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di Tecnica & Medicina

 

 

35. ANCORA SULLE DEEP STOP. TAPPA DI SICUREZZA ALLA META’ DELLA PROFONDITA’ RAGGIUNTA?

di Enzo Spina - Istruttore DAN, PADI, NAUI, PSS, HSA, UISP

Articolo tratto dal sito www.tuttomaldive.it

(bibliografia: Alert Diver DAN, Prof. Alessandro Marroni, Prof. B. Bennet, Dr. Frans Cronje)

I sub più attenti probabilmente hanno già sentito parlare delle deep stop (soste profonde), ma come detto in premessa pur essendo il sottoscritto quotidianamente in contatto con centinaia di subacquei ricreativi, mi rendo continuamente conto della non conoscenza e quanto mistero o ”ricette” fai da te, regnano su quello che sono le risalite decompressive, le soste di sicurezza, teorie e discussioni su quale computer sia il più affidabile ecc. L’argomento che andiamo ad affrontare è molto affascinante per alcuni, forse tedioso per altri, quindi per catturare l’attenzione pongo subito un quesito: prendiamo in esame questo profilo di immersione e cercate di capire se c’è un errore.

Ci immergiamo con computer (di qualsiasi marca). Effettuiamo un’immersione profonda a 30 metri e rimaniamo sul fondo fino al limite, quindi senza uscire dalla curva di sicurezza, poi facciamo una risalita lineare, cioè continua, alla velocità di circa 9 metri al minuto, poi una sosta di sicurezza di 3 minuti tra i 3 ed i 6 metri. E’ il classico profilo della maggior parte delle immersioni che si effettuano.

Secondo voi c’è qualche errore in un profilo di questo tipo?
Se fate questa domanda a subacquei non istruttori o divemaster (i quali dovrebbero conoscere questi concetti), sono convinto che almeno il 90% degli interrogati affermerebbero che non esiste nessun errore. E in effetti se ci basiamo sugli algoritmi o tabelle in uso attualmente sembrerebbe tutto ok, invece così non è. Infatti grazie agli studi del DAN si sono eseguiti esperimenti (che ancora continuano) che probabilmente cambieranno i profili di risalita. Cominciano a trovarsi in commercio nuovi computer che prevedono le deep stop. Ma chi ha i vecchi computer che cosa può fare? Può prima di tutto capire cosa sono le soste profonde e la loro importanza per poi applicare il giusto profilo di risalita, con una sosta alla metà della profondità massima raggiunta.

Per capire questi concetti vediamo prima alcuni argomenti.

Negli ultimi  vent'anni le tabelle di decompressione sono cambiate, alcune delle più recenti consentono tempi di fondo inferiori rispetto alle prime della US NAVY, e persino la diffusione e la relativa, recente introduzione dei computer subacquei non ha prodotto una significativa diminuzione percentuale di malattie da decompressione, la quale rimane costante sugli individui, indipendentemente dal sesso, età e addestramento, a prescindere dal modello di computer o tabella usata.

VELOCITA’ DI RISALITA
I casi di malattia da decompressione sono pochi, tuttavia quelli relativi alla MDD neurologica causati da risalite troppo veloci, indipendentemente dai computer o dalle tabelle usate è rimasta costante negli anni, come mai?
La velocità di risalita si intende riferita sia al movimento vero e proprio verso la superficie e sia al tempo che trascorre da quando ci si stacca dal fondo e si riemerge comprendendo anche i tempi di tutte le soste di sicurezza eventuali. Ma qual è la velocità di risalita corretta? Le maggiori didattiche consigliano come massima velocità ammessa i 18 metri al minuto, però affermano: meglio se inferiore…. altre invece 9 metri al minuto. Alcuni computer invece arrivano a 7 metri al minuto. Ma allora chi ha ragione? Chi ha deciso queste velocità e su che basi?

Nel 1878 il fisiologo francese Paul Bert consigliava la velocità di 1mt. /min.
Nel 1907 il fisiologo inglese Haldane consigliava una velocità tra 1,5 e 9 mt/min.
Negli anni dal 1920-57 si consigliava la velocità di 7,5 mt./min.
Nel 1958 durante la realizzazione del manuale federale d’immersioni della US Navy la velocità di risalita venne rivista, in quanto il comandante Fane della Squadra Guastatori Subacquei della West Coast voleva velocità di 30 mt./min. per i suoi uomini, ma i palombari dell’epoca consideravano questa velocità impraticabile per la pesante attrezzatura ed erano abituati a risalire a 9 mt./min. Perciò che fare? Fu raggiunto un compromesso a tavolino, un “accordo” comodo per tutti cioè 1 piede al secondo, 60 piedi al minuto, cioè i 18 mt./min. Ed ecco che dal 1957 al 1993 le tabelle US Navy hanno consigliato questa velocità, come abbiamo visto ancora oggi adottata da molte didattiche, basando questa decisione su questioni empiriche. Negli ultimi anni tuttavia, i computer hanno rallentato la velocità di risalita fino a 9 o 7 metri al minuto con una tappa di sicurezza consigliata di 3-5min. tra i 4,5- 6 mt. Ciò però comporta la risalita del subacqueo con un profilo come quello del quesito all’inizio. Si è scoperto che non è sufficiente.

John Scott Haldane lavorava per la British Navy ed è il padre delle tabelle della Royal Navy e US Navy. Nel 1904 ipotizzò che i subacquei potessero risalire velocemente solo fino ad una profondità in cui la pressione sia metà di quella massima raggiunta, trascorso il tempo di desaturazione, si risale ancora secondo il rapporto 2:1 e così via, questa tecnica venne definita “decompressione a stadi”.

Sir Leonard Hill, altro famoso fisiologo inglese, nello stesso periodo invece proponeva una risalita diversa, cioè lineare fino alla superficie con desaturazione graduale e dissentiva tenacemente contro il sistema di Haldane. Tentò di dimostrare con la pratica la sua teoria usando delle pecore come cavie per gli esperimenti. Dopo la perdita di diversi animali fu chiaro che la teoria di Hill non funzionava, al contrario di quella di Haldane.

Infatti le Marine Militari della US Navy e della Royal Navy hanno usato le tabelle su modello Haldaniano per oltre cinquant'anni, ed ancora oggi molti modelli di calcolo (algoritmi) dei moderni computer sono basati su queste vecchie tabelle.

Quindi la domanda sorge spontanea: come mai sembra normale oggi effettuare l’immersione del quesito iniziale a 30 mt. la quale prevede di effettuare una risalita lineare a 9 mt./min. con eventuale sosta di sicurezza di 3 min. a 5 mt. (tra l’altro non obbligatoria)? Cioè un sistema di risalita modello tabella Hill? Non è possibile che si verifichino gli stessi problemi dimostrati 100 anni fa con le pecore? Cos’è successo alla teoria del rapporto 2:1 di Haldane? Perché sembra sia stata abbandonata?

Molto è dipeso dalla US Navy, la quale riteneva che i tessuti veloci che si saturano in un tempo dai 5 ai 10 minuti potessero sopportare rapporti più alti fino a 4:1. Il grosso merito di Haldane fu di capire che un sub deve avere un tempo sufficiente per desaturarsi facendo delle tappe non solo a 6 metri, ma anche a 15 mt. quando si risale da 30. Non è sufficiente solamente rallentare la risalita come suggeriva Hill. Ma p
er quanto tempo? Le tappe devono dare il tempo ai tessuti di desaturarsi completamente, soprattutto quelli della colonna vertebrale con tempi di emisaturazione di 12,5 minuti; perciò potrebbero servire circa 18 minuti per risalire fino in superficie.

DAN Europe nell’ambito di una campagna di ricerca denominata DAN – Project Safe Dive, condotta dal Prof. Alessandro Marroni, ha studiato le variabili della velocità di risalita e gli effetti delle tappe a 6 metri o 15 metri con 1.418 immersioni condotte da subacquei volontari a 25 o 30 metri in curva di sicurezza. E’ curioso notare che uno dei profili di immersione che hanno determinato la formazione del più alto numero di bolle, misurate con rilevatore Doppler, è stato quello di una risalita lineare alla velocità di 3 mt./min. senza tappe, su modello Hill, Perciò Haldane può ancora essere soddisfatto della conferma della validità dei sui studi.
Vediamo infatti nella tabella seguente lo schema dei profili d’immersione sperimentale e la saturazione dei tessuti veloci e il grado di bolle dopo i differenti profili d’immersione. In rosso è evidenziato il grado di bolle peggiore e in verde il migliore.
 

Da questi esperimenti si deduce che il profilo migliore di risalita è appunto il profilo 6 che prevede uno stop a 15 metri di 5 minuti. La didattica NAUI oggi suggerisce una sosta alla metà della profondità raggiunta, almeno di 1 minuto seguita da una tappa di sicurezza di 2 minuti tra i 5 e i 6 mt, invece dei 3 minuti solitamente consigliati alla quota dei 5 metri.

In base a questi concetti tutti noi possiamo adattare il profilo della nostra risalita rendendo comunque l’immersione piacevole. Quando eseguo immersioni profonde come guida adotto sempre il seguente profilo: inizio l’immersione come di consueto raggiungendo prima la profondità massima, poi risalgo lentamente ed indugio molto alla metà della profondità raggiunta. Nel caso di una risalita libera nel blu, per quanto detto prima, mi raccomando che venga effettuata una risalita considerando questi due punti:
a- non far “suonare il computer” superando la velocità consigliata dallo strumento;
b- fare in modo che non sia una risalita diretta e costante verso la superficie.
Meglio soffermarsi intorno ai 15 metri per qualche minuto e poi continuare la risalita facendo naturalmente attenzione alla scorta d’aria.

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