ISOLA D'ELBA: un bel weekend con gli amici del Circolo “Maremma Sub” (più qualche altro giorno...)

 

Seccheto (Campo nell'Elba) 3 - 10 ottobre 2013

Avendo organizzato questa gita da diverso tempo, nonostante le cattive previsioni meteorologiche ci siamo ritrovati ai primi di ottobre all’Isola d’Elba con gli amici del Circolo “Maremma Sub” di Grosseto per un lungo weekend di immersioni. La nostra intenzione era di fare un paio di immersioni anche all'isola di Pianosa, che dopo avere ospitato per tanti anni un carcere ed essere stata interdetta alla navigazione, solo recentemente è stata aperta ai subacquei, ma come al solito è il mare che comanda.....

 

Arrivati a Seccheto, vicino a Marina di Campo, nel pomeriggio di giovedì 3 ottobre, io e mia moglie Angela abbiamo aspettato l’arrivo dei nostri amici “maremmani” che ci hanno raggiunto il venerdì a ora di pranzo. Il gruppo “Maremma Sub” era guidato da Sandro Costa, un istruttore sub grossetano nostro carissimo amico, e assieme a lui c’erano altri 9 subacquei, alcuni dei quali erano nostre vecchie conoscenze mentre degli altri erano nuovi compagni d’avventura.

Secondo il programma originario del gruppo avremmo dovuto fare fare 5 immersioni nell’arco del lungo weekend, con il sabato interamente dedicato ad una bella full-day all'isola di Pianosa, distante 8 miglia dall’Elba. Purtroppo, come dicevo all'inizio, le avverse condizioni metereologiche ci hanno impedito di seguire questo programma, ma grazie alla nostra tenacia ed alla grande disponibilità dello staff del “Diving Service Center” di Seccheto siamo riusciti ugualmente a fare 5 belle immersioni e, in ogni caso abbiamo trascorso tre giorni in allegria e in ottima compagnia.

 

Sotto: veduta della Baia di Seccheto con l'Hotel La Stella, sede del Diving Service Center, centro immersioni SSI.

Venerdì, appena arrivati a Seccheto e dopo aver preso possesso delle camere prenotate presso l’Hotel La Stella (all’interno del quale si trova il Diving Service Center), Sandro e tutta la compagnia dei sub maremmani hanno preparato in fretta la loro attrezzatura e assieme a loro siamo partiti per la nostra prima immersione. Con il furgone del diving e un paio di macchine ci siamo spostati al vicino porto di Marina di Campo, dove ci aspettava il più grande dei due gommoni del diving, e in pochi minuti di navigazione abbiamo raggiunto Capo di Fonza che si trova poco più ad Est.

Alle 13:45 ci siamo immersi sulla parte esterna della famosa secca delle Coralline che ha il cappello a circa 10 metri e sorge dal fondale sabbioso profondo una quarantina di metri.

Sotto: i preparativi dell'attrezzatura davanti al Diving.

Siamo arrivati ad una profondità di 40 metri e abbiamo potuto ammirare oltre ai piccoli rametti di corallo rosso che danno il nome alla secca, dei bei rami di gorgonie rosse e parecchio pesce (barracuda, cernie, saraghi, dentici…).

Si è trattato di una prima immersione di affiatamento, ma non c’è stato nemmeno bisogno di essere accompagnati dalla guida essendo noi tutti subacquei piuttosto esperti, alcuni dei quali istruttori. Il tempo era nuvoloso e il mare piuttosto mosso, ma la visibilità sott’acqua è stata ottima. Tutto sommato è stata una bella immersione, che più tardi abbiamo commentato allegramente durante la cena in hotel fatta in un’unica chiassosa tavolata.

 

La nostra allegra tavolata all'Hotel La Stella la sera del venerdì.

 

L’indomani mattina, appena svegliati, abbiamo avuto la conferma che non saremmo potuti andare a Pianosa: il mare era molto agitato, il cielo completamente coperto e spirava un forte vento da Sud/Sud-Est che avrebbe reso problematica la navigazione di 8 miglia verso l’isola. Nel frattempo dalla radio e dalla televisione arrivavano notizie drammatiche di un temporale terrificante abbattutosi proprio sul grossetano, che aveva provocato danni e allagamenti.

Visto il maltempo, per consentirci lo stesso di immergerci il titolare del diving Moritz Micheluzzi, circumnavigando tutta la punta occidentale dell’Elba ha trasferito il gommone a Marciana Marina, che si trova sul versante settentrionale dell’isola, più riparato dal mare e dal vento proveniente da Sud. Così, dopo aver raggiunto il porto di Marciana con le nostre macchine e il furgone carico di attrezzatura, ci siamo imbarcati e ci siamo diretti verso Ovest alla volta delle Formiche della Zanca.

Tuffatici in acqua alle 10:40, abbiamo fatto una bella immersione dividendoci in vari gruppetti. Io ho fatto coppia con Marco Innocenti (un altro vecchietto come me…) e ci siamo spinti fino sulla sabbia alla base della parete a 41 metri, dove in una sola spaccatura della roccia abbiamo incontrato un paio di corvine, un grosso grongo e una musdea! Risalendo abbiamo visto alcune belle cernie brune e qualche murena. Poi, una volta usciti dall’acqua, ci ha accolto un forte vento girato da Nord/Nord-Est con raffiche sui 20-25 nodi, che ha reso la nostra navigazione fino al porto di Marciana piuttosto difficoltosa.                                                       

                                 Sotto alcune immagini della forte mareggiata di sabato che ha reso impossibili le immersioni sul versante meridionale dell'isola d'Elba.

Imbarco a Marciana Marina sabato mattina.

A sinistra: Moritz al comando del gommone.

Una volta cambiate le bombole, siamo ripartiti impavidi con il gommone e alle 13 ci siamo tuffati di nuovo in acqua proprio sotto la Punta del Nasuto. Appena scesi in acqua abbiamo subito incontrato una forte corrente contraria. Questo ha un po’ condizionato la nostra immersione,che si è svolta tutta intorno ai 30 metri di profondità e, ovviamente, è stata piuttosto breve a causa degli elevati consumi di gas.

Comunque abbiamo fatto lo stesso una bella immersione e la fatica fatta sott’acqua per nuotare controcorrente ha aumentato notevolmente il nostro appetito… così alle 14:30 ci siamo ritrovati tutti attorno alla tavola dell’ottimo ristorante “Borgo al Cotone” a Marciana Marina, dove ci aspettava un fantastico pranzo di pesce accompagnato da ottimo vino Vermentino dell’Elba ghiacciato!

Oh Sandro... ma la mangi tutta tu?

La domenica le condizioni meteomarine sono decisamente migliorate, è spuntato un bel sole e siamo riusciti a fare ancora due tuffi. Ancora una volta siamo partiti con il gommone da Marina di Campo e alle 10:30 ci siamo immersi sotto l’isolotto della Corbella, questa volta accompagnati in acqua da Moritz.

Ormeggiato il gommone sulla boa fissa che si trova ad Ovest dell’isolotto, dopo aver nuotato per una decina di minuti verso Sud-Est rimanendo ad una profondità di una decina di metri per risparmiare un po’ di gas, siamo scesi sul fondo fino a 43 metri dove ci aspettava lo spettacolo fantastico di una bellissima foresta di gorgonie gialle e rosse dai grandi ventagli. Attorno a noi nuotavano migliaia di castagnole nere, mentre sul fondo abbiamo incontrato alcune cernie brune, dei bei dentici e una grossa murena. Poi, risalendo sullo scoglio, abbiamo visto il bagliore di branchi di salpe e di saraghi che brucavano il cibo sulla roccia. Uno scenario colorato davvero molto bello, reso ancora più vivace dall’acqua limpidissima e dai raggi del sole che filtravano dalla superficie del mare.

 

Tornati al porto di Marina di Campo molto soddisfatti, abbiamo cambiato le bombole e siamo ripartiti velocemente verso Ovest alla volta di Pomonte. Qui alle 13:15 ci aspettava un’immersione semplice, ma molto scenografica: quella sul famoso relitto dell’Elviscott, un piccolo cargo affondato a bassissima profondità nel 1972, quando a causa di una violenta mareggiata andò a picchiare sullo scoglio dell’Ogliera, distante poco più di un centinaio di metri dal piccolo abitato di Pomonte. La buona visibilità e la scarsa profondità ci hanno consentito di fare una lunga immersione su questo relitto (che è uno dei più fotografati del Mediterraneo), penetrando in ogni sua apertura e facendo una serie di belle fotografie e di filmati molto suggestivi.

                                                    

Sotto: Marcello e Angela all'interno del relitto dell'Elviscott.

Le cose belle purtroppo finiscono presto, e il momento del rientro a casa dei nostri amici maremmani è arrivato in fretta. Tornati a Seccheto, abbiamo mangiato tutti assieme un boccone alla “Osteria del Nonno”, dopodiché il gruppo si è sciolto e i nostri amici sono ripartiti in auto per Portoferraio, dove li attendeva il traghetto che li avrebbe riportati a Piombino.

Il weekend trascorso assieme è stato molto bello, ci siamo molto divertiti, abbiamo riso e scherzato, mangiato e bevuto bene e ci siamo immersi ugualmente nonostante il maltempo riuscendo a fare i 5 tuffi programmati, ma soprattutto io e Angela adesso abbiamo altri amici con i quali sicuramente in futuro condivideremo altre belle esperienze subacquee.

Un ringraziamento va ai miei vecchi amici Sandro, Gianni, Claudio e Paolo. E grazie anche ai nostri nuovi compagni di avventure conosciuti in questa occasione: Marco, Alessandro, Luigi, Ruggero, Fabrizio e Andrea. E naturalmente un ringraziamento particolare va allo staff del Diving Service Center cioè a Moritz Micheluzzi e Andrea Zanetti, che... facendo i salti mortali... hanno consentito comunque a questi 12 subacquei  “malati di azoto” di fare delle belle immersioni.
Ma la settimana di immersioni mia e di mia moglie non era ancora finita. Ci aspettavano altri 3 giorni di bei tuffi nel mare dell'Elba.....

Sopra: immagini dell'alba e del tramonto a Seccheto.

Sotto: si prepara l'attrezzatura per l'imbarco.

Lunedì il diving è diventato tutto nostro! Il mattino ci ha regalato mare calmo e un bel sole, con 24 °C di temperatura.

Con il gommone più piccolo siamo partiti da Marina di Campo assieme ad un’altra coppia di subacquei e siamo tornati a Capo di Fonza per immergerci di nuovo sulle Coralline esterne alle 10 del mattino.

Andrea Zanetti guidava il gruppo ed è rimasto con l’altra coppia di sub, mentre io e Angela siamo scesi fino a 43 metri ad ammirare gorgonie e spugne colorate, prendendo un po’ di deco. Abbiamo visto un sacco di pesce: grossi dentici, cernie brune, tante murene, sia in tana sia fuori; sul fondo c’erano gruppi di triglie che brucavano sullo scoglio e branchi di salpe e di saraghi e poi, sopra di noi, un grosso branco di barracuda che faceva il classico carosello nuotando in circolo sopra le nostre teste. Davvero un bel tuffo!

 

Sotto: martedì 8 ottobre 2013. Con Moritz e Angela prima del nostro tuffo sulla Secca di Capo Poro.

 

Martedì è stato dedicato a un’immersione”tecnica” (anche se non abbiamo impiegato il bibo con il trimix). Alle 10 del mattino, nonostante il cielo nuvoloso e la pioggia io, Angela e Moritz Micheluzzi ci siamo immersi sulla Secca di Capo Poro, che è sicuramente la più bella immersione del versante meridionale dell’Elba e forse di tutta l’isola. Con rara abilità Moritz è riuscito a gettare l’ancora proprio sul piccolo cappello della secca che arriva a 36 metri di profondità e siamo discesi nel blu seguendo con lo sguardo la cima. Arrivati sul cappello abbiamo fatto un rapido controllo, ci siamo scambiati il segno di OK e  siamo scesi alla base della piccola secca che arriva ad oltre 50 metri di profondità, facendole un giro completo attorno. Qui abbiamo potuto ammirare i grandi ventagli di gorgonie rosse e gialle che rendono particolarmente spettacolare questa immersione. Infatti, non è tanto la presenza del pesce che rende fantastica questa immersione non accessibile a tutti, quanto la vista del coloratissimo scoglio, tutto ricoperto di spugne incrostanti e di gorgonie. Uno scenario davvero mozzafiato! Dopo una quindicina di minuti di fondo siamo risaliti lentamente, tagliando la nostra decompressione grazie alle bombole di Ean50 che ci eravamo portati appresso e siamo usciti dall’acqua davvero soddisfatti.

            Sugli scogli di Seccheto.

Mercoledì 9 ottobre era il nostro ultimo giorno di immersioni, il tempo era favoloso con un bel sole caldo e mare calmo e Moritz ci ha portato ancora una volta alle Coralline di Capo Fonza. Questa volta ci siamo immersi sul versante interno, e dato che io e Angela avevamo le nostre bombole decompressive da svuotare… abbiamo fatto una bella picchiata fino a 49 metri dove abbiamo potuto vedere i rametti più grossi di corallo rosso, oltre alle solite spugne e gorgonie gialle e rosse. Nelle spaccature della roccia abbiamo visto qualche bella aragosta, e delle murene che si affacciavano curiose. Sul fondo c’erano alcune cernie brune, mentre nel blu abbiamo scorto dei grossi dentici, saraghi e il solito branco di barracuda che sono stanziali attorno a questi scogli. Insomma… abbiamo terminato la nostra settimana di tuffi in bellezza!

La descrizione delle IMMERSIONI all'Isola d'Elba

Mappe delle immersioni a Sud-Est e a Nord-Ovest dell'Elba.

 

    

Le CORALLINE di CAPO FONZA

Le “Coralline” sono uno dei siti d’immersione più belli e affascinanti dell’Isola d’Elba e del Mediterraneo. Si trovano poco dopo Capo Fonza, a circa 80 metri dalla riva, dove ci sono dei piccoli scogli affioranti. Qui è possibile svolgere tre diverse immersioni, con caratteristiche diverse.

La prima, detta “Coralline interne” si svolge lungo una parete rivolta verso Est che scende perpendicolare sino a 30 metri di profondità. In fase di risalita si trova uno spettacolare sifone che riporta dai 28 ai 16 metri di profondità.

La parete e il plateau sono interamente ricoperti da spugne colorate e qui e là spiccano i rami delle gorgonie bianche e gialle (Eunicella Cavolinii), inoltre si può ammirare il colore rosso intenso dei rami di corallo che riempiono gli anfratti e danno il nome al sito d’immersione.

Le numerose spaccature creano un habitat favorevole per cernie, gronghi e murene che qui hanno le loro tane, e vivono assieme a molte altre specie di pesci e crostacei.

Uno dei punti forti di questa immersione è la spettacolare verticalità della parete che va ad appoggiarsi sul fondale di sabbia chiara che arriva a circa 42 metri. Da qui allontanandosi di una cinquantina di metri in direzione Sud/Sud-Est mantenendo la parete alle spalle si possono esplorare degli scogli molto suggestivi e colorati che spesso riservano grandi sorprese.

Per chi ama la profondità, ci sono altre due varianti di questa immersione, che iniziano dagli scogli semiaffioranti e scendono fino ad arrivare a due panettoni di roccia denominati “Coralline esterne”, per raggiungere i quali servono esperienza e attrezzatura adeguata, perché il primo panettone ha il cappello a 28 metri di profondità e il secondo a 40 metri ed entrambi poggiano su un fondale di una cinquantina di metri. Qui si trovano enormi ventagli di gorgonie rosse (Paramuricea Clavata), qualche rametto di falso corallo nero (Gerardia Savaglia) e moltissimi rami di corallo rosso (Corallum rubrum). Inoltre, in profondità è facile incontrare astici blu di grosse dimensioni, pesci San Pietro, gattucci, cernie brune, e in alcuni periodi dell’anno si possono avvistare anche i pesci luna (Mola Mola).

SCOGLIO della CORBELLA

Nella parte meridionale dell’Elba, in corrispondenza di Capo Stella, si trovano alcuni scogli affioranti, tra i quali il più grande è  l’isolotto di Corbella.

I due versanti dello scogli offrono due bei siti d’immersione, piuttosto diversi tra loro.

La parete Nord dello scoglio è molto impegnativa: essa scende perpendicolarmente fino ai 45 metri di profondità, dove sembra che sia appoggiata ad una formazione di massi accatastati che creano passaggi riccamente tappezzati da madreporari e adornati dai rami delle gorgonie rosse. Questo versante dell’isolotto è ricco di vita: sembra di essere dentro ad un acquario, infatti ci sono saraghi, ricciole e dentici, mentre sulla parete spuntano grossi rami di gorgonie rosse (Paramuricea Clavata). Qui si può anche vedere la Caulerpa Taxifolia, la così detta “alga assassina” molto diffusa nell’Oceano Atlantico e nell’Indopacifico, ma oggi presente anche nel Mediterraneo.

Scendendo e guardando dentro ai numerosi anfratti della parete si possono ammirare colonie di corallo rosso (Corallium Rubrum) con i loro polipetti bianchi aperti e colonie di margherite di mare (Parazoanthus), intorno alle quali volteggiano nuvole di Anthias rosa e di donzelle.

La parte Sud è abbastanza facile ma molto affascinante per la grande diversità biologica. Il versante rivolto verso la costa è pieno di franate che si alternano a scogli isolati e a zone sabbiose. Scendendo verso i 30 metri di profondità si trovano rametti di corallo rosso e molte altre incrostazioni di spugne molto colorate che rendono molto affascinate questo punto d’immersione.

Gli animali che popolano questa parte della costa elbana sono i più disparati e si va dallo scorfano alle orate e negli anfratti si possono trovare, oltre al corallo, anche gamberi, aragoste e qualche paguro Bernardo.

Nel blu infine non mancano incontri con aquile di mare, barracuda, ricciole e dentici in caccia.

Una caratteristica curiosa di questo sito d’immersione è la statuetta di un orso (simbolo della città di Berlino) alta 60 centimetri, posata a circa 22 metri di profondità, che riporta impressa la distanza chilometrica tra l’Elba e la capitale tedesca.

FORMICHE della ZANCA
Ad Ovest di Marciana Marina, tra Capo Sant’Andrea e Punta della Zanca c’è un gruppetto di scogli affioranti chiamati “le Formiche”: una delle zone d’immersione più belle della costa settentrionale dell’Elba. I piccoli scogli affioranti che nella loro parte sommersa danno origine a fondali molto scenografici, offrendo la possibilità di seguire vari itinerari.

Il primo itinerario si svolge a ridosso delle “Formiche”, dirigendosi verso il mare aperto senza però abbandonare gli scoglietti che si possono esplorare tenendoli sulla sinistra. Qui è un continuo susseguirsi di paretine, canyon e grottini, alcuni dei quali passanti. La caratteristica principale di questo itinerario sono i colori vivaci dei Parazoantus e delle spugne che tappezzano gli scogli; inoltre si possono vedere polpi, gronghi e murene in tana, qualche cernia bruna e numerosi branchi di salpe e saraghi.

Spettacolare è il lato rivolto verso l’isola di Capraia , dove si svolge il secondo itinerario che porta ad abbandonare gli scogli e a nuotare verso Nord attraversando una striscia di sabbia. Oltrepassato un pianoro detritico delimitato da una scogliera, s’incomincia a scendere fino a raggiungere delle alte guglie rocciose e un canalone sulle cui pareti laterali, costituite da grandi massi, si aprono tane di corvine e gronghi.

Più in profondità, oltre i 45 metri, si raggiunge un fantastico fondale ricoperto dai ventagli rossi della Paramuricea clavata. Il sito è di notevole interesse fotografico, grazie anche ai branchi di Anthias rosa e di castagnole nere (Chromis Chromis) che si muovono eleganti tra i rami delle gorgonie.

Tra un masso e l’altro è facile scorgere le antenne delle aragoste, mentre in risalita si è circondati da branchi di occhiate, boghe e a volte si vedono delle ricciole.  Qui è il regno delle gorgonie rosse che crescono maestose e celano numerose aragoste anche di buona taglia, inoltre si trovano grossi scorfani rossi, dentici in caccia ed anche l’incontro con l’aquila di mare è abbastanza frequente.

In un’unica immersione non è possibile ammirare tutta la parete delle “Formiche” ma, vista la bellezza del sito, è sicuramente piacevole ritornarvi in più occasioni per esploralo tutto con calma.

 

RELITTO della m/n ELVISCOTT
Proprio di fronte  al piccolo abitato di Pomonte, si trova il relitto della m/n “Elviscott”, affondato sul versante Sud-Ovest dell’Isola d’Elba, circa 6 miglia ad Ovest di Seccheto, sul lato Est dello scoglio affiorante dell’Ogliera, distante circa 150 metri dalla spiaggia. Il relitto giace in assetto di navigazione, inclinato sul fianco destro, su un fondale sabbioso alla profondità di soli 12 metri.

L'Elviscott era un piccolo cargo lungo 62 metri con una stazza di 499 tonnellate. Fu costruito nel 1960 da Scheepswerven Gebr. Van Diepen di Waterhuizen (NL) e proprietaria ne divenne la compagnia Lavinia Antonio Scotto di Napoli che usò la nave per il trasporto di legname.
Il 10 gennaio del 1972, l'Elviscott, partito da Napoli e diretto a Marsiglia, naufragò a causa di una violenta mareggiata che spinse il piccolo cargo contro le rocce, per fortuna senza conseguenze per l'equipaggio che si mise tutto in salvo raggiungendo la vicinissima spiaggia.

Dopo il naufragio il relitto della nave rimase per diversi mesi con la poppa semiaffondata e la prua incagliata sullo scoglio dell'Ogliera, costituendo un potenziale pericolo per i bagnanti della vicina spiaggia di Pomonte e per la navigazione di piccolo cabotaggio. Per questo motivo, una parte dello scafo fu recuperata e il resto fu tagliato in due tronconi e affondò completamente sul lato orientale dello scoglio dell'Ogliera, finendo sul fondale sabbioso profondo circa 12 metri.

 

L’esplorazione del relitto dell’Elviscott è molto facile, grazie alla ridotta profondità che dona all’acqua luminosità e trasparenza e grazie anche all’assenza di corrente.

La parte prodiera dello scafo ormai è stata molto deteriorata dalle mareggiate e quello che resta della prua dell’Elviscott addossata allo scoglio dell'Ogliera oggi crea una specie di tunnel molto scenografico, essendo interamente colonizzato da margherite di mare (Parazoanthus Axinellae), e abitato da alcune corvine.

La parte poppiera dello scafo invece è ancora in buone condizioni, e costituisce una palestra naturale per fare immersioni in un relitto, avendo ampie vie di uscita sempre in luce. Attraverso l’apertura superiore è facilmente accessibile la plancia e si può arrivare senza particolari problemi dentro la sala macchine, dove è ancora riconoscibile l’intero apparato motore e la caldaia. Anche la cucina e gli alloggi dell’equipaggio, sono ancora ben in vista.

Ampie aperture, permettono di risalire lungo un corridoio, dove tra suggestivi giochi di luce creati dai raggi del sole che penetrano dagli oblò, si giunge al ponte di comando.

All’esterno, si possono ammirare nugoli di occhiate e piccole ricciole che nuotano attorno al castello di poppa e al fumaiolo. I riflessi di luce creati dai raggi del sole, penetrando dagli oblò, creano effetti ideali per realizzare stupende foto. Saraghi, occhiate e castagnole, fanno da cornice a quest’ammasso d’acciaio contorto ricoperto di spugne incrostanti, creando uno scenario che offre ottimi spunti fotografici.

Tra le lamiere nella parte inferiore dello scafo invece, si possono trovare varie specie di nudibranchi e anche gronghi, saraghi, triglie e polpi.

 

              

           Sotto e a fianco alcune immagini del relitto dell'a m/n "Elviscott" davanti alla spiaggia di Pomonte.

Parete di PUNTA del NASUTO

La prima punta che s’incontra uscendo dal porto di Marciana Marina e navigando verso Ovest è Punta del Nasuto il cui fondale appare molto vario e articolato. Qui sono possibili diverse immersioni.

Un itinerario subacqueo particolarmente interessante è quello che inizia sul versante orientale del promontorio, dove il proseguimento sommerso della punta crea una maestosa parete che sprofonda fino ad oltre 40 metri di profondità.

Dopo aver attraversato fitti branchi di castagnole (Chromis Chromis) che sostano costantemente a mezz’acqua si raggiunge la base della scogliera, arrivando a circa 42 metri. Stando attenti a non perdere l’orientamento si prosegue per circa 50 metri verso il largo, lungo un tratto sabbioso, fino a raggiungere un grosso scoglio isolato che s’innalza maestoso verso la superficie per alcuni metri.
La vita che si concentra intorno a questa “isola sommersa” è stupefacente: lungo la parete, molto popolata di gorgonie gialle, si possono ammirare branchi di saraghi e all’interno delle profonde spaccature si nascondono le corvine, mentre aragoste, murene e gronghi sporgono dalle rocce; inoltre ci sono bellissimi e delicati Anthias rosa che sembrano volteggiare nelle fenditure.
La scogliera è interamente ricoperta da un coralligeno particolarmente ricco che brilla per i vivaci colori di varie spugne e dei briozoi, mentre qui e là spuntano le delicate corone della Protula tubularia, il caratteristico verme dal ciuffo bianco.

SECCA di CAPO PORO

 A pochi minuti di navigazione da Marina di Campo c’è uno dei siti d'immersioni più suggestivi del litorale meridionale dell’Elba: la Secca di Capo Poro.

La secca si trova a circa mezzo miglio dalla costa che delimita il Golfo di Marina di Campo, verso Ovest, davanti a Capo Poro. Con l’ausilio dell’ecoscandaglio e delle mire a terra si deve ancorare al largo di Capo Poro, prendendo come allineamento la prima casa marrone fuori dal Golfo di Marina di Campo con la fine di Capo Poro, facendo sì che le antenne di Monte Perone fuoriescano appena dalla prima vallata dopo il Monte di Capo Poro.

Si tratta di un’immersione per subacquei esperti, visto che profondità, discesa nel blu e probabile corrente, rappresentano elementi di difficoltà.

La discesa sula secca avviene nel blu, seguendo con lo sguardo la cima dell’ancora che, se si è fortunati, arriva sul piccolo cappello a circa 36 metri di profondità. Durante la discesa si è attorniati da nuvole di castagnole e da branchi di occhiate e guardando nel blu si possono vedere volteggiare i barracuda.

Arrivati al cappello della secca si vedono molte incrostazioni di spugne colorate (Clathrina Clathrus,Spirastrella Cunctatrix,Phorbas Tenacior,Agelas Oroides e Eheminycale Columella) e continuando la discesa si trovano grandi e fitti ventagli di gorgonie rosse. Nelle spaccature in profondità si trovano facilmente grosse murene e aragoste e qualche scorfano. La secca sprofonda nella sabbia fino a 56 metri. Le pareti a picco sono tappezzate da splendidi ventagli di gorgonie rosse con attaccati sui rami delicati gigli di mare (Antedon Mediterranea) e sono interamente ricoperte di spugne multicolori.

All'interno delle spaccature si vedono piccoli rami di corallo rosso (Corallium Rubrum) che illuminati dalla torcia mostranoo tutto il loro splendore. Poco distante dalla secca spunta uno scoglio ricco di vita e di colori, dove spugne e nuvole fittissime di Anthias rosa nuotano indisturbati tra le gorgonie. Lo scoglio è popolato da aragoste di notevoli dimensioni, pesci cappone dal colore rosso vivo, grosse murene e gronghi. Data la notevole profondità della secca si possono osservare anche alcune specie di ricci poco comuni, come il riccio melone (Echinus Melo), il riccio corona (Centrostephanus Longispinus) e il riccio saetta (Stylocidaris Affinis).

La visibilità in questo sito d'immersione è generalmente molto buona e questo permette di osservare i numerosi pesci pelagici che nuotano attorno alla secca, come ricciole, orate e dentici in caccia; mentre alzando la testa si assiste spesso al carosello di branchi di barracuda che nuotano poco sotto la superficie del mare.

SECCA di CAPO FONZA

Doppiato Capo Stella sulla costa meridionale dell’Elba e giunti al Capo di Fonza, a soli 4-5 metri di profondità si trova il cappello della famosa Secca di Fonza, sicuramente una delle immersioni più suggestive dell’Isola d’Elba, simile ad un acquario..

La caratteristica parete verticale verso il lato Est della secca sprofonda sino a 40-45 metri. In quasi ogni cavità della parete si trovano dei piccoli rametti di corallo rosso (Corallium Rubrum), mentre qui e la spuntano le lunghe antenne delle aragoste e le teste di molte murene. Llungo il fondale, ai piedi della parete lo scenario diventa ancora più accattivante e colorato, per la presenza di grosse spugne gialle e qui è possibile l’incontro con grosse musdee e crostacei di dimensioni considerevoli.

Grazie alle particolari correnti alle quali è esposta la secca qui la vita biologica è molto intensa e i colori sono molto accesi, e i subacquei con occhio più attento possono scoprire molti nudibranchi di diverse specie e famiglie.

Nel versante Sud della secca a circa 25 metri di profondità si trova un pianoro ricchissimo di gorgonie gialle (Eunicella Cavolinii), dove è facile incontrare cernie brune, polpi e molte altre specie di pesci.

Molto suggestiva è la piccola grotta che s’incontra durante la risalita verso la superficie, che ha il soffitto ricoperto di corallo rosso e di spugne multicolori di varie specie (Clathrina Clathrus, Spirastrella Cunctatrix, Phorbas Tenacior, Agelas Oroides e Eheminycale Columella). Guardando verso la superficie attraverso l’acqua limpidissima si può cogliere un fantastico gioco di ombre e di luci, mentre dando un’occhiata nel blu dove non mancano incontri con branchi di barracuda e dentici in caccia.

 A sinistra veduta aerea dell'Hotel La Stella, che si affaccia sulla piccola spiaggia di Seccheto nel comune di Campo nell'Elba (LI) All'interno dell'hotel si trova la sede del Diving Service Center.

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