LE IMMERSIONI SUI FONDALI DI PUNTA DEL BISCIONE (TP) - Agosto 2009

Appena un poco a sud-est di Marsala, in provincia di Trapani, nel punto più occidentale della Sicilia, si trova un bellissimo tratto di mare molto conosciuto dai pescatori che con i loro pescherecci provengono da Marsala e da Mazara del Vallo, ma praticamente sconosciuto alla maggioranza dei subacquei, dato che questo litorale è fuori dai grandi flussi turistici ed è frequentato prevalentemente dagli isolani. Il tratto di mare in questione ha una superficie di circa 10 miglia quadrate ed è antistante alla costa tra Punta del Biscione e Capo Feto.

In questa zona il fondale scende piuttosto gradatamente, con batimetriche che vanno dai 10 ai 60 metri ed oltre e la presenza di forti correnti che trasportano grandi quantità di plancton rende quest'area particolarmente ricca di vita e di colori. Ma anche la costa qui è molto bella. Poco più a sud di questa zona infatti, si trova un’oasi naturale che dal 2000 è stata classificata come Zona di Protezione Speciale, costituita dalle “Paludi di Capo Feto e Margi Spanò”.

Questa zona protetta si estende alla destra della foce del fiume Mazaro a circa 4 km dalla stessa. La zona costiera in cui ricade l’oasi di Capo Feto è costituita da una distesa pianeggiante, che in alcuni punti presenta depressioni con quote topografiche di poco superiori al livello medio del mare, mentre nelle vicinanze del mare vi sono zone paludose e ampie distese di dune. Si tratta di una zona prevalentemente paludosa, formata da un’ampia depressione separata dal mare da uno stretto e basso cordone sabbioso. Questa palude si presenta quasi completamente inondata nel periodo invernale, mentre in estate è quasi del tutto disseccata, ad eccezione dei canali che l’attraversano.

 

A metà di questo tratto di costa – che per certi versi ricorda i paesaggi della vicina Tunisia – si trova la località di Petrosino, che ha una propaggine marina denominata “Punta del Biscione”. Qui ha sede il “Pinna Nobilis Divers Club”, gestito dai simpaticissimi Mariano e Giuseppe (per gli amici Mario & Peppe), che oltre ad essere due bravissimi subacquei, espertissimi di questi fondali, hanno quella simpatia e quella cortesia tipica dei siciliani, che è in grado di mettere a proprio agio qualunque persona sia loro istintivamente simpatica.

Il Pinna Nobilis  – come dice il suo nome –  è più un club di amici, piuttosto che un’attività “commerciale” e questa è veramente una bellissima cosa al giorno d’oggi. Ospitato all’interno di una superficie coperta e scoperta spaziosissima, fornisce ottimi servizi diving tra i quali ricariche aria e nitrox con un fantastico compressore Bauer e ricariche trimix con una centralina… spaziale! Oltre a questo, c’è un frigo sempre ben rifornito, la possibilità di trasportare l’attrezzatura con un comodo carrello fino a venti metri dall’imbarco, docce e servizi, un’aula per i corsi, un ampio spazio per il risciacquo e la custodia dell’attrezzatura (con asciugatura naturale delle mute…) e un “servizio a bordo” impeccabile. Insomma… un diving a 5 stelle, che i due titolari gestiscono con grande passione e professionalità e che mi ha lasciato assolutamente soddisfatto della mia scelta.

E’ proprio in questo tratto di mare antistante alla Punta del Biscione – un mare per me del tutto sconosciuto prima di questa esperienza – che ho deciso quasi “al buio” di trascorrere le mie vacanze subacquee estive di quest’anno, attratto dalla tanto decantata trasparenza di queste acque, oltre che dalla estrema simpatia di Peppe, uno dei due titolari, che avevo conosciuto di persona a marzo a Roma in occasione dell’EUDI Show. Così, verso la fine di luglio, assieme a mia moglie Angela, abituale compagna di immersioni, ci siamo sistemati in un bellissimo villino in riva al mare che ha provveduto a prenotatoci l’efficientissimo Peppe, nella zona balneare che si trova poco più a sud di Marsala. In questa bella località, lontana dai grandi flussi turistici e frequentata soprattutto da gente locale, abbiamo trascorso due settimane di pieno relax, tra splendide immersioni, bagni di sole sulla spiaggia di sabbia finissima ed ottime cene in cui abbiamo avuto modo di assaggiare parecchi gustosi piatti tipici siciliani, senza trascurare poi l’aspetto turistico e culturale, con una puntata ad Erice oltre che ai famosi templi di Agrigento.

Ma è soprattutto delle immersioni che qui voglio parlare, anzi, dei particolari fondali davanti alla Punta del Biscione, lasciando da parte per una volta il discorso relativo alla mia passione: i relitti, ai quali abbiamo pur dedicato tre stupende immersioni spostandoci appena un poco più a nord di Marsala e non parlando nemmeno della bellissima full-day che abbiamo fatto all’isola di Favignana, su dei fondali, per così dire, più “tradizionali”.

Punta del Biscione: una località per me assolutamente sconosciuta prima di questa estate e della quale mi sono davvero innamorato. Qui, tra luglio e agosto del 2009, abbiamo effettuato una decina di tuffi, sempre diversi e sempre entusiasmanti. Immersioni che con le loro bellezze inaspettate ci hanno ampiamente ripagato del lungo viaggio fatto per raggiungere questa località che si trova... quasi ai confini dell’Africa!

Parlando dunque delle immersioni, vi sono alcune cose che voglio subito segnalare relativamente a questi fondali. Innanzitutto la forte corrente di marea che caratterizza tutta questa zona: una corrente a volte impetuosa, con punte fino a 3-4 nodi. Del resto, qui siamo nel Canale di Sicilia, proprio in mezzo al Mediterraneo e in questa zona confluiscono diverse correnti che si alternano nelle varie ore del giorno e alle diverse quote di profondità. Ma l’esperienza di Mario e di Peppe, grandi conoscitori di questa zona e delle sue correnti, hanno fatto sì che le immersioni si svolgessero sempre in maniera sicura, con un’organizzazione precisa e perfetta, che non ci ha fatto mai temere di… perderci in mezzo al mare. Infatti, il comodo gommone del diving spinto da un potente 200 CV durante le immersioni seguiva da vicino la boetta con la lunga cima che la guida subacquea si portava sempre appresso trascinandola sott’acqua (ovviamente se la profondità e l’intensità della corrente glielo consentivano). In ogni caso, anche quando qualche volta siamo stati costretti ad abbandonare la boa che segnalava la nostra posizione, c’era sempre un occhio attento a seguire le nostre bolle che salivano in superficie. Ricordo che anche nelle condizioni più difficili, quando la corrente ci ha sospinti ad oltre un miglio di distanza rispetto al nostro punto di immersione, il veloce gommone condotto alternativamente da Mario o da Peppe si è sempre trovato al massimo a venti metri di distanza dal punto in cui siamo riemersi attaccati al nostro pedagno. Dei veri professionisti delle immersioni in corrente, non c’è che dire! 

Un’altra cosa da segnalare è che tutte le immersioni in questa zona si effettuano al largo della costa, con discese e risalite nel blu e ciò che cambia è solamente la quota che di volta in volta si decide di esplorare a secondo dei vari punti d’immersione (che sono almeno una ventina). Inoltre, come già accennato, tutte le immersioni sono effettuate in drift, tuffandosi dal gommone e venendo poi ripescati dallo stesso molto più lontano, là dove ha portato la corrente, senza dover fare alcuna fatica per raggiungere la barca.

La terza cosa che colpisce e che ci ha lasciati veramente stupiti è stata la fantastica biodiversità di questi fondali che proprio non ci immaginavamo, unita ad una trasparenza dell’acqua che normalmente ci consentiva almeno una trentina di metri di visibilità. Ogni giorno, un tuffo dopo l’altro, scenari sempre diversi e inaspettati si sono presentati davanti ai nostri occhi e ci hanno lasciati pieni di stupore. Anche ritornare sul medesimo punto d’immersione ci ha riservato comunque delle piacevoli sorprese e i colori particolari di questi fondali non hanno mai saziato la nostra voglia di scoprire e di esplorare.

Lo scenario qui è completamente nuovo e diverso da quello che io sono abituato a vedere nel Mar Tirreno: non ci sono le grandi pareti strapiombanti che sono frequenti in Campania, in Toscana o in Liguria. Non ci sono neppure delle secche che si sollevano da fondali abissali, ma ci sono delle enormi distese di poseidonia oceanica che formano immense praterie, così vaste come non ne ho mai viste da nessun altra parte del Mediterraneo. Queste praterie, che testimoniano che il mare è molto pulito e “sano”, sono intervallate da piccoli panettoni di roccia o da buche nella sabbia e le rocce e le piccole pareti che si trovano sotto al plateau di poseidonia sono coloratissime. Folti ventagli di gorgonie rosse, piccoli rami di falso corallo, esili rametti di gorgonie gialle, diversi tipi di spugne incrostanti di vario colore, ciuffi di alghe di color lilla, grandi spugne a candelabro di colore arancione, grosse piante di laminaria di un colore verde brillante…

Un’infinità di colori e una varietà di specie di vegetazione che non avevo mai visto prima nel Mediterraneo! Spesso, sotto le praterie di poseidonia si trovano delle piccole scarpate, con paretine alte tre o quattro metri e nei piccoli anfratti che si trovano su di esse è facilissimo scorgere le antenne di numerose aragoste. Alla base di queste piccole pareti e nelle buche circolari con il fondo sabbioso che si aprono tra la poseidonia trovano rifugio piccole famiglie di saraghi e molti altri pesci. All’occhio attento non possono sfuggire gronghi e murene nascoste nelle fenditure della roccia e qualche piccola cerniotta. Ho anche potuto osservare diverse specie di variopinti nudibranchi, che si confondono tra la foltissima vegetazione che ricopre questo particolarissimo fondale. E poi, naturalmente, ci sono enormi sciami di anthias rosa e di castagnole nere che volteggiano nel blu, come è consuetudine nel Mar Mediterraneo.

Sarà dovuto alla forte corrente e al ricambio continuo dell’acqua con l’alternarsi delle maree, ma la ricchezza di questi fondali mi ha veramente entusiasmato, sia che nuotassi vicino alla costa nelle bassissime acque della “Masca”, caratterizzate da grandi massi di roccia che formano suggestivi passaggi con splendidi giochi di luce e da larghe buche con il fondo coperto di sabbia bianca che si aprono nel mezzo della sterminata prateria di poseidonia oceanica, sia che scendessi lungo la ben più impegnativa parete della “Secca esterna”, distante un paio di miglia abbondanti dalla costa della Punta del Biscione.

 

Una decina di tuffi in queste acque non è bastata a saziare la mia voglia di scoprire questo mare che riserva mille sorprese e che giorno dopo giorno non ha mai finito di stupirmi, tanto da desiderare di ritornare quaggiù appena possibile.

Serberò per sempre un bellissimo ricordo di questo lembo estremo della Sicilia: un mare tutto da scoprire e che ha saputo regalarmi delle emozioni forti e vere!

 

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