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                             Io  e  la  subacquea...               

 

 Praia a Mare (CS) - LA GROTTA "DINO"

 

15/8/2006 prof. 18 m. tempo 32 min. temp. 18 °C

 

Un'immersione proprio bella! Nell’estate del 2006 l'ho fatta per due volte: la prima in gruppo, entrando soltanto nella prima sala, che è molto ampia, ma è comunque interessante perchè ci sono degli speleotemi molto belli. All'interno della prima sala ho visto alcune corvine, dei bei gamberi meccanici, diverse cipree, delle piccole aragoste e vario pesce di piccola taglia. Il tutto molto "scenografico" e semplice (ovviamente, senza alzare il fango del fondo...).

 

Sono tornato nella Grotta Dino una seconda volta, però da solo e accompagnato da Sebastiano, guida e istruttore del diving "Dinosub" e questa è stata un'immersione decisamente più seria....in stile speleosub.

Dopo avere attraversato tutta la prima sala, abbiamo superato la duna di fango che c'è alla fine della prima camera e lentamente siamo risaliti per dei passaggi piuttosto stretti fino ad arrivare alla seconda camera. Poi ci siamo infilati su nel sifone fino alla bolla d'aria. All’interno della camera areata ci siamo tolti l'erogatore di bocca e siamo rimasti per un paio di minuti ad ammirare le bellissime stalattiti bianche e delicate che adornano la volta e che sembrano dei merletti. Dopo aver ammirato il soffitto della camera ci siamo rituffati per uno stretto cunicolo che si trova sulla sinistra ed è tutto contornato da colonne. Abbiamo nuotato per un tratto e siamo scesi per un breve sifone; poi abbiamo fatto alcuni stretti passaggi in diagonale e siamo finiti in un percorso che si snoda parallelo a quello fatto all'andata. Abbiamo percorso un tunnel e, infine, siamo sbucati di nuovo nella prima grande camera della grotta che si affaccia sul mare aperto. L’abbiamo riattraversata e siamo sbucati di nuovo fuori nel blu.

Tutto questo bellissimo giro è durato 32 minuti, per circa 65 metri di penetrazione. Abbiamo nuotato leggermente sollevati dal fondo senza toccare assolutamente il filo d'Arianna (che, peraltro, è spezzato in più punti) che giace sul fondo della seconda camera, semicoperto dal limo e, soprattutto, senza alzare un granello di sospensione. In effetti, trovare l'uscita senza sagola guida sarebbe stato impossibile!! "Seba" (che di solito... non è certo molto "tenero"), si è persino complimentato con me... Ma lui non sapeva che il mio "Maestro" si chiama Fabio Barbieri!!

Una precisazione: dicono che la "Grotta Dino" in realtà si chiama "Grotta Gargiulo", dal nome dei suoi scopritori, Enrico e Rosaria Gargiulo, appunto.

 

 

L'isola di Dino, che si trova di fronte alla costa calabra di Praia a Mare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Scalea (CS) – IL Relitto del “Lillois”

 

16/8/2006 prof. 52.4 m. tempo 36 min. temp. 14 °C

 

La discesa su di un relitto è sempre affascinante, forse per quell’alone di mistero che avvolge ogni nave affondata e per la storia che ogni relitto può raccontare. Quella del “Lillois”, piroscafo francese affondato durante l’ultima guerra da un sommergibile a circa 2 mg. al largo di Scalea, sulla costa calabra che si affaccia sul Tirreno, è certamente interessante. Si tratta di una nave da trasporto a vapore, lunga 107 metri varata nel 1910 con il nome di "Student" e, in seguito, passata sotto bandiera francese con il nome di “Lillois”. Durante la seconda guerra mondiale la nave divenne preda bellica degli alleati italo-tedeschi e, il 28 marzo 1943, fu affondata, da un siluro lanciato da un sommergibile britannico. Oggi la nave, giace intera in assetto di navigazione, su un fondale fangoso che degrada fino ad oltre sessanta metri.

Arrivati sul punto d’immersione con il gommone del centro Dino Sub, che si trova poco più a nord di Scalea, sulla spiaggia davanti all’Isola di Dino, ad appena una ventina di minuti di navigazione., scendiamo lentamente seguendo la cima di ormeggio che ci porta fino alla boa assicurata alla coffa dell’albero maestro della nave. In circa tre minuti di discesa arriviamo alla coffa, guidati dalla catena che dalla boa scende fino a 37 metri di profondità. La limpidezza dell’acqua ci permette di vedere benissimo la coffa già da parecchia distanza e lo spettacolo è surreale, perché la sovrastruttura è circondata da centinaia di castagnole che nuotano nel blu ed è avvolta da pezzi di grosse reti da strascico che l’adornano come dei festoni. La nave si trova una quindicina di metri più sotto, ma non si vede nulla e, mano a mano che si scende la visibilità cala vistosamente. Guardando verso l’alto, invece, lo spettacolo è fantastico: l’albero della nave si staglia imponente nel blu cobalto e la coffa è contornata da branchi di castagnole, incuriosite dalle bolle dei nostri erogatori.

Dopo 4 minuti e mezzo dall’inizio dell’immersione arriviamo a 50 metri, sulla coperta del "Lillois" ed iniziamo la nostra breve esplorazione nuotando lungo la murata di sinistra. La visibilità non è più di 7-8 metri e la prima cosa che ci appare chiaramente, è il cassero di prua, con le cabine dell’equipaggio, all’interno delle quali si vedono alcuni lavabi di ceramica, rimasti intatti dopo oltre sessanta anni. Non entriamo, perché il tempo di fondo programmato non ce lo consente, ma ci limitiamo ad osservare per un istante dal portello della cabina, prima di proseguire l’esplorazione verso la prua della nave. Continuiamo a nuotare verso prua, mantenendoci sui 50 metri di profondità e arriviamo sino all’occhio di cubia di sinistra, dal quale pende ancora la grande ancora, tutta incrostata dal coralligeno, che, sotto la luce dei nostri illuminatori si accende di colori brillanti, che vanno dal giallo all’arancione vivo. Attorno alla prua del vapore è tutto un brulicare di delicati anthias rosa, che nuotano impazziti intorno a noi intrusi venuti a disturbare la quiete del profondo del mare. Scendiamo ancora un paio di metri per ammirare l’imponente prua della nave dal davanti, ma la visibilità, limitata a pochi metri, non mi consente quella visione suggestiva e inquietante che mi è stata descritta. Sono a 52,4 metri di profondità. Sotto è solo fango. Risaliamo nuotando sopra alla prua della nave e ci dirigiamo lungo il lato di dritta. Si vedono distintamente i grossi argani delle ancore, con le catene parzialmente avvolte. Poi raggiungiamo il motore che serviva ad azionare il bigo di carico e proseguiamo, nuotando sopra la stiva che si apre come una voragine scura sotto di noi. Mi sento attratto da quella apertura, che mi invita a penetrare, a scoprire… ma non c’è tempo, e mi dirigo nuovamente verso l’albero di maestra. Sono passati appena 7 minuti da quando abbiamo raggiunto la coperta della nave a 50 metri e il nostro carico di azoto è già considerevole. Mi distacco, dunque, dal fondo dopo 11 minuti d’immersione con ancora 130 bar nel mio 18 litri e, tenendo l’albero della nave di fronte a me come riferimento verso la superficie, comincio a risalire molto lentamente. Dopo pochi metri di risalita, l’acqua torna nuovamente limpida e riesco a vedere distintamente la coffa dell’albero sopra alla mia testa. La supero lentamente e mi posiziono a 30 metri lungo la catena, per effettuare il primo deep stop. Poi, continuo a salire molto lentamente fino ai 20 metri e faccio il mio secondo deep stop e, dopo 15 minuti dal momento del distacco dal fondo, arrivo alla tappa di decompressione dei 6 metri. In realtà, il mio computer mi dà una sosta di soli 5 minuti a 3 metri, ma durante la pianificazione dell’immersione, abbiamo deciso di adottare un profilo molto conservativo e così facciamo. Perciò mi attacco alla bombola di ossigeno calata a 6 metri e, facendo a turno con gli altri subacquei, mi ci attacco per fare un buon “lavaggio” dell’azoto accumulato nei tessuti. L’immersione termina dopo soli 36 minuti.

Mentre il gommone torna verso la spiaggia di Praia a Mare, ripenso a quella grande coffa avvolta nelle reti da pesca e circondata dalle castagnole, al blu profondo del mare, agli anthias dal delicato colore rosa che nuotano in mezzo alle mie bolle, al silenzio profondo che circonda la nave laggiù, al richiamo delle sue stive misteriose… chiudo gli occhi e rivedo le immagini più belle di questo breve film sottomarino intitolato "Lillois", che ricorderò per sempre.

Foto di Giorgio Chiappetta"Dinosub"

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