Crociera Relitti & Barriere del Mar Rosso settentrionale

15-22 ottobre 2023

 

Quante volte ho fatto una crociera subacquea... Secondo me è senza dubbio la maniera più bella di vivere il mare completamente. Era dal 2017 che non facevo più una crociera, ma finalmente quest’anno insieme a mia moglie Angela abbiamo trovato un "last minute" e ci siamo regalati una splendida crociera in Mar Rosso, dedicata ai relitti e ai reef del Nord. La crociera era organizzata da un’ottima compagnia a gestione interamente italiana che non conoscevamo: la Red Sea Diving & Cruises di Milano. Siamo partiti in macchina da Ancona e siamo arrivati all’aeroporto di Milano Malpensa nel primo pomeriggio. Qui abbiamo incontrato la maggior parte dei partecipanti alla crociera, provenienti da diverse città d’Italia, tutti animate dallo stesso amore per il mare e le immersioni e con tanta voglia di trascorrere una settimana di relax ed allegria. E così è stato. Dopo una settimana trascorsa "sulla stessa barca" si sono creati nuovi rapporti di amicizia, che solo il tempo potrà dire se una volta tornati a terra saranno destinati a durare oppure no.

Dopo circa quattro ore di volo atterriamo a Sharm El Sheick e qui conosciamo Marco Biraghi, titolare della "Red Sea D & C", che è venuto a prenderci all’aeroporto. Dopo aver sbrigato le lunghissime e noiose formalità dei visti e dei controlli dei passaporti un pullman ci porta fino al Watanya Marina, poco più a sud di Sharm, e qui ormeggiata accanto ad un’infinità di barche da crociera vediamo la nostra barca e saliamo a bordo.

Il M/Y "Snefro Target" è una barca piuttosto vecchiotta, recentemente ristrutturata, comoda e spaziosa. Ho letto le sue caratteristiche principali: ha lo scafo in legno di 37x9 metri, può accogliere fino a 20 ospiti, ha un ampio salone sul ponte principale e un lounge sul ponte superiore per una maggiore privacy. Ci sono tre ponti prendisole parzialmente ombreggiati e a poppa c’è la zona diving con un ampio ponte per le immersioni con docce e bagno. E’ dotata di due gommoni con motore fuoribordo e sottocoperta ha due compressori d’aria e un compressore Nitrox. Una barca decisamente comoda, anche perché in questa crociera siamo solamente in 14 ospiti.

Il salone centrale e la sala da pranzo del M/Y Snefro Target

Ottima la cucina di bordo, che ogni giorno ci ha fornito tre pasti principali molto vari e abbondanti, oltre ad uno snack pomeridiano. Molto competenti e simpatiche le tre guide subacquee: Marco il capo barca e  Ahmed e Omar due egiziani. Marco in particolare, oltre ad una trentennale esperienza in queste acque, dimostra già nel suo sguardo il grande amore per il mare e la passione che mette nel proprio lavoro. Mi è piaciuto subito. Spesso mi fido delle mie prime impressioni, e anche questa volta mi è bastato guardarlo negli occhi mentre eravamo sott’acqua per capire molte cose di lui. Un giorno poi mi ha raccontato la sua storia avventurosa, e ho capito di che "personaggio" si tratta. Dopo aver lavorato per tre anni alle Maldive, nel 1993 Marco approdò in Egitto quasi per caso, ma con un’idea fissa in mente, quella di voler creare un’organizzazione di crociere subacquee che gli permettesse di vivere sempre in mare. E così è stato. Ha costruito e condotto un paio di barche da crociera (la terza scenderà in acqua il prossimo anno) e nel 2003 ha dato vita alla Red Sea Diving & Cruises.

  

Gli abbondanti buffet serviti a pranzo e a cena

Saliti a bordo iniziano le presentazioni. Tanti nomi, tante persone accomunate dalla passione per le immersioni. «Come ti chiami?», «Da dove vieni?» Marcello, Maria Angela, Piera, Valerio, Barbara, Marzio, Pierluigi, Gian Maria, Francesco, Chiara, Olga e… tre Andrea accidenti! Ci vorranno almeno un paio di giorni per ricordare i nomi di tutti abbinarli ai volti...  Ci si osserva, ci si studia, si cerca di capire che tipo di subacquei sono quelli che per un’intera settimana condivideranno con te lo spazio relativamente ristretto della barca. Saranno simpatici? Saranno capaci? E poi c’è il briefing introduttivo di Marco, il capo barca, quel briefing che ho già sentito tante volte, con le raccomandazioni di rito: «Non sprecate l’acqua», «Non gettate carta igienica dentro il water», «Non bevete l’acqua del rubinetto, ma solo quella in bottiglia». Marco ci descrive le caratteristiche della barca, le norme di sicurezza, il programma della giornata tipo. Poi c’è il ritiro dei brevetti e dei passaporti, e l’illustrazione del programma del giorno seguente con l’orario della sveglia e della colazione. Si fanno quattro chiacchiere spaparanzati sui comodi divani del salone centrale, sorseggiando una bibita o un caffè e infine un pò alla volta si va nelle cabine a dormire, stanchi, ma felici per quello che ci aspetta. Poi, il mattino seguente, di buon ora, si parte per una nuova avventura. La giornata è stata molto lunga e faticosa, ma domani incomincerà la crociera e siamo tutti ansiosi di tuffarci in acqua.

L'inizio di una crociera è più o meno sempre lo stesso, ma poi ogni crociera subacquea riserva nuove avventure, nuove scoperte, emozioni, esperienze... nascono delle amicizie, a volte persino degli amori, e il passare del tempo ne dilata il ricordo rendendolo più bello.

Come ho già detto, fare una crociera subacquea secondo me è il modo più bello di fare immersioni, è un’esperienza di vita a contatto costante con il mare, sul mare e nel mare. Per una settimana i ritmi delle giornate sono scanditi dal sorgere e tramontare del sole. Il suono della campana avvisa che è pronto da mangiare e avverte del briefing delle immersioni. Si fanno tre tuffi ogni giorno intervallati da colazioni, pranzi e cene e da ore di relax sul ponte sole. Il tempo vola, e la sera si ha ancora voglia di restare su in coperta a chiacchierare e a scherzare. Sì, l’atmosfera che si crea a bordo è davvero unica, e anche questa volta è stato così, con Marco sempre con noi, cortese, disponibile, ma anche scherzoso. Fin dal primo momento tra tutti noi si è creata una speciale alchimia, che ha fatto sì che le ore tra un’immersione e l’altra scorressero veloci tra scherzi e risate e interminabili partite a carte. Il clou è stato il torneo di scopone scientifico che ha visto la coppia Marzio-Gian Maria sfidare l’agguerritissima coppia Piera-Barbara, con la vittoria di quest’ultima per 2-1, sorretta dal tifo calcistico dei non partecipanti. E poi c'è stata anche la musica: la colonna sonora della nostra crociera è stata "Satalana", una canzone egiziana indiavolata, sulle note della quale ballavamo al termine delle immersioni più belle, sotto lo sguardo divertito dell'equipaggio egiziano.

Il torneo di scopone scientifico che ha visto impegnate le coppie Marzio-Gian Maria e Piera-Barbara        La coppia vincitrice festeggia ballando
             

Omar e Marco impegnati in uno dei dettagliatissimi briefing

La qualità delle immersioni è stata molto buona, alternando immersioni lungo le pareti coloratissime e ricche di vita dei reef a immersioni sui famosi relitti del Nord. Tutte immersioni tranquille e poco profonde che mi hanno permesso di riprendere confidenza con il monobombola e il circuito aperto, dopo alcuni anni di immersioni "tecniche" profonde con il rebreather.

E’ stata una settimana intensa di fantastiche immersioni, come si può vivere solamente in crociera, tra immensi ventagli di gorgonie, giardini di corallo duro, alcionari dai mille colori e una straordinaria varietà di pesce di barriera.

Sono mancati gli incontri con i grandi pelagici (del resto poco frequenti nel Mar Rosso del Nord), ma le immersioni ci hanno riservato comunque piacevolissime sorprese, come l’incontro con delle tartarughe e soprattutto lo snorkeling con un branco di delfini e tutto il campionario di coloratissimi e vivaci pesci di barriera che rendono le immersioni in questo mare davvero uniche.

Una menzione particolare meritano i dettagliatissimi briefing pre-immersione di Marco che, con il supporto di un computer collegato ad un maxi schermo ci ha illustrato perfettamente le singole immersioni, dandoci anche interessanti informazioni di carattere storico e ambientale. Tutt’altra cosa rispetto ai frettolosi e approssimativi briefing che avevo sentito in passato, fatti con l’ausilio di una lavagna. Anche da questo punto di vista debbo dire che l’organizzazione è stata perfetta.

L’appuntamento (almeno nelle intenzioni) è per il prossimo anno con il M/Y "Diamante", la nuova barca di Marco che attualmente è in costruzione, e con il desiderio che arrivi presto, per fare assieme un’altra crociera che si spera possa essere altrettanto bella e divertente come questa. Non ci resta che aspettare!

 

La zona diving a poppa, con le bombole, le attrezzature e la stazione di ricarica gas

 I due comodi tender per andare sui punti d'immersione

 

Ed ecco qui di seguito la cronaca delle nostre giornate trascorse in mare, una specie di "diario di bordo" che ho tratto dagli appunti presi nel mio log book.

 

Lunedì 16 ottobre 2023 (Temple – Jackson Reef)

 

 

 sopra: l'itinerario della nostra crociera

sotto: Temple e Jackson Reef

 

Lasciato di buon ora il Marina di Watanya, dopo una breve navigazione verso est siamo giunti a Temple, che si trova al centro della grande baia che si estende tra Ras Umm Sid e Ras Katy bordata da un’alta falesia di madrepore fossili. Qui era prevista l’indispensabile check-dive, necessaria per stabilire la corretta pesata e fare la prova del lancio del pedagno (in caso di separazione dal gruppo è imperativo saperlo fare alla perfezione). Ci siamo divisi in due gruppi e io e Angela ci siamo immersi insieme ad Ahmed. Questo sito d’immersione, pur essendo vicinissimo alla costa dove ci sono molti villaggi affollati di turisti, è molto caratteristico perché da un grande pianoro sabbioso che dai 6 metri scende fino a 30 metri di profondità si innalzano una serie di torrioni madreporici simili alle colonne di un tempio (di qui il nome di "Tempio" che è stato dato al sito).

La mia check-dive è stata un disastro! Ho passato tutta l’immersione a lottare con il vis del mio gav che andava in erogazione continua e mi costringeva a staccare e riattaccare la frusta di bassa pressione. La mia pesata era decisamente eccessiva (qualcuno mi aveva detto che i piombi erano da 2,5 kg…invece erano da 3) e ho fatto un continuo yo-yo con un pessimo assetto. Distratto da questo inconveniente non mi sono affatto goduto l’immersione, nonostante la visibilità ottima e la varietà dei pesci e dei coralli presenti. Ricordo di aver visto solo una grossa murena verde, ma per il resto… solo tante bolle. Nessun problema con il lancio del pedagno, ma grosse difficoltà a risalire sulla ripida scaletta della barca a causa di una dolorosa tendinite a un polso che mi ha afflitto per tutta la settimana. Dei consumi di gas è meglio che non ne parli… Insomma un tuffaccio di 45 minuti assolutamente da dimenticare!

 

Dopo pranzo ci siamo spostati a nord-est nello Stretto di Tiran, al centro del quale ci sono i famosi quattro torrioni corallini di Gordon, Thomas, Woodhouse e Jackson che dividono lo stretto in due canali. La prima immersione del pomeriggio l’abbiamo fatta a Jackson Reef, il più settentrionale dei quattro reef, che ho subito riconosciuto da lontano per i resti del cargo cipriota "Lara" che è naufragato qui all’inizio degli anni’80 e sono rimasti sopra alla barriera. Guidati da Marco ci siamo immersi lungo la parete meridionale del reef, al riparo dal vento e dalla corrente che in questa zona è sempre molto forte. Questa è considerata una delle pareti più belle del Mar Rosso, per la varietà, la quantità e i colori incredibili di madrepore e di pesci di barriera, un’immersione a poca profondità ma che lascia tutti senza fiato. Abbiamo fatto quasi un’ora d’immersione in un vero e proprio acquario colorato, con migliaia di pesci di ogni specie, coloratissimi coralli molli e duri, bei rami di gorgonie, madrepore, delicati alcionari, anemoni, coralli di fuoco… uno spettacolo. Vediamo un pesce Napoleone, pesci ago, pesci leone, pesci bandiera e i simpatici "pesci Nemo" (pesci pagliaccio) dentro agli anemoni. Un’immersione in pieno relax fatta a poca profondità, perché i reef offrono il meglio di sé a meno di 10 metri. Terminata l’immersione sono comunque un po’ stanco e fatico a risalire sulla scaletta della barca con la zavorra addosso, perciò decido di riposare e di non fare l’immersione notturna, e anche Angela rinuncia.

Martedì 17 ottobre 2023 (Thomas Reef – Ras Umm Sid – Temple)
La prima immersione del mattino l’abbiamo fatta a Thomas Reef tuffandoci dal gommone. Omar scandisce il tempo «1, 2, 3, jump!» e al "jump" saltiamo tutti in acqua in assetto negativo ma nonostante il forte vento che ha soffiato per tutta la notte non c’è nemmeno corrente di superficie. Scendiamo sull’angolo sud del reef e tenendo la parete a sinistra nuotiamo lungo il versate est dove la parete scende fino a un pianoro sabbioso che comincia a circa 25 metri di profondità degradando dolcemente. A 35 metri di profondità raggiungiamo la doppia fila di grandi gorgonie che indica l’inizio del famoso canyon di Thomas che corre parallelo al reef sormontato da tre grandi archi e sprofonda ad oltre 60 metri. Le pareti del canyon sono ricoperte di coralli e la tentazione di passare almeno sotto al primo arco è davvero grande (in passato io l’ho già fatto), ma rispettiamo la raccomandazione che ci ha fatto Marco nel briefing di non superare i 40 metri e a fine immersione vedo che il mio computer segna 40.1 metri. Ci limitiamo a sorvolare il canyon gettando lo sguardo fino a dove si può e continuiamo a nuotare verso nord-est sospinti da una corrente che man mano che proseguiamo aumenta. Arrivati quasi all’angolo orientale del reef dove è facile incontrare una corrente molto forte torniamo indietro alzandoci di quota, e mantenendo la parete a destra nuotiamo fino alla nostra barca. Costeggiamo la parete del reef con i suoi incredibili alcionari viola e blu che tappezzano tutta la barriera. Un tuffo molto bello!

Terminata l’immersione la nostra barca ritorna verso Sharm El Sheikh e ci immergiamo davanti a Ras Umm Sid, il grande promontorio sormontato dal grande faro che indica l’inizio dello Stretto di Tiran. Saliamo sul gommone e raggiungiamo il punto d’immersione ad est del faro. Ci guida Marco che nel briefing ciha detto che qui ci sono "le più belle gorgonie del Mar Rosso settentrionale".

In effetti, arrivati a 30 metri di profondità vediamo una vera e propria foresta di enormi gorgonie davvero spettacolari. Oltrepassate le gorgonie risaliamo sul pianoro che si trova ad una quindicina di metri di profondità con vari pinnacoli madreporici ricoperti di alcionacei e contornati da un’infinità di pesci di barriera. Torniamo indietro mantenendo il reef sulla destra e guardando all’interno dei numerosi anfratti e delle grotticelle che si aprono tra i 6 e i 4 metri e brulicano di vita. Ci sono pesci vetro, pesci accetta, pesci leone, pesci trombetta, pesci pappagallo, pesci farfalla, piccole cernie rosse maculate, pesci pagliaccio… un acquario coloratissimo! Un’immersione molto tranquilla e godibilissima.

La Snefro Target si ormeggia per la notte a Temple. Il sole tramonta e alle 18:45 siamo di nuovo in acqua per la terza immersione della giornata. Angela non scende in acqua ed io mi unisco al gruppetto guidato da Ahmed. Nuotiamo per un pezzo nei pressi della nostra barca, divertendoci ad osservare i pesci leone che catturano i pesciolini attratti dalla luce delle nostre torce. La notturna ci regala bei giochi di luci e ombre e ci permette di fare un’immersione molto rilassante. Va tutto bene fino al momento di risalire in barca. Il polso mi fa molto male. Non riesco nemmeno a passare ai marinai la mia cintura con 10 kg di piombi, e arrampicarmi sulla scaletta è una vera sofferenza. Sono molto avvilito, ma sono riuscito a fare tutte le tre immersioni previste nella giornata. Dopo cena vado subito a letto, sperando di recuperare un po’ di forze.

   

Thomas Reef

Ras Umm Sid

Mercoledì 18 ottobre 2023 (Shark Reef – Yolanda Reef – Anemone City  – Sha’ab Mahmud)

Il mattino seguente con una breve navigazione verso sud-ovest entriamo nel Parco Nazionale di Ras Mohamed che prende il nome dall’omonima penisola rocciosa che segna l’estremo limite meridionale del Sinai e si protende nel Mar Rosso. Superato l’alto promontorio di Ras Mohamed la nostra barca si ormeggia e dopo il briefing di Marco siamo pronti per il primo tuffo della giornata sull’estremità sud della penisola. Alle 08:45 ci tuffiamo in acqua dal tender e, guidati da Marco, nuotiamo per un tratto lungo la parete di Shark Reef tenendola sulla destra sospinti da una leggera corrente. La parete è coloratissima, interamente ricoperta di madrepore e grandi coralli molli, come gorgonie e alcionari rosa, bianchi, lilla e viola.

La barriera corallina qui ha la forma di piccoli isolotti poco profondi, circondati da tutti i lati dal mare con una laguna retrostante profonda, protetta dal vento. All’esterno invece la barriera sprofonda verticalmente fino alla profondità di circa 800 metri, dalla quale emerge il torrione madreporico che noi costeggiamo raggiungendo la sella sabbiosa che collega Shark Reef a Yolanda Reef. Raggiungiamo la zona in cui nel 1980 è naufragata la famosa "nave dei cessi", il mercantile cipriota che trasportava un carico di container contenenti sanitari e vasche da bagno che erano diretti ad Aqaba in Arabia. Il carico della nave è disseminato sul fondale tra i 10 e 25 metri, mentre la nave sospinta dalle mareggiate è precipitata nel burrone sottostante. Questa volta ho evitato di farmi fare la classica foto seduto su un water, foto che conservo già dalle volte precedenti che sono stato qui. Vediamo tanto pesce, cernie, dentici, carangidi e anche un piccolo trigone maculato disteso sulla sabbia. Dopo quasi un’ora d’immersione Marco lancia il pedagno e il gommone viene subito a riprenderci per riportarci in barca.

Poco prima delle 13 siamo nuovamente in acqua. Questa volta ci guida Omar siamo in sette e c’immergiamo a nord-est del reef semiaffiorante chiamato Shark Reef su un pianoro detto Anemone City a pochi metri di profondità. Il punto d’immersione è un grande balcone affacciato sulla profondità ed è così chiamato perché alla profondità di 15-20 metri s’incontra una piattaforma con decine di anemoni, attaccati uno all’altro, in cui vivono in simbiosi i pesci pagliaccio e le damigelle domino (damigelle a tre macchie), riconoscibili dalla loro particolare colorazione e anche dal fatto che spesso, vivono in gruppetti numerosi negli anemoni che spesso condividono con i pesci pagliaccio. Probabilmente in questo punto si trovano così tante attinie, perché c’è una sorgente termale nella zona che favorisce la crescita degli anemoni.

Purtroppo non è stata una bella immersione per me e Angela. Dopo aver costeggiato la parete del reef ricoperta di bellissimi anemoni per una ventina di minuti Omar taglia nel blu per raggiungere Shark Reef (io credevo che si fosse allargato dalla parete per cercare gli squali nel blu), ma io e Angela lo perdiamo di vista e restiamo soli. E’ successo che Angela ha una grossa perdita dal primo stadio dal quale respira e mentre armeggiamo con l’erogatore nel tentativo di bloccare il flusso di bolle ci distraiamo per un attimo e non vediamo in che direzione è andato Omar con il nostro gruppo. Ci guardiamo attorno, ma nonostante l’ottima visibilità non vediamo nessuno. Perciò decidiamo di ritornare verso la parete del reef per farci venire a prendere dal gommone. Spariamo un pedagno e ci vede immediatamente un marinaio su un gommone di un’altra barca che ci chiede da quale barca veniamo. Una volta dettogli il nome della nostra barca, va ad avvisare un marinaio del nostro efficientissimo equipaggio che viene subito a ripescarci con il tender e ci riporta a bordo. Siamo molto dispiaciuti, non tanto per la bella immersione saltata, quanto per lo spavento fatto prendere ad Omar che  era tornato indietro a cercarci e non ci aveva più visti.

       

Lasciato Ras Mohamed navighiamo per un po’ verso ovest nello Stretto di Gubal e raggiungiamo Beacon Rock, uno scoglio affiorante segnalato da un faro che  delimita ad est il canale che conduce al Golfo di Suez. In questa zona c’è Sha’ab Mahmud una grande formazione madreporica semiaffiorante lunga diverse miglia che forma una barriera al cui interno c’è una laguna dal fondo sabbioso poco profondo. All’estremità di questa barriera corallina si trova Beacon Rock e la nostra barca si ormeggia al riparo dalle onde sul reef a poca distanza dal faro posto sulla punta sud, nel largo canale tra la barriera corallina e la costa del Sinai il cui ingresso è delimitato da Beacon Rock. Trascorreremo qui la notte, ma prima di cena faremo un’immersione notturna rimanendo nei pressi della barca.

Scendiamo in acqua poco prima delle 19 saltando direttamente dalla poppa della barca e, guidati da Omar, facciamo una bellissima immersione. Si dice che la notturna a Machmoudet sia una delle più belle del Mar Rosso e sono assolutamente d’accordo. Vediamo tantissimo pesce. Ci sono numerosi pesci pietra, una grossa murena verde, pesci pipistrello, un piccolo polpo giallo, un pesce scatola, un barracuda, tanti pesci scorpione e poi ricci matita, crinoidi, alcionari colorati, coralli duri… e soprattutto vediamo due grossi carangidi a caccia. L’incontro con i carangidi è stato davvero emozionante. Uno dei due esemplari era molto grosso e quando mi si avvicinava a tutta velocità per poi voltare all’ultimo momento era davvero inquietante. E’ stato impressionante vederli guizzare velocissimi per catturare le prede illuminate dalle nostre torce. Uno ha afferrato al volo un grosso pesce trombetta e l’ha mangiato proprio davanti ai nostri occhi. Uno spettacolo un po’ cruento ma affascinante. Sicuramente è stata una delle più belle immersioni notturne che io abbia mai fatto.

Marzio e Barbara

Omar Mohamed

 

 

Un gruppo pronto per la notturna

 

Giovedì 19 ottobre 2023 (relitto "Dunraven" – relitto "Carnatic” – relitto "Ghiannis D")

Oggi finalmente è la giornata dei relitti… la mia passione! Cominciamo con un’immersione nei pressi di Beacon Rock dove abbiamo passato la notte. Ci svegliamo all’alba, saliamo sul tender e alle 06:35 saltiamo in acqua per andare a visitare il relitto del "Dunraven", un mercantile britannico a propulsione mista vela e vapore, varato nel 1873, utilizzato sulla tratta Suez - Bombay.

All’epoca si trattava di una nave di nuova tecnologia, relativamente grande per le misure delle navi di allora (misurava 80x10 metri), spinta da un motore a due cilindri da 140 cavalli. Il cargo naufragò nel 1876, mentre trasportava un carico di spezie, cotone, legname e bottiglie di vino proveniente dall’India ed era diretto in patria. Andò a urtare violentemente contro la parete dei reef di Sha’ab Mahmud e sullo scafo si aprì una grossa falla. La nave prese anche fuoco e in poco tempo affondò scivolando lungo il costone del reef e andando a posarsi sul fondo a una trentina di metri di profondità. Oggi il relitto è spezzato in due tronconi, ed è in posizione rovesciata con la chiglia rivolta verso l'alto.

Con il tender ci portiamo sul punto dell’immersione situato a poca distanza dal reef e guidati da Marco, iniziamo l’immersione dalla zona di poppa che è la più profonda e la più suggestiva. La visibilità è ottima e notiamo subito l’enorme timone e l’elica a quattro pale (ma una è spezzata) che si stagliano verso la superficie. La fiancata di sinistra è ancora in buono stato. Entriamo all’interno dello scafo da poppa, attraverso uno degli squarci sul lato di dritta provocati dall’urto contro il reef. All’interno filtra una debole luce che illumina lo scafo e c’è una miriade di pesci vetro che formano una grande nuvola argentata che si apre al nostro passaggio. Ci sono anche pesci leone, qualche cernia e colorati alcionacei. E’ davvero un bello spettacolo.

Nuotando verso prua arriviamo nella parte centrale della nave, dove c’è un ammasso di lamiere e si vedono i resti del grosso fumaiolo e alcune maniche a vento. Il relitto è capovolto, ma gli spazi interni sono piuttosto agevoli, perciò entriamo nella sala macchine, dove riconosciamo subito l’enorme caldaia a vapore di forma cilindrica. All’interno notiamo numerosi pesci farfalla, pesci leone, tantissimi pesci vetro e delicati alcionari rosa. Purtroppo è rimasto ben poco del carico trasportato dal "Dunraven". Si vedono solo alcune vecchie cime in canapa e i pochi resti delle balle di cotone, mentre a causa dei "cacciatori di souvenir" non ci sono più le bottiglie di vino che facevano parte del carico e restano solo alcuni cocci di vetro che sono stati appoggiati su una cassa per farli vedere ai subacquei. La parte prodiera è in parte collassata, ma vicino all’occhio di cubia riconosciamo le grandi catene delle ancore. Usciti dal relitto, diamo uno sguardo ai due grossi alberi distesi sulla sabbia completamente rivestiti da grandi colonie di alcionacei colorati. Una bella immersione molto tranquilla e rilassante.

Sha'as Abu Nuhas

Finita la colazione Marco si consulta con il capitano della nostra barca e viste le condizioni meteomarine favorevoli decidono di attraversare lo Stretto di Gubal (il tratto di mare compreso tra Hurghada e Sharm el Sheikh) per raggiungere i reef di Sha’ab Abu Nuhas che si trovano al centro dello stretto, a nord dell’isola di Shadwan dalla quale distano 3 miglia.

Lo Stretto di Gubal, essendo situato appena oltre il Golfo di Suez costituisce, a causa dei suoi insidiosi reef, un temuto passaggio obbligato per tutte le navi che discendono il Mar Rosso dal Canale di Suez. I banchi di corallo semiaffioranti presenti in questo braccio di mare che si trovano proprio sulla rotta delle navi che transitano nel Golfo di Suez e un tempo non erano segnalati da alcun faro hanno da sempre costituito un serio pericolo per tutte le navi provenienti dal Mediterraneo o che cercavano di raggiungerlo. Il maggior numero di relitti di tutto il Mar Rosso egiziano infatti si trova proprio nello Stretto di Gubal, ma non si conosce con precisione il numero di navi e di vascelli affondati in queste acque che hanno da sempre costituito un'importante arteria per il commercio marittimo.

In un paio d’ore di navigazione in direzione sud-ovest copriamo le 16 miglia che ci separano da Abu Nuhas e ormeggiamo sul lato sud del reef nei pressi del piccolo faro. Sul lato nord del reef esposto ai venti dominanti e battuto dalle onde si trovano i resti ben conservati di quattro relitti: Kimon M, Marcus, Carnatic e Ghiannis D.

Poco prima di pranzo ci immergiamo sul relitto del "Carnatic", il più antico dei quattro, che naufragò qui nel 1869. Il Carnatic era un elegante vascello inglese lungo quasi 90 metri, utilizzato sulla rotta Suez-Bombay, appartenente alla prima generazione di navi a propulsione mista a vela e a vapore, classificate come "piroscafi a propulsione mista" e chiamati "steamer". Durante la notte il vascello, che trasportava 230 passeggeri, un carico di posta destinato ai soldati inglesi di stanza in India, e numerose bottiglie di vino e "London soda water", si avvicinò pericolosamente ai reef occidentali di Abu Nhuas, incagliandosi sopra di essi. Il capitano non capì la gravità della situazione ma durante  la notte il vento e le onde rinforzarono, sbattendo contro la chiglia del vascello e spezzandolo in due tronconi. Il primo affondò quasi subito con più di 20 passeggeri, mentre la prua rimase incagliata sul reef per diversi mesi, fino a quando una forte burrasca la fece scivolare definitivamente alla base della barriera corallina, sul versante settentrionale di Sha'ab Abu Nuhas.

Con il tender ci portiamo sulla verticale del relitto che è adagiato sulla fiancata di sinistra a 27 metri di profondità e, guidati da Marco, scendiamo sulla prua e ci infiliamo nelle stive. La zona di prua è integra, anche se le assi dei ponti non ci sono più e si vedono le robuste strutture metalliche che un tempo sostenevano il ponte di legno della coperta oggi totalmente corroso e che creano larghe fenditure permettendo ai raggi del sole di formare bei giochi di luce. Lo scafo ormai appare molto corroso dal mare, ma grazie alla ricca fauna sessile che ricopre totalmente le sue strutture è ricco di colore e d’interesse biologico. Dopo uno sguardo ai due grandi alberi distesi sulla sabbia tutti concrezionati, proseguiamo visitando la zona del ponte di comando e la sala macchine. All’interno nelle zone più in ombra ci sono fitti banchi di pesci vetro che nuotano a centinaia formando una fitta nuvola argentata che ci avvolge completamente. Vediamo anche dei pesci leone, pesci farfalla e piccole cernie coralline. All’interno delle stive sino a qualche anno fa erano ancora visibili le casse contenenti le bottiglie di vino e quelle ovoidali di soda con impresso sul vetro il nome dei porti di destinazione di Bombay e Calcutta. Purtroppo, ormai si vedono solo dei cocci di vetro mentre le bottiglie sono state "prelevate" dai soliti cacciatori di souvenir.

Proseguiamo nuotando fino a poppa passando dall’interno e arrivati in fondo allo scafo usciamo per andare a vedere la grande elica tripale e il timone ancora integro. Poi ritorniamo a centro nave dove c’è una cima che arriva in superficie, utile riferimento per smaltire i pochi minuti di deco accumulati in quasi un’ora d’immersione. Giunti in superficie dopo aver sparato il pedagno troviamo il tender che ci raccoglie per riportarci a bordo della nostra barca.

 Carnatic

Ghiannis D

Appena il tempo di pranzare e alle 15:45 siamo di nuovo in acqua, questa volta sul relitto del "Ghiannis D". Si tratta di un grosso cargo greco costruito alla fine degli anni ’60 che affondò nel 1983. La nave, proveniente da Rijeka in Jugoslavia, trasportava un carico di legname ed era diretta allo scalo yemenita di Hodeida via Jeddah. Durante la notte la nave urtò violentemente contro la barriera corallina di Abu Nuhas e rimase incagliata con la prua sulla sommità del reef, dando la possibilità a tutto l’equipaggio di mettersi in salvo. Dopo alcune settimane lo scafo rimasto in balia delle onde si spezzò in tre parti e affondò ai piedi del reef. Il troncone di prua e quello di poppa, si adagiarono sul fondale sabbioso a 27 metri di profondità, entrambi inclinati sulla fiancata di sinistra.

Come al solito arriviamo sul punto d’immersione con il gommone. Angela non è venuta ed io vado con Marco che ci guida direttamente sul troncone di poppa del relitto, che è ancora perfettamente conservato. Per prima cosa facciamo un giro sulla caratteristica poppa arrotondata, notando l’elica con le pale contorte a causa dell’urto sul reef e il grande timone. Poi diamo uno sguardo all’elemento che caratterizza questo relitto, l’imponente fumaiolo con impressa la lettera «D» che indica la compagnia di navigazione greca alla quale apparteneva (Dumarc Shipping Trading Corporation in Piraeus).

Davanti al fumaiolo è ben visibile una grande gru a portale a forma di «U» rovesciata della quale oggi rimangono solo i due piloni di sostegno laterali totalmente avvolti da splendidi alcionari e da nuvole di rossi anthias. Peccato. Quando venni qua alcuni anni fa, la gru era ancora integra e facemmo una bella foto di gruppo appollaiati sull’elemento trasversale della gru. Tra queste strutture si sviluppano diverse specie di coralli molli e nuotano un’infinità di pesci di barriera, come pesci pappagallo, pesci chirurgo, pesci sergente ed eleganti pesci scorpione.

Lasciata la poppa, saliamo sul ponte dove sono visibili alcuni grandi portelli che permettono di accedere ai locali più interni della nave. Dal portellone di destra entriamo nella grande sala macchine dove possiamo ammirare l’enorme motore a 6 cilindri e molti altri particolari ben conservati, come le valvole, le bielle e le tubature. Poco oltre l’entrata della sala macchine, c’è un doppio accesso a destra e a sinistra che immette in un enorme stanzone completamente spoglio, ma particolarmente suggestivo per la luce che entra attraverso i molti oblò presenti. Lasciata la sala macchine saliamo fino alla cabina di comando e l’attraversiamo passando dalle grosse aperture laterali. Seguendo poi il corridoio esterno, vediamo le diverse gruette che pendono verso l’esterno.

Nuotiamo seguendo la parete del reef sulla destra, e a una cinquantina di metri di distanza incontriamo la parte centrale del relitto, ormai ridotta a un cumulo di ferraglia, e parte del carico di legname adagiato sul fondo. Nuotando per un breve tratto verso est raggiungiamo il troncone di prua anch’esso perfettamente integro e riverso sul lato sinistro a 18 metri di profondità, con il lungo bigo di carico adagiato sul fondo, perpendicolare alla nave, completamente ricoperto da coralli duri e alcionari coloratissimi. Nella zona di prua, si distinguono chiaramente il verricello salpa ancore e numerosi argani di carico. Al centro si trova la stiva, dove è ancora presente la lunga catena dell’ancora che in parte fuoriesce dall’occhio di cubia e in parte è ancora raccolta all’interno. Anche qui le lamiere offrono rifugio a branchi di pesci vetro e cernie rosse. Questa parte del relitto è stata colonizzata da corallo duro e molle, che la rende molto scenografica. Finito il giro intorno alla prua, ritorniamo a centro nave e risaliamo lungo una grossa cima legata alle sovrastrutture. L’acqua è piuttosto torbida e il relitto a mano a mano che risaliamo verso la superficie sembra avvolto dalla nebbia lasciandoci un ricordo molto suggestivo.

Una volta risaliti sul gommone ci fermiamo in una laguna poco distante dalla nostra barca, dove abbiamo visto un grosso branco di delfini saltare fuori dall’acqua. In un attimo i delfini si sono avvicinati a noi, nuotando e saltando gioiosi attorno a noi, emettendo i loro tipici e inconfondibili richiami sonori. Sul mare, in superficie, avevo visto tante volte nuotare branchi di delfini, e anche sott’acqua ne avevo incontrati diverse volte durante le mie immersioni, ma trovarmene così tanti a pochi metri di distanza che mi giravano intorno in piena libertà mi ha emozionato moltissimo.

Mi è rimasta particolarmente impressa la straordinaria velocità con la quale i delfini si muovevano ondeggiando appena dal basso verso l'alto la loro coda falciata. Arrivavano vicino a noi e improvvisamente scartavano di lato velocissimi. I delfini sono rimasti assieme a noi per un pezzo, incuranti della nostra presenza, offrendoci uno spettacolo bellissimo, prima di riprendere la loro strada, lasciandoci negli occhi l'incancellabile immagine della loro silhouette armoniosa.

 

Venerdì 20 ottobre 2023 (relitto "Kingston" – relitto "Thistlegorm")

 

La mattina seguente la Snefro Target rivolge la prua verso nord per attraversare lo Stretto di Gubal e raggiungere Shag Rock, un reef affiorante segnalato da un piccolo faro metallico, che si trova a sud di Sha’ab Ali ed è distante poche miglia dal relitto del "Thistlegorm". La navigazione è lunga e difficoltosa perché incontriamo vento e mare in prua, e le onde piuttosto formate fanno beccheggiare parecchio la barca mettendo a dura prova chi non ha lo stomaco avvezzo al mare come me e mia moglie.

Arrivati a Shag Rock il gruppo s’immerge sul relitto del cargo inglese "Kingston", naufragato su questo reef nel 1881 sul lato opposto a quello dove c’è il faro. Il relitto, privo della parte prodiera, ha la poppa appoggiata sul fondo ad appena 15 metri di profondità e non è particolarmente interessante. Angela ed io l’abbiamo già visitato in passato, perciò decidiamo di rinunciare all’immersione e di riservare le nostre forze al clou di questa crociera, il Thistlegorm, sul quale c’immergeremo nel pomeriggio. Dopo pranzo ci spostiamo di poche miglia verso nord-est e ormeggiamo la barca sopra il relitto del "Thistlegorm", sul quale sono previste tre immersioni. Dell’ormeggio (piuttosto difficoltoso a carica della forte corrente) si occupa Omar che fissa due grosse cime sul relitto, una a poppa e una a centro nave. Questo ci permetterà di immergerci agevolmente sul relitto anche in caso di corrente e di passare qui la notte tranquillamente anche senza essere riparati da un reef.

Molto è stato detto e scritto sul famoso relitto del "Cardo blu" (questo è il significato di "thistlegorm" in gaelico), visitato ogni anno da migliaia di subacquei provenienti da ogni parte del mondo. Io stesso mi sono immerso insieme a mia moglie diverse volte su questo relitto che ha un fascino tutto particolare ed è considerato uno dei più belli e interessanti del mondo. L’ultima volta fu nell’aprile del 2014 e la ricordo in modo particolare perché per una serie di circostanze impreviste Angela ed io ci immergemmo sul relitto da soli. Passammo più di mezz’ora all’interno delle stive del relitto, esplorandone ogni angolo e osservandone con attenzione ogni più piccolo particolare. Ci infilammo in alcuni posti nei quali le guide non ti portano mai durante i loro frettolosi giri e uscimmo con qualche minuto di decompressione da fare e pochissimi bar di aria nella bombola. Quella vota Angela mi ringraziò per averle fatto fare una simile immersione e mi disse che non sarebbe mai più tornata su questo relitto perché un giro come quello che avevamo fatto non sarebbe più stato possibile.

E invece, dopo quasi dieci anni eccoci di nuovo qui…

Il "Thistlegorm" era una grande nave mercantile britannica (128x18 metri), affondata a circa 31 miglia a nord da Sharm El Sheikh la mattina del 6 ottobre 1941 mentre era ancorata sul versante esterno dell’immenso reef di Sha’ab Ali, al largo delle coste occidentali del Sinai. La nave fu colpita da due bombe sganciate da due bombardieri della Luftwaffe. La nave colò a picco praticamente intatta, se si esclude la parte poppiera, perché l’esplosione delle munizioni di cui era piena la stiva n. 4 spezzò in due lo scafo che affondò rapidamente.

Il relitto si trova in assetto di navigazione a una profondità che va dai 15 metri della prua ai 30 metri sotto la poppa, e sia lo scafo sia il suo carico sono ancora in buono stato di conservazione. All’interno si trova l’intero carico di approvvigionamenti destinati alle truppe britanniche impegnate nella campagna del Nordafrica contro il generale Rommel, durante la seconda guerra mondiale. Il carico è ancora perfettamente riconoscibile nonostante le incrostazioni coralline e la patina di ruggine che lo ricopre. Nelle stive n.1 e 2, disposte su due piani, ci sono casse di fucili Lee Enfield MK III, munizioni, mine anticarro, bombe d’aereo, camion e rimorchi pieni di motociclette BSA, Norton e Matchless, alcuni sidecar, autocarri Bedford, Ford e MW, camionette Morris, rimorchi, carri armati leggeri, generatori elettrici portatili, ali di ricambio di aerei, calotte per motori radiali di aerei, pezzi di ricambio per altri mezzi, cingoli, pneumatici, stivali di gomma, brande da campo, casse di medicine e molto altro ancora. Un vero e proprio museo sommerso!

Nelle stive n. 3 e 4, distrutte dalle esplosioni, si trovava il grande arsenale degli esplosivi: mine anticarro, proiettili d’artiglieria di grosso calibro, casse contenenti munizioni leggere e bombe a mano. C’erano inoltre due carri armati Bren Carrier MK II che ora giacciono rovesciati sul fondo e dei carrelli per il trasporto delle munizioni. Sul ponte di coperta invece si trovavano due piccoli carri armati, quattro vagoni ferroviari e due locomotive, una delle quali oggi giace sulla sabbia a una trentina di metri di distanza dallo scafo. A causa della guerra il cargo fu armato con una mitragliatrice pesante da 4,7 pollici e un cannoncino antiaereo da 40 mm su torretta ancora ben visibili a poppa, oltre ad una mitragliera pesante mobile.

Abbiamo esplorato completamente il Thistlegorm nel corso di tre immersioni. La prima immersione, guidata da Ahmed, la facciamo alle tre del pomeriggio e la dedichiamo alla parte poppiera e a ciò che resta della stiva n. 4. Scendiamo lungo la cima di ormeggio assicurata da Omar sulla poppa del relitto e per prima cosa andiamo a vedere la grande elica a quattro pale e il timone; poi nuotando lungo il lato sinistro del relitto saliamo sul ponte superiore a 25 metri di profondità, dove svettano la mitragliatrice pesante e il cannone antiaereo su torretta che sono tutti ricoperti da alcionari.

La visibilità è piuttosto scarsa ma intorno a noi vediamo volteggiare banchi di pesci vetro e incontriamo anche un grosso gruppo di carangidi. Staccatici di qualche metro dalla nave, andiamo a vedere la locomotiva distesa sulla sabbia, della quale restano solo la parte anteriore della caldaia e le prime due coppie di ruote. Tornati verso il relitto in corrispondenza della stiva n. 4 vediamo al suo interno cavi, casse di munizioni, grosse bombe per gli obici da 105 mm (sul fondello è ben visibile la loro data), carrelli per trasportare le munizioni. Ci sono anche due piccoli carri armati leggeri Bren Carrier MK II rovesciati sul fondo. Dopo aver dato un’occhiata all’ampio squarcio provocato dall’esplosione, ci dirigiamo verso prua, passando sopra la stiva n. 3  che conteneva solo carbone. Nuotiamo sopra la coperta fino a raggiungere uno dei vagoni ferroviari che sono sopra di essa, poi torniamo verso la plancia parzialmente scoperchiata da cui si può accedere alla cabina di comando, ed entriamo nella cabina del comandante con il suo bagno nel quale spicca la piccola vasca da bagno. Saliamo nella plancia di comando che è completamente spoglia e l’attraversiamo, poi usciamo e torniamo indietro nuotando lungo la murata di dritta proseguendo fino a raggiungere la cima fissata sulla poppa, lungo la quale risaliamo agevolmente rimanendo attaccati.

Alle 18:30 iniziamo la seconda immersione sull’esterno del relitto, dedicata alla parte prodiera. Scendiamo attaccati lungo la cima di poppa ma la corrente è davvero molto forte e Angela arrivata a una decina di metri di profondità non se la sente di proseguire, nonostante Omar che ci guida si offra di accompagnarla fino al relitto tenendola saldamente per mano.  Angela risale in barca e si perde una bellissima notturna. Peccato. Arrivati sul relitto siamo un po’ più riparati dalla corrente e possiamo fare un giro nella parte centrale della nave, entrando nella plancia di comando e nella cabina del comandante. Proseguiamo nuotando verso prua con corrente contraria, ma rimanendo al riparo dei due vagoni cisterna che sono assicurati sulla coperta. Osserviamo il grande salpa ancore con le catene ingranate. L’ancora di sinistra è ancora appesa alla catena e pende dall’occhio di cubia, mentre la catena di dritta scende verticale sul fondo a una trentina di metri di profondità per poi snodarsi in direzione nord fino all’ancora che è parecchio distante dalla nave. Per un attimo ci affacciamo di fronte alla prua del relitto per ammirare il possente tagliamare, ma la visibilità non è molto buona e la corrente molto forte ci spinge verso il relitto. Perciò torniamo indietro nuotando in favore di corrente. C’è molto pesce, tanti pesci farfalla, carangidi, due pesci coccodrillo appoggiati sulla coperta e una rossa ballerina spagnola… che però non vola. In breve spinti dalla corrente  arriviamo alla cima di ormeggio legata a mezza nave e risaliamo in barca abbastanza agevolmente perche man mano che saliamo aggrappati alla cima la corrente cala. Davvero una bella notturna. Peccato che Angela abbia rinunciato.

Dopo cena andiamo a letto presto perché all’indomani l’immersione nelle stive di prua è prevista all'alba per evitare di incontrare all’interno i subacquei delle altre due barche che sono ormeggiate accanto alla nostra.

 

Sabato 21 ottobre 2023 (relitto "Thistlegorm" – Small Crack)

 

Ultimo giorno di crociera e ultima immersione sul Thistlegorm. Ci svegliamo all’alba e alle 06:45 stiamo già scendendo dalla poppa della nostra barca aggrappati lungo la cima di ormeggio assicurata alla poppa del relitto.

Questa volta ci guida Marco, che la sera prima ci ha fatto un briefing molto dettagliato di quello che andremo a vedere. Come al solito la corrente è forte, ma questa volta staremo sempre all’interno del relitto e non c’è da preoccuparsi. Angela è stanca e si è presa un potente raffreddore accompagnato da mal di testa, perciò ha preferito restare a dormire, rinunciando all’immersione più interessante della nostra breve crociera.

Marco ci guida in un lungo e lentissimo giro nei due livelli delle stive n. 1 e 2, le più interessanti, che contengono tutto il materiale bellico e i rifornimenti che ho elencato sopra. Con calma osservo e riconosco tutti i particolari che ci sono stati descritti nel briefing. Dentro queste stive il tempo si è veramente fermato ed io, che non faccio fotografie, cerco di fissare nella mente quanti più particolari possibile. Riconosco anche un paio di "passaggi proibiti" nei quali anni prima mi ero infilato con Angela quando ci immergemmo su questo relitto da soli, ma molto disciplinatamente seguo la mia guida nuotando lentamente a rana con le pinne verso l'alto per non alzare il sedimento rossiccio che ricopre ogni cosa.

Rimaniamo all’interno del relitto per oltre mezz’ora e siccome sono appena le 7 di mattina ci siamo solamente noi e possiamo goderci l'immersione con la massima visibilità possibile. Vorrei non uscire più dalla pancia di questa nave, ma il tempo scorre inesorabile, cominciamo ad accumulare qualche minuto di deco e la scorta di gas cala… è ora di uscire dal relitto! Sia all’interno che fuori c’è tanto pesce che fa da contorno allo spettacolo di questo relitto. Torniamo alla cima di ormeggio e risaliamo agevolmente in barca con negli occhi un’espressione felice per quello che abbiamo visto e che ricorderemo per un pezzo.

Sono pronto per la notturna sul "Thistlegorm"...

Sha'ab Mahmud - Small Crack

Terminata la colazione la nostra barca si sposta nuovamente e navigando per qualche miglia in direzione sud-est raggiunge Sha’ab Mahmud, il lungo cordone di madrepore semiaffiorante che separa dal mare aperto una grande laguna sabbiosa interrotta da due canali detti Big Crack e Small Crack. Lo Small Crack è il più meridionale dei due ed è il punto in cui faremo la nostra ultima immersione. La nostra barca si ormeggia all’interno della laguna e il tender ci accompagna sul versante estero del reef che scende su un fondale sabbioso di una ventina di metri. Angela ha ancora mal di testa e raffreddore ma non vuole rinunciare all’ultimo tuffo della settimana, perciò viene con me. Ahmed ci da il suo comando «1,2,3, jump!» e saltiamo giù nell’acqua che qui è limpidissima. Siamo solamente in quattro: con noi ci sono Olga, la ragazza russa, e Andrea il suo compagno. Nuotiamo molto lentamente per un lungo tratto del reef, sorvolando distese di alcionari colorati e coralli duri. C’è molto piccolo pesce di barriera, ma vediamo anche un pesce Napoleone, trigoni maculati, anemoni con all’interno i simpatici pesci pagliaccio, piccole triglie, pesci scorpione… un acquario! A un certo punto incontriamo una discreta corrente che ci spinge all’interno della laguna dove è ormeggiata la Snefro Target e decidiamo di terminare l’immersione. Ahmed lancia il pedagno e in pochi minuti arriva il gommone che ci recupera e ci riporta alla barca. Un’ultima immersione di 45 minuti molto rilassante, con la quale salutiamo queste acque.

Marco - Omar - Angela - Marcello

Dopo pranzo navighiamo verso Sharm El Sheikh e ci fermiamo nella grande baia vicino al "Temple" per qualche ora. Smontiamo e sciacquiamo tutta la nostra attrezzatura subacquea e la distendiamo ad asciugare in coperta. Alcuni di noi approfittano per fare un ultimo bagno nelle calde acque davanti alla costa rocciosa. Angela ed io invece preferiamo rilassarci fino a ora di cena prendendo un po’ di sole e sonnecchiando. Al tramonto facciamo la nostra ultima ricca cena sulla barca, poi ci dirigiamo al vicino Marina di Watanya dove trascorreremo la notte ormeggiati in banchina. Dopo cena i nostri compagni di viaggio vanno tutti con un pullman a fare un giro a Sharm e a fare shopping. Angela non si sente affatto bene e va subito a letto, ed io preferisco restare a bordo a farle compagnia.

Passiamo una notte piuttosto difficile e praticamente non chiudiamo gli occhi fino all’alba. Angela ha un po’ di febbre e passa la notte a vomitare ed io ho sono stato colpito dalla maledizione di Montezuma. Praticamente una notte di m…!! Ad ogni modo domenica mattina siamo di nuovo in piedi e anche se non siamo in gran forma, prepariamo i nostri bagagli e ci prepariamo al lungo viaggio che ci aspetta. Lunghe ore di attesa in aeroporto, poi poco più di quattro ore di volo e finalmente intorno alle 18 arriviamo a Malpensa. Ritiriamo i nostri bagagli sul nastro e ci salutiamo. Il nostro gruppo si scioglie. Baci e abbracci e la promessa di rivederci o almeno di risentirci (per fortuna WhatsApp e i social aiutano in questo senso).

Angela ed io non stiamo ancora bene e siamo molto stanchi. Non ce la sentiamo di affrontare altre cinque ore di macchina per ritornare a casa, perciò decidiamo di fermarci a dormire all’Holiday Inn vicino all’aeroporto e di partire la mattina seguente dopo una bella dormita. Facciamo una rapida cena "italiana" in hotel accompagnata da un buon bicchiere di vino e poi andiamo subito a nanna. Domani è un altro giorno...

 

Alcuni fantastici tramonti del Mar Rosso

Anemone rosso con pesci pagliaccio

 

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