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		89.  
		
		La revisione degli 
		erogatori   
		Testo rielaborato 
		partendo da un articolo di Giovanni Testa, pubblicato su 
		
		
		www.bluweb.it   
			
				| Uno 
				dei dubbi che più spesso assale il subacqueo meno esperto è se 
				ci sia una scadenza precisa alla quale inviare gli erogatori a 
				revisione.  La 
				preoccupazione è più che legittima essendo gli erogatori gli 
				strumenti ai quali è affidata la nostra respirazione e, quindi, 
				la nostra sopravvivenza in immersione.  
				Ovviamente non stiamo parlando dell’ordinaria manutenzione che 
				viene fatta ogni volta che si torna dall’immersione e che 
				normalmente è limitata a un accurato risciacquo e a un semplice 
				controllo a vista per individuare parti allentate o usurate, ma 
				di una revisione completa che prevede lo smontaggio 
				dell’erogatore. La frequenza con cui dobbiamo farla dipende 
				soprattutto dall’uso più o meno intenso che facciamo 
				dell’erogatore, ma anche dalle condizioni e ambienti in cui 
				viene usato. |  
			
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				L’importanza di 
				una periodica revisione delle attrezzature scuba, è fondamentale 
				per chi pratica l’immersione subacquea ,sia essa ricreativa, 
				tecnica o commerciale. 
				Il 
				malfunzionamento o, peggio ancora la rottura, dell’apparato 
				scuba, potrebbe mandare a monte la giornata, magari dopo esserci 
				imposti una levataccia ed aver percorso svariati chilometri per 
				arrivare al luogo d’immersione. Ma il guaio peggiore sarebbe 
				quello di avere un’improvvisa rottura del sistema, magari mentre 
				stiamo tranquillamente osservando una parete in profondità. 
				Anche se le conseguenze fossero ridotte al solo spavento, nessun 
				subacqueo vorrebbe vivere una tale esperienza; ed è per questo 
				motivo che un sub coscienzioso, che pratichi l’attività con 
				frequenza costante per tutto l’arco dell’anno, è necessario che 
				faccia controllare e/o revisionare il suo erogatore presso un 
				centro di assistenza tecnica specializzato, di sua fiducia, 
				almeno una volta l’anno. |  
			
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				Naturalmente il subacqueo ricreativo medio che fa poche 
				immersioni, prevalentemente nel periodo estivo o durante un 
				brevi viaggi all’estero, a meno di guasti imprevisti, può 
				tranquillamente far revisionare i suoi erogatori una volta ogni 
				due anni. Invece, il subacqueo tecnico o quello che s’immerge 
				per tutto l’arco dell’anno, anche in ambienti diversi, 
				ovviamente deve fare la revisione a scadenze molto più 
				ravvicinate. Durante l’uso ad alte profondità tutti gli elementi 
				degli erogatori sono sottoposti a stress maggiori e a sbalzi 
				termici anche elevati, e lo stesso avviene quando si fanno 
				immersioni sotto i ghiacci o in risorgenze ove la temperatura 
				può essere molto prossima allo zero. Inoltre, durante 
				l’esplorazione di grotte, relitti o laghi è normale la presenza 
				di limo, fango e detriti, che possono penetrare e depositarsi 
				all’interno degli erogatori e aderirvi anche grazie 
				all’adesività dovuta alla presenza del grasso lubrificante 
				siliconico.  |  
			
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				Durante le 
				immersioni professionali, di solito fatte in acque fortemente 
				inquinate come quelle dei porti, è presente una gran quantità di 
				idrocarburi, solventi e altre sostanze altamente corrosive per 
				il materiale degli erogatori, sopratutto le membrane e le 
				guarnizioni. In questi casi è indispensabile l’uso di primi 
				stadi sigillati, a membrana e secondi stadi facili da aprire 
				rapidamente, in modo da poterli ispezionare e pulire anche in 
				superficie.  
				Anche le 
				immersioni in acqua dolce non esimono dal fare una regolare 
				manutenzione agli erogatori, perchè il limo, anche se non è 
				visibile, comunque si trova in sospensione ovunque.  
				Persino l’acqua 
				delle piscine in cui si tengono normalmente i corsi, può essere 
				alla lunga deleteria per gli erogatori a causa del suo alto 
				contenuto di cloro.  |  
			
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				Pertanto la 
				revisione è necessaria sempre, e per farla è meglio affidarsi 
				solo a centri di assistenza qualificati.  
				All’interno degli 
				erogatori ci sono delle parti in movimento, generalmente in 
				ottone o acciaio, la cui tenuta alla pressione interna ed 
				esterna, è assicurata da delle guarnizioni di tipo "o-ring".
				 
				La formazione 
				d’incrostazioni dovuta all’ingresso accidentale di acqua salata, 
				l’usura stessa delle guarnizioni, la scarsa lubrificazione delle 
				parti di scorrimento, un’errata manutenzione, un lungo periodo 
				d’inattività, sono tutte condizioni che possono contribuire al 
				malfunzionamento dell’erogatore. 
				Perciò, una volta 
				smontato l’erogatore, è ottima norma cambiare tutte le 
				guarnizioni, comprese quelle dei vari tappi del primo stadio, 
				anche se a prima vista appaiono in buono stato. Essendo rimasti 
				serrati per molto tempo, questi o-ring hanno sicuramente perso 
				l’elasticità e la forma originali e, se riutilizzati, possono 
				non essere più a tenuta ermetica.  
				Un altro 
				particolare che va cambiato sempre e comunque è la pastiglia del 
				pistone del primo stadio, che, se usurata, in acqua causa la 
				caratteristica fuoriuscita di bollicine. |  
			
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				Come qualsiasi 
				altra macchina, anche l’erogatore deve essere tarato su 
				determinati valori dati dal costruttore stesso, quindi portare 
				l’erogatore a un centro specializzato garantirà al subacqueo la 
				competenza e l’ausilio di una strumentazione adatta per una 
				taratura ottimale del sistema.Se entriamo in 
				un’officina di revisione delle attrezzature scuba la prima cosa 
				che ci colpisce è una macchina cromata con acclusa una 
				rubinetteria tipo bibombola e quattro strumenti che indicano: 
				pressione di alimentazione, pressione minima di alimentazione 
				(20 bar), pressione di taratura del primo stadio e indicatore di 
				sforzo di inspirazione. Se l’officina è ben attrezzata, si 
				notano anche una serie di chiavi "dedicate" per lo smontaggio 
				dei più svariati modelli di erogatori. |  
			
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				Vediamo ora come viene fatta una revisione. Come 
				prima operazione si scollega il primo stadio dal secondo, 
				vengono tolte le eventuali fruste (jacket, manometro, octopus, 
				ecc.) e si comincia lo smontaggio del corpo del primo stadio (in 
				questo caso un "pistone bilanciato") togliendo tutti i tappi 
				delle uscite ausiliarie, viene poi posizionata una chiave alla 
				presa di alta pressione che consente di: 
					
					bloccare il 
					corpo dell’erogatore in morsa senza danneggiarlo;
					svitare il 
					cappuccio dove ha sede la camera di bilanciamento;
					estrarre il 
					pistone;
					estrarre il 
					trattenitore della brida da cui si sfila il filtro 
					sinterizzato;
					estrarre il 
					tappo portapastiglia. |  
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				Tolte tutte le 
				guarnizioni o-ring dalle loro sedi, si mettono tutti i pezzi 
				dell’erogatore dentro una vasca ad ultrasuoni con una soluzione 
				disincrostante atta a neutralizzare l’azione salina.  
				Lo stesso 
				procedimento lo subisce il secondo stadio dopo essere stato 
				separato da tutte le parti di gomma, che saranno lavate con un 
				semplice detergente. |  
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				Terminato il lavaggio, tutte le parti componenti l’erogatore 
				vengono immerse in acqua e poi asciugate, le guarnizioni vengono 
				sostituite con delle nuove (tassativamente originali) e si 
				inizia il procedimento di assemblaggio delle parti (da notare 
				che un primo stadio a pistone è composto da una quarantina tra 
				pezzi e guarnizioni!). 
				Terminato il montaggio inizia la fase più delicata dell’intera 
				operazione: la taratura del primo e del secondo stadio. |  
			
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				L’erogatore viene collegato alla macchina, il primo stadio viene 
				portato alla pressione di esercizio ottimale (data dal 
				costruttore), poi è la volta del secondo stadio, qui con 
				l’ausilio di dime di regolazione e di un sensibilissimo 
				indicatore di sforzo inspiratorio/espiratorio (chiamato 
				Magnhelic) si regola lo sforzo ottimale di innesco del sistema 
				di respirazione. Viene provata l’alimentazione minima a 20 bar, 
				poi il tutto viene lasciato in pressione per qualche minuto, per 
				verificare se nel sistema ci sia una perdita. |  
			
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				Se l’officina è 
				seria dovrebbe accompagnare la revisione degli erogatori con una 
				scheda tecnica che oltre, a servire da garanzia, consentirà di 
				sapere il tipo di interventi effettuati, le parti sostituite e 
				l’ultima revisione effettuata. 
				Nella scheda 
				dovrebbero essere riportati: 
					
					
					il tipo e la 
					matricola dell’erogatore;
					
					il lavoro 
					effettuato;
					
					le eventuali 
					parti sostitui
					
					la pressione 
					di taratura;
					
					lo sforzo 
					respiratorio;
					
					la data di 
					presa in carico;
					
					le ore di 
					lavorazione;
					
					la data di 
					resa;
					
					la sede nella 
					quale viene effettuata la revisione;
					
					il nome e la 
					firma/sigla del tecnico.  |  
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				Alcune 
				considerazioni da fare per la scelta dell'erogatore 
				 
				  
				A parte il 
				consiglio di amici più o meno esperti e del negoziante di 
				fiducia, ci sono alcuni elementi fondamentali di cui tener conto 
				al momento dell’acquisto di un erogatore, specialmente se lo 
				utilizzeremo in immersioni particolarmente impegnative. 
				   
				Innanzitutto 
				dobbiamo valutare che prestazioni fornisce l’erogatore scelto. 
				Infatti, scendendo in profondità la densità del gas aumenta e 
				quindi lo sforzo respiratorio aumenta di conseguenza. Questo, 
				assieme ad un’attività faticosa come il nuoto contro corrente o 
				semplicemente il freddo intenso, può portare facilmente il 
				subacqueo all’affanno. L’erogatore deve poter far fronte alle 
				nostre esigenze indipendentemente dalle condizioni esterne che 
				dovessero entrare in gioco, perciò dovremo scegliere un 
				erogatore con primo stadio a membrana o a pistone bilanciato, in 
				grado di garantirci la stessa quantità d’aria indipendentemente 
				dalla quantità di gas esistente nella bombola.   
				In secondo luogo 
				dobbiamo considerare l’affidabilità dell’erogatore. Meglio 
				sceglierne uno collaudato, con una buona e lunga storia senza 
				problemi alle spalle, ricordando sempre che in profondità anche 
				un piccolo malfunzionamento può tramutarsi in un problema serio. 
				Perciò non esitiamo a chiedere informazioni a chi già possiede 
				da tempo l’erogatore che intendiamo acquistare per conoscerne 
				pregi e difetti. Naturalmente è meglio se queste persone a cu 
				chiediamo le informazioni si immergono con continuità come 
				istruttori e dive master di provata esperienza.   
				Consideriamo anche 
				l’ergonomicità e il comfort dell’erogatore. Il peso del suo 
				secondo stadio non deve essere eccessivo e deve consentire di 
				fare lunghe immersioni e decompressioni anche con acqua fredda 
				senza affaticare le mascelle. Anche il boccaglio è importante: 
				deve adattarsi bene alla nostra bocca senza che debba essere 
				stretto eccessivamente tra i denti.   
				Un altro aspetto 
				importante da considerare è la facilità di manutenzione e 
				riparazione dell’erogatore. 
				Se facciamo spesso 
				immersioni in lago o in grotta, dove è sempre possibile venire 
				in contatto con limo e fango, sarà meglio scegliere un erogatore 
				il cui secondo stadio si possa facilmente smontare e pulire 
				senza alcun attrezzo anche un momento prima di scendere in 
				acqua. E accertiamoci anche che i pezzi di ricambio siano 
				facilmente reperibili ovunque e possibilmente non abbiano costi 
				eccessivi.   
				Infine valutiamo 
				bene se l’erogatore sarà compatibile con tutti i tipi 
				d’immersione che andremo a fare e se le sue prestazioni 
				rimarranno invariate sia che venga usato in acque calde o 
				gelide, sia a basse come ad alte profondità. |  
		  
      
		
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