Le meraviglie SOMMERSE del banco di santa croce          

Immersioni stupende, in uno dei siti più ricchi di vita e colori di tutto il Mediterraneo

Testo e disegni di Marcello Polacchini "MARPOLA", fotografie di Sergio Riccardo, Guglielmo Rasy e Valter Carrus ©

L'ubicazione del Banco di Santa Croce nel Golfo di Napoli

 

Esiste un sito d'immersione nella parte meridionale del Golfo di Napoli che non finisce mai di stupirmi: è il cosiddetto Banco di Santa Croce, costituito da una serie di scogli segnalati da una grossa boa gialla, che si trova a circa 700 metri al largo della costa di Vico Equense, proprio all’inizio della bellissima Penisola Sorrentina, di fronte al famoso stabilimento balneare "Bikini". Più che una vera "secca", il Banco è un piccolo arcipelago sommerso, formato da sette scogli calcarei che emergono per diversi metri dal fondale sabbioso circostante e formano un insieme pressappoco circolare.

La sommità di questi "panettoni rocciosi" si trova ad una profondità variabile tra i 10 e i 45 metri, mentre le loro pareti, più o meno scoscese a seconda dei versanti, in alcuni casi sprofondano sino ad oltre 60 metri.

Le immersioni in questo sito offrono degli scenari mozzafiato: sembra di visitare una foresta sommersa popolata da gorgonie e margherite di mare, con una miriade di alghe, spugne e coralli aggrappati sugli scogli. L'acqua ricca di plancton, fa sì che sul Banco vi sia una fauna abbondantissima e varia, con numerosi pesci, crostacei e molluschi di ogni specie, che danno vita ad un ambiente dal fascino esotico che trova pochi eguali in tutto il Mediterraneo.

In fondo il Banco di Santa Croce costituisce una sorta di paradosso, perché la sua esistenza è strettamente connessa allo sversamento a mare dei reflui del fiume Sarno, la cui foce dista appena quattro chilometri, tristemente noto per essere il fiume più inquinato d’Europa. Secondo i dati scientifici raccolti, in ricerche fatte alla fine degli anni novanta e nel primo decennio del duemila, sarebbe proprio la grande quantità di sostanza organica apportata dal fiume ad alimentare il complesso sistema ecologico del Banco di Santa Croce.

Data la vicinanza alla costa del Golfo di Napoli e alla foce del Sarno, spesso la visibilità dell'acqua nei primi 6-7 metri sotto la superficie è molto scarsa, ma basta scendere al di sotto di questa specie di "tappo" perchè l’acqua diventi limpidissima e si apra davanti agli occhi dei subacquei uno scenario che lascia senza fiato.

 


Gorgonie fittissime ricoprono gli scogli

Personalmente, avendo girato in lungo e in largo per i nostri mari, posso affermare che quella sul Banco di Santa Croce è senza dubbio la più bella e interessante immersione di tutto l'itinerario subacqueo della zona ed è in assoluto una delle più belle secche del Mediterraneo.

E' davvero straordinaria la ricchezza di forme di vita, sia libere che sessili, che si incontrano sott'acqua sul Banco, e a mio avviso questo lo fa rientrare nella "Top Ten" dei siti d'immersione italiani.

 

 

L'incredibile scenario colorato offerto dagli scogli del Banco di Santa Croce ricoperti dai bellissimi rami di Paramuricea clavata e di Gerardia savaglia.

La cosiddetta "Secca Principale" del Banco emerge maestosa da un fondale di circa 40 metri e il suo cappello arriva ad appena una decina di metri dalla superficie. Scendendo appena sotto la sommità dello scoglio, ci si trova di fronte a un'esplosione di vita, sia bentonica sia pelagica: sin dai primi metri le pareti sono completamente ricoperte da margherite di mare (Parazoanthus axinellae) e da gorgonie gialle (Eunicella cavolinii) che formano la tavolozza di colori prediletta dai fotografi subacquei.
Proseguendo in direzione Sud-Ovest, a soli 18 metri di profondità s'incontrano già i primi grandi rami di gorgonie rosse (Paramuricea clavata) che anticipano di poco degli enormi e fitti ventagli color porpora alti oltre un metro, che proseguono maestosi e abbondantissimi fino alla massima profondità, attorniati da spugne candelabro color giallo-arancio (Axinella polipoides e Axinella cannabina) che si stagliano nel blu come se fossero delle sculture.

La concentrazione di gorgonie rosse e gialle sulle pareti di questa secca è davvero impressionante, e i loro rami sui quali si possono scorgere rari e delicatissimi crinoidi (Crinoidea miller), sono colonizzati da un'infinità di uova del gattuccio maggiore o "gattopardo" (Scyliorhinus stellaris), la maggiore quantità che io abbia mai incontrato nel Mediterraneo.

 

Sotto due grandi spugne candelabro color giallo arancio (Axinella polipoides e Axinella cannabina) e a sinistra un bell'uovo di gattuccio (Scyliorhinus stellaris) con l'embrione

Sopra la Secca principale e sotto una visione d'insieme del Banco di Santa Croce

 

La varietà di pesci sul Banco di Santa Croce è grandissima: ci sono banchi di migliaia di antias rosa (Anthias anthias) che nuotano tra i rami delle gorgonie, mentre grosse cernie brune (Epinephelus marginatus) stanziali si aggirano tra le rocce e anche sul cappello, circondate da banchi di salpe dorate (Sarpa salpa) che riflettono la luce del sole.

Nelle fenditure della roccia hanno fatto la loro tana le murene (Muraena helena), i gronghi (Conger conger) e i gattucci (Scyliorhinus canicula); mentre appoggiati sulle rocce e perfettamente mimetizzati e immobili si scorgono dei grossi scorfani rossi (Scorpaena scrofa).

 

 

Nelle parti più in ombra delle pareti invece, stazionano grossi esemplari di musdea bianca (Phycis blennioides) e non è difficile scorgere le antenne di qualche aragosta (Palinurus elephas); mentre sul fondo sabbioso spuntano splendidi cerianto (Cerianthus membranaceus) e spirografi (Sabella spallanzanii) con i loro delicati ciuffi di varie colorazioni che si ritirano al minimo movimento.

Le cernie brune vivono stanziale sul Banco

Frequente l'incontro con musdee e murene

 


Il gattopardo è la principale attrazione del Banco

Ma - come dicevo prima - è "Sua Maestà il Gattuccio" il vero padrone e l’attrazione più singolare di questo posto incantato. Trovarlo acquattato all’interno di una fessura regala sempre una grande emozione, che si ripete quasi ogni volta che mi immergo in queste acque ricchissime.

 

Spendiamo ora due parole sul gattuccio maggiore (Scyliorhinus canicula), chiamato anche "gattopardo".

Si tratta di un piccolo squalo, molto vorace, ma non pericoloso per l’uomo, che può arrivare a una lunghezza massima di 160 centimetri. Ha un corpo slanciato e fusiforme che si assottiglia gradatamente verso la coda e un muso arrotondato con grandi occhi ovali. La pelle è molto ruvida e il dorso è bruno rossastro, grigio o giallo-grigio con molte piccole macchie e nere, talvolta bianche, disseminate per tutto il corpo. Il gattuccio è oviparo e le sue uova sono contenute in delle teche rettangolari trasparenti di colore bruno giallastro, lunghe 5-6 centimetri e larghe 2-3 centimetri, che di solito sono ancorate alle gorgonie con delle appendici a forma di viticci situate agli angoli della capsula.

 

Ma adesso torniamo a descrivere l'immersione.

Proseguendo la nuotata intorno al panettone roccioso della "Secca Principale", sul fondo si trova una grande spaccatura verticale (il cosiddetto "Spacco") che taglia in due la parete formando un tunnel passante lungo una decina di metri con il fondo a 37 metri di profondità. Si tratta di uno dei punti più affascinanti del Banco di Santa Croce, tra i preferiti tra i fotografi subacquei, che qui possono fare dei bellissimi scatti (come quello qui a destra).
Il passaggio all'interno dello spacco è molto suggestivo ed è consigliato ai subacquei più esperti che sono in grado di nuotare sollevati dal fondo senza alzare sospensione e senza danneggiare i delicati ventagli delle fittissime gorgonie.

 

Attraversando il tunnel nascosto dalle gorgonie, si scopre all'interno uno scenario da favola, con un'esplosione di vita sessile multicolore che forma la gioia dei fotografi subacquei.

La volta è tutta ricoperta di margherite di mare (Parazoanthus axinellae) e la luce che filtra dall'alto e da una finestra che si apre nella roccia appena qualche metro più sopra mostra l'intreccio dei grossi rami di gorgonie rosse (Paramuricea clavata) presenti sulle due pareti contrapposte del tunnel creando uno spettacolo mozzafiato. Ovviamente il passaggio attraverso la finestra superiore è sconsigliato ai subacquei attenti a preservare l'ambiente, perchè attraversandola si distruggerebbero le gorgonie; perciò il tunnel si percorre agevolmente rimanendo sempre sul fondo, a circa 36-37 metri di profondità.

Lasciandosi alle spalle lo scoglio principale del Banco e scendendo un po' più in profondità fino a raggiungere i 42 metri si trova uno scoglietto che sorge accanto allo scoglio principale sul quale spicca il colore bianco dei rami di "falso corallo nero" del Mediterraneo (Gerardia savaglia) che contrasta con il rosso porpora delle gorgonie.

Invece, a poca distanza dalla "Secca Principale", nuotando in direzione della costa si trova la cosiddetta "Secca di Terra", una lunga lingua di roccia che va dai 25 fino ai 40 metri di profondità, caratterizzata da una serie di suggestivi canyon paralleli che la tagliano longitudinalmente. Vicino a questa secca, facendo un breve salto nel blu, si trova lo scoglio più esterno del Banco, chiamato "Secca di Fuori", un massiccio panettone di roccia sulla cui sommità a 16 metri di profondità si può sostare ad ammirare i moltissimi dentici in caccia e le grosse cernie brune che si avvicinano curiose ai subacquei che stanno acquattati immobili sullo scoglio.

 

Allontanandosi dalla "Secca Principale" e nuotando verso il largo c’è un altro piccolo scoglietto che sorge da 55 metri di profondità e ha il cappello che arriva fino a 35 metri, chiamato "Secca della Gerardia" perchè ospita un grande colonia di corallo nero (Gerardia savaglia) con i suoi caratteristici rami bianchi che creano un bel contrasto cromatico con il rosso  porpora delle gorgonie.

Grandi rami di Paramuricea clavata e di Gerardia savaglia

Oltrepassando lo scoglio della Gerardia e nuotando per un pò sopra il fondale sabbioso tra i 50 e i 55 metri di profondità, si possono incontrare dei magnifici esemplari di pesci San Pietro (Zeus faber).

E’ piuttosto difficile vederli se si presentano al subacqueo frontalmente, perché il loro spessore è di pochi centimetri, ma basta che si girino di fianco per apparire in tutto il loro splendore, con il corpo dorato, le lunghe pinne superiori ben dritte e la caratteristica macchia nera sul fianco.

Il bellissimo pesce San Pietro (Zeus faber), molto difficile da vedere quando si presenta frontalmente, a causa del suo spessore sottile

Proseguendo ancora e scendendo fino a raggiungere la batimetrica dei 60 metri s'incontra la cosiddetta "Secca del Corallo", un piccolo scoglietto sulle cui pareti si possono ammirare dei piccoli rami di corallo (Corallum rubrum) di un bel colore rosso vivace con i loro polipi bianchi aperti: uno spettacolo questo che, data la profondità piuttosto impegnativa, è riservato solo ai subacquei più esperti e attrezzati, che magari utilizzano il trimix come gas respiratorio.

Un'altra delle attrazioni del Banco di Santa Croce è l'aquila di mare... e qui un pò di biologia marina non guasta.

L'aquila di mare (Myliobatis aquila) è un pesce molto particolare, con il corpo a forma romboidale più largo che lungo. La coda è lunga e affusolata e alla sua attaccatura ha due spine velenose.

Le pinne pettorali formano degli angoli acuti e hanno il lato posteriore convesso.

A prima vista l'aquila di mare può essere scambiata per il trigone, un pesce più comune sulle nostre coste, ma a un attento esame si notano subito le differenze. La più evidente, oltre alla forma delle pinne, è il muso, arrotondato e ben distinto, perché sporge dal resto del corpo a livello degli occhi, che sono situati ai lati della testa.

I denti sono disposti a mosaico su sette file e la pelle è liscia. Subito davanti alla spina caudale c’è una piccola pinna dorsale. Il dorso è bruno, grigio, verdastro o giallastro, a seconda dei luoghi dove l’animale vive (quelle del Banco sono grigio/verdi). La coda è più scura e il ventre biancastro.

Durante le mie immersioni sul Banco mi è capitato di vedere fino a sette esemplari di questo pesce nuotare in fila indiana, muovendo elegantemente le loro "ali".... uno spettacolo davvero emozionante.

Generalmente tutte le immersioni sul Banco di Santa Croce terminano sulla "Secca Principale", e la lenta risalita nuotando a spirale lungo la parete dello scoglio è molto bella perchè regala lo spettacolo di vaste zone colonizzate da coloratissimi Parazoanthus e da Astroides.
A volte, arrivati sul cappello della secca, mentre si fanno le eventuali soste di decompressione, non è raro nei periodi di passo vedere sfrecciare grossi esemplari di ricciola (Seriola dumerili) e anche dei tonnetti (Euthynnus alletteratus) che vanno a caccia del pesce azzurro: uno spettacolo affascinante e cruento che accompagna i subacquei sino alla fine della loro immersione.

E' davvero tanta la quantità e varietà di pesce, anche di grossa taglia, che si può trovare nuotando tra gli scogli del Banco di Santa Croce. Oltre alle grosse cernie brune (Epinephelus marginatus) che ormai vivono stanziali tra gli anfratti e nella spaccatura che divide in due la "Secca Principale", ma che popolano anche il cappello della secca, nelle acque del Banco si può vedere anche qualche esemplare di cernia rossa (Mycteroperca rubra), e sono frequenti anche i grossi dentici (Dentex dentex), oltre a moltissime salpe dorate, banchi di castagnole e di anthias che formano delle nuvole colorate, e begli esemplari di saraghi pizzuti e saraghi fasciati.

Durante i mesi estivi, in particolare in luglio e agosto, quando le acque sono più calde e in superficie raggiungono i 26-28 gradi, sul Banco si può assistere a uno spettacolo particolare. Immensi banchi di sardine e alici popolano queste acque e formano dei banchi tanto abbondanti da oscurare la luce del sole proveniente dalla superficie.

Qui, nella stagione calda, le ricciole e i tonni costituiscono una vera e propria attrazione per i subacquei, che li possono ammirare mentre sfrecciano velocissimi accanto a loro per dare la caccia all'abbondantissimo pesce azzurro. Lo spettacolo di queste "nuvole" di sardine che si aprono all'improvviso all'arrivo dei pesci predatori schizzando in tutte le direzioni e lanciando lampi d'argento è incredibile.

Altri incontri abbastanza difficili, ma non impossibili sul Banco di Santa Croce, sono quelli con l'elegante aquila di mare (Myliobatis aquila) con la lunga coda e le ali spiegate, o con il bellissimo pesce luna (Mola mola) e con il sontuoso pesce San Pietro (Zeus Faber) dalla caratteristica macchia nera sul fianco, che generalmente vive in profondità. E a volte in superficie non mancano dei piccoli gruppi di delfini che saltano gioiosi sull’acqua.

Nelle mie tante immersioni fatte in questo meraviglioso sito, fortunatamente ho potuto ammirare anche tutte queste specie di pesci piuttosto rari nel Mediterraneo.

Vista la tipologia e la particolare morfologia del Banco di Santa Croce, qui è possibile pianificare diversi tipi di immersioni, adatte a tutti i vari livelli dei subacquei. In ogni caso, sia ai sub principianti sia ai più esperti subacquei tecnici il Banco sa sempre regalare incontri ed emozioni incredibili che restano per sempre scolpite nella memoria. In tanti anni che mi immergo qui, più o meno sempre nello stesso posto, non mi è mai capitato di "annoiarmi" e ogni immersione mi ha lasciato qualcosa di particolare da ricordare, grazie anche agli scatti fotografici dei miei amici.

Per motivi di sicurezza le immersioni sul Banco di Santa Croce iniziano quasi sempre dalla "Secca Principale", che è la più estesa e ha il cappello più vicino alla superficie del mare e quindi è adatta anche per i subacquei con brevetto "Open Water".

Si scende in prossimità della sommità della secca lungo la cima fissa che assicura una grossa boa sommersa a 6 metri di profondità ed è ancorata a 18 metri, poi, seguendo le guide esperte della zona, ci si sposta dallo scoglio principale per dirigersi verso gli altri sei scogli sommersi disposti tutti intorno che formano il Banco, una specie di labirinto all'interno del quale non è molto facile orientarsi se non si è pratici del luogo, specialmente quando si deve fare un "salto" di qualche decina di metri tra uno scoglio e l'altro e la visibilità non è ottimale.

Se la visibilità è buona e non vi sono subacquei "Open", in alternativa alla discesa sulla "Secca Principale" si può scendere anche lungo la cima fissa che arriva all'estremità della cosiddetta "Secca di Terra" a circa 25 metri di profondità ed è collegata ad un’altra boa sommersa, e da qui si può iniziare il giro delle diverse secche che formano il Banco di Santa Croce.

Anche il ritorno dall'immersione viene fatto quasi sempre sulla "Secca Principale", in modo da poter risalire in prossimità della barca ed evitare così di essere investiti dal grande traffico di natanti che c’è in superficie, perchè il Banco si trova proprio sulla rotta che congiunge Castellammare di Stabia a Sorrento e all'isola di Capri, una rotta sulla quale oltre ad un’infinità di barche passano anche gli aliscafi e i traghetti.

Il logo e la "flotta" del Bikini Diving

 

Per quanto riguarda la logistica, per le mie immersioni da diversi anni io mi appoggio al "Bikini Diving" di Pasquale Manzi, che ormai è diventato un amico carissimo ed è una persona squisita, oltre che un profondo conoscitore dei fondali del Banco

 

Il diving si trova sulla banchina del porto di Castellammare di Stabia, al piano terra di un comodo albergo ed ha un facile accesso per le auto. Ha tre gommoni in grado di trasportare anche grossi gruppi di subacquei e dista appena 10 minuti di navigazione dal Banco di Santa Croce.

Lo staff è composto di numerose guide, estremamente simpatiche e competenti, in grado di accompagnare sul Banco subacquei di qualunque livello.

Il Bikini Diving è attrezzatissimo e offre anche la possibilità di caricare le miscele trimix, oltre naturalmente al nitrox.

Al ritorno in porto poi, c'è sempre un'ottima pizza ad aspettare i subacquei che rientrano... niente male vero?!

Scorfano e pesce San Pietro

 

   

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