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		98. Tutto 
		quello che bisogna sapere sugli orologi subacquei  
		
		
		
		Tratto da un articolo di Marco Magnani pubblicato sul sito del Comune di 
		Bologna, per 
		gentile concessione di Fabrizio Vallesi, Horus Diamond - Horus Snc di 
		 Porto Recanati (MC) 
		  
		
		
		L’esigenza fondamentale, nell’ambito 
		dell’orologeria moderna, è garantire l’impermeabilità dei meccanismi 
		contenuti nelle casse degli orologi "subacquei". Il movimento di un 
		misuratore di tempo può essere al quarzo oppure meccanico ma, in 
		entrambi i casi, è ovvio che eventuali infiltrazioni d’acqua che 
		raggiungessero i delicati componenti interni sarebbero deleterie per il 
		funzionamento dello strumento. Considerata l’importanza fondamentale che 
		l’indicazione del tempo d’immersione ha nell’attività subacquea, è 
		necessario che chi si immerge possa affidarsi ad uno strumento segna 
		tempo sicuramente impermeabile che, in ogni momento, fornisca 
		informazioni certe e chiaramente leggibili. 
		
			
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				Orologio 
				“subacqueo” o solo “impermeabile”? 
				  
				
				
				Per identificare 
				un orologio “subacqueo” l’industria orologiera svizzera ha 
				stabilito, per convenzione, alcune classificazioni che 
				contraddistinguono i vari livelli d’impermeabilità in relazione 
				ai vari gradi di pressione ai quali lo strumento può essere 
				sottoposto.I parametri in argomento, sono codificati nelle norme 
				NIHS (Norme de l’Industrie Horologère Suisse) che forniscono 
				un’indicazione certa sul grado d’impermeabilità ed esprimono le 
				regole utili per poter distinguere un misuratore di tempo 
				“subacqueo” da uno solamente “impermeabile”. 
				
				
				La normativa NHIS 
				definisce, dunque, i tipi di test, le simulazioni e i parametri 
				operativi necessari per ottenere le varie omologazioni (con 
				costi sensibilmente differenti a carico del costruttore), oltre 
				ai limiti che dividono una categoria dall’altra. 
				
				
				In questo senso si 
				possono identificare le seguenti classificazioni: 
				
				
				   - a) 
				il primo livello, comune alla maggior parte dei misuratori di 
				tempo, è identificato dalle norme NIHS con le parole "water 
				resistant" (oppure, in francese "étanche") e corrisponde 
				all’impermeabilità, cosiddetta di base che permetterebbe di 
				immergere l’orologio fino a 30 metri di profondità; 
				
				
				   - b) 
				un secondo livello corrisponde all’impermeabilità dell’orologio 
				fino a 50 metri di profondità: in questo caso l’indicazione 
				presente, solitamente sul fondello, sarà "water resistant 50 mt.", 
				oppure 5 atmosfere; 
				
				
				   - c) 
				il livello successivo garantisce l’impermeabilità dell'orologio 
				fino a 100 metri: in questo caso, oltre all’indicazione sul 
				fondello riguardante i 100 metri, o le 10 atmosfere di 
				pressione, l’orologio può recare la scritta "diver" oppure, in 
				francese, "plongeur"; 
				
				
				   - d) 
				l’ultimo livello, quello "professionale", assicura 
				l’impermeabilità anche oltre i 100 metri di profondità: in 
				questo caso ci si riferisce ad impermeabilità garantite, di 
				volta in volta, a seconda del modello, fino a profondità 
				rilevanti (addirittura abissali: 1000, 2000 metri ed anche 
				oltre) che, a maggior ragione, rendono adatto l’orologio 
				all’utilizzo incondizionato in ogni situazione. 
				
				
				E’ bene 
				sottolineare chiaramente che, questi valori, non sono da 
				intendere alla lettera, bensì da interpretare con prudenza. In 
				sintesi non è assolutamente certo che un orologio recante la 
				dicitura "water resistant" (o "impermeabile fino a 30 mt.") 
				possa essere immerso in acqua, oppure sia in grado di sopportare 
				effettivamente una pressione di 3 atmosfere. In occasione di un 
				tuffo, di una doccia o di una nuotata si possono creare, su 
				piccole parti della cassa, delle pressioni idrostatiche ben 
				superiori a quelle riscontrate a 30 metri;. L’acqua in pressione 
				proveniente dalla doccia, o quella che avvolge il braccio mentre 
				si nuota vigorosamente o ci si tuffa, è in grado di forzare le 
				guarnizioni e giungere, dunque, fino al cuore del nostro 
				orologio. L’impermeabilità di base è utile, infatti, a 
				proteggere il meccanismo dell’orologio solo dall’umidità 
				ambientale, da schizzi d’acqua mentre ci si lava le mani, dal 
				sudore corporeo, ma non è  assolutamente sufficiente a 
				garantirci in immersioni a profondità rilevanti (come le 
				diciture "water resistant 30 mt." farebbero supporre). 
				
				
				Nemmeno 
				l’impermeabilità garantita fino a 50 metri rende sicuro 
				l’orologio per l’utilizzo in profondità. Quando il fondello di 
				un orologio reca il dato d’impermeabilità di 50 metri la 
				situazione è, ovviamente, migliore di quando reca la scritta 
				"water proof 30 metri", ma non è completamente tranquilla; anche 
				in questo caso, infatti, sono necessarie le dovute cautele. 
				L’impermeabilità fino a 50 metri garantisce il movimento in 
				occasione di lavaggi di mani, di sudore (come per il water proof 
				30 metri) e permette, in aggiunta, di poter immergere lo 
				strumento in acqua in superficie. L’impermeabilità garantita 
				fino a 50 metri, consente di fare bagni con l'orologio al polso 
				ma non permette, in assoluto, di poter utilizzare l’orologio in 
				modo estremo (immersioni in profondità, attività sportive 
				acquatiche, ecc.). 
				
				
				L’impermeabilità, 
				per così dire, “definitiva”, che assicura realmente il movimento 
				da infiltrazioni d’acqua in ogni condizione, è, dunque, quella 
				garantita e certificata fino a 100 metri. Con un orologio 
				impermeabile fino a 100 metri (o oltre) si può fare, 
				praticamente, di tutto: immersioni subacquee, nuotate sportive 
				in superficie, docce, tuffi e quant’altro ci piace fare, a 
				contatto con l’acqua. 
				
				
				In conclusione si 
				può affermare che, per essere catalogato come "subacqueo" e 
				fregiarsi delle scritte codificate "diver" o "plongeur", un 
				orologio, secondo le norme NIHS, deve essere in grado di 
				resistere ad un’immersione a profondità non inferiore a 100 
				metri ed essere costruito e testato secondo le regole previste 
				dalla normativa svizzera.  | 
			 
		 
		
			
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				Luminor Submersible 1000m. Officine Panerai 
				
				  
				
				"Squale 101 atmos" realizzato per Horus Snc.  | 
				
				 
				
				Garanzia e 
				certificazione d’impermeabilità dell'orologio 
				  
				
				
				Quali sono dunque, 
				nello specifico, i parametri che garantiscono l’impermeabilità 
				incondizionata di un orologio? L’orologio classificato 
				"subacqueo" deve essere in grado di superare la prova di un test 
				in acqua che simula la pressione minima di 12,5 bar. 
				
				
				Le prove di tenuta 
				stagna, sui modelli impermeabili fino a 100 metri (o oltre), 
				sono eseguite su tutti gli esemplari prodotti (mentre le prove 
				riferite alle impermeabilità inferiori sono eseguite a campione) 
				e prevedono l’immersione in acqua, a una temperatura di circa 18 
				gradi; ciò significa che un orologio, anche rispondente alle 
				caratteristiche necessarie per essere definito "subacqueo", non 
				dovrà mai essere indossato per fare, ad esempio, un bagno caldo 
				o addirittura una sauna. 
				
				
				Il dato dichiarato 
				e garantito è assolutamente veritiero: sia perché i test sono 
				effettuati con strumenti estremamente affidabili, sia perché le 
				case orologiere svizzere ricorrono, in genere, ad un 
				atteggiamento di grande prudenza in merito alle prestazioni 
				d’impermeabilità degli orologio prodotti. 
				
				
				Le casse degli 
				orologi sono sottoposte a pressioni ben superiori a quelle poi, 
				in effetti, garantite, e i test d’impermeabilità sono condotti 
				utilizzando macchine simulatrici in grado di ricreare 
				artificialmente le specifiche condizioni marine. Fare 
				simulazioni a livelli di pressione più alti di quelli garantiti 
				significa allargare la base d’affidabilità degli orologi, 
				assicurandone la tenuta stagna nel tempo ed in condizioni più 
				probanti e meno artificiali. 
				
				
				Tutto ciò non 
				significa che l’impermeabilità garantita sia, anche nel caso di 
				un orologio effettivamente "subacqueo", una prerogativa eterna. 
				Anche se le doti di durata e di tenuta delle componenti dei 
				crono sub sono notevolmente superiori, rispetto a quelle dei 
				comuni orologi, le guarnizioni (O-ring) sono, in ogni caso, 
				soggette a deterioramento nel tempo. In questo senso 
				l’impermeabilità garantita è riferita ad un orologio nuovo, in 
				condizioni statiche. 
				
				
				Il deterioramento 
				delle guarnizioni e delle parti mobili (corona, pulsanti della 
				cronografia, ecc.) rende opportuno e necessario sottoporre 
				l'orologio ad interventi di manutenzione periodica, al massimo 
				ogni due o tre anni (anche se l’ideale è eseguire un “check-up” 
				annuale). Questi interventi garantiscano l’effettiva 
				impermeabilità nel medio periodo e comprendono  la 
				sostituzione delle guarnizioni oltre all’effettuazione di una 
				nuova prova dell'impermeabilità. 
				
				
				L’orologio 
				subacqueo deve avere, inoltre, proprietà anti magnetiche e di 
				resistenza agli urti e all’acqua salata; le prove 
				d’impermeabilità vengono, infatti, eseguite anche immergendo 
				l'orologio in una soluzione di cloruro di sodio. 
				
				
				L’orologio deve 
				infine, ovviamente, funzionare correttamente sotto l’effetto 
				della pressione dell’acqua. 
				
				
				Altra curiosità, 
				di carattere generale, è quella riferita al rapporto 
				atmosfere/profondità. L’indicazione del dato d’impermeabilità 
				(sia esso in metri/piedi o atmosfere) di un orologio si 
				riferisce, sempre, alla pressione relativa. Vi è dunque una 
				piccola discrepanza fra la pressione alla quale l'orologio è 
				garantito impermeabile (in metri/piedi o atmosfere) e quella 
				assoluta realmente presente alla profondità di riferimento. Per 
				esemplificare il concetto, sugli orologi subacquei, a volte, il 
				dato d’impermeabilità è visualizzato in questa maniera: 200 
				metri/20 atmosfere. Come è facile comprendere la pressione di 
				riferimento, indicata in metri ed atmosfere, è quella relativa, 
				perché a 200 metri, di profondità ci sono 20 atmosfere di 
				pressione relativa e 21 atmosfere di pressione assoluta. 
				
				
				Vista la basilare 
				importanza, nell’identificazione del valore d’impermeabilità gli 
				orologi subacquei professionali indicano comunemente tale dato, 
				oltre che sul fondello, anche sul quadrante.  | 
			 
			
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				Approfondimento tecnico: i vari componenti dell'orologio 
				subacqueo 
				  
				
				
				Passiamo ora 
				all’esame degli elementi che distinguono l’orologio "subacqueo" 
				dai comuni orologi, analizzando come le varie componenti siano 
				progettate e costruite in funzione della pressione idrostatica 
				che devono sopportare.  | 
			 
		 
		
			
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				La cassa 
				  
				
				
				Requisito 
				imprescindibile della cassa è garantire la più alta affidabilità 
				e robustezza possibili che, solitamente, sono ottenute mediante 
				una conformazione lineare e compatta del crono sub. 
				Dal punto di vista del design, un orologio subacqueo è, quasi 
				sempre, tondo e mai di forma quadrata, in quanto forme 
				particolari o spigolose mal si accorderebbero con le esigenze 
				d'impermeabilità; la forma tonda e regolare assicura, inoltre, 
				il subacqueo contro il rischio che il orologio interferisca con 
				elementi esterni o con componenti dell’attrezzatura. 
				
				
				Per quanto 
				concerne i materiali usati, dovendo trattarsi, in genere, di 
				metallo inossidabile, è chiaro che l’acciaio è il più utilizzato 
				per le sue doti di durezza, resistenza ed economicità; meno 
				frequente, anche se utilizzato, è il titanio, materiale 
				impiegato in campo chirurgico, spaziale ed automobilistico. Il 
				titanio offre notevoli vantaggi, rispetto all’acciaio: è più 
				leggero (caratteristica importante, viste le dimensioni 
				ragguardevoli dei orologio subacquei), di gran lunga più 
				resistente ad ogni sollecitazione, a prova di corrosione, 
				scarsamente conduttore, antimagnetico e assolutamente 
				anallergico ma, purtroppo, è anche molto più costoso in quanto 
				difficile da lavorare. 
				
				
				Fu Ferdinand A. 
				Porsche che, sul finire degli anni ’70 ebbe l’idea di impiegare 
				il titanio per costruire le casse degli orologi e soltanto la 
				IWC di Schaffausen (CH) sviluppò le tecniche necessarie per 
				lavorare questo particolare metallo e costruire in serie orologi 
				con la cassa in titanio. Nel 1980 dalla collaborazione della IWC 
				con la Porsche Design nacque l’orologio subacqueo Ocean 2000 (ref. 
				3500), presentato alla Fiera di Basilea del 1983. L’Ocean 2000, 
				dal disegno pulito, classico e moderno al tempo stesso, è un 
				grande orologio subacqueo, in grado di resistere alla pressione 
				di 200 atmosfere o 2000 metri e fu il primo orologio da polso in 
				grado di arrivare a tale profondità. 
				
				
				Poco utilizzato e 
				sconsigliabile, per la sua natura di metallo tenero, facilmente 
				deformabile, è invece l’oro. Molto adatti e utilizzati sono, 
				invece, i nuovi materiali sintetici, piuttosto diffusi in questi 
				ultimi anni. Questi materiali, per lo più plastici, possiedono 
				buone peculiarità: sono estremamente leggeri, facilmente 
				colorabili ed abbastanza economici; hanno una resistenza 
				inferiore rispetto ai metalli (sono facilmente deformabili alle 
				pressioni elevate) ma, allo stesso tempo, riescono a fornire un 
				accettabile compromesso fra prestazioni, duttilità ed 
				economicità.  | 
				
				 
				  
				 L'orologio 
				IWC "Ocean 2000" Porsche Design con cassa in titanio, realizzato 
				nel 1980.  | 
			 
		 
		
			
				
				 
				Il Rolex "Sea-Dweller" ref. 1665 del 1967, con valvola per 
				la fuoriuscita dell'elio.  
				Sotto altri 3 modelli con valvola per l'elio.  | 
				
				 
				
				Valvola per 
				l’elio automatica 
				  
				
				
				In rari casi, la 
				cassa di un orologio subacqueo può essere equipaggiata dalla 
				“valvola per l’elio”. 
				
				
				A cosa serve 
				questa valvola? Presente solo su modelli “professionali” essa 
				serve ad evacuare l’elio che si introduce nella cassa 
				dell’orologio durante soggiorni prolungati in campana, o nei 
				cassoni, in presenza di atmosfera satura. 
				
				
				Le campane, o 
				cassoni, sono ambienti stagni, calati sotto il livello del mare, 
				che mantengono i subacquei alla pressione esistente alla 
				profondità di esercizio. Mantenere i sommozzatori alla pressione 
				di lavoro, durante i momenti di riposo, evita agli stessi 
				continue e pericolose decompressioni che sarebbero necessarie, 
				per tornare in superficie ogni qualvolta si termina un turno di 
				lavoro. 
				
				
				L’atmosfera, 
				presente all’interno delle campane, è formata, per ragioni 
				fisiologiche, da forti proporzioni di elio; questo gas, 
				totalmente inerte, è particolarmente volatile e le sue molecole 
				sono talmente piccole da infiltrarsi, attraverso gli atomi 
				dell’acciaio, all’interno della cassa dell’orologio. 
				
				
				Le fasi di 
				risalita in superficie si rivelano, in questo senso, piene di 
				insidie in quanto la pressione interna dell’orologio diventerà 
				proporzionalmente superiore a quella esterna creando rischi di 
				danneggiamento. 
				
				
				La “valvola per 
				l’elio” serve appunto a ciò: a evitare che il vetro 
				dell’orologio esploda sotto l’effetto della sovrappressione che 
				si crea dentro la cassa del orologio, in risalita. 
				
				
				La “valvola per 
				l’elio” può essere di due tipi: 
				
				
				- automatica 
				(utilizza la differenza di pressione che si crea, in risalita, 
				fra dentro e fuori la cassa); 
				
				
				- manuale (in 
				questo caso il subacqueo, risalendo, dovrà ricordarsi di aprire 
				la valvola per evitare brutte sorprese). 
				
				
				Esistono, 
				attualmente, in commercio solo pochi modelli equipaggiati di 
				"valvola per l’elio". Fra questi ricordiamo: il Rolex 
				Sea-Dweller, l’Omega Seamaster (cronografo e tre sfere), il 
				Breitling Superocean, il Luminor Submersible 1000M delle 
				Officine Panerai ed il nuovo Squale 101 atmos (costruito in soli 
				101 esemplari, commissionati dalla Horus Snc di Porto Recanati). 
				Ciò fa comprendere il livello di estrema sofisticazione di 
				questo dispositivo dedicato, come detto, ai sommozzatori 
				professionisti.  | 
			 
		 
		
			
				
				 
				Omega "Seamaster Crono"  | 
				
				 
				Breitling "Superocean"  | 
				
				 
				Panerai "Luminor Submersible"  | 
			 
		 
		
			
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				La corona 
				  
				
				
				Problema 
				rilevante, al fine di rendere impermeabile la cassa di un 
				orologio, è rendere stagno il foro di entrata dell’asse della 
				corona di regolazione. Se, infatti, preservare le altre aperture 
				nella cassa (vetro e fondello), non rappresenta un problema 
				insormontabile (poiché le guarnizioni di queste non sono usurate 
				da continue aperture e chiusure), difficile è invece rendere 
				effettivamente impermeabile il foro dell'asse della corona che, 
				dovendo essere spesso aperto e chiuso, presenta difficoltà 
				maggiori. Le sole guarnizioni non sono, infatti, sufficienti a 
				isolare quest’apertura; la tradizionale chiusura a pressione 
				della corona non fornisce adeguate garanzie in merito agli 
				inconvenienti di attrito, infiltrazioni e logorio derivanti 
				dall’uso prolungato. 
				
				
				La soluzione al 
				problema fu scoperta dalla Rolex di Ginevra che, nel 1926, 
				inventò e brevettò il sistema di serraggio a vite della corona, 
				contribuendo così, in maniera decisiva, alla nascita 
				dell’orologeria subacquea. Quel brevetto rimase per lungo tempo 
				un’esclusiva della maison ginevrina la quale si trovò in 
				condizione di autentico monopolio sul mercato; ciò conferì a 
				Rolex un prestigio inarrivabile riguardo alle prestazioni 
				subacquee dei orologio da essa prodotti. 
				
				
				Il sistema, ancora 
				oggi ritenuto punto imprescindibile per la realizzazione di un 
				vero cronometro subacqueo, consiste in un tubicino filettato 
				(internamente o esternamente), che sporge dalla cassa e ingrana 
				un’identica filettatura, realizzata nella corona (o sull’asse 
				della stessa), che si avvita sul tubicino. Il sistema è, 
				inoltre, equipaggiato da guarnizioni di tenuta che, poste in 
				posizione assiale e radiale, hanno il compito di aumentare 
				l’impermeabilità dell’orologio, avvolgendo la zona in maniera 
				ermetica.  | 
			 
		 
		
			
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				Per conferire 
				all’insieme un’ulteriore garanzia di solidità possono essere 
				previste delle "spallette" sporgenti dalla cassa (o una profonda 
				rientranza scavata nel fianco della stessa), che hanno il 
				compito di proteggere la corona da ogni eventuale urto. 
				
				
				Siccome ogni 
				apertura nella cassa può essere fonte di eventuali infiltrazioni 
				d’acqua, i cronografi o gli orologi complicati in genere, con i 
				loro pulsanti o correttori, non sono considerati quasi mai veri 
				orologi subacquei. Sfuggono a questa regola i cronografi con 
				pulsanti serrati a vite (sistema simile a quello utilizzato per 
				la corona) la cui impermeabilità è però garantita solo con i 
				pulsanti avvitati, senza, dunque, che la funzione cronografica 
				sia disponibile durante l'immersione. 
				
				
				Una soluzione 
				estemporanea e tradizionale al tempo stesso (il brevetto risale 
				al 1956), fu quella inventata dalle Officine Panerai di Firenze, 
				sul finire degli anni ’50. La maison fiorentina studiò e 
				realizzò, per la Marina Militare Italiana, un dispositivo 
				innovativo che protegge la corona di carica, senza ricorrere al 
				sistema di serraggio a vite. Il sistema è basato sulla 
				costruzione, attorno alla corona, di un vero e proprio ponte a 
				forma di mezzaluna, realizzato in metallo; sul ponte è 
				imperniata una leva che, una volta abbassata, fa pressione sulla 
				corona, bloccandola contro la cassa, facendo così aderire 
				perfettamente le guarnizioni di tenuta. Tale dispositivo offre 
				alcuni vantaggi, rispetto al sistema di chiusura a vite: la 
				perfetta impermeabilità garantita, l’estrema protezione di cui 
				gode la corona in ogni situazione accidentale e la minore 
				sollecitazione delle guarnizioni durante le aperture e le 
				chiusure. All’opposto, il sistema così concepito è, però, 
				piuttosto voluminoso e conferisce all’orologio che ne è dotato 
				dimensioni assolutamente fuori della norma: oltre 50 mm. di 
				larghezza (ponte proteggi corona compreso) possono, infatti, 
				rendere il orologio poco funzionale sia nell’uso quotidiano, sia 
				nell’uso professionale.  | 
				
				 
				Collezione di "Luminor" degli anni '50 delle Officine 
				Panerai con la particolare spalletta di protezione della corona, 
				brevettata.  | 
			 
		 
		
			
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				Il fondello 
				  
				
				
				le soluzioni 
				effettivamente applicabili, a un orologio subacqueo, per la 
				chiusura del fondello sono, essenzialmente, tre: 
				
				
				- chiusura a vite; 
				
				
				- chiusura 
				mediante quattro (o più) piccole viti; 
				
				
				- cassa 
				monoblocco. 
				
				
				La scelta di un 
				sistema, rispetto all’altro, è determinata, oltre che da criteri 
				estetico - costruttivi, anche dalla ricerca del miglior 
				compromesso tra le esigenze di solidità e la facilità di accesso 
				al movimento (esigenze manutentive e/o, per i modelli al quarzo, 
				sostituzione batteria). 
				
				
				In questo senso la 
				chiusura a vite e quella mediante fissaggio con piccole viti 
				sono estremamente funzionali, mentre la cassa monoblocco (dove 
				il movimento è inserito nella cassa dall’alto, cioè dal lato 
				quadrante) presenta alcune difficoltà in termini di 
				accessibilità. Se infatti nei primi due casi è sufficiente 
				rimuovere viti e fondello per accedere al meccanismo, nei 
				modelli monoblocco (ricavati da un pezzo massiccio di metallo) 
				questa si rivela un’operazione più difficile da compiere, 
				essendo necessario un intervento dall’alto, per estrarre 
				totalmente il movimento. 
				
				
				A parte i problemi 
				di accessibilità al movimento, la cassa monoblocco (con fondello 
				integrato) garantisce caratteristiche di robustezza e solidità 
				uniche, essendo in grado di resistere a pressioni veramente 
				eccezionali. 
				
				
				Le soluzioni più 
				utilizzate, quelle che, in definitiva, offrono il miglior 
				compromesso fra robustezza, tenuta e facilità di accesso al 
				movimento, sono le prime due; questo anche in considerazione del 
				fatto che la pressione in aumento scendendo in profondità 
				migliora le caratteristiche di tenuta del sistema di chiusura, 
				tendendo a comprimere il fondello contro la cassa. 
				
				
				Nel caso della 
				chiusura a vite, su cassa e fondello è ricavata una filettatura 
				che permette al fondello, appunto, di essere avvitato e 
				“stretto” alla cassa mediante semplice movimento rotatorio.Tra 
				cassa e fondello fa da supporto una guarnizione anulare che è, 
				solitamente, collocata all’interno di un binario circolare 
				costituito da due sporgenze parallele, ricavate nella cassa; in 
				questo modo, quando il fondello viene serrato, la guarnizione 
				garantisce la propria funzionalità evitando di essere 
				danneggiata da torsioni dovute ad eccessivi avvitamenti. 
				
				
				Nel sistema di 
				chiusura con le viti, invece, sulla cassa vengono praticati dei 
				piccoli fori filettati nei quali vengono inserite le viti che 
				assicurano il fondello all’orologio. Questo sistema, forse meno 
				ermetico di quello a vite, offre, comunque, ottime prestazioni 
				di tenuta anche in considerazione del fatto che, pure in questo 
				caso, è prevista la guarnizione anulare, all’interno di un 
				solco, che contribuisce a rendere stagno il sistema di 
				serraggio. 
				
				
				Il vantaggio del 
				sistema di chiusura mediante piccole viti è costituito da costi 
				di produzione leggermente inferiori, dalla maggiore facilità di 
				apertura e dalla totale impossibilità di torcere, 
				danneggiandola, la guarnizione anulare che, in questo caso, 
				viene pressata in senso verticale dalle viti.  | 
			 
		 
		
			
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				Il IWC "Cousteau 
				Divers Acquatimer" con lunetta girevole interna e doppia corona.  | 
				
				 
				
				La lunetta 
				  
				
				
				Il cronometro 
				subacqueo deve essere dotato di un dispositivo di preselezione 
				dei tempi (in genere si tratta di una lunetta girevole 
				unidirezionale) che rechi impressa una scala sessagesimale; la 
				scala non deve essere suddivisa in periodi superiori ai cinque 
				minuti ed i suoi indici devono essere corrispondenti a quelli 
				del quadrante. 
				
				
				La lunetta è 
				elemento caratterizzante e fondamentale dell’orologio subacqueo 
				e, come si è detto, deve essere girevole e unidirezionale: ciò 
				significa che essa si muoverà soltanto in un senso, quello 
				antiorario, per far si che, in caso di urti accidentali, segnali 
				sempre un tempo (ad esempio quello trascorso in immersione), 
				superiore a quello reale. 
				
				
				La lunetta deve 
				muoversi a scatti ognuno dei quali corrisponde, in genere, a un 
				minuto e, per facilitare la regolazione anche in situazioni 
				difficili (ad esempio indossando i guanti), deve essere 
				facilmente manovrabile. 
				
				
				Per ottenere 
				queste caratteristiche si ricorre, in genere, a un evidente 
				sovradimensionamento, oltre alla realizzazione di zigrinature o 
				sagomature dei bordi che servono a offrire una valida presa. 
				
				
				Riguardo al 
				funzionamento della lunetta girevole è bene aggiungere che, al 
				momento di scendere sott’acqua, è necessario far coincidere lo 
				zero della stessa (indice luminoso) con la lancetta dei minuti 
				dell’orologio; in questo modo si ottiene, da quel momento, la 
				possibilità di visualizzare costantemente il tempo trascorso in 
				immersione, o in qualsiasi altra situazione.  | 
			 
			
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				Un sistema 
				differente, per visualizzare il tempo trascorso in immersione, è 
				applicato alle ultime creazioni, in ambito professionale, di IWC. 
				La maison di Sciaffusa utilizza un dispositivo che prevede la 
				presenza di una lunetta girevole interna all’orologio. Tra il 
				quadrante e la lunetta (che, in questo caso, è fissa e non 
				graduata) è presente, protetta dal vetro zaffiro dell’orologio, 
				una scala sessagesimale rotante comandata da una seconda corona 
				presente sulla cassa del orologio. Questo sistema, molto 
				coreografico e poco consueto, offre una migliore protezione dei 
				meccanismi che comandano la ghiera girevole ma, allo stesso 
				tempo, causa anche alcuni problemi. Utilizzando questo 
				dispositivo, infatti, la scala di preselezione dei tempi risulta 
				difficile da manovrare nelle fasi che precedono l’immersione; 
				inoltre il secondo foro nella cassa, necessario per 
				l’installazione della seconda corona, è, ovviamente, un secondo 
				accesso dal quale l’acqua potrebbe malauguratamente farsi strada 
				verso il prezioso movimento meccanico prodotto da IWC.  | 
			 
		 
		
			
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				Il vetro 
				  
				
				
				Trattando 
				l’argomento del vetro, che protegge il quadrante, vi sono due 
				tendenze e due opinioni ben distinte. 
				
				
				Una considera 
				ideale il “vetro” in plastica per le sue caratteristiche di 
				elasticità, in presenza di aumento di pressione. Queste 
				caratteristiche aumentano, addirittura, la tenuta stagna dello 
				strumento grazie alle doti di deformabilità proprie della 
				plastica. Il vetro in plastica, inoltre, è molto economico e, 
				dunque, utile a contenere il costo dell’orologio. 
				
				
				Ma il materiale 
				più utilizzato, in ambito professionale, è senza dubbio il vetro 
				in zaffiro sintetico. Il vetro zaffiro ha grandi doti di 
				trasparenza ed è difficile da scalfire, oltre ad avere doti 
				strutturali che consentono la sua installazione a filo con la 
				lunetta offrendo il minor appiglio possibile a urti trasversali. 
				
				
				Da preferire, per 
				la loro capacità di trasformare l’orologio in un vero e proprio 
				blocco unico con la cassa, sono i vetri zaffiri bombati e 
				sagomati, capaci di offrire una maggiore resistenza alla 
				pressione a parità di spessore, o, addirittura, quelli a doppia 
				curvatura batiscafica (come quello dell’Ocean 2000 dell’IWC). 
				
				
				Poco adatti 
				all’utilizzo professionale sono, infine, i vetri minerali che, 
				per la loro struttura rigida e poco elastica, mal si adattano 
				alle esigenze subacquee.  | 
			 
		 
		
			
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				Il quadrante 
				  
				
				
				Priorità 
				fondamentale nel progettare il quadrante di un orologio 
				subacqueo è la leggibilità. Linearità grafica e immediata 
				percezione delle indicazioni fornite dallo strumento sono da 
				considerarsi necessarie anche, e soprattutto, in situazione di 
				scarsa illuminazione. Ciò si traduce, solitamente, in indici 
				generosi e fluorescenti, in sfere sovradimensionate, anch’esse 
				trattate con abbondante materiale fluorescente, e in fondi neri 
				o blu che rendono maggiormente visibili le zone del quadrante 
				trattate al tritio (il materiale utilizzato per rendere gli 
				indici fluorescenti). 
				
				
				Tutto ciò delinea 
				un quadro rigoroso e privo di qualsiasi licenza espressiva che 
				ha, nel corso degli anni, attenuato la creatività delle case 
				orologiere, definendo un archetipo consolidato di orologio 
				subacqueo.Le alternative possibili a questo schema, estremamente 
				uniforme, sono rappresentate dall’utilizzo dei nuovi materiali 
				elettroluminescenti utilizzabili come fondo del quadrante: in 
				questo caso tutto il quadrante sarà luminoso (arancione, giallo, 
				oppure verde) e gli indici scuri, a contrasto. E’ bene 
				precisare, comunque, che questa soluzione non offre alcun 
				vantaggio reale rispetto a quella tradizionale, e che le case 
				più importanti restano, in genere, fedeli all’impostazione 
				collaudata costituita dal fondo scuro con indici chiari. 
				
				
				Secondo le norme 
				NIHS, il test riferito alla leggibilità del quadrante prevede 
				che, in un ambiente buio, devono essere ben visibili, da una 
				distanza di 25 centimetri, le indicazioni dell’ora, dei tempi di 
				preselezione e quelle di verifica del corretto funzionamento 
				dell’orologio.  | 
				
				 
				
				Il bracciale e 
				il cinturino 
				  
				
				
				Le opzioni 
				migliori sono costituite dal bracciale in metallo o dal 
				cinturino in gomma o pelle. 
				
				
				Molte grandi case 
				orologiere forniscono gli orologi di più alternative (di solito, 
				sia il bracciale in metallo che il cinturino in gomma o caucciù) 
				corredando il orologio di attrezzi utili sia alla sostituzione 
				del bracciale con il cinturino (o viceversa), sia 
				all’allungamento del bracciale (con maglie aggiuntive), per 
				renderlo compatibile all’utilizzo sopra la muta subacquea. 
				
				
				Esigenze estetiche 
				ed economiche sono alla base della scelta di equipaggiare 
				l’orologio con il bracciale o con il cinturino in quanto, come 
				ben si comprende, la seconda opzione è la più economica. 
				
				
				I vantaggi del 
				cinturino in gomma sono: grande elasticità, assoluta 
				impermeabilità, aderenza ed affidabilità; grazie al prezzo 
				contenuto, poi, il cinturino in gomma, può essere sostituito di 
				frequente mantenendo così inalterata la funzionalità generale. 
				
				
				Da scartare 
				assolutamente i pellami classici che, per le loro 
				caratteristiche, s’impregnerebbero d’acqua, deteriorandosi 
				velocemente. 
				
				
				Diverso è il 
				discorso riguardante le pelli idrorepellenti, come lo squalo, la 
				razza o i nuovi materiali sintetici: queste soluzioni sono 
				abbastanza opportune tenendo però presente che i cinturini 
				normali, anche in pellami appositamente studiati per essere 
				immersi in acqua, non sono disponibili, di solito, con lunghezze 
				tali da renderli adattabili alla muta da sub; ciò li rende 
				utili, dunque, a un uso prevalentemente amatoriale. 
				
				
				Adatto alle 
				immersioni, eterno e indistruttibile, è il bracciale in acciaio 
				o in titanio (per il quale vale un discorso analogo a quello 
				fatto riguardo alla cassa). 
				
				
				Il metallo non 
				teme l’usura arrecata dalla salsedine e dall’acqua, è piacevole 
				da indossare e non dà fenomeni allergici, anche se ovviamente è 
				più costoso di ogni genere di cinturino. 
				
				
				Importante è che 
				il bracciale sia dotato di una chiusura pratica e affidabile, 
				provvista di fermaglio di sicurezza (per impedire aperture 
				indesiderate) e di una prolunga, di solito “celata” nella 
				chiusura pieghevole, utile per indossare l'orologio sopra la 
				muta. 
				
				
				In ogni caso, sia 
				i cinturini sia i bracciali vanno risciacquati accuratamente, 
				con l’orologio, dopo ogni immersione, per evitare gli 
				inconvenienti correlati all’accumulo di sedimenti di sale.  | 
			 
			
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				Il movimento 
				  
				
				
				I movimenti 
				utilizzati per i crono sub, in genere, sono al quarzo o 
				meccanici a carica automatica; è assai raro l’utilizzo di 
				movimenti meccanici a carica manuale. 
				
				
				A favore del 
				movimento meccanico vi è la tendenza a operare in una più vasta 
				gamma di situazioni e temperature, senza necessità di periodiche 
				sostituzioni di batterie (necessaria nei modelli al quarzo); 
				aperture e chiusure frequenti del fondello per la sostituzione 
				della batteria, possono infatti risultare dannose per le 
				guarnizioni di tenuta. Il movimento meccanico ha poi un indubbio 
				prestigio d’immagine che conferisce al orologio un valore 
				aggiunto in termini di classe e di raffinatezza. I movimenti al 
				quarzo, al contrario, garantiscono una maggiore precisione e 
				affidabilità, oltre ad un prezzo d’acquisto molto più 
				competitivo.  | 
			 
			
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				Un po’ di 
				storia... 
				  
				
				
				Fino dal 1920 
				Rolex aveva lavorato per lo sviluppo di orologi subacquei del 
				famoso modello Oyster, ma la data storica in cui è nata 
				l’orologeria subacquea è il 7 di ottobre del 1927. Infatti, in 
				una fredda mattina di ottobre del 1927 l'indomita nuotatrice 
				britannica Mercedes Gleitze, dopo aver tentato inutilmente per 
				sette volte, realizzò l'impresa di attraversare il Canale della 
				Manica a nuoto. Al suo polso c’era un Rolex Oyster che, dopo la 
				traversata della Manica, funzionava regolarmente. 
				
				
				Da quel momento in 
				poi gli orologi hanno potuto accompagnare, senza dover temere 
				alcunché, i loro proprietari nelle loro imprese acquatiche. La 
				strada, indicata da Rolex attraverso i brevetti della cassa 
				“Oyster “e della corona a vite, è stata successivamente percorsa 
				da molti altri produttori, con risultati eccellenti e, in alcuni 
				casi, sbalorditivi. 
				
				
				Per sottoporre il 
				prototipo MKI del Rolex Deep Sea Special a un test al quale 
				nessun orologio subacqueo era mai stato sottoposto prima, la 
				maison ginevrina contattò il professor Jacques Piccard affinchè 
				provasse l’orologio durante i suoi esperimenti subacquei. 
				Piccard accettò e gli ingegneri della Rolex progettarono un 
				orologio con una cassa speciale e un vetro a cupola concepiti 
				appositamente per sopportare una pressione estrema. Le prove di 
				tenuta furono effettuate fissando un orologio all’esterno del 
				batiscafo “Trieste” con il quale il professor Piccard faceva i 
				suoi esperimenti a profondità abissali. 
				
				
				Le prove fatte nel 
				1950 sul prototipo del Deep Sea Special MKI non ebbero successo, 
				ma tre anni dopo, esattamente il 30 settembre 1953, il Rolex 
				Oyster Deep Sea Special MKII fissato all’esterno del batiscafo 
				“Trieste” raggiunse la profondità di 3150 metri nel Mar Tirreno, 
				al largo dell’isola di Ponza. 
				
				
				Subito dopo Rolex 
				lanciò il modello Submariner ref. 6204 “water proof 100 metri”, 
				che fu presentato alla Fiera di Basilea nella primavera del 
				1954; cui fece seguito il Submariner “Big Crown” ref. 6200 
				“water proof 200 metri”.  
				
				
				Il Rolex 
				Submariner introdusse nell’orologeria subcaquea alcune delle 
				caratteristiche innovative che presto sarebbero state adottate 
				da tutte le altre case concorrenti: dalla lunetta rotante per 
				segnare il tempo d’immersione, alla chiusura di sicurezza “Flip 
				Lock”, al bracciale estensibile “Diver’s Extension” per poter 
				indossare l’orologio sopra la muta subacquea.  
				
				
				Nel 1958 il 
				batiscafo “Trieste” fu acquistato dalla U.S. Navy, che lo 
				modificò per condurre esperimenti subacquei a profondità ancora 
				maggiori. Così nel 1960 Auguste e Jacques Piccard, accompagnati 
				dal tenente Donald Walsch scesero con il batiscafo nel più 
				profondo punto della terra conosciuto: la Fossa delle Marianne 
				nell’Oceano Pacifico a 10915 metri di profondità (35810 piedi) e 
				ancora una volta un Rolex Submariner Deep Sea Special fu fissato 
				all’esterno del batiscafo e resistette alla pressione di oltre 
				una tonnellata per centimetro quadrato (esattamente 1150 
				kg/cm2). 
				
				
				Incredibilmente, 
				dopo la risalita, il Deep Sea Special forniva con precisione 
				l’ora esatta, nonostante l’impressionante sollecitazione alla 
				quale era stato sottoposto. 
				
				
				Un altro esempio 
				significativo, e sbalorditivo al tempo stesso, è rappresentato 
				da Kienzle che, sul finire degli anni ’90, inventò e brevettò un 
				liquido, auto lubrificante, da utilizzare per riempire le casse 
				degli orologi; in questo modo i orologio riuscirono ad ottenere 
				prestazioni inarrivabili in fatto di impermeabilità. Basandosi 
				sul principio di incomprimibilità dei liquidi, infatti, gli 
				orologi subacquei Kienzle raggiungono gradi di resistenza alla 
				pressione mai ottenuti prima d’ora da modelli in commercio 
				(9.000, 10.000 o 12.000 metri a seconda del materiale utilizzato 
				per la realizzazione della cassa). 
				
				
				Come si vede, nel 
				corso del 20° secolo, il progresso e la ricerca scientifica 
				hanno ottenuto risultati che, solo agli inizi del ‘900, parevano 
				irraggiungibili. 
				
				
				Oggi, marchi 
				prestigiosi come Rolex, Officine Panerai, Omega, Blancpain, IWC 
				e molti altri producono orologi realmente impermeabili; 
				strumenti effettivamente stagni in ogni condizione di utilizzo, 
				in grado di sopportare le sollecitazioni, a volte 
				impressionanti, alle quali sono sottoposti assieme ai 
				professionisti dell’immersione.  | 
			 
			
				
				 
				Il Rolex Sea-Dweller ref. 1665 dotato di "Gas Escape 
				Valve"  | 
				
				 
				
				Rolex Oyster 
				Perpetual Date Sea-Dweller...  
				
				
				il mio 
				orologio subacqueo! 
				
				
				  
				
				Il 
				Rolex "Oyster Perpetual Date Sea-Dweller" fa parte di una linea 
				di orologi subacquei della maison ginevrina che resiste a una 
				profondità d’immersione subacquea di 2000 piedi (610 metri) per 
				i modelli più datati e fino a 4000 piedi (1220 metri) per le 
				versioni più recenti. 
				
				
				Durante il 1960, le attività 
				commerciali negli oceani e nei mari realizzate da organizzazioni 
				professionali richiedettero lunghe immersioni e, di conseguenza, 
				furono progettati orologi di sicurezza per lo svolgimento di 
				operazioni d’immersione a grande profondità. 
				
				
				Il Rolex Sea-Dweller trae le sue 
				origini proprio da una precisa esigenza tecnica di una celebre 
				società francese di operazioni sottomarine, la COMEX (acronimo 
				di COmpagnie Maritime d'EXpertise), che ha portato allo sviluppo 
				nel 1967 del primo orologio “ultra resistente” al mondo. Tra le 
				mansioni della COMEX ci sono le operazioni di manutenzione agli 
				impianti di trivellazione sottomarini, situati a elevatissime 
				profondità, che impongono ai sommozzatori lunghe permanenze 
				negli abissi marini. La risalita in superficie da queste 
				profondità, soprattutto se fatta troppo velocemente, può 
				rivelarsi problematica e far insorgere un’embolia gassosa dovuta 
				all’azoto presente nella miscela di gas respirata dal subacqueo. 
				Per evitare questo pericolo sono attuate due soluzioni: al 
				sommozzatore viene fornita una miscela artificiale priva di 
				azoto, composta solo di ossigeno ed elio, e iniziano ad essere 
				impiegate apposite camere di decompressione in grado di mutare 
				gradualmente pressione e composizione dell’aria per preparare 
				adeguatamente i sub alle condizioni che incontreranno a grandi 
				profondità e successivamente ripetere il processo inverso dopo 
				la riemersione. Per raggiungere la profondità stabilita senza 
				alterare le condizioni raggiunte tramite questo procedimento i 
				subacquei si servono di una specifica “campana” da immersione, 
				capace di mantenere i valori ottenuti nella camera di 
				decompressione e permettere anche, a lavoro ultimato, una più 
				sicura risalita in superficie. 
				Prima di queste innovazioni gli operatori della COMEX 
				impiegavano normali Rolex "Submariner" ref. 5513, garantiti 
				impermeabili fino a 660 piedi (200 metri) e perfettamente adatti 
				alle immersioni tradizionali. Ma con l’utilizzo dei nuovi metodi 
				si manifestava un nuovo inconveniente: l’elio impiegato nelle 
				camere di decompressione e nelle “campane” riesce a penetrare 
				all’interno degli orologi tramite la giunzione tra cassa e 
				vetro, ma non è in grado di fuoriuscire con la stessa rapidità 
				con cui viene ripristinata la pressione atmosferica una volta 
				ritornati in superficie, perciò la pressione che si genera 
				all’interno dell’orologio provoca la frantumazione del vetro, 
				rendendo l’orologio inservibile.   | 
			 
		 
		
			
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				Questo inconveniente portò la 
				Rolex attorno alla fine del 1967 a presentare un’evoluzione del 
				"Submariner" ref. 5514 denominata "Sea-Dweller" ref. 1665 che 
				possiede una piccola valvola, posizionata sul lato opposto alla 
				corona di carica, che permette la fuga dell’elio. La nuova 
				valvola denominata “Oyster Gas Escape Valve” unisce semplicità 
				costruttiva a un’eccellente funzionalità: è costituita da un 
				piccolo pistone unidirezionale a molla, reso stagno da un’O-ring. 
				Scendendo in profondità la pressione esercitata dall’acqua preme 
				il pistoncino contro l’O-ring, garantendo la tenuta stagna. 
				Risalendo verso la superficie, invece, la pressione esercitata 
				dall’elio all’interno dell’orologio provoca l’apertura della 
				valvola, permettendo la fuoriuscita del gas e preservando 
				l’integrità del vetro. 
				
				
				Nel 1978 Rolex 
				presenta un modello completamente rinnovato, il "Sea-Dweller" 
				ref. 16660 che va ad affiancare, senza sostituirlo, il ref. 
				1665. I cambiamenti rispetto al predecessore sono notevoli, per 
				ottenere performances ancora migliori nell’utilizzo subacqueo e 
				confermano la spiccata vocazione tecnica dell’orologio. La 
				massima profondità raggiungibile raddoppia, passando dai 
				precedenti 2000ft-610m agli attuali 4000ft-1220m. La nuova cassa 
				presenta una valvola di dimensioni notevolmente maggiori per 
				consentire una più agevole fuoriuscita dell’elio nelle fasi di 
				decompressione e cambiano le scritte riportate sul fondello. 
				
				
				Con una profondità ufficiale di 
				4000 piedi (1220 metri), il "Sea-Dweller" fino al 2007 
				rappresentava il più resistente orologio meccanico della 
				produzione in serie. Dopo la sua uscita di scena nel 2007 e con 
				l’introduzione del più moderno e robusto "Sea-Dweller Deepsea" 
				la profondità massima è stata portata a 12800 piedi (3900 metri) 
				stabilendo così un nuovo primato per gli orologi meccanici!  | 
				
				 
				Il Rolex Sea-Dweller Deepsea, impermeabile fino a 3900 mt.  | 
			 
		 
		
      
		
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