MALTA: un arcipelago di sogno costellato di relitti.

   il racconto di una settimana sui relitti (10-17 aprile 2013)

Partiti da Roma Fiumicino con un comodo volo di linea dell’Air Malta, in poco più di un’ora siamo atterrati nel moderno aeroporto internazionale di La Valletta, dove abbiamo trovato il pulmino che ha trasportato noi e tutta la nostra attrezzatura al “Sea Shell Dive Cove” di Mellieah Bay, nella parte nord ovest dell’isola di Malta.

Da diversi anni l’arcipelago maltese era nel mirino dei miei viaggi sub, da quando nel 2008 mia figlia ci andò in vacanza studio e ne approfittò per fare delle belle immersioni. Tornata da Malta mi regalò il bel libro di Peter G. Lemon “Malta, Gozo, Comino. Scuba diving”, che ogni tanto ho preso dalla mia libreria per sognare belle immersioni sui relitti.

Malta è il paradiso dei sub che, come me, sono appassionati di relitti. Da oltre vent’anni il governo maltese ha capito che le vecchie navi possono essere una risorsa importante per il turismo subacqueo e così, dopo averle bonificate le ha affondate nelle acque basse prospicienti alla costa, e oggi parecchie vecchie navi destinate alla demolizione sono diventate relitti che attirano ogni anno migliaia di subacquei. Lo “scuttling”, pratica del tutto sconosciuta in Italia, ma praticata in molti altri paesi “subacqueamente evoluti” non è altro che l’affondamento volontario della nave (scuttling is the act of deliberately sinking a ship by allowing water to flow into the hull).

Così, quando l’amico istruttore Sandro Costa mi contattò per organizzare un viaggio di una settimana a Malta, non ho esitato neanche un minuto a dare l’adesione mia e di mia moglie… letteralmente “malati” delle immersioni sui relitti, considerate tra le più affascinanti che si possano immaginare. Il nostro soggiorno sull’isola sarebbe stato dal 10 al 17 aprile e assieme a Sandro ci sarebbero stati anche i simpaticissimi Gianni e Claudio.

       

Il diving mi è apparso immediatamente bello e funzionale, e all’arrivo ci hanno accolto i gentilissimi proprietari Hubert Borg e sua sorella Jane con la quale abbiamo subito preparato un preciso piano di immersioni per tutta la settimana, stabilendo anche le miscele che avremmo utilizzato nei vari tuffi programmati.

Una volta scaricata la nostra attrezzatura subacquea nel deposito e sbrigate le formalità di registrazione siamo andati all’Hotel Solana, che si trova nella via principale di Mellieah, e abbiamo preso possesso delle nostre camere. Più tardi, dopo un tuffo nella piscina coperta e un’oretta trascorsa a rilassarci nella grande vasca da idromassaggio, ci siamo ritrovati a cena al “Bellini”, uno dei due ristoranti dell’albergo in cui per tutta la settimana ci sarebbe stata servita la cena e la colazione al buffet.

Da quel momento in poi le nostre giornate maltesi sarebbero state scandite da orari ben precisi: alle 8.00 ritrovo del nostro gruppo al “Bellini” per la colazione, alle 8.30 appuntamento con il truck che ci avrebbe accompagnato al diving, distante poco più di 1,5 km. Alle 9.30 partenza per le due immersioni programmate per la giornata, o direttamente dal molo davanti al diving se si utilizzava il gommone, o con il truck che trasportava noi, le bombole e l’attrezzatura ai punti d’immersione raggiungibili da terra (la maggior parte di quelli di Malta e Gozo). Al rientro, verso le 14-14.30 pranzo a base di insalatone e birra locale sulla terrazza del “Maya Beach Club”, proprio davanti al diving, e relax di un’ora sui lettini dello stabilimento balneare disposti sul prato artificiale. Poi, una volta tornati in albergo con il truck e opportunamente docciati, si era pronti per il passeggio, il relax in una delle due piscine dell’hotel o il turismo in giro per l’isola (molto poco in realtà...). 
Le nostre giornate finivano tutte con la cena al “Bellini” verso le 20.30, un caffè (molto buono) al vicino “Ta Randi Restaurant”, la spesa per il giorno dopo dal vicino fornitissimo fruttivendolo e minimarket e non più di… quattro passi, perché alle 22.00 eravamo già tutti tra le braccia di Morfeo!

Sotto: alcune delle coloratissime tipiche barche di Malta.

LE IMMERSIONI

 

Giovedì 11 Aprile 2013

La nostra prima giornata maltese prevede due immersioni con il gommone nella vicina isola di Comino: la prima a “Lantern Point” in aria e la seconda sul relitto del pattugliatore “P31” in EAN36.

Comino: “Lantern Point”- Prof. max 32.8 m. - Run time 42 min. - Temp. 16 °C - Gas: aria

Quella a Lantern Point è una spettacolare immersione, nel canale fra Comino e Malta, sul lato meridionale del fanale, posto a sud ovest di Comino ed rendendola una delle immersioni più affascinanti.
La punta estrema sud-occidentale di Comino è chiamata Ras-I-Irquieqa (il promontorio della lanterna), e il nome del sito deriva proprio dal piccolo fanale alto un paio di metri che segnala la punta dell’isola alle navi di passaggio. L’immersione inizia sotto questa lanterna tuffandosi dal gommone ancorato su una specie di altopiano calcareo a circa 6-7 metri di profondità.

Una volta entrati in acqua, siamo scesi lungo la cima di ancoraggio verso la parete rocciosa di Comino. Abbiamo trovato una leggera corrente, in ogni caso facilmente gestibile. Raggiunta la parete di roccia, abbiamo iniziato l’immersione entrando in un camino che scende verso il basso, attraversa l’altopiano calcareo per una ventina di metri e sbuca a 16-18 metri di profondità. Sul pavimento di ghiaia all’ingresso del tunnel c’era un piccolo gruppo di spatanghi, una varietà di riccio marino rosso, detto riccio di fondo (Spatangus purpureus). Il tunnel era abbastanza grande da consentire ai subacquei di nuotare agevolmente, anche in coppia, senza dover toccare le pareti laterali. Non appena raggiunto il fondo abbiamo girato a sinistra. Ovunque c’erano vermi dal ciuffo bianco (Protula tubularia) e moltissimi vermocane (Hermodice carunculata), mentre sugli enormi massi esterni che scendono in profondità c’erano delle stelle marine spinose (Marthasterias glacialis). Questi massi hanno anche dato vita a molti passaggi e caverne, una delle quali l’abbiamo attraversata durante l’immersione e all’interno di essa, attaccate alla parete abbiamo visto quattro grandi magnose (Scyllarides latus). Una volta usciti dal tunnel, abbiamo seguito il reef verso ovest, girando attorno al promontorio, nuotando attraverso le fenditure degli enormi massi appena fuori la parete del reef.
Durante il briefing ci era stato detto che le rocce più profonde ospitano alcune cernie di grandi dimensioni (Epinephelus marginatus
), molto timide nei confronti dei sub e forse, proprio per questo, hanno avuto modo di crescere così tanto…. Noi però non le abbiamo viste.
Dopo aver esplorato la scogliera attorno al promontorio, siamo risaliti ad una profondità minore e abbiamo incontrato una discreta corrente contraria, ma abbiamo preso la via di ritorno verso l’altopiano calcareo a abbiamo fatto la nostra sosta di sicurezza sotto il gommone.

Relitto Patrol Boat “P31”: Prof. max 19.2 m. - Run time 47 min. - Temp. 16 °C - Gas: EAN36

 

Il “P31” (ex “Pasewalk”) appartiene alla classe “Kondor I” ed è un dragamine lungo 52 metri costruito nel 1969 a Wolgast, nell’allora Germania orientale. Come il gemello “P29” (ex “Boltenhagen”) affondato nell’agosto del 2007 appena fuori Cirkewwa, nella costa nord di Malta,
 svolgeva il suo compito di dragaggio delle mine fra la Germania dell’Est e quella dell’Ovest e tra la Germania e l’Olanda per conto della Marina della DDR.  Fu trasferito a Malta nel 1992, e l’AFM (Armed Forces of Malta) lo dotò di una mitragliera Quad da 14,5 mm, trasformandolo in una motovedetta armata (Patrol Boat) con funzioni di controllo e di pattugliamento delle frontiere. La nave svolse molte missioni anticontrabbando e l’AFM gli affidò anche numerose operazioni di soccorso in mare. Nel 2004 fu dismesso dalle sue funzioni militari e fu acquistato dal Malta Tourism Authority, che si occupò della progettazione e del finanziamento delle operazioni di bonifica necessarie per trasformarlo in un sito per immersioni. Il dragamine fu affondato volontariamente il 24 agosto del 2009 perché si trasformasse in un relitto per immersioni.
Prima di affondarlo il “P31” fu completamente bonificato e furono rimosse tutte le porte, così da permettere facili e sicuri accessi al suo interno.

Il relitto si trova vicino a Tal-Matz sulla costa occidentale di Comino, appena passata la Blue Lagoon provenendo dal porto di Mgarr e ci si arriva solo in barca. Oggi il “P31” poggia su un fondale di circa 18 metri di sabbia bianca e rappresenta per l’isola di Gozo una delle immersioni su relitto ideale sia per i principianti che per i sub avanzati, ma anche per gli amanti dell’apnea.

Essendo stato preparato appositamente per le immersioni, il “P31” offre diversi facili passaggi che consentono di entrare e uscire dall’ arioso e luminoso relitto. La parte superiore della struttura arriva fino a 12 metri, ma dopo anni di immersione in acqua, comincia a risentire un po’ degli effetti delle tempeste invernali. Per circa mezz’ora mi sono divertito ad entrare e ad uscire in ogni buco, come se fossi sulle giostre. Il pesce è molto scarso probabilmente a causa del suo recente affondamento, ma il relitto si trova vicino al Poisedon Sea Grass (un bel prato di posidonie), e questo sicuramente con il passare del tempo incoraggerà la fauna marina a stabilirsi in esso. Io ho visto solo una piccola cernia alessandrina, un’aragosta e una grande seppia perfettamente mimetizzata in mezzo alle lamiere.

Sopra un dragamine della classe "Kondor I"e sotto il momento dell'affondamento del P31 nel 2007

Sotto: Isola di Comino, 11aprile 2013. Alcune immagini del relitto del P31 (foto di Sandro Costa)

        
 

Venerdì 12 Aprile 2013

Per la seconda giornata abbiamo pianificato un’immersione con il gommone sul relitto del traghetto “Imperial Eagle” in aria con la stage di EAN50 e un’immersione sul relitto del rimorchiatore “Pippo” con EAN 30, ma la seconda immersione l’abbiamo dovuta fare sulla parete di  Qwara Point perché… non abbiamo trovato il relitto.

Malta: Relitto traghetto “Imperial Eagle” - Prof. max 41.2 m.  - Run time 40 min. - Temp. 16 °C - Gas: aria + EAN50

 

L’Imperial Eagle, era uno dei traghetti in servizio tra Malta e Gozo e fu fabbricato da J. Crown & Sons Ltd. a Sunderland in Inghilterra, ed era alimentato da due motori a petrolio prodotti da Crossley Bros Ltd. Prima di arrivare a Malta il traghetto è stato registrato con altri nomi: al suo varo nel 1938 fu battezzato "New Royal Lady", ma nel 1948 divenne "Royal Lady" e successivamente, fino al 1958, fu chiamato "Crested Eagle". Dopo il 1968 l’Imperial Eagle fu utilizzato per il trasporto di merci e di animali da Gozo a La Valletta.

Lungo 45 metri e largo 9,2 l’Imperial Eagle stazzava 257 tonnellate e trasportava 70 persone e 10 automobili. A Malta la nave è stata di proprietà di Sunny & Maria Pisani, una famiglia di Gozo, ed è stata in seguito venduta alla comunità di diving locali per entrare a far parte del progetto Underwater Marine Park ed essere affondata volontariamente il 19 luglio 199

Sotto: alcune immagini del relitto dell'Imperial Eagle (foto di Sandro Costa), la statua del Cristo e l'ancora nell'occhio di cubia.

Oggi il relitto giace in assetto di navigazione su un fondo sabbioso alla profondità di 42 metri, a circa 300 metri a nord-ovest di Qwara Point ed è pedagnato con una grossa cima che arriva a una boa in superficie. La grande stiva ha una grande spaccatura di facile accesso che rende l’immersione poco impegnativa e divertente. Si può agevolmente entrare e nuotare nella passeggiata del ponte superiore.

Poco distante dal relitto, a 25 metri di profondità c’è la statua del Cristo, benedetta da Papa Giovanni Paolo II nel 1990 e poi immersa a protezione dei pescatori maltesi. Vicino alla statua c’è un bel tunnel passante attraverso un grande masso, con la volta coperta di coralligeno multicolore e di spugne incrostanti, mentre poco distante si trova un’ancora del XVII secolo.

           

Dopo l’immersione torniamo al diving per cambiare le bombole, ma la seconda immersione, pianificata per vedere il relitto del “Pippo”, fallisce.

Arrivati al punto di immersione Hubert getta in acqua una cima con dei mattoni da una parte e un paio di parabordi dall’altra. Ma la corrente piuttosto forte e il vento in superficie fanno scarrocciare il pedagno e una volta scesi fino a oltre 30 metri vediamo che i mattoni legati alla cima stanno… camminando velocemente sul fondo sabbioso, mentre del relitto non c’è neanche l’ombra. Non ci resta che risalire sulla barca e spostarci sulla parete di Qwara Point dove facciamo una tranquilla immersione di circa trequarti d’ora con EAN30, nuotando tra i grandi massi che formano dei piccoli canyon ai piedi della parete, alla profondità massima di 23 metri. Il pesce qui è scarso. Vedo solo una murena piccolissima, un paio di scorfani rossi, una grande magnosa (Scyllarides latus) attaccata alla parete e qualche piccolissimo nudibranco.

 

Sabato 13 Aprile 2013

La nostra terza giornata prevede due immersioni da terra dal piazzale di Cirkewwa da dove partono i traghetti per Gozo. La prima immersione è sul relitto del pattugliatore “P29” in aria con stage di EAN50 e la seconda sul “Madonna reef” con EAN 36.

Carichiamo bombole e attrezzatura sul truck e ci dirigiamo a Cirkewwa dove praticamente c’è un grande piazzale per subacquei, raggiungibile con una strada che ha addirittura una corsia riservata ai subacquei. Sul piazzale vediamo parcheggiati una decina di altri camioncini e pulmini di sub, ma ci sono anche i bagni chimici (che preferiamo non utilizzare) e un attrezzatissimo bar ambulante dove si può prendere da bere e da mangiare. Qui a Malta i subacquei sono una grossa fetta del turismo locale, e si vede bene da come si sono organizzati. Altro che in Italia, dove spesso i sub sono ghettizzati ed osteggiati!

Ci vestiamo con calma sul piazzale e con un po’ di fatica scendiamo lungo lo scivolo e la scaletta che portano in acqua a circa 150 metri dal punto d’immersione. Abituati alle comode immersioni dalla barca siamo un po’ perplessi, ma d’ora in poi sarà così per tutti i prossimi giorni e non ci resta che rassegnarci…

Il piazzale di Cirkewwa Point è tutto per i subacquei!

   

Malta. Relitto Patrol Boat “P29” - Prof. max 33.3 m.  - Run time 41 min. - Temp. 16 °C - Gas: aria + EAN50

 

Il “P29” (ex “Boltenhagen”) è il gemello dell’ex dragamine della Germania est “P31”, arrivato a Malta nel 1997 e dato in uso alle Forze Armate dello Squadrone Marittimo maltese, è rimast in servizio fino al 2004 con funzioni di controllo delle coste maltesi, operazioni di soccorso e rappresentanza. In seguito alla sua radiazione il pattugliatore è stato bonificato e volontariamente affondato il 14 agosto del 2007 per farne un sito d’immersione.

Il relitto si trova lungo il versante nord di Malta, in prossimità di Marfa Point a pochi passi da Cirkewwa, il porticciolo da dove partono i traghetti per la vicina isola di Gozo.

L’acqua cristallina ci permette di individuare a distanza il relitto, che mostra subito le forme tipiche del naviglio militare. La parte più alta, il traliccio della torretta maestra, è a una profondità di soli 18 metri e osservandola da vicino scopriamo che nella sua parte inferiore ondeggiano nel blu centinaia di bianche uova di calamaro. Altre candide uova le vediamo fissate alla chiglia della nave.

La plancia di comando è al suo posto, ma molti strumenti sono stati asportati durante i lavori di bonifica della nave. La profondità massima è di 38 metri, a prua, da dove si può avere una visione globale della nave Molto bella la mitragliatrice che si trova a prua, con ancora il nastro di proiettili.

 Sopra: riuniti attorno all'albero del "P29", in un'acqua cristallina.

 

Facciamo un bel giro da poppa a prua della nave, che è lunga una cinquantina di metri, e penetriamo al suo interno. Purtroppo però il tempo impiegato per raggiungere a nuoto il relitto ci ha fatto consumare parecchia aria e non resta molto tempo per le penetrazioni. Peccato, perché il relitto è stupendo e offre numerosi spunti per belle fotografie.
Sotto: Cirkewwa 12 aprile 2013. Alcune immagini del relitto del  pattugliatore "P29" (foto di Sandro Costa).

      

   Sotto: un pattugliatore classe "Kondor" in navigazione.

“Madonna Reef” e Madonna Statue”: Prof. max 26.5 m. - Run time 61 min. - Temp. 16 °C - Gas: EAN36

La seconda immersione ci vede già provati dalla prima, ma per fortuna senza la bombola decompressiva la fatica è minore, inoltre respiriamo il Nitrox. Nuotando verso ovest attraversiamo un grande prato di posidonie, in mezzo alle quali ci sono tantissimi vermocane. In una nicchi c’è una statua della Madonna con una targa ricordo, poi scendendo sul fondale di sabbia bianca vediamo delle orribili statuette di nanetti. Ci spostiamo lungo la parete del reef e qui lo scenario è più bello, con tetti e rientranze che rendono la parete molto movimentata e c’è anche un po’ di pesce: alcune aragostine, saraghi, un polpo, scorfani e sul fondo parecchie triglie che brucano la sabbia in cerca di cibo.

 

Domenica 14 Aprile 2013

Il programma del quarto giorno prevede due immersioni da terra: la prima sul relitto del rimorchiatore “Rozi” in aria e la seconda sul reef  “The Arch” in EAN 36. Le immersioni sono davanti alla punta di Cirkewwa, nella stessa zona di sabato, cambia solo il punto da cui ci si tuffa in mare mentre è sempre lo stesso quello per riemergere (una faticosa salita...).

Malta: Relitto rimorchiatore “Rozi” - Prof. max 33.2 m. - Run time 45 min. - Temp. 16 °C Gas: aria

Il relitto di questo piccolo, ma affascinante e fotogenico rimorchiatore, è una delle immersioni più divertenti che si possano fare a Malta. Il “Rozi” si trova nella parte settentrionale di Malta, dove c’è il cosiddetto Marfa Point ed è raggiungibile a nuoto essendo a circa 130 metri dalla riva. Proprio perchè di dimensioni ridotte e dalle linee tondeggianti tipiche dei rimorchiatori, con la complicità dell’acqua limpida si ha l’impressone di nuotare intorno a un modellino di nave.

Il “Rozi” arrivò a Malta nel 1973 e prestò servizio per oltre vent’anni al Grand Harbour di La Valletta poi nel 1992 fu affondato per farne un’attrazione per i subacquei su un fondale sabbioso di 35 metri, dove oggi si trova in perfetto assetto di navigazione.

Il relitto è lungo 38 metri ed è facilmente penetrabile. Purtroppo l’elica e il motore non ci sono più, mentre il timone è ancora ben saldo al suo posto. Il relitto è facilmente interamente visitabile in una sola immersione e molti sono gli spunti interessanti per delle suggestive fotografie.

Sopra:Sandro, Claudio e Gianni....i tre fusti.                            Sotto: alcune suggestive immagini riprese da Sandro Costa sul relitto del rimorchiatore "Rozi".

   

“The Arch” e Madonna Statue: Prof. max 21.6 m. - Run time 55 min. - Temp. 16 °C - Gas: EAN6

L'Arco di Cirkewwa Point si trova alla fine del reef che si estende dopo la punta, poco prima del drop off che scende sulla sabbia a 25 metri, dove si trova il relitto del rimorchiatore “Rozi”.

Nuotando lungo il percorso da terra per raggiungere l’arco, superata una vasta prateria di posidonie inframmezzata da vaste chiazze di sabbia bianca, ci sono due passaggi nella roccia: uno di questi è un tunnel del quale si vede l’uscita dall’altra parte, mentre l’altro passaggio ha la forma di una L perciò non si vede l’uscita ed è popolato da molto pesce di piccola taglia.

L’arco vero e proprio è molto scenografico ed è l’unico punto interessante dell’immersione. Si è formato nella roccia a causa del crollo del soffitto di un’enorme caverna e la sua sommità si trova a 12 metri, e offre ai subacquei delle suggestive inquadrature fotografiche.

In questa zona non c'è molto pesce: vediamo solo un’aragosta, una bella cernia bruna e una murena. Al ritorno verso la riva diamo ancora un’occhiata alla statua della Madonna collocata in una nicchia della roccia e proprio sul finire dell’immersione vediamo tre grandi calamari che nuotano nel blu e ci appostiamo distesi su una roccia per osservarli.

 

Lunedì 15 Aprile 2013

Il programma della quinta giornata prevede una gita a Gozo prendendo il traghetto a Cirkewwa e le due più famose immersioni dell’isola: il “Blue Hole” con l’Azure Window in aria stage di EAN50 eil cosiddetto “Inland Sea” in EAN32.

Per raggiungere l’isola con il traghetto dobbiamo svegliarci presto e partire dal diving con il truck un’ora prima del solito. Verso le 9.00 siamo al parcheggio vicino alla famosa “Azure Window” (quell’arco sul mare che si vede in tutte le fotografie di Malta) e ci rendiamo conto che da lì al mare ci sono circa duecento metri di “passeggiata” sulle rocce sconnesse e sulle scalette di acciaio che conducono al laghetto del “Blue Hole”, con un bel dislivello da superare…

Con una certa fatica e facendo più viaggi portiamo in riva al mare le nostre bombole e la nostra attrezzatura e finalmente alle 9:40 saltiamo in acqua per quella che sarà l’immersione più bella e impegnativa della nostra settimana maltese.

 

Sotto: Isola di Gozo: il "laghetto" del Blue Hole.

Sotto: appostati in prossimità dell'Arch of Cirkewwa.

Sotto: la famosa Azure Window nel'isola di Gozo.

 

Gozo :“Blue Hole” e “Azure Window” - Prof. max 54 m. - Run time 48 min. - Temp. 15 °C - Gas: aria + EAN50

Il “Blue Hole” è una formazione rocciosa naturale, scavata nel corso dei secoli dal vento e dal moto ondoso, che si trova direttamente davanti all’Azure Window, alla fine di Dweira Point. E’ raggiungibile tramite una passeggiata abbastanza difficoltosa su pietra calcarea corallina antica. Il sentiero accidentato conduce fino alla riva, dove una pozza d’acqua bassa conduce a destra, dove si forma il “Blue Hole”.

Dotato di un ingresso protetto dal quale si possono fare diverse immersioni, questo sito include un enorme arco che inizia a 8 metri di profondità ed ha una cima piatta, di forma quasi quadrata, ricoperta di margherite di mare (Parazoanthus axinellae).

Questa è una delle più conosciute immersioni all’isola di Gozo: inizia a 16 metri alla base del Blue Hole e sale a 8-9 metri sotto l’Azure Window.
Una sezione notevole dell’Azure Window è crollata in mare nell’aprile del 2012 e questi enormi blocchi di roccia ora bloccano parzialmente il percorso sotto la finestra.

Sopra: il profilo dell'immersione al Blue Hole.

Scendiamo in acqua nel laghetto del “Blue Hole” e attraversiamo il foro che si trova ad una decina di metri di profondità e porta in mare aperto sotto l’Azure Window. Seguendo i blocchi di roccia franati dall’alto e il reef teniamo la sinistra e ci troviamo a nuotare in prossimità della scogliera esterna dell’Azure Window. Superiamo un grosso monolito di roccia e arriviamo al drop offf. Qui ci separiamo da Gianni e Claudio e io, Angela e Sandro, avendo le bombole decompressive attaccate al fianco, scendiamo fino a 54 metri di profondità. Qui lo scenario cambia completamente.E' molto scuro perché la parete è nell’ombra e la roccia calcarea è piena di spaccature all’interno delle quali vediamo piccole aragoste e qualche cernia bruna. La vegetazione è molto più ricca di quella vista nelle immersioni poco profonde e le nostre torce illuminano quelli che sono i colori tipici del Mediterraneo: il giallo e il rosso del coralligeno. Dopo qualche minuto trascorso in profondità giriamo attorno alla base del pilastro esterno dell’Azure Window e cominciamo la nostra lenta risalita ritornando verso il “Blue Hole”.

La scorta d’aria non è molta e la profondità raggiunta ci costringe a fare una lunga decompressione con l’EAN50 che abbiamo nelle nostre stage, ma ne approfittiamo per visitare l’ampia caverna che si apre proprio sotto l’ingresso “Blue Hole”, a quota "decompressiva". All’interno della caverna vediamo una grande cernia bruna (Epinephelus marginatus) e sul fondo melmoso spicca un grosso cerianthus (Cerianthus membranaceus). Poi, durante la risalita in superfiche, veniamo circondati da centinaia di piccole  meduse rosa (jellyfisch)dai lunghi filamenti urticanti e da alcune salpe (Salpa maxima), dei tunicati trasparenti dal corpo cilindrico, allungato e gelatinoso, con ben visibili dei nuclei rossi a forma di ciliegia. Si tratta di una specie pelagica molto interessante da osservare, perché alcuni di questi tunicati formano uno stolone di giovani individui attaccati tra loro in catene di 30-40 centimetri che sono originate per gemmazione dal genitore.

Un'immersione davvero emozionante e molto interessante questa, che valeva assolutamente tutta la fatica che abbiamo fatto per raggiungere a piedi il punto d'ingresso in acqua!

Gozo: “Inland Sea”-Prof. max 28 m. - Run time 55 min. - Temp. 16 °C - Gas: EAN32

Il cosiddetto "Inland Sea" (mare interno) si trova all’inizio di Dweira Point, sulla destra, nella piccola baia chiusa, di fronte alle capanne dei pescatori e a un piccolo utilissimo bar. Quando le condizioni sono perfette come quando ci siamo immersi noi si tratta di una delle più emozionanti immersioni all’isola di Gozo: si passa infatti lungo uno stretto tunnel che si estende per 80 metri attraverso il promontorio, per sbucare al di là di esso in mare aperto. Diverse imbarcazioni passano avanti e indietro sopra la testa dei sub, ma la parete è così profonda, verticale e dotata di appigli, che rimanendo bassi non c’ è alcun pericolo. Per evitare le imbarcazioni entriamo dalla riva attraverso lo scivolo sul lato sinistro e nuotiamo in superficie per un po’, poi ci tuffiamo a 4 metri raggiungendo l’angolo a sinistra del tunnel e nuotiamo stando bassi lungo il lato sinistro del tunnel evitando le barche turistiche che passano sopra la nostra testa.

Il lungo corridoio scende a gradoni a 5, 9 e 15 metri, quindi si trova un fondo di ciottoli intorno ai 25 metri di profondità.

La vista, non appena ci affacciamo nel profondo blu indaco del mare aperto, è spettacolare!

All’uscita, dietro l’angolo, svoltiamo verso destra e vediamo che ci sono tante fessure verticali nella parete rocciosa che possono essere esplorate a diversi livelli e sono ricchissime di vita marina.
Nuotiamo
per oltre 20 minuti lungo la parete che sprofonda nel blu, rimanendo sempre intorno ai 26 metri di profondità. La parete, essendo mattina,è ancora tutta nell’ombra e lo scenario è piuttosto cupo, ma con le nostre torce illuminiamo un’infinità di particolari interessanti: moltissimi vermocane (Hermodice carunculata), tante grandi “vacchette di mare” (Discodoris atromaculata) e alcune catene di gelatinose salpe (Salpa maxima)oltre alle solite centinaia di piccole meduse che ci circondano.

Sulla via del ritorno, nuotando attraverso il tunnel, manteniamo la parete sulla destra, e continuiamo a rimanere immersi il più bassi possibile fino a quando il tunnel non sale all’ingresso dell’Inland Sea, dove si trova un piccolo scoglio. Arrivati qui, protetti dallo scoglio riemergiamo al sicuro dalle barche rimanendo vicino alla parete di roccia e risaliamo sullo scivolo che conduce a riva.

Martedì 16 Aprile 2013

Per la sesta giornata extra pacchetto di 10 immersioni acquistato dall'Italia, abbiamo deciso di concludere in bellezza e abbiamo previsto due tuffi sul relitto della petroliera "Um el Faroud": la prima immersione la faremo in aria con la stage di EAN50 per la deco e la seconda in EAN 30.

Siccome il volo di ritorno in Italia è al pomeriggio tardi di mercoledì, siamo riusciti a infilare anche queste immersioni extra e ne è valsa davvero la pena perché questo grande relitto è veramente molto bello.

L’ingresso in acqua qui è abbastanza agevole, con una scalinata lunga e ripida che porta fino al livello del mare. La scalinata non è scivolosa e ha degli ottimi corrimani al centro, e anche la nuotata di 150 metri per raggiungere il relitto non è troppo impegnativa, anche se ci fa sprecare parecchio gas e limita il nostro tempo d'immersione sul relitto.

La prima immersione l’abbiamo pianificata più fonda fino all’elica e al timone con un passaggio all'interno, mentre la seconda (che però io non ho fatto, preferendo... pranzare assieme a Gianni) è dedicata alle penetrazioni dei vari ponti sulla poppa della nave.

 Sopra: la petroliera libanese "Um el Faroud" prima dell'affondamento..

Sotto: alcune belle immagini riprese da Sandro Costa sul relitto (a sinistra si vede la grande elica e il timone).

     

Malta: Relitto petroliera “Um el Faroud”- Prof. max 34 m. - Run time 50 min. - Temp. 16 °C - Gas: aria + EAN50

L’Um el Faroud, una petroliera libanese di 3.147 tonnellate, lunga 115 metri, fu costruita dai cantieri Smith Dock Co. Ltd. di Middlesbrough nel 1969 e affondò nel 1998 mentre era in un cantiere maltese per dei lavori di riparazione. Una fuga di gas provocò una violenta esplosione che danneggiò irrimediabilmente la nave e nello scoppio morirono nove operai del cantiere. Si tratta del più grave incidente mai avvenuto nei cantieri navali maltesi e in memoria delle vittime è stata posata sul relitto una targa di ottone.

Tre anni dopo l’affondamento la petroliera fu rimossa dal porto di La Valletta e fu affondata nella sua attuale posizione, lungo il versante meridionale dell'isola di Malta, in prossimità del piccolo villaggio di Wied iz Zurrieq, dove oggi giace verticalmente sul fondale sabbioso di 35 metri a sud ovest del villaggio.

La profondità fino alla sommità del ponte è appena 18 metri e fino alla coperta principale 25 metri. Purtroppo, a causa di una violenta tempesta, il relitto oggi appare spezzato in due tronconi, molto vicini tra loro, ma leggermente sfalsati nell’asse.

La straordinaria limpidezza dell’acqua è tale da potere avere una visione d’insieme del relitto. Il relitto è ricoperto di fauna marina ed è popolato da molto pesce: a poppa abbiamo incontrato qualche barracuda, mentre lungo la murata abbiamo visto orate, pesci pappagallo e latterini. Appena arrivati a nuoto sul relitto, prima di esplorare il ponte di comando, abbiamo raggiunto l’unica grande elica della nave, ancora al suo posto e ottima per delle riprese fotografiche. Quindi siamo saliti di qualche metro e abbiamo esplorato il ponte di comando, i suoi corridoi laterali e la plancia. Da un’ampia apertura siamo entrati nel cuore della nave nei ponti inferiori, per avere una panoramica di quella che era la sala macchine.

Il fumaiolo è ancora al suo posto ed è interessante girargli intorno. Anche gli interni della nave sono abbastanza ben conservati e si riescono a distinguere molti particolari. Mentre eravamo di ritorno verso la riva abbiamo visto un grosso barracuda nuotare sopra alle nostre teste.

 

Sopra immagini dell'esterno del relitto della petroliera "Um el Faroud", che giace a 35 metri al largo di  Wied iz Zurrieq, un piccolissimo villaggio nella parte meridionale di Malta.

Sopra l'interno del relitto della petroliera "Um el Faroud".

LO "SCUTTLING", OVVERO UNA NUOVA PROSPETTIVA PER IL TURISMO SUBACQUEO

 

L’immersione sui relitti appassiona una larga fascia di subacquei come me e generalmente si svolge su navi affondate per eventi bellici o incidenti. Invece, da qualche anno, partendo da esperienze che arrivano dall’America e da Cuba, molti relitti vengono affondati appositamente con lo scopo di creare un’attrattiva turistica e di incrementare l’economia locale. Si tratta della pratica dello scuttling, cioè l’affondamento deliberato di relitti in un basso fondale in zone particolari, facilmente raggiungibili dai subacquei, fatto per promuovere interessi turistico-ricreativi e per il ripopolamento ittico del mare. L’affondamento di un relitto, infatti, crea una barriera artificiale sommersa, che è ottima per tutelare dalla pesca illegale alcune aree marine (infatti le reti a strascico si impigliano sui relitti, e questo costituisce un ottimo deterrente per la pesca abusiva) e nel contempo è in grado di richiamare grandi quantità di pesci e di altri organismi marini. Inoltre, questo tipo di affondamenti fornisce suggestivi scenari per la subacquea ricreativa, in luoghi nei quali magari il fondale non presenta altre attrattive, dato che il relitto di una nave da guerra, di una petroliera o di un traghetto può rappresentare una vera e propria attrazione aggiuntiva per i subacquei, oltre la flora e la fauna presente su di esso.

Ovviamente, per avere un buono strumento di attrazione turistica e di promozione della subacquea, l’affondamento delle vecchie navi in disarmo deve avvenire dopo aver fatto una completa e costosa operazione di bonifica e nel rispetto delle condizioni di massima sicurezza ambientale.
Lungo le coste della Florida, ma anche a Cuba, in Canada, in Australia, in Cornovaglia, in Messico, nella Columbia Britannica, in Spagna o a Malta, c’è ormai da alcuni anni la prassi di affondare i relitti delle navi in disarmo.

Il massimo esempio di scuttling è stato realizzato dal governo maltese, che negli ultimi anni ha intrapreso un programma cospicuo di affondamenti di vecchie navi intorno alle coste di Malta, Gozo e Comino per aumentare il numero dei luoghi per l’immersione subacquea. L’ATM (Autorità per il Turismo Maltese) ha evidenziato come dal dopoguerra quest’isola abbia impostato la sua economia proprio sul turismo e l’attività marittima, ed oggi ben il 25% del PIL di Malta viene appunto dall’industria turistica.
Intorno all’arcipelago maltese ci sono già parecchi relitti bellici, molti dei quali sono a profondità tali da poter essere visitati dai subacquei, ma questo ai maltesi non è bastato ed hanno sviluppato un apposito piano di affondamenti mirati, così lungo le coste maltesi ci sono oltre 50 siti d’immersione costituiti da relitti di navi militari e mercantili affondati volontariamente.

Mi domando se e quando l’Italia (per la quale il turismo è una risorsa fondamentale) si deciderà a fare qualcosa di simile. Da anni giacciono in Parlamento proposte di legge in questo senso…ma tutto è affondato con le varie legislature!

        

 

Torna su all'inizio di questa pagina