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di Tecnica & Medicina

 

 

65. Nozioni di Medicina Subacquea  (Tratto da www.subatlantidecesena.it)

 

La visita medica.

Come qualsiasi altra attività sportiva anche l'immersione subacquea necessita di controlli sanitari che non rilevino controindicazioni o anomalie tali da impedire il normale svolgimento. Attualmente, le strutture atte a rilasciare l'idoneità sportiva sono quelle che sono state autorizzate dalla regione Emilia Romagna, d'intesa con il Coni. L'idoneità' fisica deve essere controllata periodicamente e sono raccomandati ulteriori test clinici presso centri iperbarici. Mentre l'idoneità' fisica si può accertare attraverso l'esame medico specialistico, l'idoneità' psicologica non fa parte di alcun certificato medico né prevede esami valutativi. L'argomento, di indubbio valore, non può essere sviluppato "brevemente", ci limitiamo però a ricordare come la presunzione, le prodezze, le profondità eccessive, il ritenersi più bravi e più fortunati degli altri, siano componenti altamente negative e pericolose.

 

L'alimentazione.

L'importanza di una corretta dieta alimentare è costante, sia nello sport che nella vita di tutti i giorni. La diversità fisio-biologica di ogni individuo determina le proprie esigenze alimentari e quindi è avventuroso stilare tabelle riportanti peso, età, chilocalorie ecc. Come in altre circostanze, occorre lo specialista che dopo un'accurata anamnesi individuerà il "dosaggio alimentare" più utile al fabbisogno del momento. Si possono comunque individuare le linee generali che un sub in azione dovrebbe seguire. Una colazione mattutina ricca di zuccheri e sostanze riconosciute come facilmente digeribili è il primo passo. Un pasto ricco e completo è invece indicato al termine delle attività subacquee. Durante le attività subacquee o nelle brevi pause che vi possono essere, è consigliata l'assunzione di zucchero, mentre deve essere evitata l'ingestione di alcool in quanto esso attraverso la vasodilatazione facilita la dispersione calorica oltre alle note problematiche sul sistema nervoso e cerebrale.

 

L'addestramento subacqueo.

Al concetto di idoneità psicofisica può associarsi l'idoneità tecnica, raggiungibile solamente dopo un addestramento qualificato e il successivo sviluppo delle nozioni e delle abilità acquisite. Nella didattica subacquea, in fase di continua evoluzione, è presente una tendenza a metodologie convergenti, e soprattutto vi è una notevole accuratezza nell'assemblamento degli ausili didattici. L'allievo può disporre di manuali, diapositive, video, oggi anche di cd-rom che consentono un apprendimento rapido oltre che valido. Anche le lezioni in piscina e in mare, hanno avuto ulteriori sviluppi, determinando una maggiore sicurezza degli appassionati.

 

INCIDENTI

 

Il colpo di ventosa.

Il colpo di ventosa può avvenire all'interno della maschera, al condotto uditivo esterno e quindi all'interno del cappuccio della muta, e all'interno di una muta stagna. Il colpo di ventosa alla maschera è l'incidente a cui nessuno, escluso chi lo subisce, può portare rimedio. Nessun compagno o istruttore può infatti controllare che il proprio compagno d'immersione insuffli aria dal naso nella maschera. Questo incidente manifesta i suoi sintomi in superficie e si presenta con i globi oculari iniettati di sangue, forti cefalee ed ematomi intorno alle cavità orbitarie. è un incidente tipico dei principianti e si risolve spontaneamente nell'arco di 3-4 settimane anche se è consigliata una visita specialistica. Il colpo di ventosa al condotto uditivo esterno è causato dal cappuccio della muta che sigilla perfettamente il padiglione intrappolando così una certa quantità di aria all'interno del condotto uditivo senza permetterne la necessaria invasione di acqua. La risultante sarà un effetto suzione sulle pareti interne del condotto e sulla membrana del timpano con possibili emorragie o lacerazioni della membrana timpanica. Il primo soccorso consiste con lavaggi di acqua pura diluita con circa il 20% di aceto, e la visita dall'otorinolaringoiatra. Il colpo di ventosa da muta stagna avviene quando il sub immette aria insufficiente all'interno della propria muta onde prevenirne il collassamento. Anche se di lieve entità, ematomi di dimensioni ridotte, il colpo di ventosa da muta stagna è facilmente avvertibile per il senso di costrizione e di ostacolo ai movimenti.

 

Malattia da decompressione o embolia gassosa.

La patologia da decompressione è uno degli argomenti più dibattuti tra i subacquei. La causa di questa forma di incidente è la rapida decompressione dell'organismo dall'azoto disciolto in esso, che determina la formazione di bolle nei tessuti. Esistono varie classificazioni della M.D.D. dipendentemente dai segni-sintomi manifestati dal subacqueo colpito. Essi possono essere lievi (prurito cutaneo) medi e gravi (bends e manifestazioni neurologiche). Le procedure di primo soccorso sono identiche ai sub colpiti da sovradistensione polmonare e verranno descritte successivamente.

 

Sovradistensione polmonare o embolia traumatica o e.g.a.

La sovradistensione polmonare consiste nella lacerazione degli alveoli e del parenchima polmonare dovuta ad un eccessivo aumento di volume dei gas presenti. Perché ciò avvenga devono verificarsi due situazioni: La prima è il trattenimento dell'aria respirata in immersione con l'immediata risalita a pressioni inferiori senza espirare l'eccesso d'aria che si formerà per effetto della dilatazione. La seconda, definita come fenomeno del "air traping", consiste sempre nel trattenimento di gas a livello alveolare, ma non per trattenimento del respiro da parte del sub, bensì per situazioni semi-patologiche, come la presenza di muco negli alveoli, che agiscono da tappo nei confronti dell'eventuale gas rimasto intrappolato sotto di esso. La sovradistensione polmonare, detta anche aeroembolismo in quanto è aria che penetra nel tessuto lacerato e non solo esclusivamente azoto, è l'incidente subacqueo più pericoloso che possa colpire un sommozzatore. Dipendentemente dalla via di uscita che l'aria si crea, a trauma avvenuto abbiamo diversi tipi di sovradistensione: l'enfisema sottocutaneo, l'aeroembolismo cerebrale, l'enfisema mediastinico e il pneumotorace. A differenza della patologia da decompressione, che può manifestarsi anche dopo ore dall'emersione, nel caso dell'aeroembolismo i sintomi avvengono entro 5 minuti dall'emersione. Il primo soccorso consiste nell'immediata somministrazione di ossigeno, dall'allertamento delle organizzazioni di soccorso (Dan, capitaneria di porto, carabinieri, guardia costiera), dalla posizione di sicurezza della vittima, dal mantenimento della temperatura corporea, se cosciente, dall'assunzione di liquidi. Proseguiremo questo argomento nel capitolo "il primo soccorso".

 

La narcosi da azoto.

Conosciuta anche come ebbrezza da profondità, la narcosi da azoto è determinata dall'eccessiva pressione parziale dell'azoto che altera i sistemi di trasmissione delle cellule nervose. I segni e i sintomi comprendono euforia ingiustificata, azioni inconsulte, falsa sicurezza, intorpidimento mentale, ansia immotivata, stordimento, sonno. La narcosi da azoto non ha una quota di attivazione ben definita, sono state osservate forme di narcosi anche a quote non eccessive, come 26 metri! La narcosi, come la M.D.D., è associata a forme di suscettibilità come lo scarso allenamento. L'immersione profonda, dopo un lungo periodo di riposo, può favorire la narcosi. Anche una velocità di discesa molto rapida è un fattore da controllare e da evitare. Una respirazione superficiale che causa ristagno e accumulo di CO2 favorisce questo incidente. La narcosi ha però un aspetto benevolo, quello cioè di scomparire con la risalita. Si possono avere comunque residuati temporanei come cefalee e disorientamento, oppure brevi momenti di amnesia, ma che non richiedono comunque cure mediche.

 

La lacerazione timpanica.

Questo tipo di incidente può accadere in due situazioni: una è collegata al colpo di ventosa da cappuccio troppo aderente, l'altra, più comune è la mancata compensazione nell'orecchio medio. La compensazione forzata dell'orecchio, quando è insufficiente, è avvertita dal sub con un iniziale senso di fastidio e dolore sempre più ingravescente con l'aumentare della profondità, e quindi della pressione sul timpano. Se il subacqueo insiste a scendere, resistendo a tali avvisaglie, il timpano può cedere lacerandosi. In questo caso può avvenire l'irruzione dell'acqua nell'orecchio medio determinando uno shock termico che altera le funzioni di equilibrio. Il sub può perdere il senso dell'orientamento, pur vedendo bene la superficie, e può trovarsi nella situazione di non essere più capace ad emergere. Le tecniche di autosoccorso si limitano a poche cose da fare. Il sub, se è con a.r.a., dovrà cessare di pinneggiare e userà il gav come unica fonte di risalita controllando solo la velocità di ascesa. Se il sub è un apneista dovrà abbandonare la cintura di zavorra per conseguire una spinta positiva. Le metodiche, invero pittoresche, di emettere bollicine con la bocca e di seguirle, oppure di slacciare la cintura dei pesi senza abbandonarla, quindi osservare in quale direzione affonda pinneggiando verso la pare opposta, fanno parte di quelle "tecniche" che si commentano da sole. Come primo soccorso è consigliato un blando lavaggio del condotto uditivo esterno con acqua pura ed il rapido consulto medico specialistico.

 

Il primo soccorso.

Nella programmazione delle immersioni dovrebbe essere sempre stabilito un piano per la gestione di eventuali emergenze. Il primo passo è rappresentato dallo specifico addestramento dei subacquei al primo soccorso. Molti sub si sentono appagati dal conseguimento del loro primo brevetto, spesso accedono a quello più avanzato, senza però specializzarsi nei corsi di salvamento, tutto questo rappresenta un indubbio errore, in quanto apprendere i metodi di primo soccorso rivolto a terzi è il miglior metodo per sviluppare il proprio salvamento. Il secondo passo consiste nel verificare se nella zona dove vengono fatte le immersioni è di rapido allertamento l'assistenza medica. Il terzo passo è rappresentato dalla disponibilità di un kit di primo soccorso e, soprattutto, dalla disponibilità di ossigeno. Sia nelle immersioni "in curva" che "fuori curva" i subacquei dovrebbero disporre e saper utilizzare i dispositivi di somministrazione di ossigeno normobarico che rappresenta l'approccio primario e più efficace nei casi di incidenti subacquei, quali la malattia da decompressione (embolia), la sovradistensione polmonare (embolia traumatica), il semi-annegamento e l'intossicazione da aria contaminata. L'unica organizzazione di primo soccorso per subacquei ad aver stilato un protocollo a livello mondiale per la somministrazione di ossigeno è il Divers Alert Network (D.A.N.). Il Dan infatti, oltre a gestire e coordinare le emergenze subacquee in tutto il mondo dei propri iscritti, organizza attraverso i Dan oxygen instructors, dei corsi per apprendere le giuste tecniche per l'uso dell'ossigeno. Tutti i subacquei sono a conoscenza che, nel caso di incidente decompressivo, è consigliata l'immediata somministrazione di ossigeno, ma pochi conoscono le procedure e pochissimi dispongono dell'attrezzatura necessaria.

 

Protocollo DAN per il primo intervento sul campo in caso di malattia da decompressione

In caso di sospetto incidente da decompressione, la prima domanda da porsi è: "la vittima ha respirato sott'acqua?". Se la risposta è no, basterà eseguire le manovre di primo soccorso e rivolgersi al più vicino presidio sanitario. Se la risposta, invece, è si e sono presenti sintomi lievi (stanchezza, prurito), si dovrà porre la vittima in posizione orizzontale e somministrare ossigeno al 100% in maschera oronasale e liquidi per via orale (1 litro d'acqua circa). Se i sintomi scompaiono dopo 30 minuti di trattamento con ossigeno, sarà comunque necessario contattare un medico subacqueo, o il Dan, il più presto possibile per un miglior inquadramento del caso. Se, invece, i sintomi non scompaiono completamente, o se sono presenti sintomi gravi fin dall'inizio, è necessario fare quanto segue:

1) eseguire rianimazione cardio polmonare, se necessario.

2) mantenere pervia la via aerea e prevenire l'aspirazione di vomito.

3) somministrare ossigeno al 100%, o alla massima concentrazione possibile, attraverso, una maschera oro-nasale trasparente ed a perfetta tenuta. Non sospendere la somministrazione di ossigeno se non per riaprire la via aerea o se la vittima mostra segni di convulsioni.

4) mantenere la vittima in posizione orizzontale, sul fianco sinistro e con il capo reclino, se i sintomi sono comparsi entro 10 minuti dall'emersione dopo il completamento dei precedenti punti l-3.

5) se sopravvengono convulsioni, non trattenere a forza il subacqueo ma proteggerlo da eventuali traumi. In caso di vomito mantenere aperte le vie aeree e liberare la cavità orale evitando l'aspirazione di vomito. Non inserire cannule o altro in bocca e, a convulsioni finite, riprendere la somministrazione di ossigeno.

 6) proteggere la vittima da eccessi di caldo o freddo, dall'umidità e da fumi nocivi.

7) solo se la vittima è cosciente e in grado di bere autonomamente, somministrare acqua (1 litro circa) per bocca.

8) trasportare il subacqueo presso il più vicino presidio sanitario per una più accurata valutazione del caso e per l'eventuale stabilizzazione delle condizioni del paziente prima del trasporto al centro iperbarico.

9) chiamare il DAN e richiedere consulenza specialistica ed assistenza per l'identificazione del più idoneo centro iperbarico e per l'organizzazione del trasporto di emergenza.

 

Il Dan Europe ha sede in Italia e l'indirizzo è: Dan Europe, Via Basilicata, 12 - 64026 Roseto degli Abruzzi (TE) tel. 085/893.0.333

 

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