Torna all'indice

di Tecnica & Medicina

 

 

57.  LA SEGNALAZIONE DEL SUBACQUEO IN IMMERSIONE

 

Testo tratto da un articolo della rivista “SOTT’ACQUA” n. 20 ottobre 2008 di Aldo Cimino e della  dr.ssa Martina Feltrin, integrato e rielaborato dal dr. Marcello Polacchini

 

A livello nazionale praticamente non esiste una normativa che regolamenti l’attività subacquea ricreativa. Pochissime sono le norme di legge che impongono specifici obblighi ai subacquei. Tra queste vi è una norma che riguarda la sicurezza delle immersioni in generale (non solo quelle “ricreative”), che deve essere rispettata da tutti i subacquei e da coloro che assistono le immersioni (istruttori, guide, barcaioli, ecc.), nonché da tutti coloro che navigano per mare. Tutti questi soggetti dovrebbero conoscere bene questa normativa. Si tratta della legge che regola l’obbligo di segnalazione delle immersioni e l’obbligo del rispetto di tale segnalazione da parte di tutti; pertanto la norma riguarda sia l’attività subacquea, sia quella nautica.

 

IL GALLEGGIANTE DI SUPERFICIE E LA BANDIERA ROSSA/BIANCA


Il D.P.R. 2 ottobre 1968, n. 1639, recante il “Regolamento per l'esecuzione della Legge 14 luglio 1965, n. 963, concernente la disciplina della pesca marittima”, all’articolo 130 stabilisce quanto segue: «Art. 130 (Segnalazione). - Il subacqueo in immersione ha l'obbligo di segnalarsi con un galleggiante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile ad una distanza non inferiore a 300 metri; se il subacqueo è accompagnato da mezzo nautico di appoggio, la bandiera deve essere issata sul mezzo nautico.

Il subacqueo deve operare entro un raggio di 50 metri dalla verticale del mezzo nautico di appoggio o del galleggiante portante la bandiera di segnalazione.» (art. così sostituito dall'art. 8, D.P.R. 18 marzo 1983, n. 219).

La norma citata non prevede una particolare forma del galleggiante. In pratica, solitamente esso è costituito da un pallone, ma può essere anche qualunque altro tipo di galleggiante (boa, salvagente anulare, materassino, salvagente, la barca o gommone stesso, o altro ancora) a condizione che questo galleggiante sostenga efficacemente la bandiera di segnalazione consentendone una buona visibilità sino alla prevista distanza di 300 metri. 

Successivamente, in data 26 maggio 2003, il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto ha diramato a tutte le C. P. la circolare prot. 82/033465 con la quale ha imposto che le imbarcazioni in navigazione devono transitare a una distanza minima di 100 metri dal segnale indicante il subacqueo in immersione.

La medesima circolare ha anche stabilito che di notte deve essere esposta, sul galleggiante, una luce lampeggiante gialla visibile a giro di orizzonte.

Il subacqueo deve dunque muoversi entro un raggio massimo di 50 metri dalla verticale del galleggiante ed è sufficiente un solo segnale per i subacquei che si immergono in gruppo e si muovono tutti nel raggio dei detti 50 metri.

La distanza di 100 metri, che deve essere rispettata dalle imbarcazioni in navigazione, vale sia per la classica boetta trainata dai sub, sia per le bandiere issate sulla barca di appoggio, sulla quale peraltro dovrebbe prudentemente essere sempre presente una persona in grado di intervenire in caso di necessità e di sorvegliare che i natanti in transito mantengano la distanza dovuta.

La bandiera di segnalazione di “subacqueo in immersione”, secondo la norma deve essere rossa, rettangolare, con una striscia diagonale bianca che va dall’angolo in alto a sinistra all’angolo in basso a destra e può essere issata, come detto, su qualunque galleggiante, fisso o trainato, oppure su un’imbarcazione.

Questa bandiera ha l’importante funzione di segnalare la presenza di un subacqueo (ma anche di un nuotatore, che deve però trainare il galleggiante con una sagola non più lunga di 3 metri), in modo che le barche transitino alla distanza di sicurezza di 100 metri dal segnale.

In pratica, la boa segna sub con la bandiera di cui è munita (che rappresenta il vero e proprio segnale), è dotata di una sagola, lunga tra i 20 e i 50 metri, che è ancorata al fondo ovvero è trascinata dai sub in immersione. In tale ultimo caso spesso essa è dotata, all’estremità opposta rispetto al galleggiante, di un avvolgi sagola o di un rocchetto, per tenere la sagola in tensione ed evitare pericolosi ingarbugliamenti.

 

LA BANDIERA "ALFA" DEL C.I.S.

Per segnalare la presenza di subacquei in immersione può essere impiegata anche la bandiera "alfa" (corrispondente alla lettera "A" del Codice Internazionale di Segnalazione), di colore metà bianco e metà blu, divisi verticalmente, rettangolare ma tagliata a V sul lato destro (quello blu); essa però non sostituisce quella rossa con la striscia obliqua bianca. Secondo la normativa internazionale, infatti, la bandiera alfa, esposta da sola, ha lo specifico scopo di indicare soltanto che il natante che la espone è impegnato in operazioni sottomarine (perciò potrebbero esserci anche dei sub in immersione) e che di conseguenza ha una ristretta capacità di manovra. Pertanto, mentre la bandiera rossa e bianca serve ad aumentare la sicurezza del subacqueo in immersione ed evitare incidenti tra subacquei e natanti, la bandiera “alfa” ha lo scopo principale di prevenire collisioni tra navi (i cd. abbordi in mare) e ad essa non si applica la normativa italiana sulle boe segna sub.

La violazione dell’art. 130 del  D.P.R. n. 1639/68, cioè l’omesso utilizzo o l’utilizzo improprio della boa segna sub, costituisce un  illecito penale e influisce in modo determinante sulle responsabilità e gli obblighi risarcitori in caso di incidenti.

 

La cronaca riporta spesso tragici eventi in cui, a causa di violazioni della normativa sulla segnalazione dei subacquei in immersione, dei subacquei sono stati investiti da motoscafi a forte velocità o sono stati agganciati dall’elica di un natante a motore, con conseguenze molto gravi e spesso mortali. La maggior parte di questi drammatici eventi è causata dalla distrazione, dall’ignoranza o dalla negligenza dei conducenti delle imbarcazioni, che sottovalutano o non conoscono affatto il significato del segnale di subacquei in immersione. Altre volte però è il subacqueo stesso, vittima dell’incidente, che trascura l’importanza di segnalare accuratamente la sua presenza e di osservare le regole imposte dalla normativa vigente, non solo formalmente ma anche con gli accorgimenti e la diligenza dettate dal buon senso e dalla prudenza. Non va dimenticato infatti che le leggi spesso non riescono a sostituire totalmente la mancanza di buon senso e la sconsideratezza di molte persone, soprattutto nella multiforme e imprevedibile varietà delle diverse casistiche.

In ogni caso, l’unico sistema per provare a ridurre il bilancio di questi tragici incidenti è una campagna di sensibilizzazione e di diffusione della regola della distanza, in modo da far sì che un sempre maggior numero di conducenti di imbarcazioni sia cosciente del fatto che il pallone e/o la bandiera rossa con striscia diagonale bianca significano che in quella zona vi è almeno un sub in acqua e che quindi, per evitare di investirlo con la barca o, peggio, con le eliche del motore, è necessario transitare ad almeno 100 metri di distanza ovvero, dovendo necessariamente avvicinarsi, almeno farlo con accortezza e maggior prudenza, facendo caso alle bolle in superficie e magari accostarsi a motore spento o in folle.

A questo proposito, il DAN da diversi anni promuove un’iniziativa lodevole, mettendo gratuitamente a disposizione di chi ne faccia richiesta specifici adesivi da esporre nelle bacheche dei circoli nautici, nei diving center, all’entrata dei pontili turistici, nelle agenzie di noleggio di imbarcazioni e ovunque possano essere visti dal maggior numero di persone che conducono imbarcazioni nei luoghi frequentati da turisti e subacquei. Questa campagna si basa sull’ampia e capillare diffusione di un semplice messaggio visivo di immediata comprensione che fornisce, a prima vista, le informazioni necessarie sulla importante normativa sulla boa segna sub e sulla condotta che i conducenti dei natanti devono tenere per prevenire i gravi incidenti che l’ignoranza o la trascuratezza possono causare. 

In tempi più recenti il D.M. 29 luglio 2008, n. 146, contenente il Regolamento di attuazione dell'articolo 65 del D.Lgs. 18 luglio 2005, n. 171, recante il Codice della nautica da diporto, ha introdotto l’obbligo per ogni subacqueo in immersione di segnalarsi con il galleggiante di cui all'articolo 130 del  citato D.P.R. 2 ottobre 1968, n. 1639. In caso di più subacquei in immersione, è sufficiente un solo segnale.

E’ stato inoltre stabilito che in caso di immersione notturna, il segnale è costituito da una luce lampeggiante gialla visibile, a giro di orizzonte, ad una distanza non inferiore a 300 metri.

Inoltre – ed è questa la novità più importante – il decreto ministeriale ha stabilito che ogni subacqueo deve essere dotato di un "pedagno" o pallone di superficie gonfiabile, di colore ben visibile e munito di sagola di almeno 5 metri, da utilizzare, prima di risalire in superficie, in caso di separazione dal gruppo.

Pertanto, alla luce di questa disposizione, è necessario che tutti i subacquei, compresi quelli "ricreativi", abbiano con se un pallone segna sub e soprattutto  che si esercitino nella procedura di "lancio" almeno da una quota di 5 metri di profondità.
Questo importante strumento di sicurezza, già da molto tempo adottato da tutti i subacquei "tecnici", si è rivelato utilissimo anche per rendersi visibile dalla barca di appoggio, qualora per un qualunque motivo si dovesse terminare l’immersione distante dalla stessa; inoltre il pedagno (o "cazzillo"… come viene familiarmente chiamato nella comunità subacquea) è utilissimo durante le soste di decompressione effettuate nel blu, perchè la sagola costituisce una linea di riferimento che permette di mantenere più facilmente le quote stabilite.

 

LE BOE SEGNA SUB

Esistono in commercio diversi tipi di boa segna sub, che possono essere scelte dal subacqueo in base alle proprie esigenze.
 

La boa tradizionale

E’ il classico "pallone", dall’aspetto tondeggiante, di diverse dimensioni. È composta da una camera d’aria con una valvola di gonfiaggio e da un attacco rigido per infilarci l’astina della bandiera ovvero da un’apposita appendice anch'essa gonfiabile che funge da segnale regolare. Il colore è molto vivace (di solito rosso o arancione) per distinguersi dall’uniformità della superficie marina.

 

La boa a siluro

Viene detta anche "torpedo" e ha la forma di un cilindro allungato, leggermente schiacciato in senso orizzontale. Essendo molto idrodinamica, viene impiegata soprattutto dai cacciatori subacquei. La bandiera è posta ad un’estremità così come i vari gancetti e anelli appendi tutto. Nonostante il colore sgargiante o fluorescente non è identificabile alla pari della forma a pallone, perciò spesso viene montata su di essa una bandiera più grande e con un’asta più lunga; ma  in presenza di mare formato la classica boetta tonda rimane stabilmente eretta, mentre quella a siluro tende ad avere maggiori oscillazioni laterali.

 

La boa a materassino

Anche questa è utilizzata dagli apneisti e dai pescatori e si tratta di una evoluzione della boa a siluro, ottenuta aumentando la superficie di appoggio. Può assomigliare ad una piccola zattera pneumatica, oppure essere formata da due camere a siluro con una struttura centrale di tessuto che le unisce (con una forma vagamente triangolare). Per la sua forma non oppone resistenza al trascinamento (salvo in caso di  forte vento) e non si capovolge facilmente, mentre al suo interno si può sistemare diversa attrezzatura per la pesca.

 

Le sagole di collegamento

La boa segna sub viene fornita al momento dell’acquisto di una sagola che  serve per collegare il sub al galleggiante. Il punto di contatto sul pallone deve risultare estremamente valido e sicuro. Una buona soluzione è quella di sfruttare più punti di attacco per avere una corretta distribuzione della forza durante il traino.

E’ utile conservare la sagola avvolta su un rocchetto o su un mulinello, in modo da svolgere in acqua solo i metri di cui si ha bisogno. E’ importante che la sagola di collegamento al pallone non sia eccessivamente elastica.
Il colore (bianco, giallo, o fluo) della cimetta è importante nel caso si debba  utilizzare la boa come pedagno di segnalazione: la discesa verticale lungo la sagola dà al subacqueo una maggiore sicurezza psicologica e gli consente di risparmiare tempo e aria.

 

La manutenzione

Le boe segna sub sono costruite con materiali plastici, quindi di per se resistenti agli agenti meteo-marini. Nei sistemi pneumatici l’attenzione va rivolta alla camera d’aria e alla  valvola di gonfiaggio. Se si presentasse un forellino o uno scollamento del tessuto si può riparare con delle piccole toppe di tessuto plastico e un adesivo apposito. L’unica accortezza da osservare è quella di risciacquare con abbondante acqua dolce soprattutto la sagola e i sistemi di aggancio. Quando la boa sgonfia viene riposta per un lungo periodo è utile proteggerla con un pò di talco minerale.

 

Riportiamo di seguito un estratto del D.M. n. 146/08 riguardante l'obbligo di segnalazione del subacqueo in immersione.

 

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

DECRETO 29 luglio 2008, n. 146

Regolamento di attuazione dell'articolo 65 del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, recante il codice della nautica da diporto.

(G.U. n. 222 del 22-9-2008 - Suppl. Ordinario n. 223) - testo in vigore dal 21-12-2008

 

OMISSIS

 

Art. 90. Mezzi di salvataggio e dotazioni di sicurezza

 

1. Le unità da diporto impiegate come unità appoggio per le immersioni subacquee a scopo sportivo o ricreativo, oltre ai mezzi di salvataggio individuali e collettivi e alle dotazioni di sicurezza indicati nell'allegato V, devono avere a bordo le seguenti dotazioni supplementari:

a) una bombola di riserva da almeno 10 litri ogni cinque subacquei imbarcati, contenente gas respirabile e dotata di due erogatori e, in caso di immersione notturna, di una luce subacquea stroboscopica;

b) in caso di immersioni che prevedono soste di decompressione

obbligate, in sostituzione della bombola di riserva di cui alla lettera a), è richiesta una stazione di decompressione. La stazione è dotata di un sistema di erogazione di gas respirabile in grado di garantire l'esecuzione delle ultime due tappe di decompressione ad ogni subacqueo impegnato in tale tipo di immersione;

c) un'unità per la somministrazione di ossigeno con caratteristiche conformi alla norma EN 14467;

d) una cassetta di pronto soccorso conforme alla tabella A allegata al decreto del Ministero della sanità 25 maggio 1988, n. 279, e una maschera di insufflazione, indipendentemente dalla navigazione effettivamente svolta;

e) un apparato ricetrasmittente ad onde metriche (VHF), anche portatile, indipendentemente dalla navigazione effettivamente svolta.

2. Le immersioni subacquee a scopo sportivo o ricreativo richiedono la presenza di una persona abilitata al primo soccorso subacqueo.

 

Art. 91. Segnalazione

 

1. Il subacqueo in immersione ha l'obbligo di segnalarsi con il galleggiante di cui all'articolo 130 del decreto del Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n. 1639.

2. In caso di immersione notturna, il segnale di cui al comma 1 del presente articolo è

costituito da una luce lampeggiante gialla visibile, a giro di orizzonte, ad una distanza non inferiore a trecento metri.

3. In caso di più subacquei in immersione, è sufficiente un solo segnale. Ogni subacqueo è dotato di un pedagno o pallone di superficie gonfiabile, di colore ben visibile e munito di sagola di almeno cinque metri, da utilizzare, prima di risalire in superficie, in caso di separazione dal gruppo.

4. Il subacqueo deve operare entro il raggio di cinquanta metri dalla verticale del segnale di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.

5. Le unità da diporto, da traffico o da pesca in transito devono mantenersi ad una distanza non inferiore ai cento metri dai segnali di posizionamento del subacqueo.

 

 

ALLENIAMOCI !!

Tutti noi subacquei abbiamo un “pedagno” nella tasca del gav (è obbligatorio in base al D.M. 29 luglio 2008, n. 146), ma quanti di noi sanno”spararlo” in maniera corretta e veloce?
Dico questo perché, andando spesso sott’acqua, ne ho davvero viste di tutti i colori!

Io vi consiglio un “cazzillo” con valvole per il gonfiaggio e lo sgonfi aggio (che resta sempre gonfio in superficie), attaccato ad un sagolino di almeno 25 metri con uno spool e un moschettone a doppia luc
e, ma soprattutto vi consiglio di fare tanto, ma proprio tanto ALLENAMENTO!

Provate ad immaginare questa situazione. Alla fine dell’immersione la corrente vi prende e vi allontana dal gruppo e dalla barca. Non vedete più la guida, nè il vostro compagno. Che cosa fate? Aspettate un minuto guardandovi intorno per tentare di ricongiungervi, e poi tornate verso la superficie e fate la sosta di sicurezza o la decompressione… intanto però la corrente continua a trascinarvi lontano. Magari c’è un pò di mare formato e questo impedisce al barcaiolo di avvistarvi. In mare l’imprevisto va sempre messo in conto…
Se al momento della separazione dal gruppo sparate rapidamente il pedagno date la possibilità al barcaiolo di localizzarvi subito e di seguire da fuori i vostri spostamenti mentre fate la sosta di sicurezza, per poi venirvi a recuperare.

L’essenziale è che siate in grado di lanciare il vostro pedagno rapidamente e correttamente senza ingarbugliarvi nella sagola. Naturalmente il pedagno deve essere ben visibile e gonfio. Risparmiare una ventina di euro per acquistare un “cazzillo” di plastica, aperto sotto, alto 60 centimetri e con 5 metri di cimetta può rivelarsi una fesseria…!

La prima regola del pedagno comunque è FARE PRATICA, in modo da saperlo usare quando serve. Non è consigliabile imparare a usarlo quando se ne ha bisogno!
Rispondete sinceramente. Chi di voi sa lanciare correttamente il pedagno? Chi si allena spesso a farlo?

 

Torna all'inizio della pagina