42. PAOLO DE VIZZI, ovvero "in acqua senza limiti"

Dal record mondiale di Paolo una lezione per tutti

 

Santa Caterina di Nardò (Lecce), giugno 2013

 

Nato a Manduria, in provincia di Taranto nel 1974, all’età di ventidue anni Paolo De Vizzi rimane vittima di un grave incidente stradale. Investito da un camion, perde quasi completamente l’uso delle gambe e da quel momento è costretto ad accettare “una vita diversa”.

Dopo una lunga riabilitazione in un centro specializzato durata cinque anni, con grande forza di volontà Paolo nel 2002 ritorna in piedi e, se pure con molta fatica, oggi è in grado di camminare sulle proprie gambe.

Paolo è una persona con un carattere speciale, forte e determinato, un uomo che ha una grande passione per l’ambiente marino, al quale si sente profondamente legato da un amore nato quando da bambino iniziò ad immergersi in apnea nelle acque dello Ionio. Il destino purtroppo gli ha riservato questo brutto incidente, ma Paolo si ferma nemmeno davanti alla grave disabilità che l’ha colpito, così decide di frequentare un corso per immergersi con l’autorespiratore e la bombola. Con grande tenacia e determinazione, consegue il brevetto che gli consentirà di respirare sott’acqua. Da quel momento per Paolo De Vizzi si apre un altro mondo; un mondo meraviglioso dove la sua menomazione può essere superata. In acqua non si cammina, ma si vola, ed è quello che Paolo farà. "Vivo il mare senza barriere – dice Paolo – perché in mare non ho bisogno della carrozzina, né di stampelle. Mi restituisce l’integrità, soprattutto quella interiore".

Sopra con i medici iperbarici prima dell'immersione e sotto assieme a me durante i festeggiamenti per il record ottenuto.

Resosi conto che la subacquea gli permette di superare il suo handicap, con l’andare del tempo Paolo consegue altri brevetti e affronta immersioni sempre più impegnative.

La voglia di sentirsi libero e autonomo dalla sua carrozzina, come solo sott’acqua è possibile, lo porta nel giugno del 2011 a conquistare nelle acque di Santa Caterina di Nardò (Lecce) il record mondiale di profondità d’immersione per persone disabili, arrivando alla quota di ben 62,3 metri. Questa immersione da record, fatta respirando semplice aria compressa, rappresenta una quota già difficile da raggiungere per molti subacquei normodotati. Ma a Paolo non basta ancora.

Decide allora di cimentarsi nel tentativo di stabilire il record per disabili di permanenza sott’acqua con autorespiratore. Il 30 giugno 2012 fa un’immersione continuata di 20 ore nel mare di Santa Caterina, conquistando il record e stabilendo una tappa fondamentale della subacquea che – come dice Paolo stesso – "spero possa abbattere una volta in più le chiusure mentali che ancora a volte si riscontrano nelle persone disabili, per vivere il mare senza barriere".
Dopo aver ottenuto questo record mondiale l’impegno di Paolo nella ricerca dei propri limiti e di nuove emozioni da vivere immerso sott’acqua continua. Egli desidera poter andare "in acqua senza limiti" – come dice il suo motto – e vuole superare le barriere concettuali delle quali sono spesso oggetto i diversamente abili.

Ed ecco che nel 2013 decide di tentare di superare il record di permanenza continuata sott’acqua di 32 ore, detenuto da un normodotato. Così, andando contro lo scetticismo di molti, nella tarda serata del 28 giugno Paolo De Vizzi s’immerge nuovamente nelle acque amiche di Santa Caterina di Nardò. Assistito dai dottori Diego Olivari e Stefano Brambilla dell’Associazione Medici Subacquei ed Iperbarici, da un nucleo di paracadutisti del 185° reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi (unità delle Forze per Operazioni Speciali dell'Esercito), dallo staff del diving center Costa del Sud dell’amico e suo istruttore Andrea Costantini e da numerosi subacquei volontari arrivati da ogni parte d’Italia, tra i quali il recordman d’immersione profonda Michele Geraci, che si avvicendano nel fargli compagnia sott’acqua, Paolo compie la sua nuova straordinaria impresa.

Paolo rimane ininterrottamente immerso alla profondità di 9 metri fino alla mattina di domenica 30 giugno, quando, riemergendo in superficie, stabilisce il nuovo record mondiale assoluto di permanenza in immersione, fissandolo in 34 ore e 30 secondi.

Così, dopo aver fatto gli accertamenti medici necessari ed essersi un po’ ripreso dalla grande fatica, Paolo può finalmente festeggiare il suo record che viene ratificato dai giudici. E finalmente si può fare festa: il nome di Paolo De Vizzi adesso è iscritto nel Guinness World Record! Tutti si stringono intorno a, lui e i giornalisti si affrettano a intervistarlo e fotografarlo in compagnia degli amici più stretti e dei suoi genitori, giustamente orgogliosi di un figlio così fragile fisicamente ma con un cuore forte e uno spirito che ben riesce ad esprimere la sua straordinaria voglia di vivere in maniera “normale”.

 

Sopra il momento dell'immersione venerdì 28 giugno notte e sotto il momento dell'emersione domenica 30 giugno mattina.

 

 

Il momento toccante dell'abbraccio tra padre e figlio, subito dopo l'immersione.

Durante la lunga permanenza sott’acqua assistito dal suo team, Paolo De Vizzi ha giocato a dama, ha svolto attività motoria per combattere l’ipotermia, ha mangiato frutta e verdura accompagnate da bevande proteiche per non disidratarsi ed ha persino riposato, sotto lo sguardo vigile dei suoi “angeli custodi” avvicendatisi ininterrottamente accanto a lui in turni di un’ora e mezza. Ovviamente non sono mancati i momenti di difficoltà, come ad esempio quando dopo una ventina di ore d’immersione la muta stagna di Paolo si è allagata e ha rischiato l’ipotermia. Ha avuto placche alla gola, forti bruciori di stomaco e nausea, poi gli è scoppiata la frusta di alta pressione del manometro... Problemi che avrebbero costretto molti subacquei a rinunciare, ma con la sua forza di volontà e l’assistenza dei subacquei che gli sono stati vicino per tutto il tempo aiutandolo a superare i momenti più critici, Paolo è riuscito comunque a compiere la sua straordinaria impresa.

Sopra Paolo assieme a tutto lo Staff del diving center "Costa del Sud".

 

Sotto momenti della lunga permanenza sott'acqua.

Al di là dell’impresa sportiva, da questo primato nasce un chiaro messaggio di speranza per tutti coloro che hanno dei limiti fisici, ma che come Paolo vogliono vivere in un mondo senza barriere e amano profondamente il mare. Infatti, con la sua impresa e la sua voglia di vivere superando ogni barriera, Paolo De Vizzi ha dimostrato alle persone che come lui hanno delle gravi disabilità che tutto si può e si deve superare con l’impegno personale, trovando in se stessi la forza necessaria per affrontare con tenacia, risolutezza e orgoglio la vita quotidiana, senza in alcun modo sentirsi diversi, o peggio, relegati ai margini della società.

L’insegnamento che tutti possono trarre dall’impresa di Paolo è che con la volontà, la forza di determinazione e i giusti stimoli si possono superare i limiti fisici imposti dal proprio corpo e chiunque può provare emozioni fantastiche come quelle che solo l’ambiente sommerso può dare e che il mare può essere davvero alla portata di tutti. Ma soprattutto Paolo ha dimostrato che i limiti che spesso ci poniamo sono frutto più della nostra mente che del nostro corpo.

Ho avuto la fortuna di trovarmi a Santa Caterina di Nardò per fare delle immersioni proprio nei giorni in cui Paolo De Vizzi, che non conoscevo prima, tentava di stabilire il record, e ho avuto modo di conoscere una persona speciale che mi ha dato una grande lezione di vita. Pur non avendo fatto parte dei subacquei che gli hanno prestato assistenza durante la lunga permanenza sott’acqua, le sensazioni provate in quei giorni passati in attesa dell’esito della sua impresa sono state davvero emozionanti.

Quelle 34 ore sono state molto intense anche per me che ero un semplice spettatore. Sono state ore ricche di emozioni e di trepidazione, culminate con quell'applauso festoso e liberatorio al tempo stesso con cui la domenica mattina alle 10 la piccola folla accorsa sulla spiaggetta del porto di Santa Caterina ha salutato l’uscita dall’acqua di Paolo sorretto dai suoi “angeli custodi”. Ancora più toccante per me è stato l’abbraccio commosso tra Paolo e suo padre, costretto su una sedia a rotelle da una grave malattia. Il papà nel rivedere suo figlio si è sciolto in lacrime di commozione e di gioia e quell’abbraccio e quelle lacrime, che sono riuscito a immortalare in un bello scatto, resteranno per sempre nel mio cuore, assieme al ricordo di Paolo, un uomo eccezionale. Grazie Paolo, sei stato davvero grande!

 

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