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di Tecnica & Medicina

 

 

92.  UTILIZZO DEL COMPUTER SUBACQUEO (nelle immersioni tecniche).

di Nanni Cozzi - SSI Italia

  Nanni Cozzi ( foto per gentile concessione di SSI Italia)

 

Negli articoli precedenti ci siamo confrontati con l‘utilizzo ricreativo puro del computer da immersione, e poi con l'impegno un pò più spinto di questo strumento per tuffi, in aria o Nitrox, che richiedano decompressione, e ne abbiamo visto i vantaggi in termini di divertimento, senza alterazione di quei parametri di sicurezza che devono essere propri del subacqueo moderno. Anzi… aumentandoli, visto che ci portiamo dietro uno strumento che rielabora i calcoli in base al nostro comportamento reale, consentendoci il massimo rendimento nell‘uso di qualsiasi miscela.

Nell'articolo di oggi ci occuperemo, in maniera descrittiva, dell'utilizzo del computer nelle immersioni tecniche. Il nostro cliente di oggi è quel subacqueo che utilizza miscele ternarie, che chiamerà per comodità Trimix, o meglio Tx, indipendentemente dal meccanismo di preparazione (quindi niente Elitrox, Eliair, eccetera, che creano solo confusione).

I due numeri che seguono (per esempio 18/30) indicheranno la percentuale di ossigeno e quella di elio contenute nella miscela. Va da se che il saldo a 100 è azoto.

E‘ ugualmente ovvio che il nostro cliente odierno avrà bisogno di almeno due o più miscele decompressive, che chiamerà di qui in avanti EAN, seguito dal numero che riporta la percentuale di ossigeno, o Txdcp, seguito dalla percentuale di ossigeno ed elio, se contengono anche una bassa percentuale di elio,

Il campo dell‘immersione tecnica è estremamente interessante, ed è pieno di sfaccettature, che creano poi una diversificazione di filosofie, le quali a loro volta influenzano le scelte, anche di attrezzatura, ed i comportamenti ad esse correlate.

E' pertanto opportuno restringere il campo ad una precisa tipologia di immersione, altrimenti ci addentriamo in un campo delle cento pertiche, di confuciana memoria. 

 

Allora, ecco le premesse:

1) Solo circuito aperto. La strada dei rebreather semi chiusi e chiusi è complessa, e richiederebbe articoli su articoli di descrizioni e precisazioni Appare comunque chiaro che, in questo campo, l‘utilizzo del computer non è utile, è assolutamente imprescindibile.

2) Immersioni con Trimix normossico o ai limiti dell’ipossico. Dunque immersioni entro i 70-75 metri. Mi rivolgo ai sub con elevate ambizioni, in possesso di una certificazione tecnica per miscele ternarie (Trimix).

3) Uso eventuale (solo se necessario) dell’EAN o Txdcp come miscela di trasporto fino alla profondità in cui la miscela di fondo è respirabile. Con  un Tx di fondo al minimo al 16 % di ossigeno, basta arrivare a 4 metri e potete respirare normalmente.

Per quanto riguarda l'attività oltre questi limiti ricadiamo troppo nella diversificazione delle filosofie, ed ogni immersione richiederebbe un articolo a parte.

 

Sub avanzato, tecnico-ricreativo, che allarga il proprio range alle immersioni con miscele ternarie e decompressive

 

Seguiremo esattamente lo stesso schema degli articoli precedenti, ad essi facendo riferimento per quei punti che sono comunque validi.

E’ assolutamente necessario chiarire, e qui la posizione la devo prendere, come ci siano differenti approcci rispetto alla gestione dell‘immersione. In questa premessa certifichiamo che l'utilizzo di software decompressivi (quelli sul vostro PC di casa o portatile) deve appartenere alla cultura di questo tipo di sommozzatore. Esistono ottimi software, basati su Buehlmann o VPM o RGBM (dei modelli decompressivi parleremo un‘altra volta), che possono generare affidabili tabelle, che noi ci porteremo sott‘acqua e che seguiremo.

 

Vi riporto giusto un elenco di massima, partendo dal presupposto di avere a disposizione una miscela di fondo (un Tx) e due miscele decompressive.

In questo caso di solito le tabelle sono almeno 5, da tenere tutte raggiungibili e consultabili.

1.) Piano base o target (quello che vi aspettate di fare)

2.) Piano alternativo peggiorativo (se aggiungete qualche metro o qualche minuto)

3.) Piano per perdita di una delle due miscele decompressive

4.) Piano per perdita dell‘altra miscela decompressiva

5.) Piano per perdita di tutte e due le miscele decompressive

 

I puristi sono per questo approccio, ed io lo confermo, soprattutto per la fase di addestramento. In più si può aggiungere una tabella relativa ad un piano di aborto, cioè se decidiamo di interrompere l'immersione per esempio dopo 6 minuti.

In altre parole, un corretto uso di un software decompressivo "da tavolo"può assicurare:

1.) la comprensione dei fenomeni sulla base dei quali sono basati i comportamenti

2.) la migliore scelta delle miscele per quella immersione

3.) la migliore scelta del tempo, in base alla profondità

4.) il calcolo dei fabbisogni di gas, in base al punto 2 e 3

5.) il calcolo del CNS Clock, o percentuale di tossicità dell‘ossigeno per il sistema nervoso centrale

6.) il controllo delle UPTD, o unità di tossicità polmonare dell‘ossigeno.

 

A puro titolo di curiosità, in figura 1 vedete un grafico, relativo ad una immersione di 15 min a 66 metri, con Tx 18/30 ed EAN 50 ed 80 per decompressione.

Questo quadro mostra il piano originale. Le figure sono tratte da V-Planner, uno dei software più affidabili, basato sul modello delle bolle VPM-B/E.

Figura 1

In figura 2 ho riassunto il foglio di lavoro di detta immersione, dove tutto è chiarito in base al vostro input (quanto respirate sul fondo, quanto in decompressione, che Pmax di O2 ammettete, ecc. ecc.).

Se ne può fare uno per ognuno degli altri 4 casi di tabelle necessarie, di cui sopra. Anzi, il software li fa direttamente lui, basta cambiare pagina.

In figura 3 vedete il grafico delle Pp dei gas usati in immersione, per il piano "target".

Ma l‘obiettivo di questo incontro non è insegnare la pianificazione di un’immersione in miscela ternaria, compito delle agenzie didattiche e dei corsi relativi. L'obiettivo è farvi capire l'utilità del computer per queste immersioni, ed aiutarvi a usarlo correttamente. E in realtà è molto semplice rendersene conto. Il dato di fatto, lo ripeto, è che le immersioni tecniche vanno programmate sin nei minimi dettagli. Il piano decompressivo e il fabbisogno di gas devono essere previsti e rispettati, almeno nel loro aspetto massimale. Poi ci sono le possibili emergenze, e noi dobbiamo avere programmato anche queste, almeno in termini di decompressione e fabbisogno di gas.

Figura 2

Ritornate per un momento alla figura 2, e guardate il piano. C‘è, addirittura una fermata di 40 secondi a 36 metri.

Vi faccio alcune domande:

1.) Siete assolutamente certi di fare tutto il tempo alla max profondità? Potreste visitare un relitto, a quella profondità max, ma seguendo il profilo, potreste trovarvi anche a profondità inferiori.

2.) Siete assolutamente certi di risalire esattamente a 9 m/min fino a 36 metri e poi via via fino alla superficie?

3.) E siete anche certi di stare, come delle statue, esattamente alle quote definite, e di cambiare miscela o di abbandonare lo stop esattamente allo scoccare del minuto previsto?

La risposta è: NO!

 

I progettisti degli algoritmi sanno questo benissimo, e dunque prevedono nei loro software che possano esserci delle imprecisioni da parte del sub, pertanto stabiliscono un margine per assorbire queste incertezze. Nessun pericolo dunque, a meno di fare errori macroscopici.

Ma allora non è più un problema d’interpretazione e di software. E‘ solo un problema di abilità propria.

D’altro lato è umanamente impossibile essere così precisi da rispettare tutto al millimetro ed al millesimo di secondo.

Invece un computer subacqueo, adeguatamente settato e adoperato, vi segue millimetro per millimetro e secondo per secondo, perché... "lo avete con voi". E dunque adegua i suoi calcoli in base al vostro comportamento, dando sempre la soluzione migliore e più precisa in relazione a quello che state facendo.

Figura 3

E c'è un altro vantaggio. Se preparate le miscele a casa, potete settare il vostro software da tavolo con quello che avete effettivamente misurato. Ma se siete al mare, e il diving ha caricato al posto di un Tx 18/30 un Tx 19/29, e al posto di un EAN 50 e di un EAN 80 un EAN 47 ed un EAN 78, dovete rifare tutto. Invece con il computer potete fare questi aggiustamenti in tempi reali, una volta misurate le miscele. Il piano originale non cambierà molto, ma sarà più preciso, senza dubbio.

E’ bene però chiarire un punto. In questo tipo di immersioni il computer serve per avere la risposta più efficiente in base al profilo di immersione scelto, ed ai calcoli di autonomia e decompressione fatti preventivamente in superficie (pianificazione).

Che non vi venga in mente di prendervi un bel Tx 16/45, con due magnifiche decompressive luccicanti di Txdcp 50/10 ed O2 al 100 %, il vostro computer e via a 72 metri. Tanto risalite quando vi pare. Tutto deve essere precisamente programmato, lo ripeto per la terza volta, e rispettato. Dopo questa lunga, necessaria premessa, veniamo all‘utilizzo vero e proprio. Diversi modelli danno diverse indicazioni. Per questo insisto nel dire che devono essere strumenti adatti a quest’utilizzo. E per questo stesso dovrò stare un po’ sulle generali. Ma i principi non cambiano. Sono diverse solo le metodiche di utilizzo dei software.

 

Prima di immergervi

 

1.) Accertatevi che il vostro strumento sia correttamente settato. In particolare verificate la miscela di fondo impostata, con PPO2 a 1,4 bar, mentre quelle per le miscele decompressive le potete lasciare a 1,6 bar. In alcuni modelli questa funzione è centrale, in altri bisogna reimpostarla per ogni miscela da usare. E impostate l‘allarme su 80% della tossicità massima tollerabile (è il cosi detto "CNS Clock"). Il computer terrà conto anche del cambio di miscela.

2.) Verificate il profilo scelto. Questi strumenti avanzati hanno tutti il modo di "personalizzare" il calcolo di assorbimento del diluente. Con questa tipologia d’immersione tecnica io sconsiglio sempre di tenere il profilo di base (quello più permissivo). Stiamo facendo immersioni impegnative, e qualche minuto in più alle quote decompressive non vi cambierà la vita, mentre vi proteggerà ulteriormente. Aumentate ulteriormente il conservativismo se siete non proprio ragazzini, sovrappeso, stanchi e/o stressati, se fumate, se l‘acqua è fredda (e comunque avrete obbligatoriamente la muta stagna). Fidatevi di questa funzione. I progettisti hanno tenuto in considerazione tutti i fattori di cui sopra. Qualche minuto in più di decompressione non vi crea nessun problema, ma vi protegge.

3.) Settate le miscele che andrete ad usare. Previa analisi delle stesse, ovviamente!

4.) Entrate nella funzione piano d’immersione. Nella funzione "Diveplan" avrete la traccia precisa dello svolgimento del tuffo, in base al tempo e alla profondità scelte (utile anche dal punto di vista dei bisogni di gas, che vanno calcolati con le opportune precauzioni).

a. Fate una pianificazione "target", cioè quello che vorreste fare in realtà.

b. Rifate la pianificazione con la perdita di una decompressiva,.

c. Rifate un‘altra pianificazione di emergenza per la perdita dell‘altra decompressiva

d. Lo stesso di cui sopra per la perdita di entrambe

e. Fate una pianificazione a 3 metri di profondità in più, con un tempo di 2 min in più, rispetto a quello che avevate stabilito nella pianificazione "target"

f. Annotate tutto quanto ai punti precedenti e riportatelo su una lavagnetta, che vi porterete sott’acqua, come back up. In figura 4 c'è la tabella target, che può essere incollata o riscritta su una lavagnetta. Essa è stata ottenuta dal "Diveplan" di un computer VR3, settato in VPM, con conservativismo del 20%. L‘immersione in questione era a 66 m per un tempo di 15 min. Le miscele in uso: Un Tx 18/30 per il fondo, EAN 50 da 21 m ed EAN 80 da 9 m.

g.  Riportate lo strumento sul quadro di controllo dell'immersione e spegnetelo o lasciatelo spegnere.

 

Una cosa è chiara. Il lavoro deve essere attento e preciso. Ma questo tipo di strumenti consente di programmare tutto, in base agli input che abbiamo dato: ma d‘altro lato lo avreste dovuto fare comunque anche con il software a casa vostra, forse in maniera più semplice, visto che quasi tutti i software certi calcoli li fanno in automatico. 

Durante l’immersione.

1) Se sprovvisto di accensione automatica, accertatevi che sia acceso, e che sia mostrato il display della miscela di fondo, o di quella che userete per scendere.

2.) Tenete d’occhio tempo e profondità. Avete programmato, dunque controllate che i parametri siano quelli decisi. Scendendo velocemente e fermandovi alla quota massima decisa.

Figura 4

3.) Sorvegliate attentamente anche la richiesta decompressiva. La maggior parte degli strumenti vi avvertirà del primo stop e del tempo che dovrete passare a quella quota, nonché del tempo totale di risalita.

4.) Una volta arrivati al tempo previsto, se i vostri consumi sono stati regolari e coerenti con il piano, risalite alla prima tappa a velocità controllata di 9 m/min

5.) Lasciate la tappa quando lo strumento vi indica la tappa superiore, fino alla sosta precedente a quella a cui avete pianificato di cambiare miscela

6.) A questo punto aprite la decompressiva che compete e verificate pressione e funzionamento dell‘erogatore, con una lieve pressione sul pulsante di spurgo.

7.) Arrivati alla tappa in cui il computer "consiglia" di cambiare miscela:

a.  Mettete in bocca l‘erogatore della bombola di decompressione e fate qualche respirazione di prova, tenendo l‘erogatore primario a portata di mano

b.  Quando siete sicuri che tutto è ok, date il consenso allo strumento per passare ad effettuare calcoli con la miscela decompressiva.

c.   A questo punto, con calma, e con il tempo previsto dallo strumento, ripartite verso il prossimo stop dovuto. Che cosa vuol dire "con calma"? Io consiglio di aspettare un minuto in più alla quota in cui siete passati a questa nuova miscela. E‘ una pratica sicuramente positiva, anche se non necessaria. Questa sosta ulteriore massimizza il beneficio di quella "Finestra ad ossigeno" di cui abbiamo parlato nell'articolo di Novembre. Ed ancora una volta il computer terrà conto di tutto, reinterpretando il rapporto tempo/profondità alla luce di un comportamento reale, e non di una pianificazione teorica.

d.   Seguite le nuove indicazioni fino al momento in cui dovrete passare alla nuova miscela per decomprimere, e ripetete la procedura di cui al punto precedente.

e. Comunque, a far tempo dallo stop dei 21 metri, rallentate ulteriormente la velocità di risalita, portandola a 3 m/min.

8.) Per tutto il resto valgono le indicazioni già date nell‘articolo precedente, Solo un consiglio spicciolo, che non c’entra con il computer: una volta in superficie, tenetevi in bocca l‘erogatore del vostro EAN 80 o Ossigeno puro, per almeno 2 o 3 minuti, e riposate prima di salire in barca. Ma questo è un altro film, e lo vedremo più avanti…

 

Dopo l’immersione 

Non ci sono particolari punti relativi all‘utilizzo del computer. In realtà sono solo comportamenti corretti in linea generale:

1) Bevete tanta acqua

2) Non fate fatiche

3) Per quel giorno basta immersioni. Non è proibito farne una successiva, ma io ve lo sconsiglio. Lo stress decompressivo cui si è sottoposti in queste immersioni sconsiglia di "darci dentro" a cottimo. 

 

Precisazione

Avrete notato come, tra la programmazione con V-Planner (software per PC) e quella con il computer subacqueo, vi siano differenze di tempo totale. Questo è dovuto principalmente:

1) alla maggiore conservatività impostata da me sul mio computer, rispetto al V-Planner

2) alla maggiore conservatività del computer rispetto alle tabelle. Ciò è tipico del VR3 ma anche con gli altri computer, per l‘immersione ricreativa, capita lo stesso.

 

Conclusioni

Nelle immersioni "Extended range" il computer è un'opzione assolutamente irrinunciabile, data la flessibilità e l'adattamento alle situazioni reali. Le potenzialità dello strumento possono essere sfruttate sia per un'attenta programmazione (anche di fabbisogno di gas) che come linea guida dell'immersione stessa. L’enorme vantaggio è che lo strumento segue perfettamente lo svolgimento del tuffo, secondo per secondo e metro per metro, e fornisce una risposta immediata e più precisa alle necessità decompressive, sulla base delle miscele effettivamente respirate. Tali opzioni diventano praticabili solo se si hanno tutte le conoscenze necessarie, e la tranquillità per metterle in pratica. La programmazione dell'immersione, comprese le emergenze, rimane il caposaldo comportamentale di un'attività, forse meno difficile di quello che comunemente si crede, ma estremamente impegnativa e seria..

 

Alla prossima.

Nanni Cozzi

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