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		71.  ILLUMINATORI E TORCE SUBACQUEE 
      
		Cerchiamo di fare un pò di "luce" nel 
		vasto mondo degli strumenti per l'illuminazione subacquea. 
      
		 (testo 
		rielaborato e corretto da 
		Marcello Polacchini) 
        
		
		Ormai 
		nelle immersioni subacquee la torcia o la lampada subacquea sono 
		diventati strumenti indispensabili, non solo - come è naturale - 
		per le immersioni notturne, nelle grotte o nei relitti, ma anche per le 
		immersioni fatte di giorno a profondità superiori a una ventina di 
		metri, dove soltanto l’impiego di una buona fonte luminosa permette al 
		subacqueo di non perdere tutta la bellezza dei colori naturali della 
		flora e della fauna. 
		Le torce ad uso subacqueo hanno subito 
		una costante e notevole evoluzione nel corso degli anni e, per capire quale 
		sia stata questa evoluzione, bisogna fare un salto indietro nel passato. 
		 
		All’inizio la torcia subacquea veniva utilizzata solo per la pesca 
		notturna e i primi modelli erano dei fari molto ingombranti, alimentati 
		con primordiali tipi di batterie per automobili: si trattava di torce 
		costruite artigianalmente dagli stessi pescatori subacquei, che 
		impiegarono ottone cromato o rame per costruire un cilindro e vi 
		applicarono una lente in vetro e guarnizioni in caucciù. In seguito 
		apparvero diversi modelli fatti di gomma, resistenti agli urti e 
		completamente stagni anche a profondità abbastanza elevate. Queste prime 
		torce producevano una luce a cono diffusa, che permetteva di avere un 
		ampio campo di visibilità. Più tardi le torce cominciarono ad essere 
		impiegate anche nelle immersioni subacquee ricreative, sia notturne che 
		diurne e nell’ultima quindicina d’anni c’è stata davvero una notevole 
		evoluzione delle fonti di luce artificiale ad uso subacqueo, soprattutto 
		grazie all’apporto tecnico computerizzato.  
		Le modifiche attuate negli 
		ultimi anni, più che un’innovazione strutturale, riguardano una 
		dotazione di accessori più evoluti, come ad esempio accumulatori 
		ricaricabili al Nichel-Cadmio o al Piombo assorbito, lampadine al 
		quarzo, alogene, allo Iodio, al Kripton, allo Xeno e ad altri gas nobili 
		e poi parabole e vetri sempre più sofisticati.  
		
		Vediamo 
		adesso nel dettaglio quali sono i singoli componenti di una torcia 
		subacquea.   
			
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				Il corpo  
				Il corpo è il contenitore tubolare, 
				cilindrico o poligonale, che normalmente viene impugnato dal 
				subacqueo e ospita internamente il gruppo di alimentazione e 
				anteriormente la parabola e la lampadina; inoltre sul corpo è 
				alloggiato il sistema di accensione. I materiali di costruzione 
				sono dei tecnopolimeri (alcuni sono addizionati, in fase di 
				stampaggio, a sostanze ausiliarie che ne incrementano i valori 
				di resistenza meccanica), oppure una lega leggera di alluminio 
				con trattamento anticorrosione (anticorodal). I corpi più 
				sofisticati sono ricoperti di termo gomma, che li protegge in 
				caso di urti, oppure hanno le superfici zigrinate o presagomate 
				per una presa ottimale anche con i guanti. Il cilindro del corpo 
				termina con una filettatura dotata di uno o più O-rings di 
				tenuta su cui si inserisce la porzione anteriore (cioè la testa 
				illuminante che contiene la parabola e la lampadina).   
				La testa illuminante  
				La testa è il sistema anteriore che 
				contiene gli elementi principali della torcia: la parabola, il 
				porta lampada, la lampadina e l’oblò e di solito è assicurato al 
				corpo della torcia da una ghiera (munita di uno più O-rings 
				all’interno), che assicura la tenuta e, a volte, serve anche da 
				interruttore di accensione. In alcune torce (specie in quelle da 
				apnea) la testa è ricoperta da un particolare rivestimento 
				antiurto in poliuretano, in gomma o in PVC. Qualche esemplare 
				possiede anche una guarnizione di tenuta supplementare e questo 
				ulteriore rivestimento è anch’esso stampato in plastica o in 
				ABS. Il corpo illuminante ha frontalmente una lente piana spessa 
				in policarbonato trasparente, in vetro o in cristallo temperato 
				(detta oblò), che è annegata direttamente e indissolubilmente al 
				supporto di tenuta, oppure è avvitata con il solito O-ring di 
				tenuta. L’oblò deve resistere a graffi e rigature marcate e deve 
				essere di buona qualità ottica.    
				
				La parabola   
				La parabola è quella parte della torcia 
				alloggiata nella testa illuminante che permette la proiezione 
				del cono di luce. Si tratta di un corpo illuminante (di solito 
				metallico) con forma appunto paraboloide, più o meno aperta, 
				adatta per generare fasci di luce larghi e diffusi oppure più 
				concentrati (spot). Per l’uso subacqueo deve avere un preciso punto di 
				fuoco, un altissimo indice di riflessione, un’inalterabilità nel 
				tempo e un’elevata termoresistenza. 
				 
				Le parabole sono argentee, 
				lisce o dotate di micro sfaccettature (cd. multimirror), per 
				catturare e riflettere ogni particella di luminosità e qualcuna 
				è progettata al computer per esaltare al massimo la qualità 
				della luce diffusa.  |    
				   
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				La lampadina 
				La lampadina è sorretta da una piccola 
				molla e da un supporto porta lampada. Essa è il “cuore” della 
				torcia e ha un voltaggio leggermente inferiore rispetto alla 
				tensione di corrente erogata dal pacco batterie (ad es. nel caso 
				di una torcia con 3 pile da 1,5 Volt - pari a 4,5 Volt totali - 
				la lampadina è da 4 Volt). Questa precauzione del survoltaggio 
				consente di ottenere un’intensità luminosa superiore senza 
				interferire troppo con la durata della lampadina.  
				Come ben sappiamo esistono diversi tipi di 
				luci e la loro differenza principale è il colore o, meglio, la 
				temperatura del colore, che si misura in gradi Kelvin (°K). 
				Infatti, ogni materiale sia solido che gassoso, se portato 
				all’incandescenza, emette un particolare colore.  
				Inizialmente le lampadine ad incandescenza 
				erano semplicemente al quarzo, cioè erano dei tubetti di quarzo 
				contenenti al loro interno la vecchia classica resistenza 
				elettrica in tungsteno (un metallo che emette luce a 3.000 gradi Kelvin), 
				direttamente a contatto con l’atmosfera dell’ambiente e riparata 
				meccanicamente dal tubo di quarzo. La normale lampadina ad 
				incandescenza ha certamente il più basso costo rispetto a 
				qualsiasi altra tecnologia di illuminazione, ma una parte 
				dell’energia elettrica viene sprecata e dissipata in forma di 
				calore, piuttosto che di luce. Così sono nate le lampade 
				alogene, che sfruttano una miscela di gas inerti per ridurre 
				l’evaporazione del filamento in tungsteno. In questo modo il 
				filamento può essere portato ad una temperatura più elevata e, 
				di conseguenza, queste lampade raggiungono i 3.200-3.400 °K e danno 
				una maggiore luce. 
				Oggi dunque le lampadine sono quasi tutte
				alogene, cioè sono lampade che  impiegano un filamento in 
				tungsteno reso incandescente all’interno di un’atmosfera di gas 
				alogeni contenuti in una piccola ampolla di quarzo. Quella 
				alogena è una bella luce, con un’ottima resa cromatica, lunga 
				durata e grande resa luminosa, conseguenza della reazione 
				chimico/fisica del Tungsteno/alogeno che mantiene il filamento 
				integro e il bulbo pulito. Rispetto alle lampadine tradizionali 
				a filamento incandescente, le alogene offrono un’efficienza 
				luminosa tripla e una luce fredda e bianchissima (dato che hanno 
				una temperatura di colore più elevata).  |  
			
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				Il loro funzionamento è 
				il seguente: la speciale ampolla ha un filamento interno in 
				Tungsteno che va progressivamente ad esaurirsi e che è posto 
				all’interno di un bulbo di quarzo puro contenente un’atmosfera 
				di gas alogeno (di solito Iodio  allo stato gassoso, oppure Kripton o Xeno). Durante il passaggio della corrente il 
				filamento si disgrega liberando atomi di Tungsteno che si 
				raffreddano a contatto con il quarzo. In questo modo avviene una 
				reazione chimica con il vapore di Iodio che forma ioduro di 
				tungsteno. In pratica dal filamento di Tungsteno evaporano degli 
				atomi che si combinano con quelli dei gas alogeni e si forma 
				così un composto gassoso che ricade sul filamento incandescente, ridepositando gli atomi di 
				Tungsteno. Gli atomi dei gas alogeni 
				così sono di nuovo liberi di ricombinarsi con gli atomi di 
				Tungsteno. In questo ciclo, detto di "rigenerazione", sta il 
				segreto della lunga durata di questo particolare tipo di lampade 
				ad incandescenza. 
				Le lampade alogene oggi sono sicuramente 
				le più comuni che possiamo trovare in commercio e  hanno una 
				qualità di illuminazione eccezionale. Vi sono lampade di 
				moltissimi tipi e potenze. In generale per le immersioni 
				singole ricreative o avanzate ma senza esigenze particolari 50 W con 
				un’autonomia di 50/60 minuti sono più che sufficienti. 
				Ovviamente 100 W sono meglio ma, aumentando la potenza, si 
				riduce la durata e aumenta il costo per avere batterie più 
				capienti, oltre naturalmente ad un maggiore peso ed ingombro 
				(pensate alla famosa, intramontabile Vega 100 della Technisub...). 
				 
				Recentemente nelle lampade alogene al posto dello 
				Iodio sono sati impiegati altri gas alogeni, come il Kripton o 
				lo Xeno, che danno una luce molto più bianca (circa 3.500 °K) e 
				permettono una maggiore durata del filamento di Tungsteno. |  
				
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				Negli ultimi anni hanno preso sempre più 
				piede le lampade a diodi luminosi o "LED" (Light Emitting Diode = 
				diodo ad emissione luminosa). Il funzionamento del LED si basa 
				sul fenomeno detto "elettroluminescenza", dovuto all’emissione 
				di fotoni: questi dispositivi sfruttano le proprietà ottiche di 
				alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni a partire 
				dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. Il 
				funzionamento è il seguente: gli elettroni e le lacune vengono 
				iniettati in una zona di ricombinazione attraverso due regioni 
				del diodo “drogate” con impurità di tipo diverso. Il colore 
				della radiazione emessa è definito dalla distanza in energia tra 
				i livelli energetici di elettroni e lacune. I LED sono formati 
				da GaAs (arseniuro di Gallio) GaP (fosfuro di Gallio), GaAsP 
				(fosfuro arseniuro di Gallio), SiC (carburo di Silicio) e GaInN 
				(nitruro di Gallio e Indio). La scelta dei diversi 
				semiconduttori impiegati determina la lunghezza d’onda 
				dell’emissione di picco dei fotoni, l’efficienza nella 
				conversione elettro-ottica e quindi l’intensità luminosa in 
				uscita.  
				I vantaggi dei LED dal punto di vista 
				illuminotecnico sono: lunga durata di funzionamento (i LED ad alta 
				emissione arrivano a circa 50000 ore, gli altri possono 
				arrivare persino a 100000 ore), elevato rendimento (se 
				paragonato a lampade ad incandescenza e alogene), luce bianca 
				e pulita 
				perché priva di componenti infrarosse o ultraviolette, 
				insensibilità a umidità e vibrazioni, elevata affidabilità e 
				basso consumo. Questo ne fa sicuramente una soluzione molto 
				vantaggiosa nel caso di luci di backup e per le immersioni in 
				cui si richiede una grande autonomia, come quelle in grotta.  Lo 
				svantaggio è che la luce prodotta ha un temperatura colore tale 
				che di giorno non è assolutamente utile nelle applicazioni 
				subacquee; mentre di notte il fascio azzurrino prodotto dalla 
				scarica di fotoni produce una luce molto penetrante. 
				
				Per 
				evitare la dispersione di calore e di energia tipici delle 
				lampadine ad incandescenza oggi nella subacquea vengono 
				impiegate anche sorgenti di luce fredda come le lampade "HID" (High Intensity Discharge lamps), che danno una 
				luce più visibile per la stessa quantità di energia elettrica in 
				ingresso. Si tratta di  lampadine senza filamento metallico. Due 
				elettrodi immersi in un’atmosfera di xeno sono collegati con i 
				due poli del circuito elettrico. La scarica di elettroni tra i 
				due produce una luce molto intensa, circa il doppio di quella 
				delle lampade alogene, ed estremamente bianca (tale da apparire 
				persino blu). Mancando il filamento, queste lampadine hanno una 
				durata del doppio superiore rispetto a quelle convenzionali e 
				consumano il 70% in meno. Vanno regolate con una centralina 
				elettronica per evitare il danneggiamento in seguito a sbalzi di 
				tensione. 
				Il rendimento delle lampadine HID è molto 
				più alto di quello delle lampade alogene e delle Xenophot; anche 
				la resa luminosa è molto alta: una HID di 35W da 3500 lumen è 
				pari a 100 lumen/watt, mentre per le alogene non survoltate (che 
				durano circa 2000 ore) si arriva intorno ai 25 lumen/watt; le 
				alogene survoltate (che durano circa 50 ore), invece si 
				attestano intorno ai 35 lumen/watt. |  
		
		Pertanto 
		le lampade HID hanno una resa all’incirca 
		4 volte superiore e quindi, a parità di batteria, consentono una 
		autonomia quadrupla. Di contro le lampade HID presentano alcuni svantaggi: prima 
		di tutto il costo, dato che solo la lampadina può costare anche più di 
		100-120 euro e la centralina elettronica si aggira sui 200 euro e poi la 
		loro sensibilità all’umidità. E’ vero che si risparmia sulla batteria, 
		ma le tensioni in gioco sono dell’ordine di 6.000-30.000 Volt perciò il 
		sistema è sensibilissimo all’umidità: basta una piccolissima quantità di 
		acqua condensata per generare archi voltaici che provocano danni 
		irreparabili alla parte elettronica, con danni economici notevoli. 
			
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				L’interruttore  
				Insieme a eventuali lamine di contatto 
				l’interruttore è il mezzo che consente l’accensione o lo 
				spegnimento della torcia subacquea. Deve essere pratico, 
				immediato, facilmente individuabile al tatto e azionabile anche 
				con guanti spessi. Può essere di due tipi: magnetico se il 
				contatto si aziona tramite un cursore a calamita esterno; oppure 
				meccanico se sono presenti dei leveraggi metallici che chiudono 
				e aprono il circuito elettrico.  
				Il sistema magnetico (reed) è andato 
				piuttosto in disuso dati i costi abbastanza elevati dei 
				componenti interni. Il contatto reed è un interruttore a lamina 
				(normalmente aperto) che si chiude in presenza di un campo 
				magnetico. Nella forma più semplice è costituito da due 
				lamine, realizzate con materiale ferromagnetico (una lega di 
				ferro-nichel), parzialmente sovrapposte e separate tra loro di 
				qualche decimo di millimetro. Sulle lamine contrapposte sono 
				riportati dei contatti (generalmente in oro diffuso). Le lamine 
				vengono sigillate all’interno di un piccolo contenitore 
				sottovuoto di vetro riempito di gas inerte (azoto o argon). Le 
				estremità delle lamine (opposte ai contatti) fuoriescono dal 
				contenitore e costituiscono i terminali del contatto, azionato 
				dal cursore magnetico che scorre al di sopra del sistema. In 
				presenza di un campo magnetico le lamine diventano sede di 
				flusso magnetico e sulle estremità si formano poli di segno 
				opposto che tendono ad attrarsi. Se il campo magnetico è 
				sufficientemente forte (100-200 amperspire), la forza 
				d’attrazione vince la resistenza a flessione delle lamine 
				metalliche e queste attraendosi chiuderanno il contatto. Il 
				vantaggio di questo tipo di interruttore è che non ci sono 
				aperture supplementari sul corpo della torcia; lo svantaggio è 
				che le lamelle possono incollarsi o non fare contatto. 
				 
				Il sistema di accensione meccanico è il 
				più comune e oramai ha raggiunto livelli di affidabilità totali. 
				Per accedere ai meccanismi c’è bisogno che il corpo della torcia 
				sia forato e protetto dalle infiltrazioni d’acqua con un O-ring 
				di tenuta. L’alberino di trasmissione potrà essere comandato da 
				diversi sistemi: a rotazione tramite un pomello, a slitta, o a 
				cursore. Uno speciale interruttore equipaggia alcune micro torce 
				ed è definito “a vite”: in pratica è la stessa ghiera basculante 
				che, opportunamente allentata, permette il contatto d’accensione 
				che si effettua tramite una pressione anteriore (normalmente si 
				sfrutta quella presente ad una certa quota d’esercizio 
				subacqueo).  
				In quasi tutti i modelli è presente una 
				sicura di accensione: si tratta di un blocco meccanico 
				sull’interruttore che impedisce, più che altro, l’accensione 
				accidentale della torcia durante i periodi di inutilizzo in 
				acqua e soprattutto fuori durante il trasporto nel borsone da 
				sub. |  
			
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				Il sistema di alimentazione 
				
				 
				L’alimentazione della torcia è fornita da 
				diverse pile usa e getta o da accumulatori (batterie 
				ricaricabili). Per limitare il peso e le dimensioni della torcia 
				ci sono vari sistemi: normalmente esistono degli alloggiamenti 
				estraibili per il pacco batterie oppure c’è una predisposizione 
				diretta per le batterie nel corpo della torcia. Le pile possono 
				essere mini stilo (AAA), stilo (AA) o mezze torce (C). Il 
				voltaggio è da 1,5 volt cadauna. Le pile consigliabili sono 
				quelle alcaline, che offrono una qualità di energia ottima, 
				prolungata al massimo per quasi tutta la loro vita e senza un 
				esagerato decadimento progressivo della tensione elettrica, ma 
				con una caduta netta della tensione un attimo prima di esaurirsi 
				completamente. Un’alternativa un pò più costosa al momento 
				dell’acquisto è un pacco batterie composto da elementi 
				ricaricabili (accumulatori). In questo caso va controllato il 
				voltaggio compatibile (solitamente è lievemente inferiore) e la 
				qualità della composizione interna, dato che le batterie al 
				nichel cadmio soffrono dell’effetto memoria, perciò se non 
				vengono ricaricate partendo dall’accumulatore completamente 
				scarico perdono la proprietà di accumulo di energia. 
				  
				Il cinghiolo di 
				sicurezza 
				In tutte le torce è presente un sistema di 
				trattenuta denominato cinghiolo: si tratta generalmente di una 
				fettuccia di caucciù, di gomma, di tessuto di nylon o di 
				plastica morbida che vincola il corpo della torcia in genere 
				tramite un anello terminale. Le caratteristiche fondamentali che 
				deve possedere un buon cinghiolo sono l’adattabilità al polso 
				del subacqueo, la possibilità di regolazione continua e la 
				robustezza. La torcia è  generalmente assicurata al  polso 
				oppure a un D-ring del gav e deve essere facilmente 
				individuabile e afferrabile, a volte adoperando solamente la 
				rotazione del polso.  |  
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		Le modifiche e le elaborazioni artigianali
		 
		 
		Molte sono le modifiche che è possibile effettuare 
		artigianalmente alla propria torcia subacquea. Ad esempio il corpo della 
		torcia può essere rivestito di una guaina di neoprene per proteggerlo, 
		facendo però attenzione a non ostacolare il flusso luminoso. In tante 
		torce che non hanno una lampadina performante, si può sostituire la 
		lampadina originale con un bulbo alogeno o allo xeno. Il pacco batterie 
		può essere trasformato con degli elementi ricaricabili. Il lacciolo si 
		può sostituire in infiniti modi, qualità e modelli. Insomma… la fantasia 
		del subacqueo in questo campo non conosce limiti!  
			
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				La manutenzione della torcia subacquea 
				Come per il resto dell’attrezzatura 
				subacquea, anche le torce devono essere risciacquate con 
				abbondante acqua dolce negli interstizi, sulle parti meccaniche 
				in movimento e sulle sedi di congiunzione dei diversi pezzi, che 
				rappresentano i punti critici in cui normalmente rimane la 
				salsedine. Spesso non basta solo lavare la torcia, soprattutto 
				se durante il trasporto si è asciugata e incrostata, e si deve 
				lasciarla a bagno per un po’ di tempo; meglio se in acqua 
				corrente. Non bisogna mai smontare la torcia prima che sia 
				completamente asciutta, perché qualche gocciolina di acqua 
				potrebbe infiltrarsi nei meccanismi o nei circuiti elettrici e 
				mandarla in cortocircuito. Per rimuovere eventuali detriti che 
				potrebbero alterare l’integrità delle guarnizioni O-ring occorre 
				utilizzare un panno asciutto che non rilasci peletti oppure un 
				cotton fioc. 
				 
				Quando la torcia non viene usata per un lungo 
				periodo, è meglio smontare tutti i componenti, pulirli 
				singolarmente e lubrificare con un velo di grasso al silicone 
				quelli che necessitano di tale trattamento (O-ring della ghiera 
				e dell’interruttore). Durante la fase di smontaggio della torcia 
				o in caso di sostituzione della lampadina, è indispensabile 
				evitare di toccare con le mani nude la parabola e soprattutto la 
				lampadina: nel primo caso le particelle di grasso presenti sulla 
				pelle potrebbero sporcare la parabola e quindi creare ombre, 
				aloni e opacità fastidiose durante l’uso e nel secondo caso si 
				può danneggiare seriamente il delicatissimo bulbo di cristallo. 
				L’oblò della testa illuminante deve sempre essere pulito e 
				conservato trasparente, perché la sporcizia affievolisce 
				qualsiasi lampadina sia essa standard, alogena o allo xeno. Un 
				intervento consigliabile è sempre quello di rimuovere le 
				batterie nel caso non si utilizzi la torcia per diverso tempo: 
				la possibilità che perdano acido non è remota e l’operazione di 
				togliere le batterie salva a priori gli elementi interni. 
				 
				Nel 
				caso delle batterie ricaricabili il consiglio è quello di 
				controllare periodicamente lo stato di carica: una volta ogni 
				tanto la torcia va accesa e va lasciata scaricare completamente 
				in un catino d’acqua (per evitare che la lampadina si 
				surriscaldi ed esploda). Così facendo gli accumulatori non si 
				danneggeranno e manterranno per molto tempo stabili le loro 
				proprietà. 
				Il cinghiolo dovrà essere controllato ogni tanto e 
				dovrà essere integro e privo di screpolature: in caso di lesioni 
				è meglio sostituirlo completamente.  |  
			
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				Alcuni consigli per scegliere una 
				torcia subacquea 
				La torcia subacquea dovrebbe essere 
				innanzi tutto di dimensioni contenute, tali da non impacciare il 
				movimento del subacqueo in acqua e il trasporto. Esistono in 
				commercio delle torce con il pacco batterie separato, 
				contenuto all'interno di un cilindro in alluminio o in darlin (canister) che 
				viene attaccato alla bombola o al gav. Questo sistema ha il vantaggio di 
				consentire al subacqueo di tenere in mano sola la testa 
				illuminante, che è collegata al pacco batterie con un cavo 
				liscio o spiralato e che ha un ingombro e un peso molto 
				modesto. Alcune torce hanno il cavo di collegamento al pacco 
				batterie con un cavo a contatti bagnati, che si può 
				connettere/disconnettere anche sott'acqua, in modo da poter 
				cambiare durante l'immersione il pacco batterie quando è 
				esaurito. 
				Una caratteristica 
				molto importante da prendere in 
				considerazione nella scelta di una torcia è l’ampiezza del 
				fascio luminoso. Molte delle piccole torce in commercio derivano 
				dai modelli da pesca subacquea, dove l’esigenza è quella di 
				abbagliare il pesce e riuscire a illuminare, con una luce 
				concentrata e brillante, il fondo di una tana; in questo caso il 
				fascio luminoso dovrà essere abbastanza concentrato (spot con un 
				angolo di 10, 8 o addirittura 6 gradi) e non 
				diffuso a cono esteso. Chi si immerge con le bombole, invece, 
				di solito ha esigenze totalmente diverse, perché deve avere anche a breve 
				distanza una vasta porzione di parete illuminata. Nelle 
				immersioni speleo o nei relitti, invece, è meglio utilizzare una 
				parabola che produca un cono di luce molto stretto e 
				concentrato. 
				Generalmente 
				soltanto i fari dispongono di un 
				fascio di luce sufficientemente ampio e i migliori in commercio 
				oramai hanno  
				tutti caratteristiche tecniche simili. Pochissimi modelli di 
				torce e fari hanno il fascio luminoso regolabile dall’esterno, 
				però occorre fare attenzione ad adattare il fascio luminoso alle 
				proprie esigenze allargandolo o stringendolo, perché 
				inevitabilmente si creerebbero delle grosse zone d’ombra. Lo 
				scopo della regolazione del fascio non è tanto quello di variare 
				l’angolo del fascio di luce (più o meno aperto), quanto quello di 
				concentrare e "pulire" la luce, ottenendo sempre una centratura 
				ottimale della lampadina rispetto alla parabola riflettente.
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				Chi usa la torcia frequentemente e durante 
				tanti mesi dell’anno è meglio che si orienti verso gli 
				accumulatori ricaricabili, utili per diverse centinaia di cicli di 
				carica/scarica completa. Sul mercato esistono anche delle nuovissime pile 
				(al litio, all’idrogeno, eccetera…) che non hanno l’effetto 
				memoria. 
				Le torce più grosse o i fari, in genere 
				sono disponibili anche in versione con accumulatori ricaricabili 
				al Nichel-Cadmio o al Piombo assorbito. Un sistema di questo 
				tipo ha il vantaggio di poter essere ricaricato prima di ogni 
				immersione in modo da poter disporre della totale autonomia, 
				mentre con le pile non si è in grado di conoscere esattamente lo 
				stato di carica, a meno di non sostituirle ogni volta che ci si 
				immerge. 
				Purtroppo i modelli con batterie 
				ricaricabili presentano alcuni difetti: sono molto costosi, 
				hanno una minore autonomia rispetto alle pile a secco e, 
				naturalmente, occorre disporre di una presa elettrica per la 
				ricarica e del relativo numero di ore necessario per 
				effettuarla. 
				Gli 
				interruttori di cui torce e fari sono 
				dotati possono essere meccanici oppure magnetici. Nel primo caso 
				una leva o una manopola agiscono, tramite un alberino passante, 
				sull'interruttore del circuito. Nel secondo non ci sono, invece, 
				perni passanti, dato che un cursore esterno sposta un magnete 
				che agisce sulle lamelle di un piccolo reed (il contatto 
				reed è 
				un interruttore a lamina, normalmente aperto, che si chiude in 
				presenza di un campo magnetico). Entrambi i sistemi funzionano bene, se ben 
				progettati, ma, in genere, con grossi amperaggi si preferiscono 
				i sistemi meccanici, per evitare l’incollaggio delle lamelle del
				reed. In ogni caso l’interruttore dovrà essere abbastanza in 
				rilievo e con una superficie ampia per poterlo azionare anche in 
				condizioni difficili semplicemente con un dito e con i guanti; ma al contempo 
				non dovrà essere troppo morbido o facile all’accensione 
				accidentale (è utile che ci sia una sicura antiaccensione). 
				  
				Le caratteristiche da considerare per 
				l’acquisto di una torcia subacquea 
				Una buona torcia è il più bel regalo che 
				possiamo fare a noi stessi per godere maggiormente ogni 
				immersione, sia notturna che diurna. Meglio investire, quindi, 
				una certa cifra, tanto più che i modelli migliori, se trattati 
				con cura, sono in grado di durare per parecchio tempo. Prima 
				dell’acquisto è meglio confrontare l’angolo d’illuminazione, 
				l’intensità della luce e la pulizia della zona illuminata, che 
				deve essere assolutamente priva di aloni e zone d’ombra. Spesso, 
				queste sono dovute alla lampadina non perfettamente centrata 
				rispetto alla parabola. La scelta tra un modello con pile 
				monouso oppure ricaricabili dipende da quanto si pensa di 
				utilizzarlo. Occorre però ricordare che una batteria 
				ricaricabile necessita di una particolare manutenzione 
				stagionale.  
				Per l’esplorazione subacquea vanno 
				impiegati degli illuminatori veri e propri, che nei modelli più 
				piccoli da 20 e 50 W forniscono una luce stupenda ed hanno 
				dimensioni e costi molto accessibili. Bisogna però fare 
				attenzione all’autonomia, perché potrebbe risultare 
				insufficiente per un’immersione notturna (certe torce con 
				lampadina alogena non superano i 40-45 minuti di autonomia). Una 
				lunga durata è assicurata dalle torce che al posto della 
				tradizionale lampadina hanno una serie di diodi luminosi (LED), 
				ma, come già detto sopra, la loro luce azzurrina si rivela 
				assolutamente insufficiente di giorno e non restituisce 
				all’occhio la naturalezza dei colori. Per le riprese filmate 
				infine, non c’è che l’imbarazzo della scelta, con potenze che 
				arrivano anche a 800-1.000 W, ma con prezzi, pesi e ingombri di 
				tutto rispetto. |  
			
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				Le 3 categorie 
				di illuminatori subacquei
 
				a) HID
				Le 
				lampadine HID (acronimo che sta per "High Intensity Discharge") 
				sono lampadine senza filamento metallico, che hanno gli 
				elettrodi immersi in un’atmosfera di Xeno e sono collegati con i 
				due poli del circuito elettrico. La scarica di elettroni tra i 
				due poli produce una luce bianchissima molto intensa, circa 
				il doppio di quella delle lampade alogene. Mancando il 
				filamento, queste lampadine hanno una durata superiore a 
				quelle convenzionali e consumano meno energia. Funzionano 
				con una centralina elettronica (ballast).Il rendimento delle lampadine HID è molto più alto delle lampade 
				alogene ed anche la resa luminosa è molto alta: una HID 
				di 35 watt da 3.500 lumen ha una resa di 100 lumen/watt, mentre 
				per le alogene convenzionali siamo intorno ai 25 lumen/watt; 
				invece  le alogene survoltate, del tipo HLX si attestano intorno 
				ai 35 lumen/watt.
 
				La temperatura 
				colore espressa in gradi Kelvin varia dai 4.500 gradi in su.Si può dire che le HID hanno una resa tre volte superiore 
				e quindi, a parità di batteria, consentono un’autonomia 
				tripla.
 
				
				  
				b) ALOGENE 
				La lampada alogena è una particolare lampadina a incandescenza 
				che ha al suo interno un filamento (tipicamente in Tungtsteno o 
				simili) e che emette luce secondo il principio 
				dell'incandescenza, applicando direttamente ai poli una 
				tensione. Le alogene sono sicuramente le lampade più comuni che 
				possiamo trovare in commercio e ve ne sono di moltissimi tipi e 
				potenze; le più usate per l’uso subacqueo sono del tipo 
				Xenophot, a volte survoltate per dare una maggiore intensità 
				alla luce. In generale per immersioni ricreative/avanzate senza 
				esigenze particolari 50 W sono lo standard, mentre 
				aumentando la potenza della lampada si riduce la durata, e di 
				conseguenza avremmo bisogno di batterie più potenti e 
				ingombranti.La lampada alogena non ha bisogno di particolari “accortezze 
				elettroniche” per poter funzionare e la sua efficienza luminosa 
				è intorno ai 35 lumen/watt, però scalda molto e assorbe molta 
				corrente.
 La temperatura colore di queste lampade si attesta intorno ai 
				3.200 gradi Kelvin.
 
				
				  
				c) LED 
				Il termine "LED" è un acronimo che sta per "Light Emitting Diode", 
				ovvero "diodo che emette luce". I LED sono sempre più utilizzati 
				in ambito illuminotecnico in sostituzione di alcune sorgenti di 
				luce tradizionali. Nei modelli di ultima generazione per uso 
				professionale la resa luminosa si attesta intorno ai 120 
				lumen/watt, come minimo.  
				Il loro utilizzo 
				in ambito subacqueo li rende una sorgente di tutto rispetto con 
				la sua efficienza pari a 90 lumen/watt. Come termine di paragone 
				basti pensare che una lampada a incandescenza ha un'efficienza 
				luminosa di circa 20 lumen/watt, mentre una lampada alogena di 
				25-35 lumen/watt ed una fluorescente lineare fino a 104 
				lumen/watt. Un loro limite 
				nell'illuminazione è che le loro caratteristiche di emissione 
				e durata sono fortemente condizionate dalle caratteristiche di 
				alimentazione e dissipazione. I LED, infatti, hanno bisogno 
				di corrente stabile e di un’ottima dissipazione e al contrario 
				di altre fonti luminose il calore viene generato nella parte 
				posteriore del diodo.Teniamo presente però che oggi sul mercato sono reperibili anche
				LED di ultima generazione con temperatura colore 
				dai 3.200 ai 6.500-7.000 gradi Kelvin. La loro resa luminosa e 
				cromatica è notevole e 
				consentono ottime autonomie.
 
				Per 
				un maggiore approfondimento sulla tecnologia a LED e per la 
				risposta alle 
				domande più 
				frequenti in tema di illuminazione subacquea, consiglio la 
				lettura di un interessante articolo scritto da Massimo Carello (www.torcesub.it), 
				unico rivenditore in Italia delle lampade subacquee tedesche 
				FWT-Schulz (http://lampen.fwt-schulz.com/lampen/) 
				che offre un'utile guida alla scelta e all'acquisto di una 
				torcia subacquea: 
				
				http://www.marpola.it/TecnicaeMedicina/115.htm 
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				Un confronto tra le varie tipologie di 
				lampade 
				
				Parlando 
				di resa luminosa dei vari tipi di lampade, in ogni caso è 
				molto difficile paragonare la resa luminosa di illuminatori 
				diversi, perché questa è influenzata da tanti parametri. La 
				quantità dei Watt non è significativa, perché i Watt indicano 
				il consumo elettrico, ma non la resa di luce. 
				Ogni sistema illuminante ha una propria 
				resa luminosa (Watt impiegati / luce emessa), chiamato “rapporto 
				di efficienza”.
 Per fare qualche esempio del rapporto 
				di efficienza possiamo dire che la lampada a incandescenza 
				normale rende circa il 2% in luce della potenza assorbita, con 
				l’alogena saliamo al 3-4%, mentre per i LED o le HID siamo tra 
				il 15% e il 18% (valori indicativi).
 Quindi, a parità di potenza (cioè Watt 
				assorbiti), le lampadine a incandescenza emettono luce in 
				quantità minore rispetto alle altre, mentre le lampade HID e 
				LED sono quelle che emettono più luce.
 Ma se è vero che a parità di potenza 
				assorbita le lampade a LED e HID emettono quantità maggiori di luce, è 
				anche vero che la luce emessa è di diverso "colore".
 Per dare un'idea di cosa significa 
				"colore" possiamo dire ad esempio che una barra di ferro non 
				emette luce, ma se viene riscaldata le sue molecole inizieranno 
				a emettere onde elettromagnetiche. Queste all’inizio non sono 
				visibili all’occhio umano (sono infrarossi) ma a mano a mano che 
				aumenta la temperatura le onde emesse aumenteranno la loro 
				frequenza entrando nello spettro visibile compreso tra 
				l’infrarosso e l’ultravioletto. Questo 
				per dire che la luce emessa non è dello stesso colore ma ogni 
				fonte riesce a emettere luce a una determinata temperatura 
				espressa in gradi Kelvin. Abbiamo cosi i due estremi, quello 
				infrarosso ossia una luce a 1.800 gradi Kelvin (temperatura 
				bassa) e quello ultravioletto a circa 16.000 gradi Kelvin 
				(temperatura elevata).
 Paradossalmente psicologicamente 
				avvertiamo la luce più vicina al rosso come più "calda", anche 
				se la sua temperatura è più "fredda" e avvertiamo come luce 
				"fredda" quella vicino all’ultravioletto, anche se la sua 
				temperatura è "calda".
 Le lampade a incandescenza e le alogene 
				sono a luce calda con una temperatura intorno ai 2.000/3.000 
				gradi Kelvin; invece le lampade 
				HID e a LED emettono luce sopra i 4.000/5.000 gradi Kelvin.
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				Per dare un’idea di cosa significa "gradi 
				Kelvin" possiamo considerare che la luce solare a mezzogiorno 
				è intorno ai 5.400 gradi Kelvin. Quindi le lampade a LED e le 
				HID sono le più vicine alla luce naturale del sole e la 
				luce naturale deve essere il riferimento. Non occorre più luce 
				possibile, occorre la luce giusta!In ogni caso, di giorno tutte le lampade 
				a LED e le HID hanno una resa ai nostri occhi bassissima, 
				perchè emettono luce più o meno della stessa qualità di quella 
				dell’ambiente circostante.
 Sarebbe come scrivere con un pennarello 
				bianco su una lavagna bianca: per quanto grosso sia il tratto i 
				nostri cocchi non vedono il bianco sul bianco. Se al contrario 
				la lavagna è nera, ecco che il pennarello bianco ha una grande 
				resa. Durante un'immersione notturna per esempio le lampade HID 
				e quelle a LED sono fantastiche e a parità di potenza assorbita 
				superano nettamente le lampade alogene.
 Di giorno le lampade alogene sono le più 
				indicate, in quanto fanno una luce diversa, più 
				calda della luce del giorno, ragion per cui anche se non 
				emettono la stessa quantità di luce questa risulta più 
				visibile. Per continuare l'esempio della lavagna, sarebbe 
				come scrivere con un pennarello giallo su una lavagna bianca: ai 
				nostri occhi il giallo è più visibile del bianco.
 
				
				
				La lampada HID da 21 W emette 1.500 lumen, 
				come un'alogena da 50 W survoltata (come ad esempio  
				la sempre ottima "Alulight 50" prodotta dalla Technisub)Per indicare la 
				"luminosità" i Lumen sono più indicativi dei Watt, che 
				indicano il consumo ma non la luminosità, per cui non possono 
				essere usati per misurare le HID e le LED, che hanno una resa Lm/W 
				molto superiore alle alogene.Tuttavia, nemmeno i Lumen sono 
				particolarmente indicativi dell'efficienza di una fonte 
				luminosa, perché ad esempio ci sono lampade a LED che emettono 
				moltissimi Lumen, ma non hanno la penetrazione delle lampade HID. 
				Perciò, per misurare la "penetrazione" sono importanti i Lux
				emessi dalla lampada.
 Per 
				fare un esempio, in confronto a una lampada a LED, sia pure ottima, la HID 
				emana 3.500 Lux a 3 metri contro 2.500 Lux. La lampada alogena, 
				invece, si colloca molto al di sotto della HID, inoltre, a 
				parità di Lumen, l'alogena consuma 50 W e la HID solo 21 W. 
				Quindi, una batteria con la lampada HID dura più del doppio. 
				Certamente una lampada HID da 21 W "DIR Style" (cioè con testa 
				separata con maniglia Goodman, collegata al canister delle 
				batterie con un cavo) costa parecchio, ma è 
				assolutamente di un altro livello, rispetto, per esempio ad 
				un’alogena molto diffusa come la Fa&Mi da 50 W.
 Riguardo ai LED poi, bisogna distinguere 
				i prodotti di prima generazione da quelli usciti sul mercato più 
				di recente. Per la subacquea tecnica oggi è ancora preferibile una 
				lampada HID, ma bisogna fare attenzione, perché al massimo 
				entro il 2013 usciranno dei LED con prestazioni migliori 
				delle attuali lampade HID da 21 Watt.
 
				
				
				Comunque non ci sono differenze 
				abissali, tra la luce emessa da una HID 21 W e quella di un’alogena da 50 W. Se una HID 
				21 W eroga 1.500 Lumen come una 50 W alogena, è ovvio che la 
				luce della prima sarà un pò più penetrante, soprattutto se si riesce 
				a stringere molto il fascio, ma più o meno la quantità di 
				luce erogata è la stessa. La differenza oltre al fuoco, è 
				soprattutto nella durata e nel colore della luce. 
				Una 50 W alogena spot fa la luce giusta, come intensità, ma il 
				problema è la durata limitata (massimo 50-55 minuti). Invece la HID 21 
				W risolve questo problema, a pari o superiore intensità di luce. 
				La LED, infine, è una via di mezzo: se con una LED si vuole 
				superare l'intensità di una 50 W alogena o di una 21 W HID, le 
				batterie consumano troppo, il calore dissipato è elevato e 
				attualmente c’è un problema ottico nello stringere il fascio 
				come in una HID. Perciò, al momento attuale, ancora non è 
				facile superare le prestazioni delle HID senza perdere in durata. 
				La tecnologia però, come già detto, si sta evolvendo molto 
				velocemente. Bisogna seguirla. |  
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