17. La PETROLIERA "HAVEN"

I miei incontri con la "Grande Signora": la storia della nave e le immersioni sul più grande relitto del Mediterraneo.

 

Pianta della petroliera "Haven"

 

La petroliera "Amoco Milford Haven" in navigazione.

Quelle che seguono sono le caratteristiche salienti della nave e la cronaca dell’incidente avvenuto nel 1991, sul quale mi sono documentato leggendo tutto ciò che mi è stato possibile reperire. Segue la descrizione di alcuni dei tanti percorsi di immersione possibili sul relitto e il racconto dei miei... incontri ravvicinati con la "Grande Signora del Mediterraneo".

Un ringraziamento particolare va a Cristina Freghieri, autrice del libro "Petroliera Milford Haven. L'ultimo sospiro" e ad Agostino Chiappe, autore del sito www.ilgigantedelmediterraneo.it dal quale ho tratto molte delle informazioni presenti in questa pagina. Invito tutti coloro che volessero avere maggiori notizie sul più grande relitto del Mediterraneo ad andarlo a visitare.

 

LA NAVE: UN GIGANTE DI QUASI 350 METRI

 

La "Haven" (ex "Amoco Mildford Haven") era una superpetroliera battente bandiera cipriota, del tipo VLCC (Very Large Crude Carrier), ossia una nave cisterna di grandissime dimensioni adibita al trasporto di greggio (classe A1 Oil Carrier).

La nave fu costruita in Spagna presso i cantieri Astilleros Espanoles S.A. di Cadice ed entrò in esercizio nel 1973.

Le sue dimensioni principali erano: lunghezza f.t. 344 metri, larghezza max 51 metri, altezza di costruzione 26 metri,  immersione a pieno carico 20 metri, dislocamento a pieno carico 267.500 tonnellate,  portata lorda 232.166 tonnellate.

La petroliera era munita di 3 cisterne centrali (cisterne 1C, 3C e 4C ) e 10 cisterne laterali (cisterne 1P, 2P, 3P, 4P e 5P a sinistra; cisterne 1S, 2S, 3S, 4S e 5S a dritta), per una capacità totale di carico di 283.626 m3. Tra le cisterne del carico centrali era inserita la cisterna 2C che serviva per l’acqua di zavorra necessaria a bilanciare il carico di greggio.

 

LA CRONACA DEL TERRIBILE INCIDENTE: 11-14 aprile 1991

 

L’11 aprile 1991, intorno alle 12:40, a bordo della VLCC "Haven" che si trovava alla fonda a 4 miglia dal Porto Petroli di Genova Multedo, durante le operazioni di bilanciamento del carico effettuato tramite il travaso di greggio dalle cisterne laterali 3S e 3P semivuote alla cisterna 1C a centro nave si verificò un’esplosione che fece saltare per aria una parte del ponte di coperta in corrispondenza della prora. Il pezzo di coperta prodiera staccatosi dalla nave, lungo circa 100 metri, sprofondò immediatamente sul fondale di 94 metri davanti a Genova Voltri.

La nave prese fuoco e poco dopo vi fu una seconda esplosione che ruppe le catene d’ancoraggio. Il greggio iniziò a bruciare, mentre la petroliera cominciò lentamente ad andare alla deriva. Poi seguì una terza esplosione che danneggiò la fiancata sinistra della nave in corrispondenza della cisterna 4P, aprendo uno squarcio ampio una ventina di metri e alto 6.

Densissime colonne di fumo nero si levarono dalla nave arrivando fino a 400 metri di altezza, mentre decine di migliaia di tonnellate di petrolio greggio fuoriuscirono dallo scafo dilaniato dalle esplosioni e si riversarono in mare, minacciando un tratto di costa di circa venti chilometri.

 

Il giorno successivo cominciarono i primi interventi per cercare di bloccare la chiazza di petrolio in fiamme che continuava a fuoriuscire dalle cisterne della nave. Il rimorchiatore "Olanda" agganciò la petroliera dal timone e iniziò a rimorchiarla per avvicinarla alla costa, perché, per poter garantire le operazioni di bonifica, bisognava assolutamente fare in modo che la nave affondasse in un punto con una batimetria adeguata.

Nel corso dell’operazione di traino si staccò la parte prodiera dello scafo (un troncone lungo circa 100 metri, contenente 3 cisterne), che era rimasta priva della coperta a causa dell’esplosione del giorno precedente e questa si inabissò a circa 490 metri di profondità.

 

Alle ore 09:35 del 13 aprile, si udì un forte boato provenire dal troncone della nave ancora in fiamme (un troncone lungo circa 230 metri, parzialmente sprofondato e inclinato verso dritta). Il boato fu seguito da altre esplosioni e la nave semiaffondò di prora. Rimorchiatori e bettoline scaricarono intorno alla "Haven" tonnellate di acqua e di solvente, mentre il petrolio raggiunse le spiagge.

 

Il mattino del 14 aprile 1991, alle ore 10:15, a seguito di un'altra serie di esplosioni che provocarono lo sversamento di greggio in mare, il troncone principale del relitto della "Haven" affondò completamente e si posò sul fondo sabbioso nella posizione 08° 42' 06'' N / 44° 22' 18'' E,  ad 1,2 mg SW al largo del porto di Arenzano, rimanendo in assetto di navigazione leggermente inclinato sul fianco di dritta alla profondità di circa 80 metri.

Tra i 36 componenti dell'equipaggio vi furono 5 morti, compreso il capitano. Più di 140.000 tonnellate di idrocarburi vennero liberate nell’ambiente: si tratta del più grave disastro ambientale mai avvenuto nel Mare Mediterraneo.

Sotto: vista del Mar Ligure dal satellite, con in rosso l'enorme colonna di fumo che si alza dalla "Haven".

Oggi il relitto della petroliera giace appoggiato sul fondale sabbioso di un'ottantina di metri quasi in assetto di navigazione e la sua parte superiore arriva a circa 33 metri sotto alla superficie del mare, dato che sono stati tagliati una decina di metri dell’enorme fumaiolo e tutta l’antenna porta segnali, per fare in modo che il relitto non intralciasse la navigazione delle navi dirette al porto petroli di Genova, sulla cui rotta si trova la "Haven".

 

GALLERIA FOTOGRAFICA (immagini tratte dal web)

Alcune immagini del violentissimo incendio sviluppatosi a seguito delle esplosioni.

 

12/4/1991 - La "Haven" viene trainata verso

la costa dal rimorchiatore "Olanda".

12/4/1991 - I VV.FF. cercano invano di domare le fiamme

Altissime colonne di fumo si levano dal rogo sviluppatosi sulla petroliera

Le ultime fasi dell'incendio la mattina del 14/4/1991.

14/4/1991 - ore 10:15

La "Haven" affonda proprio davanti ad Arenzano.

LE DIVERSE IMMERSIONI CHE E' POSSIBILE FARE SUL RELITTO DELLA "HAVEN"

 

Il relitto della "Haven" - il più grande del Mare Mediterraneo - attira subacquei da ogni parte dell'Italia e dell'Europa. Quella sulla "Haven" è sicuramente una immersione molto impegnativa se si vuole fare un bel giro sulla nave e vedere la spettacolarità del relitto. Le  profondità che si possono toccare vanno da -33 a -82 metri.

Il relitto può essere visitato in due modi: in configurazione ricreativa, arrivando fino a -40 metri e utilizzando come miscela respiratoria normale aria, oppure in configurazione tecnica, scendendo fino all'elica, a -80/-82 metri e utilizzando una miscela Trimix ipossica (normalmente TX18/40, o TX20/45 per arivare fino a -70 metri e TX15/50 per scendere fino a -80 metri).
L'immersione ricreativa, raramente eseguibile rimanendo dentro alla curva di sicurezza in quanto il tempo di fondo sarebbe di soli 10 minuti, è comunque molto limitante per la visita del relitto, che necessita invece di circa 20-25 minuti di tempo di fondo se l'immersione viene effettuata tra i -40 e i -45 metri di profondità. In configurazione tecnica, ma sempre respirando aria, il relitto può essere visitato assieme ad una guida subacquea abilitata dalla Regione Liguria, scendendo anche fino a -60 metri dove si apre lo squarcio sulla fiancata e utilizzando bombole da fianco per la decompressione in EAN 50 e/o Ossigeno puro. In questo caso il tempo di fondo rimane sui 20 minuti, comportando però un tempo totale di immersione comprensivo della decompressione di circa 70-75 minuti.

La "Haven" è sottoposta a regime di "area protetta" dalla Capitaneria di Porto di Genova e dalla relativa ordinanza n. 305 del 28 settembre1999, che regola le immersioni sul relitto e l'accesso. L’ordinanza prevede la possibilità di immergersi, se in possesso del brevetto corrispondente alla propria quota di immersione, solo ed esclusivamente con barca d'appoggio e accompagnati da una guida subacquea iscritta al registro della Regione Liguria. Il rapporto guida-sub per il relitto della "Haven" è di 3 a 1, mentre nelle altre aree (Riserva Marina di Portofino e altri relitti) rimane di 5 a 1. Le guide subacquee abilitate vengono spesso messe a disposizione dai diving della zona.

Lo scafo della "Haven" si presenta oggi ormai completamente colonizzato da una ricca fauna bentonica. Il relitto giace in assetto di navigazione ed è interamente visitabile, sia in lunghezza che in penetrazione (sia i 7 ponti, sia la sala macchine), immergendosi a quote che vanno tra i -40 e i -75 metri.

Nel corso degli anni la sezione poppiera dietro il castello, che ospita i grandi argani e le bitte di ancoraggio (ora fortemente inclinate di 50 gradi verso l'interno), è gradualmente collassata: qui la coperta si inclina verso il centro della poppa, implodendo e formando una depressione che raggiunge ormai i -61 metri al punto centrale poppiero, in corrispondenza della verticale del timone. Il monitoraggio strutturale del relitto, che viene effettuato periodicamente, include anche il controllo di queste lente ma inesorabili modifiche subite dallo scafo.

Tutta la lunghezza della prua è percorribile per circa 150 metri, con un tempo di fondo minimo per un percorso di andata e ritorno di circa 25 minuti a -54 metri di profondità. Navigando nella zona di prua, sia in andata che al ritorno si può seguire per orientarsi la rete dei tubi di flusso del petrolio che corrono lungo la coperta tra -54 e -56 metri di profondità. L'utilizzo di uno scooter subacqueo è consigliato per questo tipo di immersione.

L'estrema punta della prua (un troncone lungo un centinaio di metri), posatasi a 490 metri di profondità a seguito del distacco avvenuto il 12 aprile 1991 durante le operazioni di rimorchio, è ovviamente inaccessibile. La parte anteriore della "Haven" termina con un taglio verticale, frastagliato, di tutta la parte prodiera e rende possibile l'accesso a prua dell'intera smisurata cavità interna, larga 52 metri e alta 20 metri, che inizia a -60 e termina a -80 metri di profondità: Questa immensa apertura permette la penetrazione, in completa oscurità, all'interno degli enormi serbatoi di stoccaggio del petrolio, che sono divisi in grandi camere. L'esplorazione di questa sezione è strettamente riservata a immersioni in miscela Trimix ipossica e a subacquei con un alto grado di addestramento e viene raramente effettuata dai diving della zona.

Vediamo adesso quello che è possibile osservare alle varie quote di profondità...

A -33 metri si arriva sulla controplancia cioè la parte superiore del castello, che è alto più di 20 metri... come un palazzo di 7 piani! Una parte dell'immenso fumaiolo, l'albero e le antenne sono stati tagliati per non intralciare la navigazione delle grosse navi che si dirigono al Porto Petroli di Genova Multedo, sulla cui rotta si trova il relitto. Da questo punto, guardando verso prua, si può ammirare la mastodontica sagoma della nave che si perde nel blu. Davvero impressionanti sono le due grandi ali di plancia laterali, piegate verso il basso fino a raggiungere il ponte di coperta a causa dell’enorme calore sviluppatosi durante l’incendio della nave, che ha raggiunto l’incredibile temperatura di circa 1000 °C e le ha letteralmente sciolte.

 

A -38 metri si arriva sul ponte di comando (ossia la plancia), tutto circondato da ampi finestroni, nel quale si può accedere tranquillamente dalla porta laterale. Questo locale, devastato dall'incendio, appare vuoto e privo di ogni strumentazione. Sull'alloggiamento del timone è stata collocata una statuetta del Gesù Bambino di Praga, al quale è consacrata la città di Arenzano.Alle spalle del locale principale si trova la stazione radio: un piccolo locale anch'esso completamente spoglio.

 

A -41 metri, scendendo per un'ampia scala interna, si raggiunge il secondo ponte dove si trova l'alloggio del Comandante, formato da diversi locali, che è visitabile all’interno così come tutti i ponti della nave, ma è privo di particolare interesse e non vi sono resti particolari se non qualche struttura in ferro.

 

A -54 metri circa c'è il ponte di coperta, al quale di solito si arriva uscendo dal secondo ponte (alloggio del Comandante) e scendendo lungo la parete anteriore del castello. Sul ponte si vedono chiaramente le varie condotte del petrolio che la nave trasportava e vari ingressi, tutti aperti, che consentono di visitare l’interno della petroliera. Si può entrare nella cosiddetta "sala delle valvole" attraverso un ampio boccaporto posto alla base del castello e al suo interno si possono osservare le decine di valvole delle pompe che regolavano l'afflusso del greggio nelle varie cisterne. Si può anche penetrare nella sala macchine (ma possono farlo solo i sub più esperti, dato che vi sono dei passaggi molto stretti e i locali sono pieni di cavi e tubazioni in cui è facile impigliarsi), dove si possono vedere chiaramente manichette e manometri di pressione delle macchine. Sul retro del castello si trova uno stretto corridoio, denominato "officina", che si affaccia su vari locali. Su un lato di questo corridoio si trova allineata una lunga fila di bombole che contenevano ossigeno per le saldature necessarie a fare le riparazioni; mentre sull'altro lato si vede un banco da lavoro con una grande morsa ancora funzionante.

 

A -58 metri circa si può ammirare la immensa poppa, con ben visibili gli enormi argani delle ancore. Mentre per vedere l'unica elica della nave (parzialmente affondata nella sabbia del fondo a -81 metri) con le sue sei immense pale, occorre scendere sino a -70 metri, preferibilmente utilizzando miscele ternarie ipossiche.

 

A -60 metri circa sul lato sinistro della nave, nel quartiere poppiero, si apre un enorme squarcio che è stato provocato da una delle tremende esplosioni che hanno squassato la nave facendola affondare. Da questo foro, alto circa 6 metri e largo una ventina, ci si affaccia in una delle cisterne e da lì volendo si può risalire fino alla coperta.

 

Si può godere il fascino di questo stupendo relitto anche rimanendo al suo esterno a quote meno impegnative. Così facendo si può ammirare l’intero castello di poppa che si innalza imponente come un palazzo di 7 piani, l'immenso fumaiolo troncato in cima e il grande bigo di carico. Oppure si può risalire sui vari ponti, nuotando lungo le numerose scale e terrazze esterne: il ponte barche a -52 metri, il ponte sottufficiali a -49 metri, il ponte ufficiali a -46 metri, il ponte del direttore di macchine a -44 metri, per poi tornare al ponte del Comandante a -41 metri e al ponte di comando a -38 metri.

 

Insomma... la "Haven" offre infinite possibilità d'immersione, adatte ai vari livelli di esperienza dei subacquei e tutte FANTASTICHE!!

Le profondità alle quali si trovano i 7 ponti del cassero di poppa. 

Il MIO primo INDIMENTICABILE incontro con la "Grande Signora": 8-9 dicembre 2007

 

Io amo particolarmente le immersioni sui relitti, perché secondo me quelle lamiere arrugginite  e contorte sono molto di più di un "pezzo di ferro" e testimoniano una storia drammatica che si è consumata tanto tempo prima, ma che nuotando attorno al relitto a me sembra ancora di rivivere.

Da quando ho cominciato ad immergermi, poter scendere sul relitto della petroliera "Haven" era sempre stato il mio sogno, un obiettivo da raggiungere, forse perché la tragedia consumatasi nelle acque antistanti Genova nell'aprile del '91 riferita dai media mi aveva profondamente colpito, o forse perché immergermi sulla "Grande Signora del Mediterraneo" mi sembrava il coronamento del mio percorso subacqueo. Perciò ho dedicato tutto il 2007 alla preparazione del mio primo tuffo sulla "Grande Signora". Per un subacqueo ricreativo come me questo addestramento è stato piuttosto impegnativo: ho frequentato il corso "Decompression Diver" per essere abilitato a scendere ad oltre 50 metri di profondità respirando aria e durante l’anno ho fatto circa 150 immersioni con in testa un unico obiettivo: poter arrivare almeno fino sulla coperta della nave a 55 metri di profondità. Poi, finalmente, l’8 e il 9 dicembre del 2007 il mio sogno si è avverato e ho fatto non uno, ma addirittura due bellissimi tuffi sulla petroliera "Haven". Ho raggiunto la coperta alla base del castello la famosa quota -54 e sono entrato nella sala sottostante dove ci sono le valvole di carico e scarico del petrolio. OBIETTIVO RAGGIUNTO!

 

La prima volta che ci si immerge sul relitto della "Haven" è senza dubbio indimenticabile. Tante sono le emozioni che il relitto di questa immensa nave circondata da nuvole di pesci riesce a trasmettere a qualunque subacqueo. Ognuno proverà emozioni e sensazioni sue personali, ma il ricordo di questa immersione resterà per sempre scolpito nella propria memoria. L’emozione è fortissima e appena si esce fuori dell’acqua ciò che si desidera è di tornarci al più presto possibile.

Penso davvero che ogni immersione sulla "Haven" sia unica e che non si possa mai dire di conoscere veramente tutta la nave fino in fondo… per farlo occorrerebbero decine e decine di tuffi. Questa nave è veramente immensa e l’occhio si perde nel cercare di coglierne i tanti particolari. Ovunque si fissi lo sguardo c’è qualche angolo nuovo da scoprire, qualche particolare da osservare, qualche nuovo passaggio da provare, un mucchio di pesce da osservare... insomma questo relitto ha un fascino unico e incredibile!

 

Ed ecco qui, preso dal mio log book, il racconto del mio primo incontro con la "Grande Signora" addormentata. Un incontro al quale mi sono presentato quasi con l'emozione e la trepidazione che si prova al primo appuntamento con una bella donna... L’emozione di questi primi due tuffi fatti sulla "Grande Signora" resterà nel mio cuore per sempre e, anche se sono sicuro di ritornarci, le sensazioni provate questa prima volta credo che non potranno mai essere superate.

 

Sabato 8 dicembre 2007, ore 11:48 - prof. max 40.5 m. temp. 14 °C tempo 51 min.

 

Scendiamo lungo la cima che ci porta sulla controplancia (cioè il tetto del ponte di comando sul castello di poppa) a 34 metri di profondità. La visibilità non è eccezionale: non si vede oltre i 10-15 metri. Arriviamo al tetto e ci diamo l’ok, poi scendiamo giù fino al secondo ponte in cui c’è l’alloggio del comandante. Scendiamo a -40 metri ed entriamo nel cassero di poppa dalla porta centrale posta a poppavia del secondo ponte e visitiamo l’alloggio del comandante, nuotando in fila indiana lungo il corridoio che lo percorre, arrivando sino in fondo dove termina e poi torniamo indietro. Terminato il giro nel ponte del comandante, saliamo lungo l’ampia scala che porta al soprastante ponte di comando e, arrivati in cima, tenendo alle nostre spalle il locale radio, percorriamo un piccolo corridoio dove a sinistra c’è la sala nautica e a destra ci sono le ampie finestre del ponte di comando.

Ci troviamo a quota -37 metri. L’ampio locale è completamente spoglio e privo di ostacoli, tutto circondato da ampie finestre che si affacciano nel blu, attraverso le quali si vedono nuotare nuvole di delicate castagnole rosa. Affacciandomi da una delle finestre riesco appena a intravedere la sagoma scura della coperta che si trova una ventina di metri più sotto di me. Uno spettacolo da togliere il fiato. Sembra di affacciarsi dal tetto di un palazzo.

Usciamo dalla plancia e ci dirigiamo a nuoto verso quello che resta dell’enorme fumaiolo, che è stato tagliato riducendolo di una decina di metri per non intralciare la navigazione verso il Porto Petroli di Genova. La parte più alta del troncone del fumaiolo si trova a -33 metri e ci si arriva utilizzando una cima guida, che parte dal parapetto a poppavia del ponte di comando.

La sommità del fumaiolo è ricca di vita e c’è una grande quantità di pesci, che sicuramente trovano delle condizioni ideali nella corrente ascendente che si forma nelle canne interne del fumaiolo.

Ritorniamo indietro verso il cassero e saliamo di nuovo sulla controplancia, sopra al ponte di comando dove vediamo un grosso grongo che fa capolino dall’interno di un tubo che sporge dalla coperta.

Stacchiamo dal tetto del ponte di comando al ventiquattresimo minuto di immersione e incominciamo la nostra lenta risalita verso la superficie, contornati da nugoli di anthias rosa. Facciamo il nostro primo deep stop di 2 minuti a -24 metri e passiamo a respirare EAN40. Poi un altro deep stop di 2 minuti a -15 metri e su fino ai 3 metri, dove facciamo 18 minuti di decompressione. Usciamo dall’acqua dopo 51 minuti di run time.

 

Domenica 9 dicembre 2007, ore 09:46 - prof. max 54.7 m. temp. 13 °C tempo 48 min

 

In meno di 2 minuti arriviamo direttamente sul tetto del ponte di comando a -34 metri dove ci raduniamo per iniziare l’immersione. Ci scambiamo il segno di OK, poi scavalchiamo rapidamente la balaustra e precipitiamo sette piani più sotto, infilandoci in un largo boccaporto situato proprio ai piedi del cassero in posizione centrale. Da qui si accede al locale delle pompe. La visibilità è ottima: almeno una trentina di metri. Vediamo distintamente la coperta della nave con tutto il groviglio di tubazioni che servivano per il carico e lo scarico del greggio che la percorrono longitudinalmente e sopra di esse le passerelle sulle quali camminava l'equipaggio.

Al quarto minuto di immersione arriviamo a circa 55 metri di profondità e ci infiliamo in fila indiana nel boccaporto che porta nella pancia della nave, proprio sotto al ponte di coperta. Ci troviamo all'interno del locale pompe: un’ampia sala tutta piena di valvole e di saracinesche, che servivano a gestire il carico di petrolio travasando il carico da una cisterna all’altra e a bilanciare l'acqua di zavorra. L'acqua all’interno del locale pompe è limpidissima e nuotiamo molto lentamente mantenendoci ad un metro sopra il pavimento per non alzare sospensione. L'ambiente è davvero affascinante. Il colore dominante è il rossiccio della ruggine e il marrone chiaro dello strato di limo che ricopre ogni cosa. Alcuni pesci ci fanno compagnia ed è strano vederli qui, quasi sospesi nel nulla, tanta è la limpidezza dell’acqua che ci circonda.

Attraversato tutto l'ampio locale arriviamo ad un portellone spalancato che si affaccia all'esterno e usciamo sul lato di dritta della nave, poi giriamo verso la nostra destra. Nuotiamo sopra il piano di coperta, passando sotto all’ala di plancia di sinistra che è ripiegata sul fianco del cassero di poppa. Arriviamo sul retro del castello di poppa, dove si trova un lungo e stretto corridoio nel quale entriamo in fila indiana. Su questo corridoio si affacciano alcuni locali. Siamo nelle officine della nave. Nel corridoio si trova una lunga fila di bombole di ossigeno che servivano per le saldature, tutte allineate ordinatamente lungo la parete.

Il banco di lavoro nel locale officine e un oblò con il suo portellone oscurante

Percorriamo tutto il corridoio, dirigendoci verso la poppa della nave e illuminando l’interno dei diversi locali che si affacciano sul corridoio stesso: in uno di essi vediamo una grossa aragosta che nuota sul pavimento. Sulla sinistra del corridoio c’è un lungo bancone da lavoro con una grande morsa che funziona ancora perfettamente. Gli diamo un giro. Dicono che porti fortuna... Arriviamo in fondo al corridoio e saliamo di nuovo sulla coperta attraverso un passaggio. Siamo giunti al dodicesimo minuto di immersione e all'ottavo di fondo: purtroppo è già l'ora di risalire.

Cominciamo la nostra lenta risalita verso la superficie dando uno sguardo ai vari ponti, per poi proseguire nel blu. Primo deep stop di 2 minuti a -30 metri, poi switch del gas a -25 metri passando all'EAN40, altri due deep stop di 2 minuti a -21 e a -15 metri e, infine, le soste deco: 2 minuti a -6 metri e 14 minuti a -3 metri. Data la notevole scorta di gas delle nostre decompressive decidiamo di prolungare un po' la decompressione per respirare un altro po' di ossigeno e sciogliere una maggiore quantità dell’azoto presente nei nostri tessuti e al quarantottesimo minuto di immersione riemergiamo in superficie e risaliamo felici sul nostro gommone.

 

La statuetta del Gesù Bambino di Praga, fissata

sul basamento del timone nel ponte di comando.

DIVE LOG

Immersione del 9 dicembre 2007, ore 09:46

località: Arenzano (GE) - Relitto petroliera "Haven"

tempo: nuvoloso

mare: mosso

vento: 12 nodi NE

temp. aria: 17 °C

temp. min. acqua: 13 °C

visibilità: 30 metri

max depth: 54.7 m.

run time: 48 min.

deco time + deep stops: 30 min

gas di viaggio: Aria

gas deco: EAN40.5

 

Percorso: discesa sul tetto della controplancia a -34 m. - discesa sulla coperta del relitto a -55 m. e ingresso nella sala delle valvole - uscita dal boccaporto sul lato di dritta e attraversamento del corridoio delle bombole a -54 m. - deep stop di 2 min. a -30 m. - risalita fino al primo ponte a -34 m. con 2 deep stop di 2 min. a -21 e a -15 m. - risalita lungo la cima fino alle tappe decompressive a -6 m. e a -3 m.

 

Un nuovo appuntamento con la “Grande Signora”: 18-19 ottobre 2008

Ed eccomi finalmente di nuovo qui ad Arenzano!  Come mi ero ripromesso nel dicembre dello scorso anno, quando avevo salutato la mia "Signora" dopo l'ultima immersione, sono tornato a trovarla. Avevo un appuntamento da rispettare e l’ho fatto nel weekend del 18 e 19 ottobre 2008. Ho avuto la fortuna di incappare in due giornate autunnali stupende, con acqua limpidissima, mare calmo e totale assenza di corrente. Anche la temperatura dell’acqua era piuttosto mite e questo ha reso le mie immersioni piacevolissime (a parte qualche problema nella seconda).

Questa è la cronaca dei miei due bellissimi tuffi, presa direttamente dal mio log book.

Sabato 18 ottobre 2008, ore 11:42 - prof. max 55.6 m. temp. 17 °C tempo 78 min

Ci immergiamo sulla "Haven" poco prima di mezzogiorno, appoggiandoci come al solito all’ottimo diving Techdive di "Capitan Gino". Dopo una breve navigazione, ormeggiamo il gommone attaccandoci alla boa che dista 1,2 miglia da Arenzano, collegata alla cima che scende sul relitto. Ci caliamo velocemente in acqua, formando vari gruppi a secondo dei livelli di esperienza e delle miscele utilizzate per l’immersione. Il mio gruppetto, guidato da Gianni (un ottimo istruttore) è formato da me, da mia moglie Angela che è la mia buddy abituale e dal mio amico Gian Luca di Reggio Emilia. Appena messa la testa sottacqua ci rendiamo subito conto che la visibilità oggi è davvero ottima: da pochissimi metri sotto alla superficie si vede già distintamente il tetto del castello di poppa. Più si scende e più la sagoma della nave si avvicina imponente e minacciosa, ma allo stesso tempo accogliente e invitante come il canto delle sirene di Ulisse: impossibile resistere al richiamo della “Grande Signora” e alla tentazione di scendere sino alla sua coperta!

Scendiamo velocemente lungo la cima della boa ancorata al corrimano della controplancia a -33 metri e la superiamo in un balzo, tuffandoci verso la base del castello. Dalla controplancia del castello al ponte è un attimo… un tuffo di oltre 20 metri in picchiata, che dà un’emozione veramente forte. Io mi lascio cadere e mi sento libero di planare… Volo letteralmente e vorrei quasi che il ponte si allontanasse sotto di me per poter continuare la discesa e rendere quel momento magico ancora più lungo. In soli 3 minuti arriviamo a 53 metri di profondità sulla coperta della nave e cominciamo il nostro giro tutto attorno al castello di poppa, un percorso di oltre 200 metri. L’acqua è veramente limpidissima: ci sono almeno 30 metri di  visibilità e la luce del sole riesce ad arrivare fino in profondità, anche se i colori sono tutti sul grigio-azzurro. Sotto a una delle ali della plancia, che il calore dell’incendio del ’91 ha letteralmente disciolto e piegato verso il basso sino quasi a toccare la coperta, vediamo una grande musdea che, illuminata dalle nostre torce, si nasconde timidamente nell’ombra al nostro passaggio. Poco più in là due grosse aragoste passeggiano indisturbate tra le lamiere contorte del relitto. Tutto intorno a noi il mare è pieno di branchi sterminati di pesce azzurro e di anthias rosa. Uno spettacolo incredibile!

Arrivati sul davanti del castello diamo soltanto un’occhiata al grande boccaporto che si affaccia nella sala delle pompe, un locale tutto circondato dalle valvole che servivano a manovrare le tubazioni di carico e scarico delle cisterne e della cassa di zavorra della petroliera. Lo spettacolo quaggiù è impressionante e mi emoziona come la prima volta che l’ho visto lo scorso anno. Siamo a circa 55 metri  di profondità e il manometro indica che l’aria delle nostre bombole, caricate a 250 bar, cala vistosamente. Abbiamo già accumulato qualche minuto di deco che taglieremo utilizzando il nitrox, ma a questo ci penseremo dopo: ora è il momento di godersi in pieno questa stupenda immersione. Continuiamo a nuotare lentamente sopra al ponte di coperta dirigendoci verso la poppa della nave. Intorno a noi è tutto un groviglio di tubi che si incrociano dall’alto in basso, da destra a sinistra e che fanno immaginare la vita dell'equipaggio che si svolgeva attorno a quell’ammasso di ferro quando era fuori dall’ambiente marino. Completiamo il giro attorno al castello di poppa e passiamo ancora una volta sotto ad una delle grandi ali di plancia piegate dal calore dello spaventoso incendio che ha devastato la nave per tre giorni interi.

Prima di risalire in superficie lungo il castello di poppa, passiamo nello stretto corridoio dell’officina, ai lati del quale si trovano allineate in perfetto ordine le bombole di ossigeno che servivano per fare le saldature e vari attrezzi, tra cui una grande morsa ancora funzionante che attira sempre la curiosità di chi passa di lì. Do il mio solito giro alla leva della morsa... una specie di gesto scaramantico che fanno tutti i subacquei che arrivano fin quaggiù e che serve a far sì che prima o poi si ritorni ancora sulla "Haven".  Guardiamo verso l’alto le nuvole di delicati anthias rosa che ci circondano, mentre su di noi incombe la sagoma scura dell’enorme fumaiolo alto più di trenta metri. Facciamo ancora mezzo giro attorno alla base del castello e poi ci portiamo sul davanti iniziando la nostra lenta risalita lungo i sette ponti che formano il castello di poppa della nave... praticamente un palazzo! Ormai siamo al ventesimo minuto di fondo. Il tempo pianificato a terra è terminato ed è giunto purtroppo il momento di salutare la "Grande Signora addormentata" e di lasciarla al suo riposo. Ci aspetta una lunghissima decompressione.

A malincuore ritorniamo verso la superficie, facendo i vari deep stop previsti dal nostro piano di immersione. Arriviamo alla plancia di comando ed io mi affaccio per un momento da uno dei grandi finestroni che danno sul ponte di comando per dare un’occhiata alla nuova statuetta del Gesù Bambino di Praga che è stata posizionata da poco sul supporto che una volta alloggiava la timoneria della nave. Poi esco di nuovo fuori nel blu e salgo lungo la cima di risalita fino a raggiungere la stazione decompressiva che si trova a -9 metri. Nel frattempo, a -22 metri sono passato alla miscela decompressiva che porto nella mia stage appesa al fianco e questo mi permetterà quasi di dimezzare i tempi di decompressione. Sosta a -6 metri, poi a -3, mentre l’acqua è talmente limpida che sembra quasi di poter toccare con una mano il grande gommone che dondola sopra alla nostra testa. Facciamo 39 minuti di deco con EAN43, per smaltire un poco dell’azoto accumulato, e intanto rivedo quasi come in un film lo spettacolo meraviglioso appena visto là sotto…. un film bellissimo che per fortuna domattina sarà replicato. Arrivederci mia Signora!

 

Il "corridoio delle bombole" nell'officina e la morsa che si trova sul banco di lavoro

Una scala sul cassero di poppa

Domenica 19 ottobre 2008 ore 12:08 - prof. max 59.6 m. temp. 16 °C tempo 33 min

 

A mezzogiorno della domenica ci immergiamo nuovamente sulla "Haven", questa volta guidati da Flavio assieme ad un gruppetto di sub un po’ più numeroso di ieri. L’acqua è sempre limpidissima e il mare ancora più calmo di sabato, ma il cielo è un po’ velato e questo rende l’atmosfera sottacqua un po’ più cupa. Arrivati sulla verticale del relitto scendiamo velocemente lungo la cima che arriva sul tetto della controplancia e questa volta ci caliamo direttamente fino alla murata sinistra per osservare l'enorme squarcio provocato dell’esplosione che ha devastato la nave nella zona poppiera. Io mi affaccio alla enorme voragine nera come la pece che mi attira con una forza magnetica, ma oggi non abbiamo previsto di fare la penetrazione e abbiamo deciso di limitarci solo ad un giro completo all'esterno, nuotando sopra alla immensa poppa della nave.

Siamo a 60 metri di profondità. L’aria densa e pastosa quaggiù se ne va in un soffio e cominciamo immediatamente ad accumulare alcuni minuti di decompressione. La luce della mia torcia fruga nelle viscere della petroliera cercando di cogliere qualche particolare interessante, ma l’oscurità all’interno della pancia della nave è quasi impenetrabile e non riesco a distinguere nulla. Ci alziamo di un poco superando la ringhiera corrimano che corre tutto attorno alla poppa e ci portiamo sopra di essa, in modo da poter osservare gli argani e gli altri particolari della poppa che la devastazione dell’incendio ha risparmiato.

Ad un tratto comincio ad avere qualche problema nel respirare... non mi sento più perfettamente a mio agio. Forse la colpa è dei farmaci che sto assumendo da qualche giorno... ma, come uno stupido, non me ne ero proprio ricordato! Il mio respiro è faticoso, le gambe sono pesanti, sento che il sangue fa fatica a fluire normalmente. Inutile rischiare uno svenimento! Decido di interrompere immediatamente la mia immersione e lo segnalo al mio buddy, affinché risalga con me. Così cominciamo rapidamente a risalire insieme nel blu lasciando giù il gruppo che... non si è accorto di nulla. Arrivato sul lato di dritta alla base del fumaiolo, mi dirigo velocemente verso il fumaiolo stesso in modo da avere un riferimento fisso lungo il quale risalire più tranquillamente. Angela (seppure con un po' di fatica, data la mia pinneggiata molto veloce) mi segue da vicino. Finalmente arrivo alla cima che congiunge la sommità del fumaiolo al castello di poppa e da lì raggiungo il tetto della controplancia del ponte di comando. Nel frattempo ho ripreso completamente il controllo della respirazione e mi sento di nuovo bene. Scambio alcuni segnali con la mia compagna per tranquillizzarla, ma decidiamo comunque di risalire subito in superficie. Cominciamo la nostra solita lenta risalita lungo la cima, interrotta dalle soste profonde di uno o due minuti, seguendo le nostre tabelle decompressive. Infine raggiungiamo la stazione decompressiva, dove possiamo tranquillamente completare la nostra decompressione respirando EAN43. Circa trenta metri più sotto di noi la "Grande Signora" sembra salutarci, dandoci appuntamento alla prossima volta, sicura che torneremo ancora a farle visita.

Esco dall’acqua un po’ stanco, arrabbiato per aver dovuto interrompere un'immersione stupenda e soprattutto triste per il fatto che il mio bellissimo weekend ad Arenzano ormai sta per finire. Però la consapevolezza che prima o poi laggiù sulla "Haven" ci tornerò di nuovo rende il mio distacco un po’ meno spiacevole. Certo che ci tornerò ancora... ci mancherebbe! E poi tornerò ancora e ancora... finché non potrò finalmente dire di conoscerlo davvero fino in fondo questo stupendo relitto di cui mi sono innamorato al nostro primo incontro: la mia "Grande Signora" addormentata.

DIVE LOG

Immersione del 18 ottobre 2008, ore 11:42

località: Arenzano (GE) - Relitto petroliera "Haven"

tempo: sereno

mare: quasi calmo

vento: 5 nodi NE

temp. aria: 21 °C

temp. min. acqua: 17 °C

visibilità: 30 metri

max depth: 55.6 m.

run time: 78 min.

deco time + deep stops: 39 min

gas di viaggio: Aria

gas deco: EAN43.5

 

Percorso: discesa diretta sulla coperta del relitto a -55 m. - un giro e mezzo attorno alla base del castello di poppa - ingresso nella sala delle valvole a -55 m. - passaggio nel corridoio delle bombole (officina) a -54 m. - deep stop di 1 min. - risalita fino al primo ponte a -34 m. - deep stop di 2 min. - risalita lungo la cima fino alle tappe deco a -9 m. -6 m. e -3 metri.

DIVE LOG

Immersione del 19 ottobre 2008, ore 12:08

località: Arenzano (GE) - Relitto petroliera "Haven"

tempo: nuvoloso

mare: calmo

vento: 2 nodi NW

temp. aria: 22 °C

temp. min. acqua: 16 °C

visibilità: 35 metri

max depth: 59.6 m.

run time: 33 min.

deco time + deep stops: 10 min

gas di viaggio: Aria

gas deco: EAN43.2

 

Percorso: discesa diretta sul fianco sinistro del relitto - passaggio davanti allo squarcio nella fiancata con arrivo a quota -60 m. - risalita sopra alla poppa a -54 m. - salita fino alla sommità del fumaiolo a -33 m. - attraversamento fino alla controplancia sopra al primo ponte a -34 m. - risalita lungo la cima -  due deep stop di 1 min. - risalita sulla cima fino alla tappa deco a -3 metri.

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Sopra: l'enorme bigo di carico a poppa della "Haven".