| 
				 
				LE IMMERSIONI 
				LUNGO LA RIVIERA DEL CONERO 
				
				  
				
				Situata al centro delle Marche, la Riviera 
				del Conero offre parecchie possibilità di immersione per 
				subacquei di qualunque livello.  
				
				Le Marche sono una regione che si affaccia 
				sul mare per 180 km di costa e, all’interno, sono tutto un 
				susseguirsi di colline che degradano dolcemente dai monti 
				dell’Appennino ai colli intermedi e da questi fino al mare. In 
				fondo al paesaggio collinare c’è sempre l’Adriatico e in mezzo 
				alla regione ci sono una gran quantità di vallate distese 
				attorno al corso dei fiumi che l’attraversano da Ovest a Est. 
				L’Adriatico, che lambisce tutta la regione da Nord a Sud, è 
				stato da sempre il  motore di gran parte delle sue attività: il 
				commercio, i trasporti, la pesca e il turismo balneare si sono 
				sviluppati fin da tempi antichissimi sulle acque di questa 
				regione che ha un po’ la funzione ideale di ponte con l’Est 
				europeo. Un mare antico che racconta, con la testimonianza di 
				chi lo ha vissuto e lo vive, di tempeste e naufragi, di pesche 
				miracolose e di battaglie navali, di ritrovamenti importanti e 
				di ricerche avanzate, di misteriose mucillagini ma, anche, di un 
				colore verde-azzurro unico; un mare dove albe e tramonti si 
				specchiano con una suggestione incredibile e che è bello 
				conoscere ed amare, anche nel suo lato "sommerso".  
				
				Certamente meno celebrato del Tirreno per 
				la minor presenza di fondale roccioso, l’Adriatico marchigiano è 
				comunque in grado di offrire emozioni straordinarie ad ogni 
				subacqueo, che voglia esplorarne il volto sommerso. Sull’intera 
				costa delle Marche sono attivi diversi centri d’immersione, in 
				grado di garantire materiali ed assistenza per qualsiasi livello 
				di immersione. I fondali adriatici sabbiosi delle province di 
				Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, sono luoghi d’incontro per una 
				fauna variegata, tra cui nelle scogliere artificiali prossime 
				agli arenili e alla foce dei fiumi sono frequenti spigole, orate 
				e saraghi, spesso in branchi numerosi, visibili in pochi metri 
				d’acqua. Per i sub che amano le profondità maggiori l’immersione 
				intorno alle piattaforme di ricerca degli idrocarburi (che deve 
				essere preventivamente autorizzata) è l’occasione per trovare, 
				in acque a volte molto limpide, varietà infinite di pesci 
				pelagici. 
				
				Abbastanza diversa è la costa della 
				provincia di Ancona, che nella parte meridionale, in 
				corrispondenza del monte Conero è rocciosa e offre splendidi 
				scorci di franate, falesie, grotte e canaloni pieni di vita che 
				sanno appassionare anche i subacquei più esigenti. Qui le cozze 
				e le ostriche coprono quasi completamente gli scogli e si 
				possono ammirare i colori di oltre una quarantina di diversi 
				tipi di nudibranchi e centinaia di bellissimi spirografi. In 
				questa zona vi sono numerose secche, sempre popolate da ogni 
				specie di pesce. In condizioni di visibilità ottimale (purtroppo 
				abbastanza rara nei mesi caldi) è possibile spaziare su un mondo 
				fantastico in pochi metri di profondità, dove anche la 
				fotografia (soprattutto la macro), trova soggetti ed ispirazioni 
				a non finire. Il Conero è considerata un vera e propria oasi per 
				gli appassionati del mondo marino,in quanto regala immersioni 
				non troppo impegnative e molto divertenti, data la bassa 
				profondità dei fondali.  
				Le immersioni che si possono effettuare in questa zona sono 
				diverse, dal relitto del “Potho”, un cargo affondato negli anni 
				’60 davanti alla spiaggia delle Due Sorelle, alla Secca della 
				Madonna, di fronte alla chiesetta di Santa Maria di Portonovo, 
				ma una delle più interessanti  è l’immersione alla spiaggia dei 
				Sassi Neri, dove in autunno si può assistere alla riproduzione 
				dei polpi. Altre immersioni possono essere effettuate allo 
				scoglio del Trave, dopo le spiagge di Portonovo, dove si possono 
				vedere tane di grossi gronghi e una grande quantità di 
				microfauna. 
				
				Anche al traverso di Pesaro e Gabicce il 
				fondale è roccioso e l’ambiente subacqueo si popola di ogni 
				forma di vita. Al largo di Fano, poi, il recupero occasionale da 
				parte dei pescherecci di numerose reperti legittima la voce che 
				si trovino dei relitti di epoca romana e motiva la suggestione 
				di immersioni profonde alla ricerca della scoperta sensazionale.  
				
				
				   
				   | 
			 
		 
		
			
				| 
				 
				IL FONDALE DEL CONERO 
				
				Immediatamente a Sud di Ancona si erge il 
				monte Conero che con i suoi con i suoi 572 metri di altezza è il 
				promontorio più elevato del medio Adriatico e quello che ha le 
				rupi marittime più alte di tutto l’Adriatico italiano. 
				Nonostante la sua limitata altitudine, merita appieno il nome di 
				monte per l’aspetto maestoso che mostra a chi lo osserva dal 
				mare, per i suoi sentieri alpestri, per gli strapiombi altissimi 
				con panorami mozzafiato e per le attività che vi si svolgono 
				tipiche della montagna, come l’arrampicata libera e il 
				parapendio. Il Conero forma un promontorio il cui territorio 
				costituisce il Parco regionale del Conero e sulle sue pendici 
				settentrionali sorge la città di Ancona, mentre su quelle 
				meridionali si trovano i paesini di Sirolo e di Numana. La parte 
				centrale del promontorio è la più elevata ed è ricoperta di 
				boschi, per la maggior parte costituiti da macchia mediterranea. 
				Il promontorio del Conero, unico tratto di costa rocciosa 
				calcarea da Trieste al Gargano, spezza la lineare e sabbiosa 
				costa adriatica in due tratti con orientamento diverso, 
				meritando per questo motivo l’appellativo di "gomito d'Italia", 
				condiviso anche dalla città di Ancona, che sorge su di esso. Il 
				nome di "Monte d'Ancona" è storicamente il più popolare con il 
				quale è conosciuto il Conero. Da tutta la montagna marchigiana 
				il Monte spicca nel panorama come una cupola color verde scuro 
				che si spinge fin dentro il mare. 
				
				Dal punto di vista geologico il Conero è 
				una piega dell’Appennino Umbro-Marchigiano, emersa circa 4-5 
				milioni di anni fa, verso la fine del Miocene e precisamente è 
				la piega che si spinge di più verso oriente, fino, appunto, a 
				toccare il mare. La sua forma è a cupola con la pendenza dei 
				suoi strati rocciosi più dolce verso l’interno e più aspra verso 
				il mare, in cui, anzi, gli strati sono quasi verticali, in 
				alcuni tratti. Le spiagge del promontorio del Conero sono quelle 
				tipiche della costa alta: raggiungibili da ripidi e panoramici 
				sentieri (detti "stradelli"); esse sono separate le une dalle 
				altre da tratti di costa in cui le rocce si immergono 
				direttamente nel mare; inoltre è caratteristica la presenza di 
				file di scogli bianchi in corrispondenza di ogni sporgenza 
				rocciosa. 
				
				Il Conero, insieme al Gargano, è l’unica 
				zona dell’Adriatico di particolare importanza biologica e 
				naturalistica, grazie ai suoi fondali rocciosi e frastagliati, 
				ricchi di specie animali e vegetali, così rari sulla costa 
				occidentale del bacino Adriatico. 
				
				Le profondità massime davanti al 
				promontorio del Conero sono mediamente di 13-14 m. fino ad una 
				distanza dalla costa di circa 1-1,5 km. Sotto costa, percorrendo 
				il promontorio da Nord a Sud, il fondale è contraddistinto dalla 
				natura rocciosa che rende così particolare questa zona. 
				Intercalate alle scogliere frastagliate si trovano delle zone 
				sabbiose che rendono, quindi, irregolare il fondale, come per 
				esempio, in prossimità degli scogli delle Due Sorelle dove il 
				fondale è caratterizzato da rocce precipitate a mare dal monte a 
				seguito delle frane e da conformazioni affioranti come i due 
				faraglioni stessi.  
				
				La sorprendente ricchezza di forme di vita 
				che abitano i fondali del Conero ricopre ogni centimetro 
				quadrato della scogliera e del fondo sabbioso con miriadi di 
				colori diversi. Il giallo, il rosso o il viola delle spugne si 
				alterna al nero delle cozze ed al verde delle alghe tra le quali 
				si affacciano piccoli crostacei in cerca di cibo e di rifugio. 
				Dagli anfratti della roccia spuntano aculei di ricci o tentacoli 
				di ofiure, mentre piccoli pesci di scogliera, bavose e pesci 
				peperoncino nuotano vicino al fondo. Alla base dei massi 
				rocciosi trovano rifugio crostacei più grossi, come l’astice e 
				le granceole,  mentre i granchi che abitano le zone molli del 
				fondale corrono  scomparendo sotto la sabbia. Di tanto in tanto 
				si affacciano dal blu per cacciare le ricciole e spesso capita 
				di imbattersi in banchi di novellame e di occhiate. Sui rami 
				della vegetazione si possono osservare idroidi, crinoidi e 
				soprattutto numerose specie di nudibranchi che affascinano i 
				subacquei che visitano questi fondali.  | 
			 
		 
		
			
				
				
					
						| 
						 
						
						I principali 
						punti d’immersione lungo la riviera del Conero 
						
						Procedendo in un ideale itinerario 
						che parte dal porticciolo di Numana e si dirige verso 
						Nord in direzione di Ancona fino alla Baia di Portonovo, 
						vediamo quali sono i punti d’immersione più interessanti 
						di questo tratto di costa. 
						
						  
						
						1) LA SECCA DEL CASELLO 
						
						Allontanandosi dalla scogliera del 
						Conero e addentrandosi nella distesa sabbiosa che 
						caratterizza il fondale antistante il promontorio è 
						possibile imbattersi in secche di natura rocciosa come 
						quella chiamata “del Casello”, che si trova a circa 800 
						metri dalla spiaggia Urbani, in direzione N-NE. A circa 
						500 metri in direzione del largo procedendo dalla 
						spiaggia dei Sassi Neri, s’incontra la  secca che 
						si solleva di circa 4 metri dal fondo e mostra un 
						versante quasi verticale sul lato di terra, mentre 
						digrada dolcemente verso il largo. 
						
						La sua profondità è variabile tra 
						i 6 e i 14 metri ed è lunga circa 150 metri.  
						L’immersione va fatta dalla barca. Scendendo lungo 
						l’ancora ad una profondità di circa 12 m. appaiono tre 
						increspature rocciose parallele che si innalzano dalla 
						sabbia sottostante. Le rocce della secca sono ricche di 
						mitili, ostriche ed attinie. La rigogliosa biodiversità 
						che caratterizza questo ambiente crea un sorprendente 
						contrasto con l’uniformità della distesa sabbiosa 
						circostante. La zona è un habitat ideale per scorfani, 
						polpi, nudibranchi, varie specie di attinie, saraghi ed 
						occhiate. 
						
						La ricca vegetazione che ricopre 
						gli scogli, costituita principalmente da Ulva rigida, 
						Padina pavonica, Acetabularia acetabulum,  e 
						Halymenia floresia, ospita numerosi esemplari di 
						pesce come il Diplodus vulgaris, il Serranus 
						scriba, il Mullus surmeletus e l’affascinante
						Scorpanea porcus (lo scorfano di scogliera). 
						
						Tra le attinie (Anemonia 
						sulcata) è possibile incontrare il piccolo granchio
						Inachus sp. un crostaceo di modeste dimensioni 
						che trova rifugio tra gli urticanti tentacoli di questi 
						antozoi. In tutte le immersioni sono possibili incontri 
						con spigole, saraghi, corvine e aquile di mare. 
						
						  
						
						2) I SASSI NERI 
						
						L’immersione si svolge davanti 
						alla parete strapiombante dei Sassi Neri del Monte 
						Conero ed alla spiaggia omonima e prende il nome proprio 
						dal colore scuro dei ciottoli del fondo. Essendo 
						ridossato a Nord dal promontorio che termina con le Due 
						Sorelle, il luogo è l’ideale per le immersioni notturne. 
						La profondità è di circa 10 m. e si notano una serie di 
						piccoli canaloni tutti paralleli alla linea di costa. In 
						questa zona si può assistere a fine autunno alla 
						riproduzione dei polpi. Il fondale, formato da grandi 
						massi disseminati sulla sabbia, è il regno degli 
						spirografi. Qui si incontrano numerosissime granceole, 
						granchi facchino, gamberetti rossi e diverse tane di 
						gronghi, oltre a tutta la microfauna tipica della zona.
						 
						  
						
						3) LE DUE SORELLE 
						
						
						Questi due faraglioni adiacenti, 
						distanti solo pochi metri dalla parete del monte Conero 
						che precipita nel mare, si chiamano le “Due Sorelle” 
						perché a guardarli da lontano questi scogli sembrano 
						uguali. L’immersione può essere fatta sia dalla riva che 
						dalla barca ela profondità varia dai 6 ai 13 metri. 
						Sotto la superficie e verso la base, gli scogli si 
						allargano e fra i due c’è un passaggio con il fondo 
						costituito da grossi ciottoli. Lungo le pareti rocciose 
						si trovano spugne di diversi colori e spirografi bianchi 
						e rosa dalle grandi corolle. Fra la microfauna, vi sono 
						diverse specie di nudibranchi. Specialmente d’estate in 
						questa zona è possibile incontrare la lepre di mare, la 
						famosa Aplysia. All’occhio attento è facile 
						scorgere granchi, gamberetti e nudibranchi. In tutte le 
						immersioni sono possibili incontri con spigole, saraghi 
						e corvine. In
						questa zona è stata 
						rinvenuta anche una bomba da mortaio da 120 mm. che, in 
						particolari momenti, viene scoperta dalla risacca ed è 
						visibile.  
						  
						
						4) IL RELITTO DEL “POTHO” 
						
						Sul fondale antistante i 
						faraglioni delle “Due Sorelle” disseminati tra i 7 e i 
						14 metri di profondità, si trovano i resti del 
						mercantile “Potho”, affondato nel 1962 in seguito 
						all’urto con gli scogli durante una tempesta. 
						
						Oggi le lamiere e le porzioni 
						superstiti dell’imbarcazione si sono integrate 
						perfettamente con la vita di scogliera. Si possono 
						vedere alcune parti ancora integre delle due caldaie, 
						una adagiata in assetto di navigazione, l’altra in 
						verticale e il processo di colonizzazione ha reso lo 
						spettacolo che si apre davanti agli occhi del subacqueo 
						ancora più affascinante: banchi di novellame si 
						disperdono al passaggio di piccole ricciole (Seriola 
						dumerili) o delle corvine (Sciaena umbra). Le 
						superfici verticali ospitano mitili, spugne e numerosi 
						antozoi come  l’irritante Anemonia sulcata o 
						l’affascinante Alcyonium palmatum e bellissimi 
						spirografi dai delicati pennacchi. 
						
						Sotto alle lamiere è possibile 
						scorgere con un po’ di fortuna il prelibato astice (Homarus 
						gammarus)  
						
						Singolare è l’utilizzo che il 
						gronco (Conger conger) ha saputo fare della 
						caldaia della nave: i numerosi fori che servivano per lo 
						scambio del calore sono divenuti l’ideale rifugio per 
						questo timido pesce anguilliforme. Sul fondo sabbioso 
						nuotano banchi di triglie (Mullus surmeletus), 
						costantemente indaffarate a smuovere la sabbia con i 
						loro bargigli alla ricerca di cibo. Le zone più riparate 
						ospitano numerose colonie di idrozoi, di antozoi e 
						gamberetti. 
						
						Di fianco al relitto tra i resti 
						del fasciame troviamo l’albero, i verricelli e un’elica 
						di grandi dimensioni ancora integra e adagiata sul 
						fondo. 
						
						
						  
						
						5) LA SECCA DELL’OSPEDALE 
						
						Circa 300 metri prima dello 
						scoglio della Vela, si può individuare sulla parete 
						rocciosa del monte Conero un ampio lastrone triangolare 
						di roccia bianca. Proprio qui di fronte si trova la 
						Secca dell’Ospedale, che è divisa in due parti da 
						un canale di sabbia. Si tratta di una secca costituita 
						da una serie di spaccature parallele che formano molte 
						tane per il pesce stanziale. La zona verso terra è 
						formata da scogli alti tre o quattro metri posati su un 
						fondale ghiaioso di circa 6 m. di profondità. La parte 
						al largo è costituita da grandi massi accatastati che 
						s’innalzano da un fondale sabbioso di circa 10 metri. La 
						corrente, generalmente presente, solleva spesso il 
						sedimento rendendo l’acqua non sempre limpida. Gli 
						scogli sono coperti da uno strato compatto di cozze e 
						nelle tane più nascoste vivono saraghi e gronghi; nella 
						stagione autunnale è frequente l'incontro con qualche 
						spigola 
						
						Si possono osservare spugne, 
						nudibranchi, gamberetti, paguri, gronghi, saraghi e 
						corvine. La profondità nella zona della secca varia tra 
						i 4 e i 14 metri. 
						
						  
						
						6) LA SECCA DEI BIANCONI 
						
						Al largo del Monte dei Corvi, 
						circa mezzo chilometro prima del Trave, si trova la 
						secca dei Bianconi, il cui fondale di una decina di 
						metri è caratterizzato da grandi massi di roccia bianchi 
						accatastati sulla sabbia e ricchissimi di vita grazie 
						alla corrente quasi sempre presente. La parte alta degli 
						scogli rappresenta un habitat ideale per madreporari, 
						nudibranchi, piccoli blennidi e molluschi, mentre nelle 
						tane 
						
						che si aprono tra le rocce sono 
						presenti branchi di saraghi fasciati, corvine, occhiate 
						e crostacei come l’aragosta e l’astice.  | 
						
						 
						
						   | 
					 
					
						
						
						  | 
					 
					
						| 
						 
						
						   | 
					 
					
						| 
						 
						
						   | 
					 
					
						
						
						  | 
					 
				 
				
					
						| 
						 
						7) IL TRAVE 
						
						Si tratta della più caratteristica 
						formazione rocciosa della costa anconetana: la scogliera 
						parte dalla riva e si protende in mare 
						perpendicolarmente alla costa, affiorando in superficie 
						per circa duecento metri, per poi continuare poco sotto 
						il livello del mare per altri cinquecento metri in 
						direzione del largo, costituendo un pericolo per i 
						naviganti. La falesia divide il tratto di mare in due 
						ambienti diversi tra loro: la zona a Sud, verso la Baia 
						di Portonovo, digrada su un fondale sabbioso e a 
						tratti 
						
						fangoso, mentre il versante Nord, 
						sempre battuto da una forte corrente, è verticale. 
						Grazie alla varietà degli ambienti marini, le pareti 
						della lunga scogliera rappresentano un campionario 
						biologico di tutti gli organismi presenti lungo le coste 
						marchigiane. 
						
						Ormeggiando sul versante Sud della 
						scogliera è possibile fare un’emozionante immersione 
						lungo la parete verticale di questa singolare parete 
						rocciosa. La profondità varia tra i 6 e i 10 m. e il 
						fondale sottostante è di natura sabbiosa con sacche 
						argillose. Sulla parete, ricca di asperità e di 
						anfratti, è possibile ammirare una grande quantità di 
						specie incrostanti come spugne, idroidi, briozoi, 
						molluschi e alghe. Il nero del Mitilus 
						galloprovincialis si alterna al verde dell’Ulva 
						rigida e ai colori delle spugne onnipresenti, come 
						la Ircinia variabilis e la Dysidea avara. 
						Tra le alghe rosse e verdi spuntano di tanto in tanto 
						grandi spirografi (Sabella spallanzani) e 
						l’occhio attento del subacqueo può scorgere i 
						sorprendenti colori dei tanti nudibranchi che popolano 
						il promontorio, come la  Cromodoris purpurea, la 
						Flabellina affinis, l’Hypselodoris villafranca
						o la  Cratena peregrina. 
						
						Procedendo a nuoto lungo la 
						scogliera, nelle spaccature della roccia è possibile 
						ammirare il coloratissimo crostaceo Galatea strigosa, 
						oppure incontrare l’indaffarato granchio facchino (Dromia 
						personata) o il piccolissimo granchio testa di morto 
						(Ilia nucleus). Non è insolito vedersi nuotare 
						accanto banchi di piccoli pesci di scogliera o esemplari 
						di saraghi (Diplodus vulgaris), mentre sulla 
						parete si nascondono variopinte bavose (Blennidi), 
						gronghi (Conger conger) e polpi (Octopus 
						vulgaris).  | 
					 
					
						| 
						 
						8) LA CAVA DAVANZALI 
						
						L’immersione si svolge in 
						un’insenatura che si trova a ridosso della costa, appena 
						a Nord degli scogli delle Due Sorelle e si effettua al 
						largo del vecchio molo dove c’erano le rotaie del 
						trenino di una cava di pietra oggi in disuso: la Cava 
						Davanzali, appunto. Proprio qui fra la fine dell’autunno 
						e i primi dell’inverno  si può assistere al magico 
						spettacolo della riproduzione dei polpi. Le rocce del 
						fondo sono concrezionate da ostriche e spondili. Sul 
						fondale sedimentoso stanno attecchendo diversi esemplari 
						di Pinna nobilis. Fra i massi e in acque libere 
						stanziano nutriti branchi di saraghi. 
						
						L'immersione può essere fatta sia 
						dalla riva che dalla barca e la profondità massima è 
						intono a una decina di metri.  | 
					 
					
						| 
						 
						9) LO SCOGLIO DELLA VELA 
						
						Questo scoglio emergente si chiama 
						così perché osservato da lontano assomiglia appunto ad 
						una vela. In immersione ci si trova davanti ad una serie 
						di massi che formano tane ed anfratti, riparo ideale per 
						astici e spigole. Qui non c’è molto pesce come in altri 
						punti della riviera del Conero, ma abbonda la 
						microfauna, con parecchi nudibranchi e in particolare 
						con diverse specie di gamberi. Non mancano neppure gli 
						astici, che si trovano ad una profondità di 10 - 12 
						metri.  | 
					 
					
						| 
						 
						10) LA TORRE DI PORTONOVO 
						
						Procedendo verso Nord, poco prima 
						di Portonovo, si trova la Torre De Bosis 
						(massiccio torrione di vedetta perla difesa della Baia 
						di Portonovo innalzato per ordine di Clemente XI 
						nel 1716). Di fronte alla Torre, allontanandosi di circa 
						duecento metri dalla riva, si trovano numerosi scogli 
						che emergono dal fondale ghiaioso e che rappresentano 
						l’habitat ideale per numerosissimi anemoni, spirografi e 
						stelle marine. Qui il fondale, che si aggira sui 7- 10 
						metri di profondità, è interamente colonizzato dalle 
						cozze che vi crescono spontanee in quantità enorme. In 
						questa zona si incontrano normalmente saraghi, mormore e 
						spigole di grossa taglia. A causa del basso fondale non 
						si hanno problemi legati al tempo di immersione e si può 
						osservare con tutta tranquillità l’ambiente, prestando 
						attenzione ai tanti microrganismi che rendono comunque 
						interessante l’immersione. Nella zona della Torre vale 
						la pena effettuare un’immersione notturna per osservare 
						uno straordinario ripopolamento rispetto alle ore del 
						giorno, un fenomeno peraltro tipico di tutti i fondali 
						marini.  | 
					 
					
						| 
						 
						11) LA SECCA DELLA MADONNA 
						
						L’immersione della Secca della 
						Madonna, si svolge su di una piattaforma rocciosa che va 
						dagli 8 ai 14 metri di profondità. Si getta l’ancora 
						proprio di fronte alla chiesetta di Portonovo ad una 
						profondità di circa 9 m. e appena scesi ci si trova di 
						fronte a sei sassi di grandi dimensioni ricchissimi di 
						vita. Puntando a largo attorno i 12-14 m. lo scenario si 
						modifica totalmente: spirografi raggruppati in 
						formazioni di diversi esemplari, scorfani, gronghi, 
						astici e la solita microfauna della zona rendono questa 
						immersione molto interessante.  | 
					 
					
						| 
						 
						12) I RIGONI 
						
						Si tratta dell’immersione più 
						settentrionale tra quelle che normalmente vengono 
						effettuate partendo dal porticciolo di Numana.  Il punto 
						si trova a circa 800 metri di distanza dal Trave in 
						direzione Nord. Distanti un paio di centinaia di metri 
						dalla costa e parallelamente ad essa, si trova una serie 
						di righe rocciose che degradano poi definitivamente 
						sulla sabbia su un fondale che si aggira tra i 10 e i 13 
						metri. L’ormeggio della barca di solito avviene a metà 
						dell’ultima riga e, una volta in acqua, si può decidere 
						di intraprendere l’immersione in direzione Sud o in 
						direzione Nord. Oltre a tutto ciò che si può vedere 
						nelle altre immersioni della zona (astici, aragoste, 
						gronghi, nudibranchi, spirografi, ecc.) i Rigoni possono 
						riservare l’incontro spettacolare con le aquile di mare, 
						presenti in quantità nell’Adriatico, ma rare da vedere 
						per i subacquei.  | 
					 
				 
				   | 
			 
		 
		
		
		Torna su all'inizio della pagina 
		 |