Prima immersione dell'ANNo - Numana (AN) - marzo 2009                                              

15 marzo 2009  

Ed eccomi di nuovo qui… nell’acqua. Dopo mesi di forzata lontananza dal mio elemento, ecco che finalmente quello che ho desiderato per intere settimane si realizza in una bella domenica di marzo, in cui si sentono ormai prepotenti i segnali dell’imminente primavera.

La piccola baia di Numana è completamente deserta. Del resto sono appena le otto e mezza di una domenica mattina e solamente io e la mia compagna ci troviamo ad armeggiare con tutta la nostra attrezzatura sulla spiaggia, a pochi metri dall’acqua. La guardo… la studio e cerco di interpretarne la temperatura. Deve essere fredda, perché è molto limpida.

La superficie del mare è appena increspata da una leggerissima brezza da scirocco, ma si vede benissimo il fondo, anche se qui sulla riva la profondità cala rapidamente.

Aspettami. Sto arrivando. Sono mesi che mi chiami quando mi affaccio dalla terrazza di casa mia che guarda il mare… ma prima non potevo venire. Oggi si… finalmente! Oggi il richiamo è stato più forte del solito e non ho più potuto resistere.

E adesso finalmente sono qui. Di fronte a te, mio mare. Pronto a farmi abbracciare come solo tu sai fare. Pronto a disciogliermi dentro di te, sino a divenire un tutt’uno. Come accade sempre. Eccomi. Arrivo!

 

Pochi rapidi gesti e le nostre attrezzature sono pronte. Sono gesti ripetuti meccanicamente centinaia di volte, preludio al momento più bello: quello in cui sentirò l’acqua salirmi sino al viso e finalmente potrò immergermi. Ecco, ora tutto è pronto. Lentamente, chini sotto il peso dell’attrezzatura percorriamo i pochi metri che ci separano dalla battigia e entriamo nell’acqua. Finiamo di sistemate l’attrezzatura, indossiamo le pinne e avanziamo a ritroso fino a dove non si tocca. Ci siamo!

Un cenno di ok alla mia buddy e finalmente sono con la testa sott’acqua. Sgonfio il gav, espello l’aria dai polmoni e il mio corpo comincia ad affondare lentamente. Assumo la posizione di discesa e mi lascio inghiottire dall’acqua che mi circonda. Adesso sto finalmente bene…

Nel momento di distacco dalla superficie, mentre mi lascio abbracciare completamente dal mare, il mio cervello stacca improvvisamente dal mondo terreno e molti pensieri mi passano veloci per la mente. Cerco di razionalizzarli… di mettere a fuoco. Questo mi aiuta a capire e a capirmi. In quel preciso momento io sono solo con me stesso. Tutto il resto non ha più alcuna importanza: l’ho lasciato quassù, in un'altra dimensione che sento sempre più lontana man mano che scendo e comincio a sentire il flusso regolare delle bolle e il battito cadenzato del mio cuore. Pensieri, sensazioni, emozioni… descriverle a parole non è facile. Finalmente riprovo quella sensazione di benessere e di pace totale che sento ogni volta che sono nel "mio" mare e l’immersione, amplificando la dimensione del silenzio che mi circonda, mi aiuta a percepire la voce della mia anima… quella che lassù, nell’altro mondo, si confonde e si disperde tra i mille rumori della vita terrena.

 

Vorrei “sentire” l’acqua, ma la muta stagna mi impedisce il contatto liquido. Comunque sono nell’acqua: è questo che conta e mi sento bene lo stesso immerso nel mio elemento. La visibilità è superiore alle mie aspettative. Sembra di nuotare in una piscina, tanto lo specchio d’acqua della baia è calmo e trasparente. Scendo sul fondo e osservo la mia compagna che mi segue da vicino, trascinando la boa segna sub alla quale abbiamo attaccato alcuni piombi di scorta. E’ la mia prima immersione dell’anno e con un gav nuovo, mai entrato in acqua. Chissà come sarà l’assetto dopo tanto tempo?

Bastano pochi minuti per capire che non occorrono pesi supplementari. Le prove di assetto con il mio nuovo gav procedono perfettamente. Gonfio e sgonfio più volte, provo le regolazioni, riprendo l’assetto. E’ fantastico questo Halcyon: sembra davvero di non avere nulla addosso. Il sacco posteriore mi da la massima libertà di movimento ed essendo di forma circolare sostiene anche il fondo della bombola e mi “costringe” a stare in assetto. Pian piano prendo sempre maggior confidenza con la mia nuova attrezzatura e me ne sento padrone. Si è veramente bello questo attrezzo!

 

       

Immerso nell’acqua il tempo scorre lentissimo. Mi sembra di sentire lo scandire di ogni secondo che passa e sento di nuovo quella sensazione di benessere che solamente quando sono in acqua riesco a provare. Adesso nuoto lentamente a rana facendo il minimo sforzo. Le mie Tech Fin danno una spinta potente senza richiedere nessuna fatica. Di tanto in tanto mi volto ad osservare la mia buddy che mi segue ad appena qualche metro di distanza. E’ in assetto perfetto. Bella da vedere, elegante, distesa… nuota lentamente e si vede che è perfettamente a suo agio nell’acqua. Mi fermo per un istante e l’aspetto fino a quando mi raggiunge. Poi comincio a nuotarle accanto. Proseguiamo così per un po’, immersi nei nostri pensieri. Non so che cosa lei stia pensando, ma so che io mi sento bene qui insieme a lei. Immergersi con un altro essere umano crea un rapporto di grande intimità. Farlo con qualcuno che stimi per capacità ed esperienza è senz’altro molto tranquillizzante e dà fiducia. Ma farlo con qualcuno che ami, fa sperimentare una gioia condivisa e una dipendenza reciproca che rafforza ancora di più il legame esistente. L’intesa con la mia compagna in acqua è perfetta. Anni ed anni di immersioni condotte in qualunque condizione, ci hanno fatto raggiungere una simbiosi perfetta. Sottacqua la comunicazione non è verbale, ma una leggera stretta di mano o una semplice occhiata assumono un significato particolare e più inteso, che solo il tuo compagno di sempre può capire. Siamo in perfetta sintonia e questo mi rende felice.  

Di tanto in tanto raccolgo una conchiglia dal fondo e gliela faccio vedere. Poi vediamo alcune piccole lepri di mare di colore bruno che nuotano eleganti. Sembra che danzino, mentre fluttuano a mezz’acqua. Una granseola cammina sulla sabbia facendo dei buffi ricami. Un grosso sciarrano si trova immobile al riparo di un masso. Sembra dormire. Lo sfioro appena con le dita e guizza via impaurito. Ancora una lepre di mare. E’ incredibile quanta vita ci sia qui in solo pochi metri d’acqua, davanti alla spiaggia della baia. La stessa spiaggia che d’estate è affollata di bagnanti, oggi è deserta e silenziosa. Oggi non c’è nessuno. Solo noi con le nostre bolle, che vedo salire sino in superficie a formare grossi cerchi sull’acqua. Il silenzio intorno a noi è fantastico. Ancora pensieri… mentre mi sento benissimo, completamente avvolto dall’acqua che sento come un velo protettivo steso tutto attorno a me. Mi immergo perché è la mia vita, la mia passione, il mio amore… Non vorrei mai che finisse tutto ciò: è davvero troppo bello… troppo intenso!

D’un tratto mi rendo conto che è passato parecchio tempo: quasi un’ora. Lei mi fa segno che comincia ad avere freddo. E’ giunto il momento di ritornare. A malincuore inverto la mia rotta e seguo con lo sguardo le dune di sabbia che indicano la direzione della riva. Lentamente arriviamo nell’acqua bassissima del bagnasciuga e, una volta messici in ginocchio, la nostra testa affiora fuori del pelo dell’acqua. E’ finita. Di nuovo la vita terrena… il rumore.

 

La spiaggia si è popolata di persone che sono venute a fare una passeggiata per godersi il primo sole di marzo. Alcune, forse stupite da questo nostro bagno fuori stagione, ci guardano con curiosità domandandosi da dove siamo sbucati fuori. Non siamo marziani, ma veniamo sicuramente da un altro mondo: quello che voi “umani” non conoscete e che non potete capire. Quello in cui ci sono le cose più belle da vedere, ma soprattutto… il silenzio. L’infinito silenzio che ti costringe ad ascoltarti e che ti fa capire.

 

Prima immersione dell’anno. Non importa quello che abbiamo visto. Non importano la profondità, la temperatura, il consumo dell’aria... Quello che importa è che ho ritrovato me stesso e che sono di nuovo pronto per un anno di emozioni profonde: quelle che solamente il mare mi sa dare.

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