Un bellissimo weekend blu a Giannutri CON GLI AMICI DEL WEB

 

3-4 Novembre 2006

Partecipare ad un raduno di sub che sono iscritti al forum di un sito Web dedicato alla subacquea, è un po’ come… partecipare ad una festa a sorpresa. Non sai bene chi incontrerai, ma sei certo che quello che ti accomuna è la voglia di divertirti e di condividere una nuova esperienza subacquea insieme.

Come saranno i miei nuovi compagni? Riusciremo a legare tra noi? Sarà un’esperienza positiva? Come saranno "dal vivo" le persone che si nascondono dietro a simpatici nicknames, con le quali ho "dialogato virtualmente" per mesi e mesi attraverso il forum? Erano questi i pensieri che mi passavano per la mente il venerdì pomeriggio, mentre stavo raggiungendo in macchina, con mia moglie Angela, Porto Santo Stefano, il luogo fissato per l’appuntamento del raduno subacqueo di "Fondali.it".

Il Comandante Gianni.

La "Marea" in banchina.

 

 

Angela ed io arriviamo al porto nuovo di  Porto Santo Stefano verso le sette di sera del 3 novembre, scarichiamo il nostro bagaglio e saliamo a bordo della “Marea”, una bella barca di legno di 24 metri, ricavata da un peschereccio d'altura e attrezzata per le crociere sub. A bordo ci accoglie il comandante Gianni, un fiorentino che, alcuni anni fa, è riuscito a fare quello che io ho più volte sognato: si è lasciato tutto alle spalle e ha deciso di cambiare vita, vivendo su una barca. Scelta coraggiosa, ma sicuramente azzeccata!

Fa molto freddo, ci sono appena 4 gradi di temperatura e ci rifugiamo subito all’interno dell’ampio salone, che con il calore del legno, sembra riscaldarci un po’.

All’interno troviamo le prime persone del gruppo di Fondali.it, che sono arrivate poco prima di noi ed hanno già un bicchiere di vino in mano. Ce ne porgono subito uno, mentre cominciano le presentazioni.

Tu sei…? Ah, sì, adesso ho capito! I vari nicknames cominciano a … prendere forma e così è per un pezzo, a mano a mano che le persone arrivano alla spicciolata, provenendo dalle località più diverse. Palermo, Cosenza, Napoli, Salerno, Bari, Roma, Ancona, Siena, Livorno, Mantova, Milano… c’è tutta l’Italia rappresentata. Ventidue persone che non si conoscono, se non attraverso la rete, ma che dopo qualche bicchiere di vino si sentono già amici!

La sera c'è una grande cena di pesce, preparata da Gianni e Gennaro, una bellissima crostata fatta da Michela e poi restiamo a chiacchierare fino a tarda ora, pregustando quello che ci aspetta all’indomani.

A cena riuniti attorno al grande tavolo nel quadrato della "Marea".

1a immersione: Scoglio del Corallo

Al mattino seguente, dopo qualche problema con l’ancora, salpiamo per l’isola di Giannutri, ma, prima, ci fermiamo a fare il nostro primo tuffo allo Scoglio del Corallo, davanti al promontorio dell’Argentario. La giornata è bellissima. Splende un tiepido sole e l’acqua è particolarmente invitante. Non sembra davvero novembre! Io conosco perfettamente il punto d’immersione e quindi faccio un briefing molto dettagliato, poi divido il gruppo di sub in tre gruppetti di sei persone ciascuno e, da bravo dive master, conduco il mio gruppo lungo il canyon del corallo. Con me ci sono Angela, Paola, Michele, Giovanni e Eduardo.

Raggiungiamo a nuoto lo scoglio e scendiamo lungo la parete che  si affaccia nel canyon. Il lato sinistro del canyon è uno spettacolo: a causa della corrente, i rami di corallo che ricoprono tutta la parete dai 25 metri di profondità in giù sono tutti bianchi perché i polipi sono espansi nella ricerca di cibo. Illuminato dalle nostre torce il corallo fa un fantastico effetto simile alla neve. Qui è là ci sono dei bei rami di gorgonia rossa, con attaccate diverse uova di gattuccio. Nuotiamo fino al fondo del canyon, intorno ai 32 metri, poi superiamo la sella che divide lo scoglio affiorante da quello sommerso e giriamo sulla destra. Al nostro passaggio una bella cernia bruna si nasconde tra i massi, mentre alcune murene si ritirano nella loro tana non appena le illuminiamo con le nostre torce. Passiamo sotto ad un bel arco naturale, con la volta ricoperta da margherite di mare, ed entriamo in una piccola grotta che passa all’interno dello scoglio. All’interno il fondale è sabbioso e una timida musdea (Phycis phycis) si nasconde non appena è investita dal fascio di luce della mia torcia. Usciamo dalla grotta dalla parte opposta e ci ritroviamo nuovamente nel canyon del corallo. Giriamo alla nostra sinistra superando un grosso scoglio sommerso, sulla cui sommità si trova una grande Pinna nobilis e poi scendiamo alla sua base, dove si apre l’ingresso ad un ampio tunnel passante, che attraversa tutto lo scoglio. Nuotiamo sollevati dal fondo, tutto coperto da una spessa coltre di finissimo limo. La volta della grotta è tutta arancione e gialla, a causa delle colonie di Astroides e di Parazoanthus che l’hanno incrostata, mentre qui è là spuntano gli steli di alcuni spirografi, attaccati a testa in giù sul soffitto, con le loro delicate corone di tentacoli protese alla ricerca di cibo. In una nicchia della roccia sulla sinistra vediamo un grosso grongo che si nasconde nell’oscurità ed è intimorito dalle nostre torce. Paola appena lo vede urla di gioia e di stupore nel suo erogatore ed io mi metto a ridere come un matto. Usciti dal tunnel giriamo sulla destra e attraversiamo il canyon, ritornando alla parete del corallo. Il tempo di permanenza sul fondo è stato parecchio e siamo già alcuni minuti fuori curva. Saliamo lentamente lungo la parete dello scoglio, facendo la nostra deco in risalita e vediamo alcuni begli scorfani, altre murene che fanno capolino dalle loro tane ed un grosso nudibranco Discodoris atromaculato (la simpatica "vacchetta di mare"), che se ne sta aggrappato alla roccia. Finiamo la nostra immersione facendo la sosta di sicurezza sul basso pianoro sommerso che si trova alle spalle dello scoglio affiorante e abbiamo ancora il tempo di vedere un grosso polpo nella sua tana protetta dai ciottoli che ha ammucchiato al suo ingresso. Intorno a noi una miriade di castagnole ci accompagna durante la risalita. Riemergiamo e Paola è raggiante per tutte le belle cose che è riuscita a vedere durante l’immersione guidata. Ammetto di essere piuttosto soddisfatto anche io per come ho condotto l’immersione. Un vero dive master!

Il bel tramonto verso la Corsica.

La Corsica all'orizzonte vista da Giannutri.

2a immersione: Punta Pennello

Terminata la prima immersione verso le dodici e tre quarti ci siamo spostati con la "Marea" all’isola di Giannutri, dove abbiamo ormeggiato tra Punta Pennello e Cala Maestra. Senza nemmeno pranzare, alle due in punto io Angela ed altri otto sub siamo già in acqua per la seconda immersione della giornata. L’intenzione era di arrivare alle prime macchine del "Nasim II", sui 30 metri di profondità, ma un’incomprensione sul nostro esatto punto di ormeggio ha fatto sì che nuotassimo per alcuni minuti verso il largo senza vedere altro che… una distesa di sabbia bianca e tanta Posidonia oceanica. Arrivati a 36 metri di profondità, senza aver visto l’ombra di un’automobile, decidiamo di fare dietro front per non caricarci eccessivamente di azoto e terminiamo la nostra immersione lungo la parete, nuotando per circa mezz’ora in acqua bassa tra i massi e arrivando sino quasi a Cala Maestra sospinti dalla corrente. La visibilità è ottima e alcuni di noi si scatenano con le macchine fotografiche a cogliere immagini della stupenda flora e fauna che popola i fondali dell’isola. Una volta riemersi, viene Gennaro a recuperarci con il gommone, evitandoci una lunga nuotata contro corrente.

Pronti a tuffarsi dalla poppa della "Marea".

Mentre noi pranziamo verso le quattro, l’altro gruppo di sub, più fortunato di noi si immerge sulle macchine del "Nasim" e, quando tornano, scopro che… ci siamo ormeggiati proprio sopra! Pazienza.

Il resto della giornata passa tra una chiacchiera e l’altra, nell’attesa di riunirci tutti insieme per la cena preparata da Gianni, che si preannuncia interessante… Alcuni scendono a terra con il gommone per una passeggiata sull’isola, poi, al ritorno, Stefano e Alessia si lanciano in un bagno notturno al chiarore della luna piena che splende sopra a Giannutri, invitati da una temperatura dell’acqua intorno ai 18 gradi. L’acqua, illuminata dal potente faro acceso a poppa della barca, è limpidissima e, praticamente, i due ragazzi fanno il bagno in mezzo ai pesci.

La sera ci vede di nuovo tutti riuniti attorno alla grande tavola, a fare onore alla ricca cena di pesce preparata da Gianni. Diversi chili di spaghetti al pomodoro con filetti di tonno fresco e un’abbondante frittura di trigliette e sardine spariscono rapidamente nei nostri stomaci di subacquei affamati, innaffiate da generose dosi di un vinello bianco fresco fresco. L’allegria e la gioia per i primi tuffi fatti assieme sono palpabili e non vediamo l’ora di tuffarci di nuovo.

 

3a immersione: Punta Secca

La notte trascorre tranquilla a bordo della "Marea", cullati dal dolce dondolio delle onde e dal cigolio dei legni che parlano di mare e di avventure. Alle sette del mattino io sono già in piedi e vado a trovare Gianni in plancia di comando. Si è alzato un discreto vento da Libeccio e il mare al largo comincia ad incresparsi. Ad ovest verso il Giglio e Montecristo c’è un bel sole, ma ad est verso terra avanzano delle nuvole sempre più grosse. E’ meglio mollare l’ormeggio e spostarsi in un punto più a ridosso dell’isola. Ci dirigiamo allora verso Punta Secca, che delimita l’inizio della zona A del Parco Marino di Giannutri.

Gettata l’ancora, ci prepariamo rapidamente ed io e il mio gruppo di nove subacquei ci tuffiamo in acqua e aspettiamo che tutti siano pronti attaccati ad una lunga cima filata di poppa che ci impedisce di essere trascinati via dalla corrente. La cima è talmente lunga che ci troviamo praticamente all’inizio della zona di riserva integrale. Alle nove in punto metto la testa sotto l’acqua e scendo sul fondale di sabbia bianca che si trova a 26 metri di profondità. L’acqua è di una limpidezza eccezionale ed è bellissima la prospettiva che si ha del fondale tutto costellato da grosse Pinnae nobilis che spuntano tra radi ciuffi di Posidonia oceanica. Arrivati sul fondo la corrente cala parecchio e ci dirigiamo oltre la prosecuzione sommersa della punta.

All’ingresso nel Parco mi accoglie un bel branco di grossi dentici che nuotano tranquilli, per nulla intimoriti dalla nostra presenza. Raggiunta la parete scendiamo verso il fondo, guardando nelle tante spaccature della roccia, che sono ricche di sorprese. Timide murene si affacciano dalle loro tane, penzolando morbidamente e ritraendosi al nostro passaggio. Grossi scorfani rossi stazionano immobili sulla roccia, confondendosi con ciò che li circonda. Una piccola aragosta agita le sue lunghe antenne, mentre io… la accarezzo con due dita.

All’interno di una piccola nicchia una grossa musdea dal colore bruno chiaro nuota impaurita dalla potente luce delle nostre lampade e non sa se uscire dal buco o appiattirvisi dentro, sperando che la lasciamo tranquilla. Un paio di cernie brune si nascondono sotto ai massi del fondo, mentre noi ci nuotiamo sopra. Arrivati a 43 metri di profondità cominciamo una lenta risalita e smaltiamo i pochi minuti di deco accumulati, durante il percorso di ritorno. Sui rami della vegetazione che ricopre la parete si vedono tantissimi piccoli nudibranchi dai colori delicati, che dondolano spinti dalla corrente: moltissime Flabellline affinis di color porpora, alcuni Dondice banyulensis con le papille dorsali dal caratteristico colore arancione e la bellissima Cratena peregrina che ha le papille con la punta violacea. 

E’ incredibile la bellezza e il colore di questi piccoli tesserini non più grandi di un’unghia. Abituato alle torbide acque della Riviera del Conero, dove m’immergo frequentemente, riesco a distinguerli facilmente e a mostrarli a Paola che è sempre più entusiasta essendo alle sue prime immersioni. Una volta raggiunta la punta, faccio giusto in tempo a terminare la mia sosta di sicurezza di 3 minuti, quando avverto una perdita dal primo stadio del mio erogatore principale e… in un attimo mi si svuota la bombola. Mi si è allentato l’attacco del primo stadio sulla bombola e mi sono perso tutta l’aria rimastami. Sono costretto a gonfiare il mio gav a bocca, ma, per fortuna, riemergo a una ventina di metri dalla barca e trovo subito Gennaro che prontamente mi lancia una cima dal gommone e mi traina fino a sottobordo alla "Marea".

Terminata l’immersione ricarichiamo subito le nostre bombole e ci spostiamo con la barca all’altra estremità delParco Marino, ancorando davanti a Punta San Francesco, alla fine del Golfo degli Spalmatoi.

 

4a immersione: Punta San Francesco

A mezzogiorno siamo di nuovo giù in acqua, ma questa volta io ed Angela ci attardiamo un poco a causa di una perdita dal suo primo stadio e, quando ci tuffiamo, il gruppo se ne è già andato da un quarto d’ora. Doppiamo anche noi la punta e rientriamo nel parco marino, scendendo sino a -41 metri. L’acqua è ancora più limpida e la visibilità  - grazie anche al sole che nel frattempo ha ripreso a splendere - supera sicuramente i 50 metri. Nuotiamo in mezzo a branchi di castagnole e di pesce azzurro, mentre grossi saraghi volteggiano in mezzo al branco di pesce più piccolo.

Quando nelle nostre bombole la pressione arriva a 100 bar, ritorniamo indietro ed iniziamo a risalire, smaltendo lentamente i 5 minuti di deco accumulata durante la discesa. Nuotando tra le rocce incontriamo la coppia Aldo ed Alda, intenti a fare fotografie e ci uniamo a loro per il ritorno verso la barca. Vediamo alcune grosse triglie che brucano il fondo, poi un paio di murene, una grossa musdea di colore chiaro nascosta sotto ad un masso, e due piccole cernie brune che al nostro arrivo scappano a rifugiarsi sotto alle rocce. Senza quasi accorgercene ci ritroviamo sotto alla "Marea", che la corrente ha girato ed ha portato verso di noi. Dopo 55 minuti di immersione il sogno è finito.

A bordo ci aspetta l’ultimo pranzo preparato da Gianni: dei buonissimi spaghetti all’amatriciana e una freschissima caprese. Sono passate da poco le quattro, quando facciamo rotta per il rientro a Porto Santo Stefano, mentre il sole comincia a calare sull’orizzonte, lanciando lampi di riflessi rossastri sulle rocce del promontorio dell’Argentario.

Alle cinque del pomeriggio la "Marea" è ormeggiata nel porto e noi "Fondalisti" ci salutiamo. Baci, abbracci e la promessa di rivederci e di risentirci in un’altra occasione che, spero, arrivi presto. Poi tutti via di corsa verso le rispettive destinazioni di provenienza, con un bagaglio di amicizia e di emozioni vissute durante questi due giorni trascorsi assieme che ci hanno legato ancora di più e con tanti ricordi e cose da raccontare a chi non ha potuto partecipare.

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