IN PISCINA... A -35 METRI (Bruxelles - NEMO33)   

 

 Cronaca di un'immersione "particolare" nella piscina più profonda del mondo.

Sopra davanti all'Atomium e sotto davanti all'ingresso della piscina

NEMO33… un nome che è tutto un programma… Era da tanto tempo che sentivo parlare di questa piscina: la piscina più profonda del mondo! Ero stato già altre volte a Bruxelles, ma a quel tempo non praticavo l’immersione sportiva e non avrei mai immaginato che a Uccle, cittadina del Belgio a pochi chilometri dal centro di Bruxelles, ci fosse questa piscina dei record. Già… la piscina dei record. I numeri di NEMO 33 parlano da soli. Ben 2.500.000 litri di acqua di sorgente cristallina che permette una visibilità di più di 30 metri, mantenuta a 30-33° grazie a dei pannelli solari e a un complesso sistema di filtri computerizzato. Profonda 33 metri (in realtà appoggiando il mio computer sul fondo del “pozzo” ho misurato 34.9 metri), la piscina è costata la bellezza di 3,2 milioni di euro.

Non si tratta di una semplice vasca piena d’acqua, ma di una struttura immersa ben più complessa, munita di gradoni sommersi a varie profondità (-5, -10 e -33 metri), 3 grotte artificiali sommerse a 10 metri di profondità, 3 campane d’aria a pressione costante (-9 e -7 metri, con aria costantemente rinnovata) e 14 oblò attraverso i quali i visitatori possono vedere chi si trova in immersione nella vasca standosene comodamente seduti al bar o al ristorante thailandese che si trova all’ingresso della grande struttura.

La NEMO 33 è sorta nel 1996 dalla collaborazione dell’architetto Sebastian Moreno Vacca con l’ingegner John Beernaert, un sub esperto che ha pensato di portare nella fredda Europa l’esperienza delle immersioni nelle acque tropicali, offrendo agli appassionati un’alternativa alle immersioni nelle gelide acque dei mari o dei laghi del nord Europa.

Oggi la struttura è divenuta sede di attività subacquee ricreative e professionali, laboratorio per istituti di ricerca subacquea come il DAN, palestra d’addestramento per corpi armati, gruppi di intervento speciale e agenzie spaziali; ma anche location per attività motorie riabilitative in acqua e set cinematografico. Questa piscina è divenuta negli anni una grande attrazione per gli appassionati subacquei sportivi, amatori o semplici turisti perché offre la possibilità di fare immersioni “profonde” ma in un ambiente confortevole e sicuro come la piscina.

Persino la Smart sponsorizzata!!

20 Marzo 2010 - Bruxelles

 

Nel bel mezzo di un breve viaggio con la mia famiglia a Bruxelles, abbiamo trovato anche il tempo di fare un tuffo in questa spettacolare piscina di cui avevo tanto sentito parlare.

Ci siamo presentati all’ingresso della struttura verso le dieci di un sabato mattina portando semplicemente il nostro brevetto sub, il costume da bagno e il computer subacqueo. Tutto il resto dell’attrezzatura ce l’ha fornito la piscina compreso nel biglietto d’ingresso (22 euro), perché l’organizzazione non vuole che attrezzature “sporche” di acqua di mare vadano a compromettere il delicato equilibrio chimico dell'acqua, mantenuta limpida, calda, poco mineralizzata e quindi benefica per la pelle e... potabile, da un moderno sistema di filtraggio computerizzato che mantiene i parametri dell'acqua a valori inediti.

 

Alle dieci in punto, con precisione… belga, si apre la porta di cristallo che da accesso alla reception della piscina e alla sala bar-ristorante del piano terra (poi scoprirò che c'è una seconda sala ristorante al piano superiore). Assieme a noi c’è una piccola folla di subacquei belgi, prevalentemente corsisti con i loro istruttori. Noi siamo gli unici italiani...

Faccio i biglietti e ci sediamo pazientemente al bar in attesa che ci chiamino. Tutto appare molto preciso e ordinato, d’altra parte la ricettività della piscina non è infinita e se si presentano gruppi organizzati numerosi o scuole sub che hanno prenotato l’orario dell’immersione c’è il rischio di passare al turno successivo. A noi tutto sommato è andata bene e siamo riusciti a infilarci nella prima immersione della giornata: quella delle 11.

 

Poco prima delle undici si apre il cancello di accesso agli spogliatoi che si trovano al piano superiore e tutto il gruppo con me, Angela e Chiara in testa, si precipita su per la scala di metallo che porta agli spogliatoi separati degli uomini e delle donne. Poco dopo, lasciate le nostre cose nell’armadietto dello spogliatoio e fatta una doccia, saliamo ancora su per una scala fino al piano superiore e ci ritroviamo finalmente in fila lungo il bordo della piscina.

Eccola qui la famosa NEMO 33: una vasca molto ampia dalla forma quadrata con il fondo celeste e un acqua trasparente che permette di vedere distintamente i tre gradoni che precipitano nel blu scuro della fossa profonda. Al centro della vasca c'è un gommone di 5 metri ormeggiato a un gavitello... incredibile! Fa molto caldo (come in tutte le piscine, del resto), ma la cosa che mi colpisce di più è l'assenza del tipico sgradevole odore di cloro.

 

Un addetto alla gestione della vasca sale su un gradino e ci fa un briefing su come si dovrà svolgere l’immersione.

Il briefing naturalmente è in francese, ma è tutto molto chiaro: a un segnale di campana si aprirà la catena che ci separa dall’attrezzatura ordinatamente disposta lungo un lato della piscina e ciascuno potrà scegliere e assemblare la propria attrezzatura. Poi ci sarà un secondo segnale che avviserà di scendere in acqua senza il gruppo addosso per fare una decina di minuti di acclimatamento in acqua bassa, con nuoto e apnea. Al decimo minuto un altro segnale di campana ci “inviterà” ad uscire dall’acqua per prendere i gruppi e portarli in acqua dove ci vestiremo. Infine, un ultimo segnale di campana avvertirà la folla dei subacquei che si può scendere, rispettando alcune regole precise: non più di 10 minuti alla quota massima, niente decompressione e al 40° minuto d’immersione tutti fuori per lasciar posto al gruppo successivo di sub che si dovrà immergere alle dodici. "Avez-vous compris?" “Oui monsieur!” 

 

   

                                Un vecchio batiscafo all'ingresso della piscina                                                                                             Il quadro di controllo della piscina

 

L'immersione.

 

Suona la prima campana e… aiuto si salvi chi può! La massa dei sub (una cinquantina) si getta sulle ceste che contengono le pinne a scarpetta suddivise per le varie misure, poi corre alle ceste che contengono i GAV e infine acchiappa uno dei 100 erogatori appesi su una rastrelliera e la relativa bombola che si trova lì nei paraggi.  Una scena da vero Far West! Perdo subito di vista le mie donne e… riesco a malapena ad acciuffare un paio di pinne della mia misura prima di rimanere senza, contendendo la gemella a una gentile signora che ne ha in mano tre. Mi rendo conto che le Mares a scarpetta che ho conquistato a fatica sono morbide da far schifo, ma tanto – penso – non dovrò certo lottare con la corrente nuotando in piscina.

La scelta del GAV è decisamente più semplice. Ce ne sono a bizzeffe suddivisi per misura e non faccio fatica ad acchiappare un Mares M-L che immagino mi possa andar bene senza la muta addosso. Poi c’è la caccia all’erogatore… uhmm… adocchio un Acqualung che a prima vista sembra decente, anche se il primo stadio mostra i segni di una lunghissima carriera.

Per la bombola invece, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ce ne sono almeno un centinaio: tutte 12 litri “basse e cicce” con un solo attacco INT e tutte cariche… tra i 180 e  170 bar. Penso alla mia sofisticata e costosa attrezzatura che ho lasciato a casa in Italia e mi viene quasi da ridere. Ma in fondo cosa importa? Basta che tutto funzioni e che ci sia aria a sufficienza per fare un tuffo e divertirsi

 

Preso tutto il necessario, cerco un angolino in disparte e monto il mio gruppo con una certa fatica a causa della ressa di subacquei che mi circonda e mi spinge da tutte le parti. Sembra di partecipare ad una gara di corsa con i sacchi... Poi, suona la seconda campana che significa “Tutti in acqua” e una buona metà dei sub (me compreso) è ancora sul bordo piscina a litigare con erogatori che vanno in continua, attacchi a baionetta delle fruste del GAV che fanno i capricci e coppie di pinne che qualcuno ha… scoppiato… Il vociare concitato dei 50 subacquei impazienti provoca un baccano infernale, amplificato dalla volta della piscina.

 

Finalmente scendo in acqua da un immenso scalone metallico largo tre metri e comincio il riscaldamento. In realtà non ce n’è davvero bisogno. L’acqua è calda come non l’ho mai sentita (scoprirò dopo dal mio computer che la temperatura è 33 °C) e da persino fastidio… altro che mutino che avrei voluto portarmi da casa! Suona la campana che avverte che è l’ora di uscire a prendere i gruppi lasciati sul bordo piscina e tutti si precipitano fuori ad acchiappare la propria bombola, come se… non ce ne fosse una a testa. Tra urti e gomitate riesco a farmi strada e a prendere la mia. Non vedo l’ora di essere sott’acqua lontano da questa ressa. Ritorno in acqua con la mia attrezzatura e mi vesto.

Mi rendo subito conto che non c’è neppure un gancio al quale attaccare le fruste penzolanti dell’octopus. Vabbè…. Faccio con il vecchio sistema: manometro nella tasca sinistra e frusta del secondo erogatore infilata nel D-ring sullo spallaccio destro del GAV. Beh... almeno non c’è niente che penzola.

Naturalmente i miei erogatori vanno in continua che è un piacere… ma non sono l’unico: attorno a me non si sente altro che il rumore dell’aria che esce da moltissimi secondi stadi. Chiudo tutte le manopole di regolazione al massimo, guardo il manometro… 160 bar. Va beeene!!!

         Vecchie bombole appese al muro         

 

Raggiungo Angela e Chiara che nella bolgia infernale mi ero perso e ci facciamo un paio di foto ricordo in superficie con la macchinetta usa e getta impermeabile. Poi, finalmente, suona la campana del “Tutti giù”e… andiamo proprio tutti giù. Cinquanta subacquei che si tuffano giù all'impazzata cercando di trovare uno spazio...

Finalmente un po’ di pace penso. Ma non so ancora che cosa mi aspetta nel “pozzo”…

 

Nuotiamo per qualche momento sulla batimetrica dei 10 metri… un ampio gradino-piattaforma dove un mucchio di subacquei alle prime armi comincia a fare gli “esercizi” stando davanti ai loro istruttori. Li guardo mentre gli passo accanto e penso per un istante a quando quegli stessi esercizi io li dovevo fare in una piscina dall'acqua puzzolente di cloro che mi bruciava gli occhi e profonda ben 1,8 metri… nella quale dovevo zavorrarmi come un cammello per cercare di rimanere sul fondo. Bei tempi! Correva l’anno 1995 e allora non avrei mai immaginato che potessero esistere piscine più profonde di 5 metri.

 

Guardo le mie buddies e ci scambiamo il segno “Si va giù”. Pollice verso e poi ok. Si parte!

Angela si affaccia per prima sull’orlo del baratro e… sparisce nel blu… o meglio nel nero del fondo. La visibilità è sì ottima, ma la gente in questo pozzo è davvero troppa e nemmeno tanto capace. Calci e spintoni si sprecano. Decido di togliermi dal centro del “pozzo” e di starmene “in parete” sperando di prendere meno botte. In effetti qui va un po’ meglio, però mi accorgo che a mano a mano che aumenta il numero dei subacquei immersi nel “pozzo” la visibilità diminuisce. Milioni di bolle di decine di erogatori salgono verso l’alto con un effetto idromassaggio, con il risultato di non far vedere praticamente nulla. Inoltre, sotto i 30 metri è davvero buio. La vasca non è illuminata e il muro di subacquei sopra la mia testa oscura la poca luce che arriva dall’alto (oltretutto fuori è una giornata scura e piovosa).

Perdo definitivamente il contatto con Angela, che immagino essere più sotto da qualche parte immersa nella… Jacuzzi, ma resto in contatto con Chiara, che non mi molla di un centimetro.

Ci attacchiamo alla lunga scaletta di acciaio che scende fino al fondo del pozzo e ci disponiamo lateralmente facendo in modo che la scala ci protegga dai calci e dalle gomitate dei sub che ci circondano.

A causa dell’oscurità e dell’infinità di bolle non riesco nemmeno a leggere il mio computer... a che profondità saremo? Poi, finalmente tocco il fondo e mi abbasso sul pavimento della vasca per rimanere al di sotto delle bolle che mi circondano. Mi guardo intorno. Di Angela non c’è traccia. Del resto come potrei riconoscerla al buio e senza la sua muta che conosco bene?

Appoggio il polso con il computer sul fondo della vasca per vedere la massima profondità (che leggerò bene dopo). Poi faccio segno a Chiara “Dov’è mamma?” Lei mi risponde “Boh!” Ah...ok. "Che facciamo?" A gesti ci diciamo che è meglio risalire. Del resto, non c’è davvero molto da vedere quaggiù.

Non potendo vedere i numeri sul display del mio computer, risalgo lentamente tenendomi con le mani alla scaletta. Un gradino dopo l’altro risalgo verso la superficie con mia figlia, sempre avvoltoi da milioni di bolle. Attorno ai 20 metri finalmente riesco a leggere la quota e all’improvviso ecco sbucare dal “blu” Angela che mi fa segno di aver preso un sacco di botte là  sotto. Le faccio segno “Scappiamo via!” e così facciamo seguiti da Chiara, rifugiandoci in una delle “grotte” che si trovano a 10 metri di profondità.

Riemergiamo tutti e tre nella campana d’aria e commentiamo l’immersione con un bel… “Bah!!” Scoppiamo a ridere. In fondo è divertente questa strana situazione. Diamo un’occhiata alla volta della grotta, ornata da stalattiti artificiali... chissà se l'hanno mai vista una vera grotta i belgi? L’aria all’interno della camera è pressurizzata, ma il caldo e l’umidità sono insopportabili. Meglio reimmergersi in fretta.

Il Bar Ristorante Thailandese sotto la piscina

Ci immergiamo di nuovo e andiamo a visitare le altre due cavità. Una ha la volta adornata di stelle marine e conchiglie…. Doppio bah?!

Usciti dal circuito delle grotte ce ne andiamo per un po’ a gironzolare nella vasca dei 10 metri, che sembra essere molto più tranquilla. Probabilmente la massa dei sub è ancora giù nel pozzo a litigare per guadagnare mezzo metro quadrato di superficie in cui stare… Qui invece, ci sono solo alcuni allievi che fanno esercizi con i loro istruttori. Qualcuno toglie la maschera e se la rimette… bevendo dal naso e tossendo con gli occhi strabuzzati di fuori. Uno non riesce assolutamente a fermare il flusso dell’erogatore che va in continua, lo sbatte violentemente, poi lo molla e alla fine… strappa di bocca l’erogatore del suo istruttore che lo afferra per gli spallacci in malo modo cercando di riportarlo… alla ragione. Un altro decide di pallonare da 10 metri e viene riacciuffato per i piedi. Osservo queste scene già viste tante volte e sorrido. Si… è proprio un film già visto tante volte.

 

Non avendo molto da vedere e da fare quaggiù io e la mia family cerchiamo di scattare qualche foto con la macchinetta, ma la luce è poca e il risultato è penoso. Allora decidiamo di fare anche noi un po’ di esercizi (ripassare non fa mai male). Svuotamento maschera. Nuotata senza maschera cercando di…leggere il display del computer. Recupero dell'erogatore. Svestizione e vestizione del gruppo sul fondo. Insomma… tutto il repertorio OWD.

Poi torniamo a fare un giretto dentro alle grotte, ma senza emergere nella bolla d’aria soffocante e  dopo un po’ veniamo acciuffati da un addetto alla piscina (riconoscibile perché è l’unico "figo" che indossa un mutino con scritto NEMO 33), che rastrella i subacquei sparsi per la vasca e li spinge verso l’uscita come farebbe un pastore con le sue pecore.

Saliamo insieme fino al gradone della vasca dei 5 metri e poco dopo sentiamo distintamente il suono della campana del “Tutti fuori”.  Non ce lo facciamo ripetere due volte e, mentre saliamo per la grande scala metallica che porta fuori della vasca, vediamo il secondo gruppo tutto ammassato attorno all’addetto che sta facendo il briefing pre-immmersione.

 

Giusto il tempo di smontare la nostra attrezzatura e riporla alla bell’e meglio nelle ceste dalle quali l’avevamo prelevata, che si apre la catena di divisione tra “asciutti” e “bagnati” e veniamo quasi travolti dalla massa di subacquei impazienti di acchiappare l’attrezzatura necessaria per fare il  loro tuffo.

Non ci resta che fuggire nella direzione opposta e guadagnare l’uscita verso le docce e gli spogliatoi, che si trovano al piano di sotto. Finito!

Poco dopo, ci ritroviamo tutti e tre al tavolo che abbiamo prenotato al ristorante thailandese che si trova sotto la piscina e facciamo un bel de-briefing davanti a gustosi piatti di pollo al curry con ciotole di riso e ottimi boccali di birra belga. Che dire?! Un’esperienza davvero “particolare” che almeno una volta nella vita va fatta… ma non di più!!

Immagini della grande vasca a gradini e del "pozzo" profondo

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