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di Tecnica & Medicina

 

 

124.  L’immersione a quote più elevate di quella del mare

 

Anche se non tutti le praticano, le immersioni nelle acque di montagna non sono una rarità nel vasto panorama della subacquea.

Rispetto alle immersioni effettuate in mare, esse presentano tuttavia alcune importanti differenze che si devono considerare sia nella fase di pianificazione sia in quella di esecuzione.

 

1 Le caratteristiche delle acque di montagna

Le caratteristiche delle acque di montagna che hanno maggiore rilevanza ai fini della sicurezza sono quattro:

·     la temperatura dell’acqua è generalmente più bassa di quella del mare; anche nei mesi più caldi essa raramente supera il valore di 10-12 °C e, spesso, neppure li raggiunge;

·     la spinta di galleggiamento è inferiore. Infatti, la concentrazione di sali in acqua dolce è molto più bassa di quella che si trova in mare (se non praticamente nulla) e la densità è minore, con la conseguenza che anche l' effetto del principio di Archimede è minore;

·     poiché la quota è più elevata di quella del mare, la pressione è sempre inferiore ad 1 Atm. (per citare un valore significativo, a 5.000 m. di altezza sul livello del mare la pressione è circa 0,5 Atm.);

·     negli specchi d’acqua dolce le correnti possono essere molto più imprevedibili che in mare.

 

2 L’attrezzatura

La temperatura solitamente bassa delle acque di montagna richiede un’attrezzatura in grado di proteggere il corpo dalla dispersione di calore molto più di quanto non sia necessario, in generale, nel caso delle immersioni in mare durante la bella stagione.

Lo spessore medio (5-6 mm.) delle normali mute di neoprene è quasi sempre insufficiente nelle acque montagna. Inoltre, il taglio e il confezionamento delle mute tradizionali non garantiscono l’impermeabilità necessaria quando l’acqua è decisamente fredda; in casi del genere la muta stagna o, almeno, quella semi-stagna diventano quasi irrinunciabili.

I dettagli che si riferiscono a questi due particolari componenti dell' attrezzatura saranno descritti nel capitolo dedicato alle immersioni in acqua fredda.

 

3 Il galleggiamento

Come si è detto, l’acqua dolce è meno densa dell’acqua di mare e quindi fornisce una spinta di galleggiamento inferiore; in altre parole, a parità di equipaggiamento il corpo affonda di più nell' acqua dolce che in quella di mare, Questo significa che per le immersioni in acqua dolce sarà sufficiente una zavorra che pesi il 5-15% meno di quella usata solitamente in mare.

 

4 I fenomeni legati alla pressione atmosferica

La pressione atmosferica è il peso esercitato sulla superficie della terra dall’aria che la sovrasta. Ad esempio, il peso della colonna d’aria che grava su 1 cm2 di superficie a livello del mare (la "colonna d'aria elementare") è circa 1,03 kg e si chiama Atmosfera (abbreviata con Atm. e detta anche Bar o Hectopascal, con poca differenza). L'Atm. si misura in Kg/cm2

 

Immaginiamo che questa colonna sia formata da tanti strati di aria sottilissimi, sovrapposti come foglietti carta. Sullo strato numero 1, che sta a contatto con la superficie della terra, grava il peso di tutti quelli che lo sovrastano; sul numero 2 grava il peso di tutti meno il peso del numero 1, che gli sta sotto; sul numero 3 grava il peso di tutti meno quello del numero 1 e del numero 2, e così di seguito. Sintetizzando, si osserva che il peso totale degli strati d’aria diminuisce man mano che diminuisce il loro spessore complessivo. Meno banalmente, si dice che la pressione atmosferica diminuisce con l’aumentare della quota.

 

5 I fenomeni legati alla densità dell’acqua

La quantità dei sali minerali disciolti nei fiumi e nei laghi è irrilevante; in pratica, le densità e il peso specifico di queste acque sono circa uguali a quelli dell’acqua distillata ed un litro pesa 1 Kg. Invece, la quantità di minerali disciolta nel mare è di circa 30 grammi per litro[1], quindi 1 litro d' acqua di mare pesa circa 1,03 Kg.

Dato che il volume di 1 litro equivale a 1000 cm3, se immaginiamo di sovrapporre uno sull’altro tutti questi 1000 cubetti otterremo una colonna alta 10 m. (detta "colonna d’acqua elementare"), che pesa 1,03 Kg. e grava sulla superficie di 1 cm2; in altre parole, questa colonna esercita la pressione idrostatica di 1,03 Kg/cm2.

Questo valore è uguale alla pressione atmosferica al livello del mare; cioè anche la pressione idrostatica di una colonna d’acqua elementare ha il valore di 1 Atm.

Analogamente alla pressione atmosferica, anche la pressione idrostatica varia secondo l’altezza (o, per meglio dire nel caso dell’acqua, secondo la profondità) e aumenta man mano che lo strato d’acqua diventa più spesso.

Infatti:

·      2 colonne d’acqua elementari sovrapposte esercitano la pressione di 2,06 Kg/cm2 ossia: la pressione idrostatica di una colonna alta 20 metri è 2 Atm.),

·     3 colonne d’acqua elementari sovrapposte esercitano la pressione di 3,09 Kg/cm2 (ossia: la pressione idrostatica di una colonna alta 30 metri è 3 Atm.),

·     e così via.

 

Sintetizzando, possiamo dire che la pressione atmosferica al livello del mare e la pressione idrostatica a 10 metri di profondità sono uguali e misurano entrambe 1 Atm.

Più precisamente, tenendo conto del diverso peso specifico dell’acqua di mare e di quella di lago o fiume, si ha che la pressione idrostatica:

·         è 1 Atm. a 10 metri ( e varia di 1 Atm. ogni 10 m.) nel mare;

·         è 1 Atm. a 10, 3 metri ( e varia di 1 Atm. ogni 10,3 m.) in acqua dolce.

 

6 Gli effetti

Dato che la pressione atmosferica diminuisce con l’aumentare della quota, nelle stesse condizioni e nella stessa proporzione diminuisce anche la pressione parziale dell' azoto che dell'aria è componente all'80%. circa. Quindi se al livello del mare la pressione atmosferica è 1 Atm., la pressione parziale dell'azoto è 0,8 Atm.

Se a una quota di montagna la pressione atmosferica è, per esempio, 0,9 Atm. anche la pressione parziale dell'azoto si riduce pur conservando il suo rapporto pari all' 80%; dato che l' 80% di 0,9 è 0,76, questa sarà appunto la pressione parziale dell'azoto nel nostro esempio.

Da questo si deduce che mentre al livello del mare il rapporto fra pressione atmosferica e pressione idrostatica è 1:1 (entrambe valgono 1 Atm.), man mano che si sale in quota questo rapporto diminuisce progressivamente.

Infatti, la pressione idrostatica rimane sempre costante (perché il peso dell' acqua non varia) mentre la pressione atmosferica decresce progressivamente (perché la colonna d'aria diventa sempre meno pesante). E se questo vale per la pressione atmosferica, vale anche per la pressione parziale dell’azoto che della pressione atmosferica rappresenta l’80%.

Tutto questo per dire che, nel caso di immersioni in acque di montagna l'assunzione e l'eliminazione dell'azoto hanno un andamento differente da quello relativo alle immersioni in mare e questa differenza dipende dalla diversa pressione atmosferica. Ovviamente, ciò si riflette anche sui parametri della decompressione.

In particolare, a parità di permanenza in acqua, l’azoto accumulato durante l’immersione in un lago di montagna a una certa profondità equivale all’azoto assunto durante un’immersione in mare a una profondità maggiore.

 

E' quindi evidente che i valori di profondità delle tabelle "marine" non possono essere presi così come sono anche per le immersioni in alta quota ma devono essere ricalcolati.

La fatica di questi calcoli, assieme al rischio di commettere errori di calcolo, può essere evitata usando le tabelle specificamente costruite per le immersioni in quota. Esse, pur non essendo diffuse come quelle marine, sono comunque disponibili in commercio.

Per contro, quasi tutti i computer da immersione sono adatti anche alle acque di montagna, almeno fino a una certa elevazione sul livello del mare[3]. Infatti, essi sono in grado di rilevare la pressione ambiente e di adeguarvisi automaticamente (anche se questa è sensibilmente diversa da quella al livello del mare), elaborando correttamente i vari dati e fornendo indicazioni conseguentemente appropriate e sicure.


NOTE
[1] Questo dato rappresenta un valore medio, ma non è esatto perché non è lo stesso in tutti i mari e non è costante. La concentrazione salina è, infatti, diversa da un mare all’altro e, nello stesso mare, può variare sia aumentando per effetto dell’evaporazione sia diminuendo per effetto delle precipitazioni. Di conseguenza, al variare della concentrazione salina, variano anche la densità e il peso specifico.

[2] La "profondità equivalente" è quella a cui l'organismo assume in mare la stessa quantità di azoto che assume durante l'immersione, a profondità diversa, in un lago di montagna.

[3] Le istruzioni per l'uso di ogni modello di computer subacqueo precisano l'altitudine fino a cui esso è affidabile.


 

Per saperne di più:

"IMMERSIONI IN ALTA QUOTA"

Già nel 1999 Elvio Dardanelli, uno dei fondatori della Società Subacquea di Cuneo, credendo fortemente in questa disciplina, in seguito a numerose esperienze fatte sul campo sia a livello teorico che pratico, ha pubblicato per conto della FIPSAS il primo MANUALE DI IMMERSIONE IN QUOTA, seguito poi nel 2005 dal libro "IMMERSIONI IN ALTA QUOTA" edito dalla  Ed. Olimpia di Firenze, che forse è l'unico vero testo tecnico su questo tipo di specialità subacquea.

Di fatto, a tutt'oggi l’immersione in quota rappresenta il fiore all'occhiello della Società Subacquea di Cuneo. Ogni anno vengono organizzati nei laghi a quote intorno ai 2000 metri corsi specifici finalizzati all'apprendimento delle corrette tecniche di immersione ed alla conoscenza dei segreti che si nascondono nell'immersione di montagna. Perchè immergersi in alta quota è uguale ad una normale immersione, ma ... differente: ascoltare il rumore del silenzio dei laghetti di montagna, soli col proprio respiro e il gorgoglio delle bolle che a volte si perdono confuse tra il rosso dei rododendri e l'azzurro del cielo è qualcosa di magico ed impagabile, da provare almeno una volta nella vita.

Recensione

 

Pochi ambienti al mondo sono così densi di fascino come i laghi d’alta quota, straordinario teatro naturale della materia di cui si occupa questo libro: l’immersione in altitudine.

"Immersioni in alta quota" è un manuale di alta specializzazione, destinato a quei subacquei che desiderano affrontare e conoscere «un altro mare oltre il mare».

In queste pagine dense di informazioni utili a gestire gli strani e impalpabili giochi dell’azoto in alta quota, gli appassionati troveranno tutto ciò che serve per pianificare la spedizione evitando approssimazioni e disagi.

Un’opera onnicomprensiva e unica nel suo genere, indispensabile compendio dei corsi pratici di specializzazione sulla materia.

 

Indice
– Storia, geologia e morfologia
– Gli ambienti
– Le peculiarità delle immersioni in altitudine
– Il calcolo teorico delle immersioni e i consumi in quota
– Pianificare la pratica: le tabelle
– La preparazione fisica
– Le attrezzature dedicate
– La gestione degli infortuni
– Il come si fa
– L’evoluzione degli studi sugli algoritmi applicati alle immersioni
– Dal «modello esponenziale-esponenziale» al «modello esponenziale-lineare»
– Immersioni in quota e rilevamenti ecodoppler
– La normativa

L'autore


Elvio Dardanelli (Cuneo, 1956) è istruttore di III grado CONI FIPSAS e moniteur 3 stelle CMAS ed è anche istruttore di immersioni in quota e istruttore di immersioni sotto i ghiacci. Ha operato come istruttore di speleologia presso il Gruppo Speleologico Alpi Marittime di Cuneo e frequentato stage di speleologia subacquea con il CAI di Lecco. Dirige la scuola subacquea FIPSAS-CONI IDEA Sub Cuneo e vive in Borgo San Dalmazzo.

 

 

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