rotta verso Nord-Ovest navigando nello Stretto di Gubal e, finalmente, poco prima delle 10, arriviamo sulla verticale del relitto a 27°48.800’ N – 33°55.250’ E. La nostra barca viene ormeggiata direttamente sulle sovrastrutture del “Thistlegorm” con una cima assicurata alla prua del relitto e una seconda cima che Mak Mud fissa in prossimità dello squarcio provocato dall'esplosione verso la parte poppiera della nave. Accanto a noi ci sono ormai una decina di altre barche e penso con un certo disappunto al caos di subacquei che troveremo la sotto. Ma Giorgio durante l’accurato briefing pre-immersione ci ha illustrato la sua idea di fare il contrario di quello che fanno tutti, vale a dire fare la prima immersione visitando l’interno del relitto e la seconda all’esterno, dove probabilmente troveremo anche corrente. La scelta si rivela vincente e infatti quando poco dopo scendiamo ordinatamente lungo la cima che arriva sul ponte della nave a una trentina di meri di profondità vediamo che tutto attorno al relitto è tutto un brulicare di subacquei, mentre dall’interno non si vede uscire nessuna bolla. Suddivisi in due gruppetti entriamo tranquillamente in fila indiana nel passaggio che si trova accanto alla stiva n. 3, mantenendoci sul lato di dritta della nave, dove possiamo ammirare con calma le famose camionette Morris e le motociclette BSA che si trovano ben allineate nel corridoio. L’acqua è molto limpida e non c’è sospensione dovuta al passaggio di altri sub. Il pesce, normale abitatore del relitto, è presente ovunque e ci sono grossi banchi di pesci vetro che si aprono al nostro passaggio. Vedo anche una grossa cernia e alcuni lion fish nascosti tra le lamiere nell’oscurità. Nuotiamo lentamente nel corridoio in direzione della prua e arrivati alla fine della stiva n. 2 attraversiamo la nave e torniamo verso poppa nuotando sul lato di sinistra fino alla stiva n. 3, poi saliamo al piano superiore ed entriamo nella stiva vera e propria che ha il pavimento disseminato di copertoni, fucili e stivali di gomma. Continuiamo a nuotare in fila indiana verso prua attraversando la stiva n. 2 piena di rimorchi, di camion carichi di motociclette inglesi e di generatori elettrici e arriviamo alla stiva n. 1 dove ci sono alcuni camion e le casse contenenti i loro ricambi, oltre a diverse cassette di fucili. Usciti dalla prima stiva, nuotiamo fino all’imponente prua della nave e qui posso ammirare con calma tanti particolari che avevo già visto durante la mia crociera del 2008 ma che non ricordavo bene: il grosso argano, la catena dell’ancora che esce dall’occhio di cubia di dritta e si perde sul fondo, la grande ancora di sinistra ancora nella sua sede. Dopo un pò torniamo indietro nuotando in direzione dello squarcio, e mantenendoci a una ventina di metri di profondità possiamo vedere sotto di noi i vagoni ferroviari cisterna che sono assicurati al piano di coperta, poi i bighi di carico e l’albero maestro divelti e coricati sul ponte e la plancia di comando. Alzando lo sguardo nel blu si vedono dei piccoli tonni, grossi carangidi d'argento e gialli pesci farfalla. Arrivati allo squarcio prima della poppa, torniamo di nuovo dentro la stiva n. 3 e facciamo un altro giretto assieme al gruppo guidato da Giorgio con il quale nel frattempo ci siamo congiunti. Poi usciamo dal corridoio sul lato sinistro della nave e raggiungiamo la nostra cima di risalita, opportunamente segnalata da una bandiera azzurra dell’SNSI che la rende riconoscibile tra l'intrico di cime presenti sul relitto. C’è un po’ di corrente, perciò ci attacchiamo lungo la cima e facciamo una lenta risalita smaltendo in sicurezza la deco necessaria.

Richiamati da alcuni delfini che nuotano gioiosi dietro la poppa della nostra barca, dopo un’ora e mezza trascorsa a riposare a bordo dell’Holiday One scendiamo nuovamente lungo la cima che ci conduce al relitto del “Thistlegorm”, questa volta con l’intenzione di visitare bene il suo esterno. Ancora una volta Giorgio ha avuto ragione, infatti dall’interno del relitto si vedono uscire nuvole di bolle (mi viene da sorridere al pensiero delle decine di sub che nuotano la dentro sgomitando…), mentre all’esterno praticamente ci siamo solo noi che ci godiamo l’immersione in piena tranquillità. Prima di tutto andiamo a dare un’occhiata alla locomotiva che si trova sulla sabbia a 28 metri di profondità sulla sinistra della nave. Siamo talmente in pochi che mi ci posso tranquillamente arrampicare in cima. Poi ritorniamo allo squarcio provocato dalla bomba di aereo che ha distrutto la stiva n. 4 e passiamo sul lato di dritta della nave, nuotando fino alla poppa. Faccio una carezza ben augurale a una pala della grande elica, poi mi tuffo a 30 metri fino a sotto l’enorme timone e faccio il giro attorno alla poppa per arrivare sull’altro lato della nave. Qui c'è da vedere la grande mitragliatrice antiaerea da 40 mm e poco più avanti il cannone antiaereo da 4,7”.  Affacciandomi alla parte poppiera della stiva n. 4, che è piena di un ammasso di rottami, vedo spuntare una buona porzione della grandissima murena grigia che abita qui da anni e che fa la guardia alla stiva. Ormai è diventata la custode del relitto. Passando sopra alle casse di munizioni e alle grosse bombe da aereo che formavano parte del carico del “Thistlegorm” ci dirigiamo verso prua. Sulla coperta della nave Riesco a individuare un grosso pesce coccodrillo che si mimetizza completamente con le lamiere arrugginite; mentre nel blu vedo nuotare grossi carangidi e qualche piccolo tonno. Arrivati sopra la prua del relitto troviamo una discreta corrente contraria, perciò Mak Mud ci fa segno di ritornare indietro verso poppa "volando"  senza nemmeno nuotare fino allo squarcio. Il computer mi dice che ho preso qualche minuto di deco, ma non c'è problema: la scorta di aria è più che sufficiente, perciò mi attacco assieme agli altri alla cima di ormeggio della nostra barca e risalgo lentamente in superficie facendo le tappe di decompressione necessarie. Dopo una cinquantina di minuti, poco dopo le 13, sono di nuovo in barca pronto per consumare l’abbondante e ottimo pranzo preparatoci dal cuoco dell’Holiday One.

Poco dopo essere risaliti tutti a bordo la nostra barca si mette in moto e fa rotta verso Sharm el-Sheikh. La lunga navigazione mi da il tempo per rilassarmi sul ponte, compilare per bene il mio log book, ammirare gruppi di delfini che ci accompagnano per un bel tratto nuotando accanto alla prua della barca e scattare qualche foto a un bellissimo tramonto che tinge di rosso il cielo e le alture del Sinai.

Al ritorno al College, mentre mangiamo la consueta pizza margherita, abbiamo modo di raccontare le nostre due belle immersioni sul “Thistlegorm" ai nostri amici che hanno preferito fare un itinerario diverso; poi tutti assieme ce ne andiamo a cena. Dopo cena io ed Angela andiamo a passeggio nella confusione di Naama Bay alla ricerca di qualcosa di decente da portare a nostra figlia come souvenir del viaggio in Egitto. Ricerca vana, dato che i negozi sono pieni solo di merce di marca taroccata (borse, orologi, profumi, magliette e ogni altra cosa "firmata"). Gli oggetti dell'artigianato locale sono piuttosto poveri e non crediamo che ricevere in regalo un narghilè o un cammello di peluche possa fare molto piacere a una ragazza di ventiquattro anni. Alla fine opteremo per una maglietta dell’Hard Rock Cafè (che almeno non è tarocca...), tanto per arricchire la sua collezione di magliette provenienti dai Cafè di tutti i paesi del mondo.

 

 

 I delfini che ci hanno accompagnati durante la navigazione di ritorno

 

Sopra una murena grigia gigante e sotto un pesce Napoleone

Il relitto del "Thistlegorm"

Lo stretto di Gubal a nord-est di Sharm el-Sheikh

L'incredibile mimetismo di un pesce pietra

Sopra un pesce palla maculato e sotto un momento di relax nel patio del College

Sopra un magnifico crinoide e sotto la barca del diving "Holiday One"

Immersione a RAS KATY

Tramonti sul Mar Rosso...

Venerdì 2 Novembre

Stamane una parte del nostro gruppo è andata a fare una gita a Dahab, con immersione al Blue Hole. Ma l’idea di fare due ore di viaggio in pulmino e di dover poi scendere con l’attrezzatura in spalla fino alla riva (a Dahab le immersioni si fanno da terra) proprio non ci attira, così Angela ed io optiamo per una tranquilla giornata a Ras Mohammed a bordo dell’Holiday One.

Ci imbarchiamo come di consueto al porto Travco di Sharm (naturalmente dopo un accurato controllo di passaporti e zainetti…) e dopo una breve navigazione arriviamo al promontorio di Ras Mohammed. La nostra prima immersione sarà a Jack Fish Alley, chiamato anche il “Viale dei carangidi” per la presenza di un ampio passaggio sabbioso tra la scarpata madreporica che borda la costa e un piccolo reef parallelo alla costa spesso frequentato da questi grossi pesci predatori.

Poco dopo le 10 saltiamo in acqua e ci dirigiamo sotto la costa per andare prima di tutto ad osservare una piccola caverna con l’ingresso a 6 metri di profondità, che penetra nel reef per qualche metro. Il soffitto di questa cavità è pieno di spaccature dalle quali entra la luce del sole che crea spettacolari giochi di luce. E’ bello il contrasto tra il bianco della sabbia del fondo e l’azzurro dell’acqua cristallina illuminata dal sole che filtra dalle spaccature della volta di questa piccola caverna, abitata da una miriade di glass fish dorati. Usciti dalla caverna nuotiamo verso Sud, mantenendo la parete sulla sinistra e passiamo sopra ad un plateau ricoperto di coralli multicolori e di madrepore, mantenendoci attorno ai 20 metri di profondità. Per circa mezz’ora nuotiamo in questo meraviglioso giardino di coralli, poi proseguiamo in direzione Sud-Ovest lungo il viale sabbioso che da il nome a questo sito d’immersione. Nel blu si vedono i grossi carangidi, mentre osservando attentamente tra i coralli vedo dapprima una grossa murena grigia e poi un bel pesce scatola istrice che si ripara sotto il ventaglio di un’acropora.L’immersione è molto tranquilla non essendovi corrente e solo dopo un’ora Freddy, la nostra guida, ci fa segno di risalire e lancia in suo pedagno per farci avvistare dalla nostra barca.

Tornati a bordo, superiamo la punta di Ras Mohammed e ci prepariamo per la nostra seconda immersione della giornata a Shark Reef e Yolanda Reef. Nonostante siamo stati qui appena due giorni fa, questa è un’immersione che non stufa mai tanta e tale e la varietà di coralli che ricoprono le pareti di questi due reef  che emergono dagli abissi fin quasi al pelo dell’acqua.

Questa volta iniziamo l’immersione dal pianoro di “Anemone City” che si trova tra i 12 e i 20 metri di profondità, poco più a nord di Shark Reef. Dopo aver dato un’occhiata alla colonia di anemoni che danno il nome a questo sito, che sono popolati dai simpatici e variopinti pesci pagliaccio bifasciati, nuotiamo nel blu per qualche decina di metri e ci dirigiamo verso Shark Reef. Dato che la corrente comincia a farsi sentire, Freddy decide di farci passare dal grande canale interno che corre parallelo alla costa tra questa e il reef. Nuotiamo per un paio di centinaia di metri, attorniati da pesci farfalla e pesci pipistrello, mentre nel blu nuotano i grossi carangidi. Riesco a vedere anche un paio di murene, che nuotano libere sopra il fondale sabbioso. In breve arriviamo alla piccola sella che congiunge Shark Reef a Yolanda Reef  e qui incontriamo una fastidiosa corrente contraria. Ormai è trascorsa quasi un’ora, ma il tempo vola, e mentre mi diverto a gironzolare tra i resti del carico del mercantile “Yolanda” sparpagliati sul fondo, Freddy mi fa segno di risalire. Purtroppo alcuni del nostro gruppo hanno praticamente svuotato la loro bombola, perciò, con un certo disappunto (dato che ho ancora 80 bar di aria nella mia bombola da 15 litri) debbo a malincuore lasciare questo posto meraviglioso e ritornare alla barca.

Appena siamo asciutti ci sembra di essere fuori dall’acqua già da troppo tempo, ed ecco che mentre pranziamo l’Holiday One  fa rotta verso Nord per raggiungere il punto della nostra prossima immersione.  Dopo un’oretta di navigazione arriviamo a Ras Katy, un sito d’immersione poco distante dal porto di Sharm, a qualche centinaio di metri più ad Ovest di “Temple”, al quale assomiglia molto. Infatti anche qui ci sono alcuni grossi torrioni madreporici che sorgono dal fondale sabbioso di appena una ventina di metri. Ci troviamo appena poco fuori del porto Travco e assieme a noi sono ormeggiate in shamandura almeno altre 6 barche. Vista la folla di subacquei e snorkelisti e la vicinanza al porto, io sono molto perplesso su questa terza immersione della giornata. Ad ogni modo, alle 15,30 mi tuffo in acqua sebbene molto riluttante. Con me c’è Federico, una guida italiana con la quale non mi ero mai immerso in questi giorni. Dopo pochi minuti che sono sott’acqua però mi devo ricredere. Questi pinnacoli che spuntano dalla sabbia e arrivano fin quasi alla superficie sono molto belli e colorati e sono veramente pieni di vita. Ogni più piccolo anfratto mi riserva delle sorprese e c’è moltissimo pesce. Prima vedo una murena grigia davvero enorme, poi da una tana spunta la testa di una piccolissima murena bianca, e poi ci sono lion fish, pesci farfalla, pesci pipistrello, pesci pagliaccio, cernie maculate e intorno a noi vedo una miriade di glass fish trasparenti. Nuotiamo sorvolando le formazioni madreporiche e i grandi coralli tabulari che sorgono dal fondo e arriviamo fino al drop-off che si trova verso Sud. Faccio una puntata attorno ai 35 metri di profondità, ma ormai è abbastanza scuro e non vale la pena di andare profondi perché le colonne madreporiche che spuntano dal fondale sabbioso sono molto più interessanti da osservare e a 20 metri c’è molta più luce. Alzando la testa e guardando nel blu vedo nuotare i grandi predatori: carangidi e piccoli tonni. Ma è soprattutto tra gli anfratti dei pinnacoli corallini che ci sono le forme di vita più interessanti da osservare. Nuoto per un po’ fantasticando con la mente, poi, proprio verso la fine dell’immersione riesco a vedere anche un bellissimo nudibranco bianco-nero-arancione, che diviene il soggetto di molte fotografie dei miei compagni d’immersione. Valeva proprio la pena di fare questo tuffo!

Al rientro al College s’intrecciano i racconti di coloro che sono andati a Dahab - dove hanno avuto anche la fortuna di incontrare uno squalo martello e un frog fish - con i nostri racconti di tre immersioni molto tranquille fatte in pieno relax. Mentre beviamo la solita birra che accompagna la pizza margherita ci mostriamo le foto della giornata e ci scambiamo le nostre impressioni. Più tardi, dopo aver fatto la doccia, una parte di noi va a fare una passeggiata a Naama Bay, mentre incredibilmente inizia a piovere… La sera poi, siamo di nuovo a tavola tutti assieme, a ridere e a scherzare nell’atmosfera serena e familiare che contraddistingue le serate al College. Ormai il nostro gruppo è molto bene affiatato ed io mi sento proprio in famiglia.

Sabato 3 Novembre

Siamo arrivati all’ultimo giorno della nostra vacanza, ma c’è ancora il tempo per fare due immersioni, prima di entrare nel “no fly time” di 24 ore prima della nostra partenza. Dopo aver fatto colazione i pulmini ci portano a Naama Bay al porto Jetty e dove ci aspetta l’Holiday One. Il cielo è coperto e piove a tratti, ma questo non può certo fermare chi è venuto qui in Mar Rosso per fare immersioni. Perciò, mentre alcuni si fermano a terra e passano la giornata tra shopping e massaggi, il gruppetto degli irriducibili si appresta a fare quelli che si riveleranno i due tuffi più belli della settimana. Del resto, ho imparato dall’esperienza che il detto “il tuffo più bello è sempre l’ultimo” si è rivelato vero troppe volte… E così eccoci di nuovo qui in navigazione verso Nord in direzione dello Stretto di Tiran, dove non sappiamo ancora bene dove ci immergeremo dato che abbiamo un vento piuttosto fastidioso che spira sulla prua e che ha anche alzato un po’ di onda.

Dopo circa un’ora di navigazione e mentre Giorgio già si preparava ad illustrarci il “piano B”, ecco che il vento cala e di conseguenza anche il mare si fa più tranquillo. Il cielo è sempre nuvoloso e minaccia pioggia da un momento all’altro, ma a noi subacquei non interessa più di tanto. Verso le 10 la decisione è presa: ci immergeremo sul relitto del “Million Hope che si trova a ridosso del Nabq Reef a Nord-Ovest dell’isola di Tiran, a 7 miglia di distanza da Sharm el-Sheikh a 28° 03.482' N - 34° 26.398' E.

Durante la navigazione la lunga lenza trainata dalla barca cattura un bel tonno di 4-5 chili, che poco dopo viene sfilettato abilmente dal cuoco di bordo e ci viene servito crudo a bocconcini con un po’ di limone, mentre Giorgio è intento a farci il briefing della nostra immersione. Davvero eccezionale questo sushi freschissimo!

Poco prima delle 11 arriviamo sulla verticale del “Million Hope” e ci ormeggiamo al relitto. Non si sa molto di questo relitto, poco frequentato dai diving locali, ma meta quotidiana di molti snorkelisti che dai molti resort che si trovano a Nord di Sharm possono arrivare vicinissimi al relitto camminando sulla lunga passerella che dalla costa arriva al margine del reef. Poi tuffandosi in acqua possono facilmente andare a vedere la parte superiore della poppa della nave, che arriva ad appena 6 metri dalla superficie.

Il “Million Hope” era una moderna nave porta-rinfuse costruita in Giappone nel 1972 e battente bandiera cipriota. La nave, partita da Aqaba in Giordania e diretta a Taiwan, con un carico di 26.000 tonnellate di potassio e di fosfati, affondò il 20 giugno 1996 urtando sulla barriera corallina a seguito di un violento incendio scoppiato a bordo. Altre fonti dicono che la nave urtò il reef mentre navigava a velocità troppo elevata in condizioni di scarsa visibilità. In ogni caso sono evidenti i segni di un grosso incendio scoppiato a bordo. Lungo quasi 175 metri e largo 25, il “Million Hope” aveva una stazza di 26.181 tonnellate e ad oggi è il più grande relitto conosciuto di tutto il Mar Rosso. La nave giace in assetto di navigazione a una profondità tra i 6 e i 24 metri, con il lato di dritta parallelo al reef dal quale dista appena pochi metri. Lo scafo è spezzato in due nella parte centrale e una gran  parte delle sovrastrutture, come le 4 grandi gru di carico che per molti anni sporgevano dall’acqua, sono state rimosse durante i lavori di bonifica, come pure l’enorme elica e la pala del timone.

Ci immergiamo in corrispondenza della poppa del relitto e prima di tutto nuotiamo sotto all’enorme poppa della nave dove una volta c’erano l’elica e il timone che sono stati asportati. Ormai rimane solo l’enorme asse dell’elica che spunta dallo scafo. Poi ci spostiamo sulla sinistra del relitto dove, a poca distanza a 24 metri di profondità si trova una enorme gru cingolata, tutta concrezionata dai coralli e colonizzata da parecchi lion fish che vengono subito attratti dalla luce delle nostre torce.

Dopo aver dato un’occhiata a questa enorme gru ritorniamo al relitto e iniziamo a nuotare lungo la murata di sinistra della enorme nave in direzione della prua. Io mi abbasso fino sul fondo e con la torcia riesco ad illuminare parecchio pesce che si nasconde sotto la nave, tra la sua chiglia e la sabbia del fondale, in particolare delle grosse corvine. Superiamo la zona squarciata dall’impatto sul reef  penetrando all’interno dello scafo e finalmente arriviamo all’immensa prua della nave anch’essa semidistrutta dal violento impatto sula barriera corallina. Guardando verso la superficie mi accorgo che ha ricominciato a piovere e vedo grosse gocce di pioggia che s’infrangono sulla superficie dell’acqua, ma vedo anche dei grossi carangidi che nuotano sopra di noi. La luce non è moltissima perché il cielo sopra di noi è nuvoloso, ma la visione di questa immensa prua che incombe su di noi è davvero molto suggestiva. Dopo aver visto gli effetti dell’urto violentissimo che fece affondare la nave, ritorniamo indietro nuotando sopra le grandi stive vuote e spalancate ed arriviamo al grande castello di poppa. Qui ha inizio la parte per me più interessante dell’esplorazione. La bassa profondità e l’abbondante luce che filtra dai numerosi oblò ci permettono diverse penetrazioni nel ponte di comando e nei vari locali di poppa. Ovunque ci sono banchi di glass fish trasparenti, mentre nei punti più nascosti ed oscuri vediamo delle cernie, pesci farfalla e grossi platax. I vari locali sono pieni di detriti e sul pavimento di un locale vedo persino un telefono! Dopo diversi minuti di giri all’interno della mensa e dei locali equipaggio, una parte dei miei compagni risale verso la superficie, ma io, Angela e Giorgio proseguiamo ancora per un po’ la nostra esplorazione, scendendo per le scalette che portano ai vari ponti, giù fino nelle viscere della nave, dove l’oscurità è maggiore. Il relitto di questa nave, così poco frequentato, sprigiona un fascino particolare in me che amo questo tipo di immersioni ed è solo la scarsità di aria che dopo oltre un’ora mi fa interrompere questa fantastica immersione, ma non prima di essere arrivati alla sala macchine ed aver sorvolato gli enormi motori diesel dei quali mi colpiscono soprattutto le valvole che sono davvero gigantesche. Usciamo dall’acqua tutti molto soddisfatti ed in particolare io, che sono particolarmente attratto dal fascino delle immersioni sui relitti.

Una volta risaliti a bordo la nostra barca fa rotta verso Sharm, ma naturalmente lungo il percorso abbiamo ancora il tempo per la nostra ultima immersione della settimana: a Jackson Reef. Arrivati vicino al reef Giorgio decide di farci immergere sul lato Nord-Ovest di Jackson in prossimità del relitto del piroscafo "Lara", perché questo è un buon punto di osservazione per vedere il passaggio degli squali martello. Alle 13.30 ci tuffiamo in acqua divisi in due gruppi: Il primo si metterà alla posta sui 30-35 metri nel blu e aspetterà il passaggio degli squali, mentre il secondo guidato da Giorgio farà un’immersione lungo il lato settentrionale del reef. Angela ed io preferiamo riempirci ancora una volta gli occhi con i mille colori della barriera corallina e decidiamo di seguire Giorgio lungo il reef assieme ad altri 7 sub.

Nuoto per quasi un’ora lungo la parete esterna del reef, mantenendomi tra i 25 e i 30 metri di profondità e cercando di catturare con lo sguardo quante più immagini possibili di questo mare fantastico. Immagini e colori che mi accompagneranno durante il lungo inverno in Italia. Nonostante la scarsa luce dovuta al cielo nuvoloso, i coralli e le gorgonie si lasciano ammirare in tutto il loro splendore. La cosa che mi colpisce di più sono due enormi rami di corallo nero, dietro i quali mi faccio fotografare dalla mia amica Katrin. Intorno a noi c’è una moltitudine di pesci vetro, pesci farfalla e pesci pipistrello, mentre sul fondo vedo alcune cernie rosse, una grossa murena grigia e una torpedine maculata di blu.

Il tempo vola e Giorgio ci fa segno che è ora di risalire. Guardando il mio orologio mi rendo conto che sono dentro il "no fly time" di oltre un’ora… Pazienza! Di sicuro non avrei saputo rinunciare a questa bellissima immersione. Risalgo lentamente in superficie, guardo la poppa dell’Holiday One che ci aspetta poco distante e penso a malincuore che è finita.

Tornati a bordo veniamo accolti dalle grida entusiaste dei nostri compagni dell’altro gruppo che sono già risaliti a bordo: stando alla posta nel blu sono riusciti a vedere e a fotografare due squali martello. Noi rimanendo lungo la parete del reef non li abbiamo visti, ma fa lo stesso, L’ultima immersione è comunque sempre la più bella…!

La sera di sabato ci ritroviamo tutti sotto il patio del College per un saluto dello Staff che ci offre un ricco aperitivo di saluto a base di pizza, olive e salatini, con birre ghiacciate e bibite varie a volontà. L’atmosfera è molto allegra ed euforica per le tante meraviglie viste durante questa settimana di immersioni. Purtroppo il tempo è passato in fretta, come sempre accade quando si sta molto bene, e nessuno vuole pensare che la nostra vacanza è  finita. Sì, ormai la nostra bella avventura in Mar Rosso è quasi terminata, ma avremo ancora tempo domani durante il lungo viaggio che ci riporterà a Roma per raccontarci le belle esperienze fatte assieme durante questa settimana in Mar Rosso. Poi, una volta tornati a casa, resterà solo il ricordo delle immersioni, assieme a una montagna di fotografie da guardare con gli amici.

La settimana trascorsa con la Family è letteralmente volata . Ogni singola giornata ci ha riservato emozioni, incontri e sorprese inaspettate. Come ha detto un mio amico, è stata una di quelle settimane che ti fanno crescere sia come subacqueo che come persona e ti ricordano quanto è importante appassionarsi a qualcosa e condividerlo con le persone che più ami. Così la domenica mattina, mentre facciamo l’ultima foto di gruppo in attesa dei pulmini che ci porteranno all’aeroporto, sotto un cielo egiziano curiosamente nuvoloso, ci ritroviamo ad abbracciare tutti coloro che hanno condiviso con noi questa bellissima settimana. Vecchi amici e nuovi, appena conosciuti ma già  diventati così cari. Poi ci scambiamo gli indirizzi e ci diciamo un “arrivederci” che è più che una speranza. E’ la certezza di poter ancora ritornare qui per poter vivere un’altra bella settimana assieme ai nuovi amici del College, sicuri che saremo accolti come in famiglia.

 

Per vedere gli album delle fotografie clicca qui sotto:

 

Foto a terra

 Foto subacquee di Marco Fenzi

 

 

 

Il bel tonno pescato alla traina

 

 

Il relitto della gru cingolata accanto al "Million Hope"

 

 

 

Jackson Reef: Marcello tra i rami di corallo nero

 

 

Sotto una merenda a bordo...

 

 

Sospeso nel blu  di un'acqua cristallina

 

 

Il gruppo della "Family SNSI" sull'Holiday One e davanti al College

 

Torna su all'inizio della pagina