INCOMINCIARE TUTTO DA CAPO...

Porto Ercole (GR) Aprile - Luglio 2011 

 

 

Sotto: il D12... il mio nuovo"compagno d'immersione".


 

Il TRIMIX è una miscela gassosa usata generalmente per le immersioni più impegnative. La si può utilizzare già a partire dai 30 metri, ma solitamente viene utilizzata oltre i 50 metri, oppure quando si oltrepassano i normali tempi di fondo indicati dalle tabelle decompressive ad aria.
La miscela trimix è composta di ossigeno, elio e azoto in percentuali variabili in funzione di vari parametri. Queste percentuali vengono decise dal subacqueo stesso in base alle caratteristiche di durata dell’immersione, della profondità massima, della pressione parziale dell’ossigeno e dell’azoto e ad altri parametri che il subacqueo stesso deve decidere, come il livello di narcosi d’azoto equivalente.
Lo scopo della miscela trimix è ridurre/eliminare gli effetti tossici che ossigeno e azoto scatenano con l’aumentare della pressione ambiente.
L’elio contenuto nel trimix, essendo un gas più leggero, entra in soluzione nei tessuti presenti nel nostro corpo più velocemente rispetto all’azoto, ma allo stesso tempo fuoriesce dai tessuti con altrettanta velocità. La diminuzione della percentuale degli altri due gas presenti nella miscela respirata ne facilita la cessione da parte dei tessuti dell’organismo.

Riguardo alle tappe decompressive, il trimix impone le prime tappe a profondità molto superiori rispetto alle tabelle di decompressione ad aria o nitrox.
Quando a causa della profondità l’ossigeno diventa tossico (normalmente viene considerata una soglia fra 1,4 e 1,6 di pressione parziale) si è costretti ad utilizzare miscele ipossiche. Sotto il 16% l’ossigeno della miscela non viene più assorbito dall’organismo, perciò è indispensabile utilizzare miscele differenziate (miscele di trasporto) per il viaggio di discesa e risalita. Inoltre, per facilitare la decompressione, spesso si utilizza una terza miscela (miscela decompressiva), con un alto tenore di ossigeno di solito il 50%.

CORSI CORRECTLY DIVING + TEK 1

La mia voglia di ricominciare...

C'è un momento nella vita, giunti alla mezza età, in cui si ha voglia di rimettersi in discussione, di misurasi con se stessi e di incominciare tutto da capo, abbandonando schemi e modelli comportamentali adottati da tanto tempo. A me è capitato quest’anno. Le immersioni subacquee mi hanno dato molto, quasi come la barca a vela che mi ha letteralmente formato, ma dopo quindici anni sentivo il bisogno di nuovi stimoli e di nuovi obiettivi.

Arrivato (ahimè) quasi alla soglia dei sessant’anni, avevo ormai accumulato centinaia di immersioni sulle spalle, immersioni fatte nei luoghi e nelle condizioni più disparate, ma sentivo che qualcosa mi mancava. Quasi tutte le immersioni per me sono diverse e interessanti e riescono ancora oggi ad emozionarmi, ma a un certo punto non mi bastava più quello che stavo facendo. Volevo migliorare il mio modo di andare in acqua, acquisendo una maggiore consapevolezza e sicurezza, e volevo anche fare nuove esperienze, riconsiderando criticamente tutto quello che avevo fatto fino allora.

Così nel 2011 io e la mia buddy Angela abbiamo voluto "rimetterci in discussione" e insieme abbiamo deciso di intraprendere un percorso "tecnico" ricominciando tutto praticamente da zero. Il nostro obiettivo era quello di frequentare il corso "Tek 1" per essere abilitati all’utilizzo di una miscela Trimix normossica, ma prima era necessario cambiare la nostra impostazione e il nostro modo di andare in acqua. Anche se abbiamo sposato ormai da diverso tempo il sistema d'immersione "hogarthiano", ritenendolo un metodo semplice e funzionale al nostro concetto di immersioni, adesso, attraverso il perfezionamento della nostra configurazione e, soprattutto, attraverso le tecniche e le procedure che avremmo appreso durante i corsi tecnici speravamo finalmente di evolvere nel nostro modo di andare sott'acqua.

Prima di affrontare il "Tek 1" sarà necessario frequentare il corso "Correctly" (Technical of Correctly Diving), che ha l’obiettivo di fornire le abilità e le conoscenze richieste nei corsi UTR Tek avanzati, focalizzandosi sulla configurazione dell’attrezzatura, su un controllo accurato dell’assetto, sulle procedure di risalita e sulla sicurezza. Durante il corso io e Angela cercheremo innanzitutto di migliorare il nostro assetto e la nostra postura, ottenendo una maggiore efficienza idrodinamica. Poi apprenderemo nuove tecniche di propulsione e di manovra (come ad esempio la pinneggiata all'indietro), che dovrebbero cambiare completamente il nostro controllo del corpo in acqua. Inoltre, svilupperemo il concetto di "immersione in team" per risolvere le emergenze in modo pianificato e condiviso, applicando protocolli efficaci e ormai consolidati.

Superato questo primo (ma necessario) step, apprenderemo i meccanismi della risalita basata sulla teoria delle microbolle, usando un sistema decompressivo semplice ("deco mnemonica") che ci permetta di superare la nostra dipendenza dal computer subacqueo, con l'obiettivo di diventare i veri padroni delle nostre future immersioni. Nel corso "Tek 1" utilizzeremo miscele standard alle quote più basse, e impiegheremo il Trimix normossico per le immersioni più profonde, mentre per la decompressione impiegheremo sempre  il Nitrox EAN50.

Questo è il nostro ambizioso programma subacqueo per il 2011, ma intanto dobbiamo affrontare il primo scoglio: il corso "Correctly Diving" che faremo a Porto Ercole dal 4 al 7 aprile. Abbiamo scelto la didattica UTR Tek, appoggiandoci all’Argentario Divers, il diving presso il quale opera Simone Nicolini, Istruttore Trimix & Overhead UTD e Istruttore  & Trainer UTR Tek, un subacqueo espertissimo ma soprattutto un nostro grande amico. In sostanza, dovendo cominciare il percorso "tecnico", non abbiamo scelto la didattica, ma... l'istruttore!

Ed ecco qui il racconto dell'inizio di un nuovo percorso subacqueo... forse un po' più "tecnico" rispetto al passato.

CORSO CORRECTLY DIVING: UNA (NECESSARIA) SETTIMANA... DI PASSIONE

Lunedì mattina di buon ora ci presentiamo alla sede del diving dei nostri amici Stefania e Simone e ha inizio la nostra nuova avventura.

Per prima cosa Simone ci fa smontare tutta la nostra attrezzatura e ci fa cambiare il routing delle fruste degli erogatori per adattarlo alla rubinetteria del bibo.

Cambio il sacco al mio Halcyon, tolgo un po’ di ferramenta inutile, attacco un paio di moschettoni, distribuisco meglio la mia zavorra e sono pronto per il mio primo tuffo.

A me tocca un bibo da 12 + 12 lt. (circa 40 kg di peso sulla schiena!), mentre per Angela basta un 8,5 + 8,5 lt. che è molto più "leggero".

Segue un briefing molto accurato, durante il quale Simone ci illustra gli esercizi che andremo a fare sott’acqua.

Mangiamo velocemente un panino (sarà la costante di tutto il periodo di corso...), dopodiché carichiamo tutta la nostra pesante attrezzatura sul gommone e andiamo poco distante, alla caletta di Santa Caterina, dove c’immergiamo verso le 14:15.

Simone scende per primo in acqua, stende una sagola a mezzo metro dal fondo (9 metri), torna su e ci chiede di fare gli esercizi concordati a terra rimanendo in assetto, stando poco sopra la sagola, oppure l’uno di fronte all’altro senza mai oltrepassare la sagola. Facile a dirsi, ma... è un bel casino!

Cominciamo con i cosiddetti "6 di base", ovvero gli esercizi fondamentali che abbiamo già fatto per anni e anni, ma questa volta dobbiamo farli preoccupandoci dell’assetto e della quota. Facciamo in tutto 76 minuti di immersione, durante i quali togliamo e svuotiamo più volte la maschera, scambiamo gli erogatori, facciamo il safe drill e lanciamo il pallone con lo spool.

I risultati degli esercizi sono così così e nel successivo debriefing Simone commenta tutti i nostri errori e ci dice come fare per correggerli.

Staremo a vedere...

 

Simone mi aspetta in acqua...Comincia il bello!

Esercizi di "valve drill" a secco.

Marcello è un po' perplesso...

A secco è tutto facile...

Martedì andiamo con il gommone nella Cala dei Santi, che si trova sotto Punta Finestra, e ripetiamo i nostri "6 di base" in acqua bassa, aggiungendoci l'esercizio di discesa e risalita in assetto alla velocità di 1 metro al minuto (cosa difficilissima da fare dai 3 metri fino alla superficie...) e i diversi tipi di pinneggiata. Mentre la rana, la minirana, l’alternata e l’elicottero non sono un problema, la pinneggiata a rana all’indietro per me è un vero disastro. Provo e riprovo inutilmente, ma niente da fare!

Dopo 114 minuti d’immersione finalmente riemergiamo: pur avendo la muta stagna la temperatura di appena 14 gradi dopo oltre un’ora si fa sentire e oltretutto, per avere una maggiore sensibilità sull'attrezzatura, non indossiamo neppure i guanti!!

Il pomeriggio di martedì, dopo il debriefing  ripetiamo i nostri esercizi a secco: pinneggiata stesi su un tavolo e valve drill (esercizio di chiusura dei rubinetti e del manifold del bibo)... e fuori dall’acqua va tutto bene!

 

Mercoledì mattina ritorniamo con il gommone a Giannutri, ma questa volta ci fermiamo nella caletta a nord di Cala Spalmatore, vicino a punta San Francesco e per 68 minuti ripetiamo ancora i nostri esercizi di pinneggiata nei vari modi (maledetta la rana all’indietro!!) e ci aggiungiamo la risalita in assetto a velocità controllata da 12 metri alla superficie e il valve drill fatto sott'acqua.

Dopo un’oretta in superficie ci spostiamo dall’altra parte di Cala Spalmatore a Punta Caletta e facciamo un altro tuffetto con l'assistenza del dive master Federica, che ci fa ripetere ancora una volta le diverse pinneggiate, il valve drill e il lancio del pallone da 18 metri. Dopo 44 minuti il freddo ha il sopravvento e riemergiamo piuttosto provati.

Il colpo di grazia, per una giornata di per sé già abbastanza faticosa, ce lo danno i 40 minuti di corsa con il gommone verso Porto Ercole, con un forte Maestrale che solleva spruzzi gelati che ci inzuppano completamente. Ma non è ancora finita qui: alle 17:30 ci aspettano altre due ore di esercizi a secco di valve drill e safe drill... Siamo morti!

Giovedì mattina torniamo con il gommone a Cala dei Santi (la caletta sotto Punta Finestra) e facciamo la nostra ultima immersione di corso: 87 minuti, durante i quali ripetiamo più volte l’esercizio di condivisione dell’aria, cercando di rimanere in assetto. Poi facciamo alcune risalite nel blu in assetto e in condivisione partendo dai 18 metri di profondità e facendo soste di 2 minuti ogni 3 metri. Rimanere fermi in assetto a 3 metri di profondità non è facilissimo... Tutto sommato non va male, tranne la pinneggiata a rana all’indietro che dovremo ripetere prima di poter accedere al  corso "Tek 1".

Al pomeriggio c'è l'ultimo debriefing con Simone, che alla fine redige il suo report finale e... CI RIMANDA A LUGLIO!!

Venerdì ci concediamo una giornata di (meritato) riposo in spiaggia a Porto Santo Stefano, con un bel pranzo di pesce in riva al mare e passeggio... Ci voleva proprio!

Sabato mattina siamo pronti per una nuova immersione. Con il gommone ritorniamo a Giannutri e, condizionati dal vento e dal mare mosso, gettiamo l’ancora alle “Scalette”, dove io e Angela facciamo un bel tuffo da soli in configurazione tecnica, con bibo caricati a 230 bar e stage di EAN50 al fianco. Scendiamo lungo la scarpata e arriviamo sul fondo della bellissima parete a 48 metri. Risaliamo lentamente facendo tutti i deep stop previsti e le tappe deco a 6 e 3 metri. In tutto io faccio 84 minuti d’immersione, poi il freddo pungente ha il sopravvento e salgo a bordo di "Abracadabra" dove mi aspettano le fantastiche pastasciutte di Stefania e un paio di ore di relax sul ponte sole. Per oggi un tuffo solo basta e avanza!

Domenica Angela non si sente molto bene (ha preso troppo freddo sul gommone e in acqua) e così mi accontento di fare una full-day a Giannutri con il gommone, assieme al DM Fabrizio e a Simona. Il vento e il mare ci obbligano a rindossarci dentro Cala Ischiaiola e, data la mia configurazione "pesante”" (12 + 12 lt. a 230 bar), riesco a fare due tuffi consecutivi: il primo alle "Cerniette", sulla punta nord della cala (dove in effetti abbondano piccole cernie nascoste tra i massi) e il secondo agli "Archetti", dove nuoto fino all’esaurimento del mio bibo: in tutto 98 minuti d’immersione a una profondità variabile tra i 18 e i 28 metri... un vero relax dopo la settimana di corso!

Qui finisce la nostra avventura... o meglio ha soltanto inizio. La tappa successiva a luglio sarà sicuramente ancora più interessante e impegnativa. Staremo a vedere...

                            

CORSO TEK 1: IL  PERCORSO PROSEGUE...

Ed eccoci arrivati alla seconda puntata del nostro percorso di crescita subacquea: il tanto sospirato corso "Trimix Tek 1", il primo gradino di questo nuovo cammino. Superato il primo durissimo (ve lo assicuro!) scoglio, era quasi d’obbligo per me ed Angela frequentare almeno un corso che ci abilitasse all’utilizzo del Trimix nel nostro range operativo collocato normalmente tra i 40 e i 60 metri di profondità.

L'appuntamento è con Simone Nicolini dell'Argentario Divers il 13 luglio. Arriviamo a Porto Ercole domenica 10 luglio e prima di cominciare il nostro corso io e Angela ci concediamo tre giorni di immersioni "libere". Facciamo due bellissime full day a Giannutri con "Abracadabra" e una full day lungo la costa dell'Argentario sul gommone "Mako" con Stefania. Le pareti di Punta Secca e di Punta Scaletta, il relitto dell'Anna Bianca, la Secca di Capo d'Uomo, lo Scoglio del Corallo sono i tuffi che ci permettono di toglierci di dosso un po' della ruggine accumulata in un paio di mesi passati quasi sempre fuori dall'acqua e di presentarci all'appuntamento con Simone in discreta forma.

Messo da parte (purtroppo) il comodo monobombola da 15 litri, indossiamo i nostri bibo e per i primi tre giorni facciamo una serie di tuffi di ripasso assieme a Simone. In tutto trascorriamo in acqua ben 7 ore, durante le quali ripetiamo tutti gli esercizi di base del corso "Correctly", concentrandoci soprattutto sull'assetto e sul mantenere la nostra posizione all'interno del team d'immersione (cosa facile a dirsi, ma un po' meno a farsi...). La nostra prima settimana in Toscana finisce con un'immersione "free" alle Formiche di Grosseto con il nostro amico istruttore Sandro Costa, che ci regala l'opportunità di fare un tuffo stupendo a 54 metri di profondità sulla Secca di Zì Paolo. Ma questa è un'altra storia...

Dopo un giorno di riposo, cominciamo il corso "Tek 1" vero e proprio, che si protrae per tutta la settimana successiva. Pian piano, giorno dopo giorno impariamo ad andare in acqua in un modo diverso e più consapevole, ma anche decisamente più sicuro, tanto che ad un certo punto io sono persino arrivato a chiedermi che cosa avevo combinato sino ad allora...

Il nostro corso  è stato molto impegnativo, anche perché ha richiesto un notevole sforzo fisico e Angela, nonostante avesse sulle spalle un bibo più piccolo del mio D12, ha accusato particolarmente la fatica. Abbiamo fatto altre 6 ore d’immersione, facendo esercizi estenuanti ripetuti più volte in cerca della (impossibile) perfezione. In acqua con noi c'era sempre Simone, attento a cogliere ogni nostro più piccolo errore, ripreso impietosamente con la sua telecamera subacquea. Io, abituato al monobombola da 15 lt., avevo addosso un’attrezzatura pesantissima: un bibombola da 12 + 12 lt. di TX 21/35 sulle spalle e una stage da 7 lt. di EAN50 appesa sul fianco sinistro. Ma a volte le bombole da fianco da 7 lt. sono diventate due e durante un'immersione ho avuto persino una S40 da 5,7 lt. attaccata dietro il sedere...!

Poi c’è stata la parte di corso svolta in aula. Per noi non erano cose del tutto nuove (io e Angela abbiamo già il brevetto "Advanced Nitrox" e il "Decompression  Diver" dal 2007), ma abbiamo dovuto comunque frequentare parecchie ore di lezioni teoriche, rivedere e commentare i filmati di tutte le nostre immersioni (oltre 10 ore di riprese!)  e fare complessi esercizi di pianificazione... che senza l'aiuto di mia moglie ingegnere io non avrei mai risolto...

Le nostre giornate di corso sono trascorse veloci, con orario continuato dalle nove del mattino alle otto di sera. Avevamo appena  il tempo per fare un veloce spuntino a pranzo; mentre la sera ci concedevamo una cena sostanziosa, a volte molto tardi, per poi andare subito a letto letteralmente distrutti. E' significativo che, nonostante avessimo affittato un bungalow in un bel villaggio con piscina e spiaggia attrezzata, non abbiamo mai avuto il tempo per concederci un po’ di relax o per prendere il sole, tanto è vero che siamo tornati a casa dopo due settimane più scoloriti di quando eravamo partiti!

Poi, finalmente, venerdì 22 luglio a Giannutri abbiamo fatto il nostro ultimo tuffo di corso, pianificato a 45 metri per 20 minuti di fondo, con risalita a tappe fatta nel blu. La sera stessa di venerdì abbiamo sostenuto l'esame di teoria e il colloquio finale con l'istruttore. Abbiamo finito alle undici di sera, ma ce l'abbiamo fatta!!

A conclusione di questo mio percorso didattico posso soltanto dire che è stata un’esperienza entusiasmante. Un ringraziamento speciale va a Simone Nicolini che ci ha seguiti con ossessiva attenzione e ci ha sostenuti negli inevitabili momenti di difficoltà. Oltre che un amico, ho scoperto un grande professionista e sono contento di aver deciso di frequentare un corso UTR Tek tenuto da lui. Adesso ho intenzione di continuare a esercitarmi per perfezionare quello che ho imparato e poi chissà... magari il prossimo anno potrei anche tentare di frequentare il corso "Tek 2", sempre con Simone Nicolini naturalmente!

Chi lo sa… magari sto diventando anch’io un "uomo nero" ?!! Lo vedremo...

Una sfilata di "bibo" e di stage pronte all'uso.

Simone e Marcello sul gommone.

Sotto: Marcello... finalmente in assetto...!!!

Il "valve drill" in acqua...

 

  

 

 

 

 

Sotto: alcuni dei momenti più significativi del nostro duro addestramento per conseguire il brevetto"Tek 1". Esercizi, esercizi e ancora esercizi... ore ed ore trascorse in acqua sotto lo sguardo vigile del nostro istruttore, alla ricerca dell'impossibile perfezione e dell'automatismo dei nostri movimenti.

 

 

 

 

 

 

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