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di Tecnica & Medicina

 

 

39. DIR e configurazione Hogarthiana

di Loredana Russi  - articolo pubblicato su www.Fondali.it il 4/3/2008

Tutto è cominciato negli anni '80 quando un gruppo di esploratori subacquei formato da John Zumrick, Sheck Exley e Paul Deloach, cercarono di scoprire collegamenti tra il sistema di grotte Sullivan e quello Emerald ma senza riuscirci. Le voci del loro tentativo si diffusero e giunsero fino a Bill Gavin Parker Turner e Bill Main, i quali vollero impegnarsi anch'essi in questa impresa.

Nelle fasi iniziali di queste di esplorazioni non erano propriamente un gruppo "organizzato" ma dopo varie esperienze riuscirono a sviluppare delle nuove tecniche e mettere a punto un nuovo equipaggiamento. Non da ultimo, realizzarono anche studi sulla decompressione con l’aiuto del Dr. Bill Hamilton il quale realizzò delle tabelle trimix per i loro progetti.

Turner, Gavin, Main e Lamar English infine riuscirono nella loro impresa: il sistema di grotte Sullivan e Emerald diventò la più grande connessione di grotte esplorate fino a quel momento.

Altri record furono ottenuti e vari miglioramenti vennero apportati su attrezzature e teorie decompressive. Nacque anche l’idea di una standardizzazione dei gas in immersione. Ma non sono qui per raccontarvi la storia delle loro esplorazioni. Ho voluto solo menzionare questi splendidi personaggi perchè è dalla loro esperienza sul campo che nasce quello che definiamo il "sistema".

Con loro nacque anche il WKPP, una società no profit del Global Underwater Explorers (GUE).
La sua mission è quella di esplorare, sorvegliare, connettere e proteggere sistemi di grotte del nord della Florida. In Europa esiste l’EKPP. (www.ekpp.org)

Grazie alle esperienze di queste persone ci si rese conto dei vantaggi che si poteva ricavare da una standardizzazione e semplificazione del modo di andare in acqua. Da uno di loro in particolare (Bill Hogart Main), prende il nome il sistema Hogartiano.

Quindi il sistema DIR (acronimo di Doing It Right) è nato per soddisfare delle esigenze di immersioni in grotta ma si è evoluto per diventare uno standard di immersione in qualsiasi contesto. Ci tengo a precisare che ogni altra paternità di questo sistema è completamente falsa.

Bill Main configurò questo sistema pensando che "meno è meglio": cioè tutto ciò che è inutile non va portato. Ci sono diversi punti sui quali discutere del sistema Hogartiano e nessuno di essi può essere diviso dall’altro. Erroneamente spesso si parte dal presupposto che DIR sia uguale ad attrezzatura; che sistema Hogartiano voglia dire frusta lunga. In realtà il "sistema" è un approccio complessivo all’immersione che combina una configurazione pulita e minimalista con uno studio della fisica e della fisiologia, con una giusta pianificazione e un concetto di lavoro di squadra o team unificato. Soddisfatti tutti questi punti si avrà un notevole aumento della sicurezza.

Chi utilizza in toto questo sistema sa perfettamente che non vi sarà alcuna differenza nell’affrontare un tuffo su una parete o su un relitto, a 10 metri come a 50. L’approccio all’immersione dovrà infatti, necessariamente soddisfare gli stessi requisiti mentali e fisici.

Il sistema DIR è costruito per affrontare e risolvere tutti i problemi nel modo più efficiente.
L’equipaggiamento deve essere il più pulito possibile per ridurre la resistenza all’acqua ed aumentarne l’efficienza. Niente deve ciondolare o sporgere dal corpo del subacqueo perché questo comporta l’aumento del rischio di impigliarsi.

Le principali componenti del "sistema" come già accennato sono legate a:

1) concetto di team unificato, inteso come gruppo che agisce con lo stesso obiettivo.

2) preparazione del subacqueo, intesa come concentrazione mentale, allenamento fisico ed esperienza

3) configurazione standardizzata, intesa come attrezzatura e sua disposizione uguale per tutti i componenti del team.

Sulle prime due non mi soffermerò per il momento. Avremo modo di parlarne in maniera approfondita più avanti spero, perché secondo me sono le pareti più interessanti. Quindi iniziamo a parlare di attrezzatura. Una configurazione ottimale permette di aggiungere o eliminare elementi utili per un obiettivo specifico senza interferire o cambiare la configurazione esistente.

La nostra standardizzazione:

MASCHERA: con poco volume per minimizzare lo sforzo di pulirla in acqua. Fascetta in sostituzione del cinghiolo.

EROGATORE PRIMARIO: necessariamente di qualità, servirà anche in caso di sub senz’aria, dovrà avere una frusta lunga che passerà sotto il canister ed intorno al collo.

EROGATORE BACK UP: di qualità, servirà sia in caso di air sharing sia in caso di guasto del primario. La frusta sarà lunga abbastanza per permettere di respirare agevolmente ma non troppo da formare anelli, sarà tenuto da un necklace.

TORCIA BACK UP: sono clippate al d-ring dello spallaccio e fissate per non farle penzolare inutilmente, ma facilmente accessibili in qualsiasi evenienza. Devono avere una autonomia almeno doppia rispetto al tempo di fondo.

IMPUGNATURA GOODMAN su torcia primaria: permette di avere sempre le mani libere e la possibilità di lavorare con entrambe.

MUTA: appropriata al tipo di immersione.

SOTTOCAVALLO: permette di tenere il BC nella giusta posizione attaccato al corpo. Ha 2 D-ring, uno per lo scooter ed uno per attaccare attrezzatura in più.

CORRUGATO: lungo abbastanza per essere usato facilmente ma non troppo, anch’esso non deve "penzolare".

D-RINGS: 2 sul petto, uno sul fianco sinistro per clippare il manometro (in totale i D-rings sono 5 distribuiti per tutto l’imbrago).

FRUSTA MANOMETRO: lunga abbastanza per facilitarne la lettura ma non troppo, essenzialmente arriva precisa al d-ring laterale dove verrà clippato il manometro.

MANOMETRO: privo di console e di semplice lettura

COLTELLO: attaccato al ventrale per un accesso facile.

TASCHE: per metter via spool, wetnotes, maschera back up, tabelle, palloni...

SCHIENALINO: d'acciaio o alluminio. Un unico pezzo di fettuccia da 5 cm passa attraverso lo schienalino a formare un imbrago. Con il bibo lo schienalino verrà "imbullonato" alle bombole bloccando in mezzo un sacco. Con il mono si può usare una contropiastra anche se non necessaria.

SACCO: evitare doppi sacchi ed elastici. Giusto bilanciamento tra sacco bombole pesi e muta.

LUCE PRIMARIA: sua caratteristica principale è avere autonomia almeno uguale al tempo di fondo. Il pacco batterie è posizionato in modo tale che sia facilmente raggiungibile, verificabile ed eventualmente rimuovibile. Quindi sul fianco destro dove è perfettamente idrodinamico. Il pacco batterie è assimilabile a zavorra ed è quindi un elemento sacrificabile in caso di necessità.

PROFONDIMETRO/TIMER: deve essere indossato al polso per eliminare qualsiasi possibilità di impiglio.

PINNE: non devono avere fibbie che si possono rompere. Si usano le molle.

MANIFOLD (ovviamente solo per l’uso del bibo): serve ad evitare che un guasto ad un erogatore limiti utilizzo di parte del gas.

IL CORPO: elemento essenziale dell’attrezzatura. Bisogna averne cura ed adattare i propri allenamenti al tipo di immersioni che si andranno a fare. L’allenamento aerobico è molto importante. Un buona forma fisica è utile nella vita come nella subacquea e farà si che ci si trovi più preparati in situazioni particolari durante l’immersione.

Dopo tutto questo scrivere vorrei sottolineare che nel libro dei Fundamentals scritto da Jarrod Jablonsky si dedica un capitolo o poco più sull’attrezzatura. Tutti gli altri parlano di molti altri argomenti che rendono completo il concetto del sistema DIR. Questo per enfatizzare che l’attrezzatura è solo un mezzo, uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo, non il fine.

 

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