Immersione
SU RELITTO DELL'U-J
2216 (IL "KT"
DI SESTRI LEVANTE)
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Sestri Levante (GE) 7 maggio 2015
Finalmente
di nuovo su un relitto! La mia voglia di esplorare il "ferro"non
è mai sazia ed ecco che finalmente mi si presenta l’occasione di
visitare un relitto del quale avevo spesso sentito parlare e sul
quale non avevo mai avuto l’occasione di immergermi: il KT di
Sestri Levante. Sotto un'immagine dello yacht "Eros" in alto a destra trasformato in U Boot Jäger . |
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La storia di questa nave è davvero molto particolare e affascinante. Nel paese di Sestri Levante questa storia non era conosciuta, si credeva che la nave fosse stata affondata da un sottomarino, ed arbitrariamente le era stato dato il nome molto generico di "KT" (Krieg Transporte), cioè mezzo di trasporto da guerra, nome che in realtà si riferiva a delle particolari navi da carico usate dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il vero nome della nave in origine era "Eros", ma durante la sua vita cambiò spesso.
Quella che segue è la storia di
questa nave, ricostruita dopo aver fatto molte ricerche in
Internet. Si tratta del riassunto di alcuni articoli pubblicati
su varie riviste di subacquea, riveduti e corretti da me per
renderli omogenei e più scorrevoli. |
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La vera storia della nave chiamata "KT" |
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In origine il cosiddetto "KT" si chiamava "Eros" ed era il lussuosissimo yacht del barone e banchiere francese Henri James Nathaniel Charles de Rothschild. Questa nave, molto elegante nelle sue linee slanciate e lussuosamente arredata, fu varata il 2 marzo 1926 dai cantieri Ramage & Ferguson di Leith in Scozia (UK), costruzione n. 263 e la sua costruzione fu seguita attentamente dal capitano Julien H. Evrard che poi ne assunse il comando. L’Eros stazzava solo 26 tonnellate (che a quei tempi era un record di leggerezza) ed era spinto da due motori diesel da 900 cv ciascuno che imprimevano alla nave una velocità massima di 14 nodi. Si trattava di uno yacht era estremamente lussuoso e rifinito con ogni cura, del resto apparteneva a un nobile e ricchissimo banchiere che desiderava ogni confort a bordo, infatti lo yacht aveva un equipaggio di ben 39 persone. Le sue misure erano queste: lunghezza totale 65,13 m; larghezza 9,75 m; altezza 5,50 m dislocamento 914 tonnellate lorde. Inizialmente l’Eros fu registrato nel 1930 nel Lloyd's register of Yachts per la Steam Yacht Ltd. di Londra a nome di H. E. Julyan, Leith (UK); poi nel 1938 fu registrato a nome del barone Henri de Rothschild, a Le Havre in Francia. Il 17 aprile 1939, in occasione della crisi cecoslovacca, l’Eros fu requisito dalla Marina Nazionale Francese e fu inviato in servizio ad Ajaccio con la sigla A.D.227. Il 4 maggio fu restituito ai suoi proprietari civili, ma appena tre mesi più tardi con la Seconda Guerra Mondiale ormai in corso fu nuovamente requisito e reiscritto nel ruolo militare con la sigla A.D.196. Rimesso in servizio a Tolone il 2 settembre 1939, lo yacht fu affidato a "Marine Marne" e partì per Tangeri in Marocco il 10 novembre 1939, dove ebbe un ruolo rappresentativo anche per le autorità francesi a Gibilterra, infatti le prime missioni della nave furono principalmente di carattere diplomatico. In seguito la nave fu riclassificata come "scorta convogli" con la sigla P.140, e su di essa furono installati un cannone da 100 mm e alcune altre dotazioni militari indispensabili per i nuovi compiti affidatigli. Delle sue missioni militari si ricordano la scorta al sottomarino "Ariane" nel dicembre 1939, la scorta a due convogli per il trasporto truppe nel marzo 1940, la scorta al sottomarino "Espadon" nell'aprile 1940 e il riconoscimento dello stato sanitario del rimorchiatore danese "Geir" il 12 aprile 1940. La P.140 lasciò il porto di Tangeri dopo l'armistizio per raggiungere Casablanca il 26 giugno 1940 con il personale della Missione Navale Francese di Gibilterra. Restò ancora due anni in Marocco, poi la nave fu richiamata a Tolone dove giunse il 16 giugno 1942. Incorporata nella "Divisione Metropolitana", la nave fu ribattezzata col nome di "Incomprise" e venne incaricata della sorveglianza dei litorali francesi. Il 27 novembre 1942 i tedeschi occupano Tolone e la maggior parte delle navi presenti nel porto fu danneggiata e affondata, ma alcune piccole unità, tra cui l'lncomprise, furono catturate integre. Ufficialmente ceduta alla Kriegsmarine dal governo di Vichy, la nave subì notevoli modifiche nell'arsenale di Tolone per trasformarla in U Boot Jäger (cacciatore di sommergibili). |
Il lussuoso yacht "EROS"
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Rispetto all'armamento sommario di cui era stata dotata dalla Marina Francese, le installazioni militari fatte dai tedeschi furono molto più importanti e trasformarono la piccola unità in una vera "macchina da guerra" a scapito degli eleganti saloni e delle strutture lussuose che la impreziosivano. Il ponte posteriore fu interamente scoperto sino all'altezza della sala macchine, scomparvero i lussuosi saloni superiori e a poppa sul ponte principale, così ripulito, furono installati un pezzo da 88 mm, tre piattaforme di artiglieria antiaerea e otto lancia granate anti-sottomarino.
Sul ponte
prodiero fu installata una piattaforma per una mitragliera
binata da 37 mm, mentre due pezzi antiaerei da 20 mm vennero
disposti su ogni bordo davanti e dietro il ponte di comando.
Inoltre, all’interno dello scafo furono installati degli
apparecchi speciali per l'ascolto dei sottomarini. Queste
importanti trasformazioni richiesero più di nove mesi di lavori
e la prima uscita di prova dell'unità, ribattezzata "U-J 2216",
venne effettuata solo il 2 settembre 1943. |
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La grossa mitragliera binata da 37 mm installata sulla prua. |
L’affondamento della nave nel 1944 Il 13 settembre 1944, verso sera, l'U-J 2216 si trovava in missione di scorta di due posamine (Marinefährprahm) l'MFP "2865" e il "2922", nei pressi di La Spezia. Soffiava un leggero vento da terra, il tempo era bello e c’era la luna alta nel cielo. Scopo della missione era la posa di un nuovo sbarramento di mine nei pressi del porto di La Spezia. Verso le 23,30 le mine furono tutte sganciate. Compiuta la missione, il piccolo convoglio si avviò verso Genova con l'U-J in testa seguito dalle due MFP.
Dopo alcuni minuti le navi furono sorprese dal primo passaggio
di un aereo da ricognizione (i vecchi pescatori locali ricordano
benissimo questi voli di ricognizione degli alleati e chiamavano
questo aereo "Pippo"). Dopo aver lanciato alcuni razzi
illuminanti, l'aereo lanciò sei bombe senza successo. Ma ormai
le navi erano state scoperte, infatti una mezz'ora più tardi
l'operatore radio dell’U-J intercettò delle comunicazioni in
inglese che davano ordine a delle vedette veloci di dirigersi
sul piccolo convoglio.
L'operatore radio, invece, sentì
le vedette chiamarsi tra di loro coi nomi in codice, "Tiger", "Mystral",
"Tering" e "Daniel": erano dunque 4 e avrebbero attaccato senza
dubbio a due a due. |
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La poppa dell'U-J fu interamente distrutta e i serventi ai pezzi
di poppa furono uccisi o gravemente feriti. L'ordine di
abbandono della nave non fu ancora dato e il binato da 37 mm di
prua e il 20 mm di dritta continuarono a sparare aiutati
dall'artiglieria delle MFP. |
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![]() Guglielmo detto"Gugu", il simpatico ed espertissimo barcaiolo dell'Abyss Diving di Rapallo.
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Il percorso della nostra immersione, il profilo scaricato dal mio computer e la tabella decompressiva utilizzata.
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Descrizione dell’immersione
7 maggio 2015
- Dopo una breve navigazione con la veloce barca dell’Abyss
Diving verso le 11 del mattino raggiungiamo il relitto del
famoso "KT"
che si trova a sole 0,9 mg al largo dell’imboccatura del porto
di Sestri Levante. Proseguendo verso poppa scorgiamo un piccolo tambuccio attraverso il quale si può scendere sotto coperta. Ai lati ci sono i resti dei sostegni di due mitragliere minori, con i loro depositi di munizioni. Ci dirigiamo verso poppa nuotando in fila indiana e passiamo attraverso la passeggiata di sinistra facendo attenzione a non sollevare sospensione. Mentre nuoto riesco a vedere qualche piccolo nudibranco e dei begli spirografi che chiudono il loro ciuffo al nostro passaggio.
Arrivati circa a mezza nave
ci infiliamo in un portellone che si apre su un corridoio lungo
una decina di metri che attraversa tutta la nave e porta sul
lato di dritta. Usciamo dall’altra parte e giriamo a destra
dirigendoci verso ciò che resta della poppa squarciata
dall’esplosione dei siluri. Arriviamo sopra un grande boccaporto
che si affaccia sulla sala macchine. La tentazione di infilarsi
in quella grande e invitante bocca scura per dare un’occhiata ai due
possenti motori diesel è grande. Ho letto che lì dentro, oltre ai motori, ci
sono varie attrezzature, condotte, valvole e poi scalette,
passerelle con corrimano che girano attorno ai due gruppi
propulsori… sarebbe davvero interessante poterle osservare da
vicino, ma il tempo
di fondo pianificato sta per scadere e dovremo rimandare questa
esplorazione ad una prossima immersione mirata, magari
utilizzando una miscela Trimix. Risaliamo verso la coperta
superiore dando uno sguardo alla poppa distrutta dalle
esplosioni, della quale ormai rimangono solo spezzoni di lamiere
contorte avvolte da grandi reti da pesca che vi si sono
impigliate.
Lo scafo è completamente avvolto
da banchi di anthias, boghe, menole e da grandi saraghi… un vero
spettacolo! Fissiamo nella mente un’ultima immagine da
conservare nei nostri ricordi e al 21° minuto
incominciamo la nostra lenta risalita verso la superficie,
seguendo le tappe decompressive che abbiamo pianificato a terra.
Arrivati ai 21 metri cambiamo
miscela respiratoria e passiamo all’EAN50, ma nonostante il
Nitrox la decompressione sarà ancora molto lunga con ben 20
minuti di sosta a 6 metri di profondità. Pazienza. Chiudo gli
occhi e impiego il tempo
rivedendo mentalmente quello che ho potuto ammirare la sotto.
Ad accoglierci in superficie c’è un bel sole e
il simpatico Gugu (Guglielmo) che ha
seguito con attenzione le nostre bolle per tutto il tempo, con
un occhio alla tabella dei tempi che avevamo lasciato in barca. |
Si sistema l'attrezzatura sulla barca. In navigazione a 30 nodi verso Sestri Levante. Giorgio mentre riporta il piano decompressivo sul suo wet notes. |
![]() Il nostro team con Giorgio Canepa.
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Ultimi preparativi a bordo prima della partenza.
Sotto la mitragliera binata da 37 mm e la prua della nave con le due ancore. |
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